martedì 25 ottobre 2011

OLI 317 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - BRIVIDI FREUD (Enzo Costa e Aglaja)
CITTA' E CANDIDATI - Quale sogno per Genova? (Ivo Ruello)
CITTA' E CANDIDATI - Panchine e poltrone (Giovanna Profumo)
CITTA' E CANDIDATI – Maddalena: meglio nascere fuori dall’Incubatore? (Paola Pierantoni)
INFORMAZIONE - Reazioni neurologiche di un Pd in fibrillazione (Stefano De Pietro)
INFORMAZIONE - Radio3: un inciampo a Prima Pagina (Ivo Ruello)
REGIONE - Lettera aperta al Presidente Burlando (Bianca Vergati)
CITTA' - La palude è stata davvero sconfitta? (Paola Pierantoni)
CITTA' - Storia di ordinaria manutenzione (Bianca Vergati)
PAROLE DEGLI OCCHI – El Señor De Los Milagros (a cura di Giorgio Bergami)

OLI 317: VERSANTE LIGURE - BRIVIDI FREUD

Banali citazioni
a volte apron mondi
su astute rimozioni
di amicizie grandi
su fobiche ossessioni
transfèrt di propri sbandi:
ha dell’inconscio i suoni
“sic transit gloria mundi”.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 317: CITTA' E CANDIDATI - Quale sogno per Genova?

Disegno di Guido Rosato
Due articoli sul Secolo XIX del 19 ottobre scorso hanno riguardato due diversi interventi previsti a Genova: a Piazzale Kennedy e alla Fiumara.
Il primo articolo (“Piazzale Kennedy: il solito regalo a Genova Parcheggi”) descrive il progetto di ristrutturazione che realizzerebbe in tale area un parcheggio gestito da Genova Parcheggi, riportando le reazioni (complessivamente negative) dei lettori del giornale, che vanno da chi piange l’eliminazione del Luna Park a chi non desidera più “stipare carrozze di metallo che rubano spazio vitale alla gente”. Insomma, per il senso comune il progetto sembra mirato unicamente a fare cassa, non riuscendo neppure a ridurre il traffico privato verso il centro-città, visto che Piazzale Kennedy si trova di fatto in centro-città.
Il secondo articolo (“Un nuovo maxi quartiere di fronte alla Fiumara”) è invece dedicato alla trasformazione dell’ex-area Enel di Via Pacinotti i cui lavori, con inizio nel 2012, dovrebbero portare, entro 24-30 mesi, alla realizzazione di un complesso di tipo residenziale e commerciale. Cementificazione o rinascita? Questa la principale domanda al centro dell’articolo, dove si sottolinea la mediazione effettuata dal Municipio Centro-Ovest con la popolazione di Sampierdarena, mediazione che porterà alla realizzazione di una scuola materna, alla riqualificazione del mercato di via Salucci, ed alla sostanziale tutela della visuale dei palazzi già esistenti. Ovviamente nel progetto è incluso un nuovo parcheggio interrato, destinato ai “nuovi residenti della zona”. L’articolo, che fa anche riferimento alle Torri Faro, in avanzata fase di realizzazione in via di Francia, chiude, nelle intenzioni dell'estensore, con una nota positiva: questa riqualificazione prende il via in un momento in cui altri grandi progetti immobiliari (Verrina a Voltri, ex-Boero a Molassana) “segnano il passo”.
Chi scrive già in OLI 304 lamentava l’assenza a Genova di un qualsiasi anelito culturale al momento della riconversione di aree a disposizione: duole constatare anche in questa occasione la pervicacia con cui tutta la progettualità sullo sviluppo della città sembra esaurirsi nel costruire:
1. parcheggi;
2. centri commerciali;
3. centri direzionali;
4. appartamenti residenziali/commerciali.
Per chi si candida a Sindaco di Genova ricordiamo che con la cultura si può anche mangiare.
(Ivo Ruello)

OLI 317: CITTA' E CANDIDATI - Panchine e poltrone

Disegno di Guido Rosato
Panchine.
Mentre i candidati alle primarie si sforzano di individuare un programma accattivante per la città, ricco di temi, progetti, desideri, c’è un gruppo di cittadini, sotto la sigla "Vivo il centro storico", che organizza un presidio per protestare contro l'assenza di panchine. Panchine per il centro storico. Non sicurezza o ronde. Ma semplicemente spazi dove sedersi a parlare.
Il comitato arriva alla spicciolata martedì 18 ottobre ore 17.00 con due panchine e un folto gruppo di ragazzini al seguito, e manifesta in faccia all’ingresso principale di palazzo Tursi. Davanti alla tabaccheria di Via Garibaldi.
I manifesti del comitato s’ispirano al cinema: Woody Allen, Forrest Gump, Stanlio e Olio. E gli slogan, diventano per se stessi manifesto di un programma possibile: “Le panchine sono la più bella isola democratica di questo pianeta” e “Le panchine sono il posto giusto, e sempre in prima fila per contemplare lo spettacolo del mondo”.
I bambini del gruppo si arrampicano sulle finestre del distaccamento della Polizia Municipale, cercano un luogo, altri si distendono sulla panchina portata appresso. Le ragazzine si guardano attorno e parlano.
Gli adulti, piantina alla mano, organizzano un presidio in piazza della Meridiana nel quale invitano i cittadini a collocare la loro panchina ideale nel centro storico. Ci sono pennarelli e suggestioni. Tanta voglia di sedersi e ascoltare.
Chissà se i candidati alla poltrona di sindaco dimostreranno sensibilità per questo comitato, se ci sarà spazio per far proprie le loro istanze. O se l’assessore competente sarà in grado, magari prima di Natale, di prendere in esame la richiesta di panchine.
In effetti i dehors dei caffè in città non mancano, nemmeno in via Garibaldi, ma di panchine anche nella strada più importante di Genova nemmeno l’ombra.
“La panchina è l’ultimo simbolo di qualcosa che non si compra, di un modo gratuito di trascorrere il tempo e di mostrarsi in pubblico. Di abitare la città”, c’è scritto su manifesti del comitato.
E i candidati sindaco che ne dicono?
Stanno in panchina?
(Giovanna Profumo - Foto dell'autrice)

OLI 317: CITTA' E CANDIDATI – Maddalena: meglio nascere fuori dall’Incubatore?

Porto alcuni vestiti a riparare in una sartoria che ha aperto da pochissimo tempo in Via della Maddalena. Vedere una bella vetrina illuminata e piena di colori, che interrompe la triste sequenza delle saracinesche abbassate è una festa, così dico alla signora: “Allora, l’Incubatore comincia a funzionare ...”, ma sono subito smentita: “L’Incubatore? Solo pubblicità ingannevole”. Infatti mi spiega che, dopo aver visitato i locali proposti dall’incubatore, valutate le condizioni di degrado, i costi di ristrutturazione, le voci per cui erano effettivamente previsti finanziamenti a fondo perduto, e gli affitti, ha ben pensato che era meglio andarsi a cercare qualcosa sul mercato privato. Così ha trovato un locale per un affitto più sostenibile (250 euro mensili), di quelli che le erano stati richiesti per gli spazi dell’Incubatore (sui 300 / 350 euro).
Mi dice: “Non vedi che quasi nessuno ha aderito al bando? La strada continua ad essere deserta”. In effetti è così. Le chiedo: “Ma secondo te che tipo di attività ha senso aprire in una strada come questa? Per che tipo di clienti?” Mi risponde: “Certo non per i turisti! Pochi passano di qui, e il turismo che viene a Genova è un turismo povero. Qui servono artigiani, attività che non si trovano più in giro. Invece, fuori dall'Incubatore, pare che stia per aprire una sala giochi: te la figuri qui la clientela?”
Indirizzare il tessuto economico, tipo e qualità degli esercizi commerciali, è centrale, perché determina il tipo di vita che poi si svolge in un quartiere. Il centro storico dovrebbe tornare ad attirare la popolazione cittadina perché concentra esercizi commerciali che offrono cose e servizi utili, e ristorazione popolare. Non regalini e souvenirs. Tantomeno slot machines. Pare che il Comune non abbia la possibilità di indirizzare le licenze di vendita: si può trovare una via per superare questo ostacolo? Occorre dare una svolta capace di ripopolare in tempo rapido le zone in abbandono, altrimenti il destino di chi ci prova, uno per volta, è segnato.
Dalla chiacchierata viene fuori anche un’interessante storia di mancato accesso al credito: l’impossibilità della mia interlocutrice di ottenere un prestito di 2000 euro per completare gli adempimenti necessari all’apertura dell’attività. Prova con la Confapi, che però non prevede prestiti inferiori a 5000 euro, e per cui serve comunque il possesso di un bene da ipotecare, o di un conto corrente con almeno 2500 euro.
Da noi non è prevista la povertà. Il pensiero corre al microcredito: se ne parla per le donne dei Paesi “svantaggiati”, e invece serve qui.
In rete scopro l’esistenza del “Fondo Microcredito FSE 2007 -2013” della Regione Sardegna (http://www.sfirs.it/documenti/15_309_20110704004335.pdf ), nulla di simile in Liguria. Forse non ho cercato abbastanza, e magari ci arriverà qualche segnalazione incoraggiante.
In attesa, resta la poco incoraggiante osservazione della mia interlocutrice: “Chi mi ha aiutato sono stati solo i fornitori, sono stati loro i miei “finanziatori”, perché hanno accettato di farsi pagare a 90 giorni, a 60 giorni, dandomi un po’ di respiro”.
(Paola Pierantoni)

OLI 317: INFORMAZIONE - Reazioni neurologiche di un Pd in fibrillazione

"Al lupo! Al lupo! Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo fa perdere la sinistra nelle elezioni regionali 2011 in Molise". Questo è il messaggio per niente subliminale che la grande stampa e le televisioni hanno veicolato agli italiani. Sui siti internet si scatenano le ovvie deduzioni (Libero - "Si scrive Grillo, si legge Berlusconi"), le accuse di populismo, pochi mantengono la calma. Diamo invece un'occhiata ai numeri, al giornalismo basato sui fatti.
Nel sito del Ministero dell'Interno è possibile consultare i risultati delle elezioni, anche in forma storica. Le precedenti elezioni in Molise, del 2006, furono vinte dalla destra col 54% dei voti, contro il 45% della sinistra. Quest'anno la lista di destra, sempre capeggiata dall'onnipresente Iorio, al terzo mandato come presidente della regione, risulta vincitrice per un risicato 47%, mentre la sinistra si attesa su un punto percentuale in più rispetto alle precedenti consultazioni, salendo al 46%. L'abile mossa di aver candidato Di Laura Frattura, ex esponente di Forza Italia, ha pagato veramente poco, e ha confermato la mancanza di esponenti di spicco nella sinistra locale. Insomma, i dati sbugiardano la stampa, ma siamo certi che nessuna testata si porrà la cenere in testa spiegando ai propri lettori che si sono proprio sbagliati: la sinsitra ha perso "in proprio".
Non è che ci volesse poi molto a controllare, sono dati in linea disponibili per tutti, che (solita) figuraccia.
Elezioni 2006 - Elezioni 2011
(Stefano De Pietro)

OLI 317: INFORMAZIONE - Radio3: un inciampo a Prima Pagina

Disegno di Guido Rosato
Alle 7,15 tutte le mattine su Radio 3 va in onda da anni la trasmissione Prima Pagina (*), durante la quale giornalisti di moltissime testate giornalistiche, sia cartacee che online, si alternano settimanalmente nella lettura dei quotidiani. Attraverso la scelta di dare maggiore o minore priorità alle diverse notizie, o alle diverse testate giornalistiche, ciascuno esprime una sua sensibilità culturale, politica, personale: l’ascoltatore si può sentire più o meno in sintonia col conduttore; la bellezza di Prima Pagina sta appunto in questa diversità di voci, legate però dal tratto comune della professionalità e della correttezza.
Ma anche a Prima Pagina capita l’inciampo, e così è stato con Giorgio Dell’Arti, editorialista di Vanity Fair, che per tutta la scorsa settimana ha gestito il colloquio con gli ascoltatori con uno stile, a nostro giudizio, irritante e manipolatorio, che sotto l’apparenza di un democratico confronto alla pari, limitava e distorceva le possibilità di espressione di chi telefonava interrompendolo continuamente. E se la conduttrice di questa settimana, Antonella Rampino, corrispondente diplomatico per La Stampa, ha precisato che nel colloquio con gli ascoltatori lei non avrebbe seguito lo stile di chi l’aveva preceduta, vuol dire che non siamo i soli ad aver avvertito un disagio.
La conduzione di Giorgio Dell’Arti ci è parsa opinabile anche sotto il profilo delle priorità assegnate alle notizie. Un esempio? Domenica 23 ottobre il giornalista ha aperto la trasmissione sulla supposta responsabilità della madre nell’annegamento del bimbo di Grosseto, e ci si è soffermato, con spiacevole insistenza e ripetizione dei dettagli, per più di otto minuti: un tempo incredibile nell’economia di questa trasmissione, tenendo conto, tra l’altro, del non eccessivo rilievo con cui la notizia compariva sui siti e sulle prime pagine dei principali quotidiani. Nel contempo la riunione a Bruxelles dei capi di Governo, data quasi ovunque con grande rilievo, si è meritata solo tre minuti.
(*) le puntate di Prima Pagina sono scaricabili all’indirizzo http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-546fce50-63a7-4a3a-a677-c01b234511bd-podcast.html
(Ivo Ruello)

OLI 317: REGIONE - Lettera aperta al Presidente Burlando

Disegno di Guido Rosato
Caro Presidente,si apprende dal Corriere della Sera del 24 ottobre che terreni e spiaggia del Guvano, fra Vernazza e Corniglia sono messe in vendita dalle Ferrovie: prezzo base dell’asta, 380 mila euro per 143mila metri quadrati.
L’Italia è sul baratro, i giovani non hanno lavoro né futuro ma perché togliere loro anche un pezzo del nostro patrimonio di Bellezza? Ha mai fatto un giro sui trenini che vanno per le cinque Terre? E’ un incanto di lingue, una piacevole babele perché non solo di turisti si tratta, ma di “giovani viaggiatori” che da tutto il mondo spesso fanno tappa in Liguria solo per visitare un patrimonio dell’Unesco. E’ ormai un tam tam che corre sulla rete: quanti amici dei miei figli, compagni di studio all’estero, sono venuti a trovarci per visitare le Cinque Terre.
La Regione ha mille problemi di Bilancio, sta pensando al diritto alla salute, allo studio, ai servizi sociali. Ma non crede che anche il nostro paesaggio sia un diritto?
Mi piacerebbe avere una risposta, e magari lanciare una colletta.
(Bianca Vergati)

OLI 317: CITTA' - La palude è stata davvero sconfitta?

Circa un anno fa (Oli 276 del 2 novembre 2010), col titolo "Nuovo ecosistema a Genova", avevamo dato conto di un annoso problema: una infiltrazione d'acqua nel muraglione che sovrasta Via Caffaro, con conseguente palude in progressivo allargamento, debitamente fotografata. Ora diamo atto di un intervento di risanamento, ma ... ma, se ben guardate, la natura con ostinazione sta riprendendo i suoi diritti.

Qualche dettaglio nel (recente) restauro deve essere sfuggito: i naturalisti possono sperare nella rinascita - a breve - della interessante "zona umida".
(Paola Pierantoni)

OLI 317: CITTA' : Storia di ordinaria manutenzione

Asfalto, marciapiedi, aiuole, tubazioni, la città è un cantiere ormai da tempo, quanto efficace si vedrà, innegabile però che un po' di buche siano sparite per la sicurezza di pedoni e motorini.
Forse non tutti sanno che la manutenzione dello spazio pubblico è probabilmente l'unica vera competenza affidata ai Municipi, più note come Circoscrizioni, con tanto di assessori, comuni in miniatura che dovrebbero vigilare sul campo, essere il polso del territorio per il sindaco.
Spetta al parlamentino dei rappresentanti di quartiere decidere se asfaltare un tratto di strada, con fondi ed esecuzione del Comune.
Distrattamente i cittadini leggono i manifesti del Municipio, appiccicati qua e là con su scritto in caso di neve, inizio corsi di cucina e cucito, sfilata per Sant'Antonio, avviso agli elettori. Se però alla mattina si esce di casa e quando si torna non si riesce a fare il solito percorso, si brontola un pochino, ma in fondo si pensa che stia facendo qualcosa di buono, meno male, anche le buche stressano.
Diverso è se le cose non tornano più come prima e in via definitiva.
E' quello che si stanno dicendo gli abitanti di via S. Luca d'Albaro, via Siena, viale Arezzo, con decine di palazzi: infatti sulla stradina di un centinaio di metri che portava a queste vie qualcuno ha piazzato un mese fa una sbarra per interdire il passaggio.
La stradina in questione è all'inizio di via Orsini e conduce in via Puggia (quella delle famose palazzine finite al Tar) e da qui con un percorso a senso unico si arriva alle vie sopraddette, uscendone da un’altra creuza ancora. Per tornare a casa ora si arriva in cima a via Orsini, un'altra rampa e il doppio di creuza di via Puggia: niente di grave, pur se il massimo non è, alti muraglioni, spigoli aguzzi e di sera i pedoni stretti alle pareti.
Si potrebbe con ragione obiettare "no" alle creuze carrabili, no alle automobili di oggi, troppe e troppo larghe, che non si doveva costruire così tanto, ma ora quegli edifici ci sono e la gente ci abita. Questione risibile si dirà e i problemi di oggi son ben altri.
Ma se è vero, come si mormora, che il comune non ha voluto asfaltare la stradina rispondendo ai residenti che risultava privata, tant’è che per ripicca se n’è sbarrato il passaggio, un problemino si pone.
Più che legittima l'azione di chi risiede nella stradina, ci si sarà stufati del traffico, ma ci si è passati sempre, ormai è di pubblica utilità, si obietta. Ci si chiede comunque se l’assessore del municipio del Medio Levante avrà fatto un sopralluogo nelle vie da asfaltare. Forse gli elettori dovrebbero rivolgersi all’assessore per la manutenzione del comune di Genova, ex presidente del municipio di cui sopra.
In consiglio comunale intanto si sta proponendo di diminuire i componenti del municipio, anche se poi sono praticamente volontari, ricompensati da un gettone di presenza se va bene, mentre spesso per il territorio sono preziosi. Al presidente invece uno stipendio da dirigente pubblico.
(Bianca Vergati)

OLI 317: PAROLE DEGLI OCCHI – El Señor De Los Milagros

Foto di Giorgio Bergami ©

Domenica scorsa si è nuovamente snodata per le vie del centro l’annuale processione del Señor De Los Milagros, il venerato patrono dei peruviani residenti ed emigrati, che vi hanno partecipato numerosi.
Pure a Genova nuovi riti e devozioni si affiancano a quelli già praticati da tempo e l’identità locale si arricchisce di variegati apporti dal resto del mondo, anche per quanto riguarda usanze e credenze religiose come ad esempio il Ramadan islamico e il Signore dei Miracoli dei cattolici peruviani.

martedì 18 ottobre 2011

OLI 316: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - CHE BOSSI, CHE NOIA! (Enzo Costa e Aglaja)
INDIGNATI - Il diritto negato da black bloc e polizia (Paola Pierantoni e Ivo Ruello)
INDIGNATI - Le immagini di Genova (Angela Brancati)
ARCHIVI – Ehi, candidati a sindaco: sveglia! (Paola Pierantoni)
ELEZIONI - Il candidato sindaco che voterei (Saleh Zaghloul)
INFORMAZIONE - The danger of a single story - dal Festival dell’Internazionale all’etica dell’informazione (Daniela Patrucco)
CITTA' - La pazienza dei cittadini (Bianca Vergati)
APPUNTI DI VIAGGIO - Le biciclette di Copenhagen (Paola Repetto)
PAROLE DEGLI OCCHI - Resistenza (a cura di Giorgio Bergami)

OLI 316: VERSANTE LIGURE - CHE BOSSI, CHE NOIA!

Sei son federalisti 
con spazio ad ogni dente
e tre secessionisti 
col labbro a nord sporgente
due di stampo padano
con lingua rugiadosa 
ed uno anti-romano 
con smorfia disgustosa: 
non solo eterodossi 
ma, a detta dei famigli, 
diversi son, di Bossi, 
i dodici sbadigli.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 316: INDIGNATI - Il diritto negato da black bloc e polizia

Alle 14.34 il primo attacco
L’Italia è l’unico paese al mondo in cui la manifestazione degli “Indignati” del 15 ottobre è stata annichilita dalla violenza di gruppi organizzati, e dall’incapacità delle forze dell’ordine a difendere il diritto di centinaia di migliaia di cittadini a manifestare in pace e sicurezza le proprie idee.
Nell’Italia di questi anni l’atto di manifestare in piazza è stato sistematicamente svalutato dal potere, denigrato, demonizzato, sminuito, irriso, contrastato. Questo lo ha reso un diritto non pienamente tutelato. Un articolo su pag. 8 di La Repubblica del 16/10/11 osserva: “Il Viminale si era preparato a difendere la quiete della città proibita, il quadrilatero dei Palazzi della Politica …”. E quando iniziano a verificarsi i disordini la polizia ha “tempi di reazione lunghi, farraginosi … nessun filtraggio significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo …”.
Possiamo testimoniare l’esattezza della cronaca di La Repubblica. Eravamo alle 14.29 In Via Cavour quando una cinquantina di persone iniziano a cambiare abbigliamento (video 1) : calano sul volto i passamontagna, indossano caschi da motocicletta. Cinque minuti dopo, alle 14.34, da questo gruppo parte l’assalto alle vetrine del supermercato “Elite” (video 2 e video 3) : molto violenti, molto decisi, molto “professionali”.
E’ qui che iniziano i disordini che spezzeranno il corteo e distruggeranno la manifestazione. Un’azione di contrasto doveva iniziare subito, dal primo innesco. Invece il tempo viene lasciato correre, scientemente o no, fino al disastro ingovernabile.
Certo, mancava il servizio d’ordine, e in Italia non ci possiamo permettere manifestazioni di queste dimensioni senza una vigilanza organizzata. Ma sarebbe stato sufficiente un servizio d’ordine autogestito dalle centinaia di associazioni del corteo? Non si trattava di tenere sotto controllo qualche frangia disordinata, violenta ma in qualche modo “omogenea” al movimento, ma di opporsi fisicamente a gruppi completamente “alieni”, organizzati militarmente con una strategia preordinata e precisa, pericolosi, impossibili da contrastare solo con le parole o con la resistenza passiva.
Sarebbero stati necessari, e sono mancati: un’azione preventiva di intelligence, che “rivelasse” che l’obiettivo non era l’assalto ai palazzi del potere, ma la conquista delle strade; una vigilanza a monte che impedisse l’ingresso dei black bloc nel corteo; la presenza di agenti in borghese lungo il corteo per cogliere i primi sintomi; una strategia di intervento che isolasse immediatamente i gruppi violenti.
Non è stato fatto per incapacità, o per intenzione?
Di certo quel che è avvenuto a Roma conferma una deriva antidemocratica, per cui chi manifesta un dissenso non è considerato un interlocutore critico, da ascoltare, con cui mediare, comunque da tutelare e proteggere, ma un nemico a cui chiudere tutte le strade.
Strategia perfetta per fornire agli attori della violenza organizzata un terreno di consenso e di reclutamento.
Nel brevissimo tempo in cui “tutto è andato bene” ci si è potuti riempire gli occhi delle centinaia di forme che la democrazia assume in questo paese. Dietro ogni cartello, ogni striscione, ogni viso, c’era la vita che scorre quotidianamente in ogni angolo d’Italia



Padre Alex Zanotelli, col suo gruppo, cantava “We shall overcome!” e “La libertà è partecipazione”. La speranza sta qui.



Video 1 -  I black bloc si preparano
Video 2 -  Assalto ad Elite
Video 3 -  Inizia la guerriglia

(Paola Pierantoni e Ivo Ruello – fotografie e video degli autori)

OLI 316: INDIGNATI - Le immagini di Genova

Mentre a Roma la manifestazione veniva sequestrata dai violenti, a Genova alcune migliaia di persone hanno potuto indignarsi pacificamente.


Foto di Angela Brancati

OLI 316: ARCHIVI – Ehi, candidati a sindaco: sveglia!

Tutte le volte che ci si guarda in giro al di fuori dell’imbonimento mediatico, della monotona rappresentazione che gli attori titolati fanno della politica, si scopre la politica vera, quella che scorre nelle vene segrete del paese, grazie ad attori misconosciuti. Tra questi - lo avreste pensato? – gli archivisti.
La sintesi del problema, in pochissime parole, la dava Enzo Costa nel Lanternino pubblicato su La Repubblica del 15 ottobre col titolo: “Memoria zero”: “Nella scientifica riduzione degli organici degli archivisti c’è lo sprezzo di chi sgoverna per la cultura, rea di non essere commestibile. Ma forse di quella cosa superflua e fastidiosa che è il sapere, si prova ancora più gusto a tagliare quella cosa pericolosa che è la memoria. Elemento sgradito a quanti praticano la manipolazione delle menti. Il sogno osceno di un regime è che la protesta degli archivisti scompaia grazie alla sparizione degli archivi.”
Scopo dell’iniziativa dell’Anai (Associazione Nazionale Archivistica Italiana http://www.anai.org/anai-cms/) era fare appello all’opinione pubblica, unica sponda per uscire da un massacro compiuto nel silenzio e nell’indifferenza. Cercare di far capire che gli archivi hanno a che fare con la vita.
Il bellissimo opuscolo "... E poi non rimase nessuno." predisposto dall’Anai (ne consigliamo la lettura!) dice: “Gli archivi sono come i ricordi di una persona: tutti sanno che perdere la memoria è una delle peggiori tragedie”
Nella sala che accoglie l’incontro di Genova si radunano un centinaio di persone, tutti “addetti ai lavori”. Francesca Imperiale, della Soprintendenza Archivistica della Liguria dice “Gli interlocutori dovrebbero essere i politici, gli amministratori locali. Ma c’è indifferenza”.
Di fatto in sala non si vede l’ombra né di amministratori, né di politici. Unica presenza cittadina “di prestigio” è il presidente della Camera di Commercio.
A Milano, ci dicono, è andata diversamente: una sala piena di gente, inclusi i nomi di rilievo della città. Sarà il mondo di Pisapia …
"Archivio del Forum Antirazzista" salvato dalla Associazione ArFor
Francesca Imperiale insiste sull’importanza degli archivi non statali. Fondi fondamentali per la nostra identità, cultura, diritti, costituiti da una pluralità di soggetti.
A questo proposito qui a Genova abbiamo un grande problema in attesa di soluzione: il destino del Centro Ligure di Storia Sociale  che conserva fondi archivistici molto importanti.
Ma l’operatività del Centro è ferma ormai da diversi mesi, bloccata da una grave situazione debitoria che ne impedisce l’attività.
"Arch. Coord. Donne FLM" salvato dalla dispersione da "Generazioni di donne"
Ci si augura che i contatti in corso con l’Amministrazione Comunale vadano a buon fine. Il rischio altrimenti è che venga dispersa la memoria della storia del movimento operaio genovese. Ad esempio la Cgil vi ha depositato il suo archivio storico. E singole associazioni hanno affidato al Centro Ligure la memoria di esperienze importanti, salvando documentazioni preziose dalla dispersione e dalla rovina a cui sarebbero andate incontro a causa della disattenzione e incuria dello stesso sindacato.
Ehi, candidati a sindaco! Sveglia. Sarebbe stato un appuntamento interessante per voi: la questione vi chiama direttamente in causa.
(Paola Pierantoni)

OLI 316: ELEZIONI - Il candidato sindaco che voterei

Disegno di Guido Rosato
Il sindaco che vorrei, io cittadino immigrato che vivo a Genova da trent'anni, è quello che dà particolare attenzione al governo dell’immigrazione; che perciò tiene per sè la delega sull’immigrazione, costituendo un gruppo di lavoro di persone antirazziste, motivate, ed esperti che dipendono direttamente da lui. L’esperienza genovese ha evidenziato, infatti, che non basta più l’assessore all’immigrazione introdotto dalla giunta Sansa e mantenuto dalle giunte Pericu. Il grande lavoro svolto da queste giunte prendendo provvedimenti e realizzando iniziative molto importanti ed utili per l’integrazione stentava a crescere come avrebbe dovuto, proprio perché ciò richiedeva un forte ed autorevole coordinamento tra i vari assessori che governavano ognuno un proprio pezzo riguardante i migranti (lavoro, casa, giovani, cultura, servizi sociali).
Il sindaco che vorrei è quello che finalmente costruisce una politica chiara del Comune sull’immigrazione. E’ necessario essere schierati per una società solidale, aperta, accogliente ed antirazzista, ma non è sufficiente. Occorre un progetto politico ed un piano di governo dell’immigrazione: quali sono gli obiettivi da raggiungere a fine legislatura? Quali sono le priorità sulle quali lavorare e su cui concentrare le poche risorse disponibili? Le priorità a mio parere sono il problema abitativo, l’integrazione dei giovani migranti e figli dei migranti, l'intercultura e la rimozione delle discriminazioni, in particolare nell'accesso ai diritti e ai servizi.
Il sindaco che vorrei è quello che abolisce l’assessorato alla "sicurezza", una parola d’ordine usata dalla destra per discriminare gli immigrati, copiata da una certa sinistra, nonostante ciò perdente nelle varie tornate elettorali.
Vorrei un sindaco che si attiva fortemente anche a livello nazionale per promuovere iniziative volte a rimuovere norme sbagliate (ad esempio la tassa di 75 euro per rinnovare un permesso di soggiorno), ed introdurne delle nuove necessarie (ad esempio il diritto al voto).
Infine trovo molte analogie tra le lotte per le pari opportunità dei migranti e delle donne, le quali, hanno una diversa e migliore sensibilità, intelligenza ed efficienza (quando sono orgogliose di tale diversità e non si sono assimilate al maschio). Perciò il sindaco che vorrei (uomo o donna che sia) è quello che riesce a dare un segnale forte sulla questione femminile, costruendo una squadra di assessori con la metà più uno fatta da donne, dimostrando così, anche, grande autonomia dai partiti. Non mi si dica che la questione non deve essere il sesso dell’assessore ma la sua competenza, siamo d’accordo, da una parte non sarà difficile per una persona che intende governare la città trovarvi le donne competenti, dall'altra deve essere chiaro che anche le donne devono avere il diritto come noi maschi ad assessori mediocri che ci sono sempre stati in tutte le giunte di tutte le città.
(Saleh Zaghloul)

OLI 316: INFORMAZIONE - The danger of a single story - dal Festival dell’Internazionale all’etica dell’informazione

Disegno di Guido Rosato
Chimamanda Adichie è solare, bella e simpatica. Ha un fascino che condivide con i suoi colleghi speaker di Ted: raccontano storie, fresche e curiose, ricche di  lezioni che non è necessario spiegare. Le capisci da te.
Figlia della media borghesia nigeriana, lettrice e scrittrice precocissima, in Nigeria leggeva e raccontava di bambine bionde con gli occhi azzurri; di mele e birra al ginger, della neve e del tempo: creava personaggi nati dall’unica storia che aveva avuto modo di leggere ma che non aveva mai incontrato né sperimentato, quella della letteratura occidentale. Dovendo andare a trovare la famiglia del ragazzo occupato presso la sua casa, in Nigeria, si prepara a conoscere una “famiglia povera”, così come rappresentata dall’unica storia che raccontatale da sua madre; si sorprende di trovare persone che lavorano la rafia, che fanno anche delle cose, oltre ad essere povere.
Fin qui il video, che consiglio di vedere perché … è bello: fatto di tante “single story”, tanti racconti univoci di “una realtà” che è sempre più complessa di come ce la rappresentano e di conseguenza dell’unico modo in cui la rappresentiamo.



Al Festival dell’Internazionale, dalle storia a senso unico sulla Nigeria, l’Africa e la sua gente, mi trovo in breve a riflettere sui media e sulle storie a senso unico che quotidianamente ci propinano sulle questioni che ci stanno a cuore: il carbone pulito e le multinazionali dell’energia, che ci salveranno dall’effetto serra e dalla crisi economica con i loro investimenti sulle rinnovabili (fine della storia); i medici e l’asl, che si occupano di prevenzione e salute a partire dalla rilevazione precoce della malattia (fine della storia).
Solo fulgide eccezioni qua e là raccontano “storie multiple”, che tolgono le cornici a quelle singole permettendo loro di contaminarsi. Solo allora, ad esempio sull’energia, si può vedere il corto circuito che si è determinato dopo l’esito referendario sul nucleare: combattiamo l’effetto serra e contestualmente convertiamo le centrali all’uso del carbone per mantenere elevati i profitti delle multinazionali, contro la crisi economica, per la salvaguardia dei posti di lavoro, a prescindere dai costi per la salute e dalla salute medesima.
Se facciamo la stessa operazione con l’energia pulita, vediamo che per produrla deforestiamo l’Amazzonia, interrompiamo i corsi dei fiumi della Patagonia e occupiamo militarmente i terreni agricoli della Puglia con ettari di campi fotovoltaici, con buona pace delle associazioni ambientaliste che partecipano agli utili mentre, naturalmente, si battono per lo stop al consumo di territorio.
Parliamo di salute e prevenzione?  C’è qualcuno che considera opportuno che la prevenzione comprenda la riduzione degli agenti inquinanti? Che la salute debba sconfinare dalla “cornice sanitaria”  a quella “ambientale”.
Un delirio? Sì, un delirio di storie raccontate sempre da un solo punto di vista su una sola dimensione. Sarà che chi racconta le “storie a senso unico” sceglie, consapevolmente, di non uscire dalle “cornici”? Il giornalismo, il giornalista, se non in grado di toglierle, può almeno renderle visibili? Come ha fatto Chimamanda Adichie con le sue? Possiamo, in qualche modo, chiamarla etica dell’informazione?
(Daniela Patrucco)

OLI 316: CITTA' - La pazienza dei cittadini

Disegno di Guido Rosato

E’ sabato mattina, c’è molta folla al mercatino di piazza Palermo. Ad un tratto un gran trambusto, tra i banchi qualcuno corre, altri lo inseguono, lo atterrano placcandolo fragorosamente: il fuggitivo è un ragazzo sui vent'anni. Scortato come lo Steve Mc Queen di Papillon viene trascinato fuori all'aperto e la gente intorno lo circonda, chiedendosi che cosa avrà fatto. Giovani e anziani.
- I soliti, sempre qui a fregare i portafogli, basta.
- Non se ne può più di questi ladri, andate a casa vostra.
Un uomo lo tiene per il braccio, brandisce il telefonino, gridando che chiamerà i carabinieri, sul bavero del giubbotto ha il distintivo della Amt. Le persone s'avvicinano e gli domandano curiosi, quasi aggressivi, mentre il ragazzo, bianco, bruno di capelli, la camicia stazzonata, lo sguardo spaventato, biascica qualcosa - Ecco, senti ora parla, e parla pure italiano!- esclama trionfante l'addetto Amt.
- Ma cos'ha fatto? s'incalza a gran voce.
- Quando gli volevo controllare il biglietto è sceso di corsa ed è scappato, ma io l'ho inseguito.
La folla ondeggia, mormora e d'improvviso si rivolta verso il controllore, lo apostrofa al grido di andate a lavorare, con il servizio che fa schifo ancora un po' rompete la testa a 'sto ragazzo , l'avete buttato a terra, strattonato e cosa sarà mai un biglietto con il deficit che c'è, per poco lo ammazzate. Non c'è lavoro per i giovani, fate pagare chi può, e mettete più bus.
Un sentimento che pare indignazione monta tra le persone in un attimo: tutti si sta dalla parte del ragazzo e in tanti ancor più sentendo quel “parla italiano”. E se fosse stato straniero come ci saremmo comportati? Però. Un eccesso di zelo, un'esagerazione incredibile da parte dell'addetto Amt, che ha trascinato, inchiodato a terra il giovane portoghese, ma nessuno ha rimproverato il ragazzo per aver commesso comunque un illecito, non pagando il biglietto.
I carabinieri arrivano e si spostano lontano, soltanto una persona si offre di testimoniare per l'aggressività eccessiva, intanto s'avvicina un signore, chiede: “Marco che succede?” accarezzandogli la testa e quegli occhi spenti e dolenti diventano lucidi.
Qualuno chiede: non si può finire qui? Il ragazzo mostra un biglietto intonso, ma il controllore vuole la denuncia, in fondo ha fatto il suo lavoro (che si guarderà forse dal fare in altra occasione); e il carabiniere continua imperterrito a proclamare che si chiarirà tutto, prendiamo soltanto i dati.
Marco resta solo con l'amico, tutti sono tornati alle loro compere con aria smarrita.
E' tale la sproporzione che ci si è dimenticati del compito che il controllore ha, pur con i limiti del suo comportamento e del suo senso del dovere di parte.
E' il confine tra chi ruba una mela e lo spettacolo di chi si appropria ogni giorno con disinvoltura del bene comune. Non si tollera più e si fa confusione di regole e del rispetto di esse: pare davvero finita la pazienza dei cittadini
(Bianca Vergati)

OLI 316: APPUNTI DI VIAGGIO - Le biciclette di Copenhagen

In Danimarca il mezzo di trasposto più diffuso è la bicicletta. Giovani e anziani, tutti pedalano in scioltezza, nella maggior parte dei casi con un bel caschetto anticadute in testa, ma anche senza. Si pedala su venerande e pesantissime bici d’epoca e su bici tecnologiche dall’aspetto vagamente alieno, su comode bici da passeggio e su esili bici da corsa. Ci sono persino dei risciò a pedali, con i quali i turisti pigri si possono far scarrozzare in giro per Copenhagen. Si pedala da soli o in compagnia di uno o più bambini, in passeggino annesso alla bici o su un seggiolino, se sono più grandicelli. Si pedala tirandosi dietro la spesa o a volte un cagnetto in una specie di rimorchio. Si pedala sulle piste ciclabili onnipresenti nelle città e nei paesi, sulle stradine meno frequentate come su quelle di grande traffico. Le bici si possono affittare a prezzi modici (circa 5 euro al giorno, sconti per lunghi periodi) o si possono usare quelle in comodato gratuito del comune di Copenhagen, che funzionano come i carrelli del supermercato: si sbloccano con una moneta da 20 corone ( poco meno di 3 euro) che poi si recupera quando si restituisce la bici. Sono un po’ scalcinate, è vero, ma d’altra parte non ci si deve correre il Tour de France. Su tutti i treni c’è almeno un vagone riservato ai ciclisti, con lo spazio necessario alle bici, che si possono portare gratis anche in autobus e in metropolitana. Tutte le scale dei sottopassi sono attrezzate con rampe per bici, carrozzine e passeggini, dato che in Danimarca si vedono molti più bambini che non da noi. Non c’è bisogno di dire che anche passeggini e carrozzine circolano comodamente e gratuitamente su tutti i mezzi di trasporto.
Anche in questo caso, facilitare la vita alle persone costa poco e contribuisce forse al clima di serenità e di civile convivenza che si percepisce in Danimarca.
(Paola Repettofotografia dell'autrice)

OLI 316: PAROLE DEGLI OCCHI - Resistenza

Foto di Paola Pierantoni - a cura di Giorgio Bergami
Due immagini ci sono venute incontro in questi giorni: un incontro sull'Antola, e la lapide di Fenoglio sotto la sua abitazione ad Alba. Ci pare che stiano bene insieme.
Foto di Giovanna Profumo- a cura di Giorgio Bergami



martedì 11 ottobre 2011

OLI 315: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - MORALE SOTTO LE SCARPE (Enzo Costa e Aglaja)
CITTA' - I cocktail di Gucci e il cittadino "comune" (Giovanna Profumo)
INDUSTRIA - Ansaldo STS, svendita di un gioiello di famiglia? (Ivo Ruello)
CITTA' - Cittadini nei fortini (Bianca Vergati)
ELEZIONI - Movimento 5 Stelle: Paolo Putti candidato sindaco (Giovanna Profumo)
ELEZIONI - Marco Doria scende in campo (Ferdinando Bonora)
IMMIGRAZIONE - Nazionale di calcio e sport nella società multietnica (Saleh Zaghloul)
INFORMAZIONE - Quando ce vò, ce vò ... (Stefano De Pietro)
COMUNICAZIONE - Perseverare autem diabolicum (Stefano De Pietro)
POLITICA – Parole nel tempo (a cura di Ivo Ruello e Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI – Aperitivo in Blu (a cura di Giorgio Bergami - foto di Ferdinando Bonora)

OLI 315: VERSANTE LIGURE - MORALE SOTTO LE SCARPE

Lo provi sulla pelle
ti pesa sulle spalle
più guardi su alle stelle
più piombi nelle stalle:
sognavi nuove belle
poi hai letto Della Valle.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 315: CITTA' - I cocktail di Gucci e il cittadino "comune"

È accaduto ancora.
Si sa, a farle certe cose, ci si prende gusto.
La cronaca mondana dell’evento – Il Secolo XIX del 7 ottobre 2011, a firma Roberta Olcese – questa volta segnala la presenza della candidata a sindaco Roberta Pinotti che, solo alla fine, “trafelata”, si è unita alla festa.
Il 6 ottobre, via XXV Aprile è stata bloccata al traffico cittadino, all’ora dell’aperitivo serale, per un esclusivo party, “settecento inviti“, organizzato da Gucci.
L’iniziativa era parte integrante del programma Genova in Blu - Il Salone Nautico in città (Fuori Nautico).
Quanti soldi siano entrati nelle casse del Comune per trasformare un’arteria nodale in “un locale lounge” riservato a pochi non è dato ancora sapere. È dalla prima volta – dicembre 2010, per l'inaugurazione della boutique – che OLI ha chiesto la cifra. Su nostro invito, la consigliera comunale Angela Burlando aveva inoltrato alla giunta un'interrogazione in merito, senza ottenere a tutt'oggi delucidazioni. La domanda, adesso, è stata riproposta telefonicamente alla stessa e anche al capogruppo Pd in consiglio comunale Marcello Danovaro che, all’oscuro dell’iniziativa, ha garantito verbalmente una risposta. Risposta attesa con apprensione per rassicurare coloro che, in visita ad un parente, hanno subito la deviazione del bus n. 35 diretto all’Ospedale Galliera e ai molti altri che, più semplicemente, dovevano raggiungere casa o amici per la cena.
C’è in questa trovata una dissonanza di fondo, data dalla mancanza di rispetto per il cittadino “comune”, c’è un’assenza di sguardo verso l’altro, una latitanza della politica incapace di cogliere la differenza tra iniziative eticamente opportune e quelle che non le sono.
L’articolo del Secolo XIX indica fra i Vip la presenza di Sergio Muniz, star dell’Isola dei Famosi, uomo immagine e attore. Il quale durante il cocktail trova spazio per profonde riflessioni politiche: vorrebbe una pista ciclabile in corso Italia, un centro storico più sicuro, “alle volte ho paura anch’io”, e una città più all’avanguardia.
Nello stesso articolo Andrea Morando – proprietario del negozio Gucci a Genova e organizzatore del party “per festeggiare insieme con la città il Salone Nautico” – invita “a non mollare. Anche se c’è la crisi”. Di seguito indichiamo i costi di alcuni modelli esposti nella vetrina fumé del negozio di sua proprietà affinché i lettori possano cogliere appieno la forza dell’appello:
Borsa in pelle Euro 1.750,00 - borsa camoscio Euro 1.490,00 – Portafoglio 1973 Euro 430,00 – Ballerina 1973 Euro 395,00.
(Giovanna Profumo, fotografie dell'autrice )

OLI 315: INDUSTRIA - Ansaldo STS, svendita di un gioiello di famiglia?

Disegno di Guido Rosato
Ansaldo STS venduta a General Electric? Le prime voci su una possibile vendita risalgono allo scorso 14 settembre: effetto immediato, un rialzo in borsa del titolo Ansaldo STS (+20%) e della controllante Finmeccanica (+14%).
Mentre non arrivava alcuna smentita ufficiale di trattative in tal senso, arrivava invece, assai meno entusiasta, la reazione delle RSU dei lavoratori di Genova, Napoli, Potenza e Torino, che chiedevano un incontro con i vertici Finmeccanica: ad oggi nessun riscontro.
Nel frattempo si sono avute alcune prese di posizione intese a scongiurare la cessione ad acquirenti stranieri di importanti asset industriali, al solo scopo di “fare cassa”: dal Comune di Genova, nella persona dell’assessore ai Lavori Pubblici Mario Margini, e due interrogazioni parlamentari depositate da PD ed IDV.
Ansaldo STS (*), azienda Finmeccanica, terzo produttore mondiale nel settore di sistemi di trasporto ferroviario e metropolitano, sede centrale a Genova, oltre 4300 dipendenti in 28 paesi, di cui 1500 in Italia, costituisce un elevato patrimonio, sia in termini industriali che di capitale umano, a cui corrispondono bilanci in attivo negli ultimi anni (1619 milioni di euro nel 2010): perché vendere una realtà di questo tipo, considerata un “gioiello di famiglia” di Finmeccanica?
La risposta si intravede in un intervista di Giuseppe Orsi, AD di Finmeccanica, rilasciata al Secolo XIX lo scorso 11 settembre: “la nostra criticità è Ansaldo Breda, se non la rimettiamo a posto la vendiamo”; ma, se fallisse il risanamento di Ansaldo Breda (1200 milioni di passivo, n.d.a.), occorrerà capire se dovrà “accasarsi da sola o con Ansaldo STS”. Concludendo il ragionamento, l’AD di Finmeccanica afferma “se anche Breda e STS fossero insieme non sarebbe sufficiente a farne dei player mondiali. Valuteremo come aumentare la massa critica, chi può aiutarci, e in che modo”.
Nella stessa intervista Orsi dichiara che una visione unitaria, ossia una fusione Breda-STS “sarà necessaria per avere l’eccellenza che consenta di tenere il passo della concorrenza internazionale ed eviti all’Italia, fra qualche anno, di essere marginale o addirittura tagliata fuori”. Come logica conseguenza una vendita all’estero dovrebbe essere esclusa.
Dovrebbe.
Dovrebbe ...
Nell’attesa di riscontri da parte aziendale, i lavoratori Ansaldo STS, attraverso le rispettive RSU, stanno assumendo iniziative comuni nelle varie sedi: ad un’assemblea informativa svoltasi lunedì 10, seguirà un’ora di sciopero in contemporanea nella giornata di mercoledì 12 ottobre.
(*)   http://www.ansaldo-sts.com/en/company/overview/
(**) http://finanza.lastampa.it/quotazioni/MTA,AFSTS/ANSALDOSTS.aspx?tab=dbil
(Ivo Ruello)

OLI 315: CITTA' - Cittadini nei fortini

Disegno di Guido Rosato
Primo mercoledi di ottobre, sala rossa in gran fermento di pubblico e politici per le audizioni dei comitati dei cittadini in Commissione urbanistica, spesso deserta.
Le elezioni sono vicine.
Non è una disfida tra contrade, tra Ponente e Levante, si sottolinea, quasi a cercare sponda fra anime diverse, insieme ad elogiare quel tanto che basta il nuovo Puc, per attaccarlo poi a testa bassa.
Sfilano gli Amici del Chiaravagna, quelli di Vesima fino al Levante cittadino, ognuno con le sue ragioni, da chi vuol dire addio alle fabbriche dismesse, e no ad altre residenze, a chi lamenta troppi box; chi il velenoso traffico, ma grida no alla Gronda, chi dice basta alla rumenta: neppure si prevedono aree per la trasformazione rifiuti o isole ecologiche, ma già si è scelto il sito per il gassificatore.
Un futuro più sostenibile per il Ponente, attaccando concessioni ricattatorie per Erzelli e Fincantieri: quanti costruttori si sono arricchiti senza vantaggi per la comunità?
Le osservazioni sono puntuali, accurate e accorate, anche l'Università ha partecipato con i dottorandi in geografia storica, presenti in aula. Rilevanti le contraddizioni quando si dichiara di subordinare gli interventi sul patrimonio edilizio al perseguimento del rilancio della produzione agraria.
Chi coltiva la terra però per fare la cascina deve seguire regole rigorose e raggiungere dimensioni aziendali elevate, mentre se il terreno è in abbandono liberi tutti.
Un invito al roveto e a progettare villette non destinate a chi si dedica ai campi.
Invece i ragazzi di Vesima vogliono preservare le loro piccole aziende, auspicano un Parco Agricolo, è un bollettino di guerra il loro: pari a centomila campi da calcio gli ettari agricoli spariti in trent'anni in Liguria, sopravvissute 20mila aziende su 80mila.
Il futuro? Una Vesima agricola. Che buona notizia, qualcuno progetta per il domani.
Segnali anche dalla Regione, il cui l'assessore regionale all'ambiente dichiara "Stop ai porticcioli, alla cementificazione selvaggia costiera, più agricoltura e incentivi ai giovani coltivatori" (la Nazione)
Ma dov'è stata finora? Forse si dovrebbe accordare con l'urbanistica, vista la nuova proposta di legge che recita : "... Quale forma di ristoro compensativo i comuni avranno fino al 5% dall'incremento di valore ricavato dal cambio di destinazione d'uso, se si renderanno disponibili a farlo" (la Repubblica, 6/10). Dalla Regione infatti, a breve, sul mercato immobili da valorizzare e rendere appetibili per cento milioni di euro, incombe il deficit della Sanità. Siamo in decrescita ma per aggiustare i conti si vuole il via ad altre trasformazioni.
Serve a poco auspicare adesso dai cittadini del Levante la funzione alberghiera nella villa ottocentesca del Cenacolo a Quarto, ex pensionato, destinato ormai a residenze.(Corriere Mercantile, 8/10). Ora che nel Puc si prospetta un albergo sul promontorio di fronte al Monumento, si vorrebbe l’hotel di lusso nell’antica villa.
Doverosa la preservazione del paesaggio, dei parchi, dei centri e dei porticcioli storici: un caloroso grazie a chi si preoccupa e se ne occupa. L'impressione però è che si abbia nel cuore il preservare e basta, non s’intravvede una visione di come la città possa trarre vantaggio dalla fortuna di avere mare e paesaggio incantevoli nel Levante, magari favorendo nuova occupazione in questo momento così tragico di crisi.



(Bianca Vergati, fotografie di Giovanna Profumo )

OLI 315: ELEZIONI - Movimento 5 Stelle: Paolo Putti candidato sindaco

Del subcomandante Marcos dei Chiapas non si conosce il volto. Appare in pubblico con un passamontagna. Wikipedia segnala che lo si distingue dai compagni per la pipa eternamente in bocca. Perché Marcos è l’uomo senza volto.
Paolo Putti, operatore sociale, alla conferenza stampa per le elezioni a sindaco del Movimento 5 Stelle di Genova, avrebbe voluto mostrarsi come Marcos, a volto coperto. Ma i suoi sostenitori "probabilmente lo avrebbero picchiato".
Così, il 29 settembre, mostra ai giornalisti il passamontagna, simbolo e intenzione per far capire che “lui è secondo, perché prima c’è il popolo”. Anche il termine “candidato sindaco”, tra i 5 Stelle, appare sgradito. Così Putti si propone come portavoce di tutti coloro che “hanno perso la speranza”. E spiega che incontra persone sempre più affette da sfiducia che gli dicono: “tanto è inutile, tanto decidono sempre loro, tanto poi quello che conta sono gli interessi economici”.
Vorrebbe costruire un nuovo scenario per “questa città, perché se lo merita, perché se lo merita la gente”.
Paolo Putti ha la pacatezza di un seminarista e lo sguardo azzurro carico della rabbia di chi vuole ribaltare il mondo. Indica obbiettivi della campagna elettorale, 51% , e limiti del suo mandato: sarà uno solo, affinché “non sia tentato da istinti auto conservativi che regnano sovrani più che tra i carnivori all’interno dei politici”. A questo aggiunge la firma - se mai arriverà ad essere sindaco - di dimissioni che potranno essere ratificate qualora i suoi sostenitori non condividessero le sue scelte. Sembra di avere davanti un Houdini della politica, che aggiunge catene e lucchetti ad un sistema in cui i politici, a suo parere, stanno offrendo “uno spettacolo quanto meno indecoroso”.
Fotografia di Giovanna Profumo
Portavoce del Movimento 5 Stelle di Genova, Putti è anche uno dei leader del comitato antigronda. Conosce tutto sulla questione. E non vorrebbe veder sprecati soldi in progetti faraonici che, a suo parere, non creano il bene futuro della comunità. Vuole parlare di ricerca universitaria, per garantire a chi viene dopo, un futuro “se non migliore almeno uguale al nostro”. Ma vuole discutere anche di ospedali, a partire da quello di vallata, perché non comprende “di quale progresso si stia parlando se non siamo in grado di garantire ad una persona malata un luogo dignitoso dove essere curata”.
La campagna politica sarà totalmente autofinanziata, se la gente vorrà dare un contributo, sarà benvenuto. Perché è solo alla gente che bisognerà restituire qualcosa. E sarà la campagna politica dell’ascolto – esattamente come per gli altri candidati in campo (ndr) – delle istanze di chi vive nei quartieri, di chi conosce i luoghi, di chi sa che le soluzioni non possono essere calate dall’alto ma vanno adeguate ai contesti.
Putti ammorbidisce il linguaggio di Grillo ma è portavoce delle istanze del comico. A chi ha paura di derive grilline offre massima disponibilità per farsi conoscere, vedere, annusare con una campagna politica porta a porta.
Se il movimento farà opposizione, sarà un’opposizione durissima che vigilerà su incarichi, poltrone e competenze del persone indicate.
Putti è molto giovane, ma la sua rabbia ha molti anni.
(Giovanna Profumo)

OLI 315: ELEZIONI - Marco Doria scende in campo

Mercoledì 5 ottobre, nella sede del dopolavoro dei portuali a San Benigno, Marco Doria si è presentato alla città come candidato alle primarie per la scelta di chi dovrà contendere alla destra la poltrona di sindaco di Genova, nelle prossime elezioni amministrative.
Il salone era strapieno: giovani e meno giovani, molta gente in piedi, tante facce estranee ai consueti appuntamenti della politica.
Su di lui stanno convergendo grandi aspettative, come figura nuova esterna alle nomenklature dei partiti, pur con salde radici nell'esperienza della sinistra. Su alcuni può far colpo il fatto che abbia alle spalle una lunga tradizione familiare di gestione della città e dell’intera regione, fin dal medioevo, ma di questo non ama parlare, pur non rinnegandola: intende offrire il suo contributo come Marco Doria e basta, senza approfittarsi del cognome dei propri avi. Apprezzato storico dell’economia e dell’industria, docente prima in un istituto tecnico e ora all’università. Non è digiuno di politica, ma non ne fa la sua carriera, dichiarandosi soddisfatto e orgoglioso della propria professione di studioso: ha militato nella FGCI, l’organizzazione giovanile del PCI, ed è stato prima in un consiglio di quartiere e poi in consiglio comunale. È sceso in campo non di sua iniziativa, ma rispondendo all’invito di sette esponenti della società civile: Paolo Arvati, Luca Beltrametti, Mario Calbi, Walter Fabiocchi, Silvio Ferrari, Alessandro Ghibellini, Giovanna Rotondi Terminiello, firmatari di un appello pubblicato anche su Il Secolo XIX del 27 settembre scorso, insieme a due pagine dedicate a questa candidatura.
L’incontro è stato moderato da Silvio Ferrari, che insieme ai suddetti ha introdotto Doria, leggendo due messaggi di Arvati e Rotondi Terminiello impossibilitati a presenziare. A questi si è aggiunto don Andrea Gallo, tra il pubblico, invitato a esporre anch’egli il suo sostegno.
Prendendo la parola, Doria ha chiarito subito che la sua non è una candidatura “contro” le altre, ma “insieme” alle altre, per offrire ai cittadini un’opportunità di scelta in più. Per un resoconto del suo articolato discorso rimandiamo a quanto pubblicato l’indomani sulla stampa. Ci limitiamo a ricordare che, a chi gli rimprovera di apparire troppo serioso e di sorridere poco, ha risposto che nell’attuale situazione c’è poco da ridere, richiamando l’esempio e la serietà di Enrico Berlinguer, anch'egli avaro di sorrisi fuori luogo.
E a chi si aspettava anche la presentazione del suo programma, ha fatto sapere che non intende affatto proporre un documento partorito da lui solo o con pochi intimi, ma che vuole costruirlo in un percorso comune, il più possibile condiviso e partecipato da tutti gli interessati, senza nulla di calato dall'alto, mettendosi in ascolto e misurandosi con le diverse componenti della città, operando soprattutto sulle problematiche del lavoro, della cultura – con una valorizzazione degli splendori di Genova non solo come attrazione turistica, ma soprattutto per i suoi abitanti – e dell’articolata policentricità di un grande comune frutto dell’unione di abitati diversi, tuttora caratterizzati da specifiche individualità.
Il confronto con gli altri candidati è appena iniziato. Sarà interessante seguirne gli sviluppi.

Video-intervista de Il Secolo XIX a Marco Doria:
(Ferdinando Bonora, foto dell’autore)

OLI 315: IMMIGRAZIONE - Nazionale di calcio e sport nella società multietnica

Disegno di Guido Rosato
La nazionale italiana di calcio ha convocato l’attaccante della Roma Osvaldo nato in Argentina, da genitori argentini, ma con avi italiani, e il deputato leghista Davide Cavallotto ha criticato la convocazione. Osvaldo aveva però già giocato nel 2007 con la nazionale italiana di calcio Under 21, è dunque italiano fin da allora e forse ancora prima. Tutti i “buoni” calciatori italiani dovrebbero avere il diritto di essere convocati e di giocare in nazionale a prescindere dal luogo dove sono nati. Le critiche leghiste sono dunque fuori tempo, ma la cosa interessante è stata la risposta di Osvaldo: “Le critiche di qualche politico verso la mia convocazione in nazionale? Io sono più italiano di chi ha polemizzato”. Una risposta molto appropriata, è strano, infatti, che certe critiche che riguardano la nazionale italiana siano fatte da coloro che non si sentono italiani, ma si sentono di appartenere ad una fantastica nazione denominata “padania”, e che parlano continuamente di secessione minacciando l’unità nazionale. Non solo Osvaldo (che è italiano), ma moltissimi immigrati che non hanno ancora la cittadinanza italiana si sentono molto più italiani dei leghisti.
Successivamente il deputato leghista ha dichiarato: “Non ce l'ho con Osvaldo (...) mi aspetterei che la Nazionale desse spazio ai giovani nati qui”. Che ne è dell’attività agonistica di centinaia di migliaia di giovani che vivono in Italia e che frequentano le nostre scuole ma che non sono nati qui? Che ne è di quelli nati e cresciuti in Italia da genitori immigrati e che non hanno ancora la cittadinanza italiana?
Mauro Valeri, docente universitario - autore di "Black Italians. Atleti neri in maglia azzurra" - Palombi editore - scrive: “Le norme di gran parte delle federazioni sportive sono concepite per impedire o comunque rendere particolarmente difficile la carriera agonistica per uno straniero e per i suoi figli, pur se nati e cresciuti in Italia. Statisticamente, i ragazzi e le ragazze di seconda generazione che praticano sport, sono relativamente pochi. Una discriminazione a tutti gli effetti, che viene in genere risolta soltanto in tribunale, anche perché le federazioni la “giustificano” rimandando tutte le responsabilità all’attuale legge sull’acquisizione della cittadinanza in vigore nel nostro paese. A dire il vero, di certo gran parte delle federazioni non solo non hanno provato a cambiare la situazione, ma hanno finito per avvalorare quello che è il delirio originario: intendere la tutela dei vivai come la tutela dei soli italiani presenti nei vivai, e non come tutela di tutti coloro che sono presenti nei vivai” (www.italiarazzismo.it  9 settembre 2011). Il calcio e tutti gli sport devono essere luoghi di inclusione e non di esclusione, occorre recuperarne i valori ed i principi originari.
(Saleh Zaghloul)

OLI 315: INFORMAZIONE - Quando ce vò, ce vò ...

Disegno di Guido Rosato
Wikipedia Italia chiude per protesta e finalmente qualcuno appartenente alla stampa "ufficiale" parla chiaro e si schiera fieramente! Un bello sfogo diretto, efficace, inatteso, profondo e liberatorio quello di Massimilano Parente su Il Giornale web del 6 ottobre 2011, "Wikipedia Italia chiude? E chisse­nefrega, anzi io festeggio, non ne potevo più". Un commento che esula un poco dal contesto del secolo nel quale viviamo. Speriamo che il link che abbiamo messo all'articolo da lui scritto sia garantito nella sua stabilità dalla serietà del giornale sul quale pubblica il suo brindisi alla salute di quella che potremmo definire la "fossa biologica della libertà", leggi il Ddl intercettazioni in discussione in Parlamento in questi giorni. La stessa "serietà" che portò una testata "libera" e democraticamente gestita come Libero a rendere inattivo un articolo già pubblicato, una falsa intervista a Philip Roth che scandalizzò il mondo dell'informazione e che fu risolta in modo altrettanto funambolico: nessun richiamo ufficiale dell'Ordine dei giornalisti al direttore e, invece, disattivazione del collegamento all'articolo sul web: peccato che alla redazione, composta di espertissimi del web 2.0, fosse sfuggito che Google ha una cache e che quindi il doppio falso fosse stato tanto agevolmente scoperto e verificato da migliaia di persone. Consiglierei quindi al giornalista di denunciare Google per aver impedito il sacrosanto diritto di quel giornale a ripensarci, non smentendo ma cancellando, comodo, no? Certamente l'affidabilità di Wikipedia, che tiene traccia di tutti i cambiamenti in nome di una trasparenza genetica e non imposta da un Ordine, non è minimamente confrontabile con cotanta trasparenza editoriale.
Di una cosa abbiamo certezza, che Wikipedia ha già riaperto, perché una fonte di notizie gratuita, democratica, gestita da tutti sopravviverà certamente molto di più di certe testate del giornalismo di parte e di partito, sopravviventi solo grazie ai finanziamenti pubblici. Wikipedia raccoglie invece i propri fondi dal volontariato di milioni di persone e dalle donazioni dei suoi sostenitori: questo evidentemente è un modello che non piace perché determina una cernita molto stretta di chi può sopravvivere solo per merito. Ci uniamo ai milioni di indignati, aggiungendo la nostra indignazione per chi brinda al ripristino dell'oligarchia dell'informazione, mettendo a nostra volta in fresco una bottiglia per brindare alla fine di certi atteggiamenti ottocenteschi nella stampa italiana.
Ah, per finire: teniamo d'occhio la scheda di Massimilano Parente su Wikipedia i prossimi giorni, chissà che qualcuno non l'aggiorni con gli ultimi suoi pensieri liberi e la marca di spumante che avrà usato per il suo brindisi.
(Stefano De Pietro)