martedì 31 maggio 2011

OLI 303: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - CEREBRO(IL)LESO (Enzo Costa e Aglaja)
MILANO - Questa volta in piazza c'era la gioia (Paola Pierantoni)
30 maggio: Milano in piazza (Paola Pierantoni e Ivo Ruello)
ELEZIONI - Come è cominciata (Angelo Guarnieri)
SCUOLA - La Don Milani narrata al Ministro (Giovanna Profumo)
COMUNICAZIONE - "Cacocromie" elettorali (Stefano De Pietro)
IMMIGRATI - La circolare è buona? Allora sospendiamola... (Saleh Zaghloul)
NUCLEARE - Perché sono contro il nucleare (da fissione) (Alberto Veardo)
CURIOSITA' - La foto più grande del mondo (Stefano De Pietro)
RECENSIONI - The tree of life: rimpiangendo Tarkovskij (Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI - Il silenzio della città parlante (a cura di Giorgio Bergami)
MEMENTO - REFERENDUM ACQUA

OLI 303: VERSANTE LIGURE - CEREBRO(IL)LESO

Lo so che sono in fallo
che ogni norma sballo
avendo sopra il collo,
nel cranio, un che di mollo
un vuoto ove è nullo
l’amor (e ogni trastullo)
per lo “Statista” arzillo
che passa per mandrillo:
eppur mi sembra bello
il non aver cervello.



Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA

OLI 303: MILANO - Questa volta in piazza c'era la gioia

La gioia è un sentimento raro, ma questa volta in piazza c’era proprio la gioia. Prevalenza netta di persone giovani e giovanissime, tantissime donne, un popolo che riprendeva in mano la sua città “per farla uscire dalla padania e riportarla in Europa e nel mondo”. Milano che prende ad esempio l’Atene del V° secolo dell’orgoglioso discorso di Pericle, con ovazioni che sommergono Paolo Rossi e Lella Costa quando dicono “La nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero”.
Un giorno di “liberazione” con la piazza intiera che canta “Tutta mia è la città”.
Una piazza piena di allegria ed ironia con decine di migliaia che intonano in coro “Ora sei rimasta sola, piangi e non ricordi nulla …”, dedicata a Letizia Moratti, “donna fuori dal Comune”, a cui non sono valsi i 12 milioni spesi per la campagna elettorale, perché dall’altra parte, questa volta, c’era un capitale immenso di energie e di speranze che troverà la sua autonoma strada per esprimersi e contare.
(Paola Pierantoni - foto di Paola Pierantoni e Ivo Ruello)

OLI 303: 30 maggio: Milano in piazza




Galleria fotografica di Paola&Ivo

OLI 303: ELEZIONI - Come è cominciata

Messaggini dall’Italietta
fra un casellante nella nebbia
e un pensionato, ex, ma di tante storie.
Parole, persone, cellulare. Tutto vero!
Il casellante si chiama Italo.
E’ del profondo Nord. Ama l’Italia unita.

Notte di febbraio.
I: Gramsci a Sanremo!!!
Ma che cazzo succede
In quest’Italia, spacciata?

P: solo a Sanremo.
Nessuno sa chi è.
Tranquillo e allegri!

 I: “che questa maledetta notte
dovrà ben finire…” Milano,
Napoli, speriamo Cagliari.

P: forse le prime luci di un nuovo giorno?

I: e Trieste, anche le provincie,
sembra Mantova e Varese e Pavia,
che sono avanti di poco e dovevano
stravincere, e a Napoli, De Magistris
è avanti di venti punti. Da solo contro tutti.
Altro che, abbiamo sbagliato candidato!
E’ quasi ora che qualcuno alzi il telefono
“pronto Barak, avrei un problema”.

P: ma anche Barak ce l’ha!

I: ma non penso chieda consigli a Berlusca…

P: spero li chieda a Nobel, quello del premio

 (Angelo Guarnieri

OLI 303: SCUOLA - La Don Milani narrata al Ministro

E’ notizia recente che il progetto della scuola media Don Milani di Genova possa essere privato delle risorse che ne alimentano l’esistenza. Un Consiglio Comunale nella giornata di oggi 31 maggio sancirà con parole politiche ciò che assolutamente non deve succedere.
Altra cosa è spiegare perché la scelta dei tagli, se confermata, è sbagliata.
Si potrebbe fare un collage, utilizzando colori, fotografie, foglie secche, sabbia, ritagli di giornale, simili a quelli che i ragazzi della Don Milani raccolgono durante le vacanze estive per dare un senso didattico alla propria estate. Perché quella scuola li stana e li stimola, anche se non ne hanno voglia, anche in vacanza, anche se, per alcuni, di vacanze non si parla.
Nel collage, a pioggia, qualche istantanea delle riunioni di classe, a sciogliere i nodi di situazioni difficili che, alla Don Milani, sono talvolta di casa.
A Mariastella Gelmini si potrebbe spedire il fotogramma del Cineforum, organizzato nelle classi e provare a spiegare perché un ragazzino di tredici anni è in grado di commentare film come Salaam Bombay, Persepolis o Viaggio alla Mecca. E spiegare al Ministro che la geografia si può arricchire con Mondialità, materia attraverso la quale si spiega agli alunni – con tabelle e statistiche – lo stato di vita nei paesi più poveri del mondo. Poi raccontarle dei corsi di recupero, del potenziamento pomeridiano di inglese e dei laboratori di arte, con visite a musei e mostre. E dei viaggi in Francia e dei laboratori teatrali. E anche dei lunghi viaggi in autobus di insegnanti di ginnastica e alunni, per fare nuoto.
Al Ministro spiegare che per i genitori scegliere la Don Milani è aderire a un percorso, fatto di integrazione, cultura, disponibilità, ascolto, tolleranza.
Aggiungere che alla Don Milani il conflitto tra i ragazzi esiste, perché essere adolescenti e stranieri, oggi, è molto difficile. Ma che il razzismo, nelle sue molte sfumature, è messo alla porta dagli alunni stessi che imparano, proprio lì, a tenerlo alla larga, a riconoscerlo e a combatterlo.
E raccontare al Ministro dell’energia che ogni professore investe quando è supportato ed è parte di un gruppo e di un progetto.
Dire a Mariastella Gelmini che ogni risorsa sottratta ad un giovane studente, lo renderà cittadino peggiore. E che mettere lapidi sui progetti eccellenti di questo paese rende un pessimo servizio agli italiani e, politicamente, al governo in carica.
Raccontare al Ministro di Carlo Mereta, professore della Don Milani, mancato nel 2009 che ripeteva “la scuola non dovrebbe chiudere mai”.
Provare a smussare quell’inflessibilità che rende il Ministro astro di un governo perdente e chiederle:
“Ma lei, che ha pubblicato una raccolta di favole, come mi spiega che oggi mio figlio ha sottratto dalla libreria di casa Se questo è un uomo?”
(Giovanna Profumo)

OLI 303: COMUNICAZIONE - "Cacocromie" elettorali





Legge sulle affissioni elettorali, n. 212 del 4 aprile 1956, art. 4, comma 4: Sono vietati gli scambi e le cessioni delle superfici assegnate. La legge del 1956 probabilmente non contemplava che nel 2011 la cortesia del Comune di pulire gli spazi elettorali prima della loro messa in opera sarebbe venuta meno, e che quindi ci sarebbe stata una stratificazione di cartelli di precedenti elezioni, di diverso credo politico, in svariate condizioni di putrefazione grafica, al punto di rendere inefficace l'affissione dei cartelli "regolari": appunto una cacocromia, un'accozzaglia di colori. Sono certo che un Procuratore della Repubblica avrebbe da dire sulla capacità del Comune di Genova di rispettare tale normativa in quello che dovrebbe esserne lo spirito: la trasparenza della competizione elettorale. Situazione riflesso del grande stato di disordine dei servizi tecnici del Comune, insieme agli autobus e a tutto il resto. Bisognerà ricordarsene alle prossime elezioni: verba volant, scripta manent.
(Stefano De Pietro)

OLI 303: IMMIGRATI - La circolare è buona? Allora sospendiamola..

Molte domande di emersione dal lavoro irregolare (regolarizzazione del lavoro domestico e di cura alla persona del 2009) sono state rigettate in base ad un’interpretazione del ministero dell’interno per la quale il reato di mancato ottemperamento all’ordine del questore di lasciare il territorio dello Stato è ostativo alla regolarizzazione.
Il Consiglio di Stato con due sentenze del 2 e del 10 maggio 2011, recepisce la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE basata sulla Direttiva 2008/115/CE (Direttiva Rimpatri) ed accoglie i ricorsi contro i provvedimenti di rigetto delle domande di regolarizzazione fondati sull'interpretazione ostativa di cui sopra.  
A questo punto il Ministero dell'Interno il 24 maggio 2011, per evitare ulteriori condanne a pagare i risarcimenti e spese processuali, emana una circolare nella quale si raccomanda agli Sportelli Unici ed Uffici Immigrazione delle Questure di cambiare interpretazione: di accogliere d'ufficio le istanze non ancora definite e di valutare caso per caso le istanze già definite su richiesta del lavoratore straniero interessato.
Queste sagge indicazioni del Ministero dell'Interno durano solo due giorni e rischiano di sparire del tutto: una seconda circolare dello stesso Ministero del 26 maggio 2011, dispone, infatti, di sospendere temporaneamente tali indicazioni.
Comportamento denunciato dalla CGIL e dalla segretaria confederale nazionale Vera Lamonica. Nel comunicato stampa del 27 maggio 2011 pubblicato su http://www.cgil.it/ si legge che “La sospensione di un atto, peraltro dovuto, la dice lunga sullo stato di confusione e di pressapochismo in cui ormai versa il Ministero degli Interni in materia di immigrazione. Viene spontaneo pensare anche alla consueta e propagandistica strumentalità, orientata più alla campagna elettorale in atto che alla soluzione dei problemi delle persone. Chiediamo al Ministro - conclude  - di risolvere questo stato di gestione confusionale e di ripristinare da subito diritto e buon senso”.
(Saleh Zaghloul)


OLI 303: NUCLEARE - Perché sono contro il nucleare (da fissione)


Essere antinuclearisti è fin troppo facile solamente ragionando sul costo di produzione dell’energia normalmente considerato al netto della dismissione della centrale, o sul problema delle scorie che nessuno sa dove mettere perché non esistono siti immutabili nei secoli.
Ma non solo: si parla di centrali atomiche di terza generazione per dire che la sicurezza è aumentata e che crescerà ulteriormente: vero salvo il fatto che le sicurezze hanno il compito di prevenire ciò che l’esperienza insegna possa accadere, ma non gli incidenti poiché per loro natura sono imprevedibili, infatti quelli noti sono gli eventi descritti nei manuali di gestione, gli altri no.
Uno degli argomenti di chi si ostina a difendere il nucleare è che, dove sono successi incidenti, le centrali sono vecchie. Sarà pur vero ma, non dimentichiamo che all’epoca della loro costruzione l’uomo era già andato sulla luna, che Barnard aveva fatto i trapianti di cuore, che l’informatica aveva già raggiunto una fase di maturità sufficiente a gestire un razzo: insomma i progettisti delle prime centrali non erano degli sprovveduti, eppure quanti errori hanno commesso, uno dei quali appare oggi in tutta la sua evidenza in Giappone. Per averli vissuti personalmente, posso citare alcuni episodi.Ho lavorato per la centrale di Caorso avendo disegnato una speciale attrezzatura per sollevare, oltre uno spessissimo muro antiradiazioni costruito in tutta fretta, alcuni pezzi della turbina che percorsa da vapore radioattivo impediva ai tecnici di lavorare nei suoi dintorni.
Ebbene? Ebbene, se consideriamo questo un piccolo dettaglio cui si è posto rimedio mi domando
quali altri errori sono stati commessi, magari meno evidenti. Il Superfenix è un reattore del tipo autofertilizzante che ha a che fare con il plutonio. Nel periodo dell’avviamento, un mio amico disegnò ciò che lui chiamava il ragnetto, una macchina che muovendosi all’interno dei grandi tubi della centrale, avrebbe dovuto individuare il punto di fuoriuscita di una notevole quantità di sodio, un fluido indispensabile al funzionamento del reattore, ma che per sua natura è altamente infiammabile. Non so se, grazie al ragnetto, il guasto è stato riparato ma chi può garantire che il problema non si ripresenterà con tutte le sue imprevedibili problematiche?
Andiamo avanti. Si dice che il nucleare sia necessario per ridurre la dipendenza dal petrolio. Vero, come è vero che anziché dai paesi produttori, in futuro dipenderemo dai fornitori di uranio; pazienza, anche perché pare che anche l’uranio sia un materiale esauribile.
Ma il vero danno prodotto dell’energia atomica non sta nei suoi pericoli intrinseci comunque reali, ma nell’aver ritardato lo sviluppo delle tecnologie alternative. L’illusione dell’energia a basso costo ha di fatto bloccato la ricerca negli altri settori che a fatica, oggi, stanno cercando di farsi strada nella foresta dei divieti interessati.
Si dice: il fotovoltaico non potrà mai sostituire il nucleare, lo stesso per l’eolico, lo stesso per il solare, lo stesso per l’idraulico, lo stesso per il geotermico, lo stesso per le pompe di calore, lo stesso per le biomasse, lo stesso per tutte quelle forme di energia alternativa, compreso il risparmio energetico, che tutte sommate, qualche problema sicuramente ce lo risparmierebbero sicuramente.
Mi fermo per ragioni di brevità sottolineando solo il fatto che se alcuni paesi del nord, quindi meno favoriti dal sole, hanno obiettivi ambiziosi nel campo delle rinnovabili qualche ragione ci sarà per preferire questa strada a quella nucleare.
Parliamo ora della produzione di energia con la tecnica della fusione nucleare. Nucleare? Ancora? Ebbene si, proprio quel nucleare che andrebbe perseguito e che invece segna il passo perché rallentato dalla miopia dei fautori del nucleare per fissione.
Fissione: si usano materiali che vanno dall’uranio in su nella tavola periodica degli elementi. Se le cose vanno male e fonde il nucleo, come sta accadendo a Fukishima, non resta che isolare il mostro dal resto del mondo incapsulandolo in un grosso sarcofago di cemento, sperando che non si rompa come pare stia accadendo a Chernobyl.
Fusione: utilizza un elemento che si trova nella parte opposta della tabella periodica, quello più diffuso nell’universo e notoriamente non radioattivo, l’idrogeno, che però non ci sta a fondersi con un proprio simile per formare un atomo di elio, producendo anche il calore necessario a produrre vapore. Ci vuole una macchina che riproduca sulla terra le condizioni tipiche del sole. Di queste macchine ne esistono vari prototipi, una di queste è il Jet dove nel 1992, per pochissimi istanti credo meno di due secondi, la fusione è stata ottenuta, sia pure con rapporto energetico negativo cioè immettendo più energia di quanta non se ne sia stata prodotta, ma la via è stata aperta.
Non la faccio lunga sulla sicurezza del sistema, dico solo che se accadesse come a Fukushima, in caso d’esplosione i danni sarebbero pari a quelli di qualsiasi esplosione similare, ma la fusione s’interromperebbe istantaneamente senza danni comparabili con ciò che sta accadendo oggi.
Termino con una considerazione: le centrali a fissione ci sono, e già che il danno è stato fatto (credo sia perfettamente inutile spegnerle perché il pericolo aumenterebbe dato che nessuno sarebbe disposto a spendere per mantenere efficienti costosi macchinari improduttivi) almeno cerchiamo di usarle al meglio ricavandone più energia possibile pur senza mai sottovalutarne la pericolosità, ma per il futuro, almeno non ripetiamo più l’errore cadendo nelle trappole tese dalle sirene nucleariste, sarebbe diabolico; di tempo ne abbiamo già perso in abbondanza, non perdiamone altro.

(Alberto Veardo)

OLI 303: CURIOSITA' - La foto più grande del mondo

La foto navigabile di Sevilla: 111 Gigapixel.
http://www.sevilla111.com è il sito della foto più grande del mondo, circa 111 miliardi di pixel, ottenuta con un collage di migliaia di foto scattate mediante l'uso di una postazione robotizzata. Il sito propone anche la storia di come sia nata l'iniziativa, la scelta del posto per installare la macchina, la tecnologia usata per la riduzione degli errori. Non occorrono molte parole ancora, seguendo il link ci si troverà immersi nella giornata tranquilla dei pescatori, di un cane che segue il proprio compagno in bicicletta o di un monumento che svetta a decine di metri d'altezza da sempre, sulla cima di un campanile. Que viva Sevilla!
(Siamo in attesa della seconda foto più grande del mondo: Milano, resa nuovamente vivibile da Pisapia)
(Stefano De Pietro)

OLI 303: RECENSIONI - The tree of life: rimpiangendo Tarkovskij

A due terzi della proiezione una coppia si alza e comunica a bassa voce ai vicini: “Ce ne andiamo, ne abbiamo abbastanza!”. Strette di mano di solidarietà da parte degli amici che però restano fino alla fine, e così noi, soffrendo noia e irritazione. Qualche giorno dopo una scena analoga mi viene raccontata da una amica.
Il film è The Tree of life, fischiato in sala a Cannes, ma poi vincitore della Palma d’oro.
Critiche prevalentemente positive, a volte entusiaste: tra le tante, quella di Curzio Maltese su La Repubblica “L’opinione di chi scrive è che The tree of life sia il più straordinario dei film visti in concorso … Quando l’arte è capace di tanto bisogna smettere perfino di parlare di cinema … diventa una esperienza di vita”, e quella di Roberto Escobar su L’Espresso “… Queste cose grandi dà il cinema sinfonico di Malick, e in cambio ci chiede ascolto e abbandono”
Come mettere insieme i fischi di Cannes, e, nel nostro piccolo, i disagi colti nella sala dell’Ariston di Vico S. Matteo, con giudizi critici che parlano di capolavoro, di primo vero film del nuovo millennio? Non lo so, però posso provare a motivare la mia soggettiva delusione.
La parte mistica e visionaria che, come dice Escobar, intende “attraversare la nascita cosmica e terrestre della vita” occupa nel film un posto centrale: non è quindi un peccato veniale il fatto che si alimenti di immagini (galassie, vulcani, cascate, tempeste solari, microrganismi che fluttuano nell’acqua, foreste, vasti spazi deserti …) la cui grandiosità resta fredda nella sua magnificenza.
Il telescopio Hubble ci regala visioni stupende, ma non basta proporle in sequenza con altre strepitose visioni della natura per condurre chi guarda sull’incerto terreno del nostro essere esposti alle misteriose alternanze del bene e del male in questo universo che ci precede, ci circonda, e seguirà senza di noi.
Una immagine da Stalker di A. Tarkovskij
Tarkovskij quaranta anni fa con i suoi piccoli rivoli d'acqua, le sue sterpaglie, la spirale in perenne rotazione del suo misterioso pianeta vivente, era riuscito a portare anche il più positivista ad avvertire il disagio dell’invisibile e dell’inspiegabile, ma lui era un vero poeta, e se si è usata a ragione la parola capolavoro per i film di Tarkovskij, è improprio usarla per Malick.
Il film si solleva solo quando, nella descrizione per immagini e frammenti vocali della vita della famiglia O’Brien, fa irruzione il conflitto, e nelle scene della famiglia riunita a tavola emerge la patologia di una situazione familiare fino a quel momento apparentemente idilliaca.
Ma l’esaltazione che il regista fa della angelicata figura femminile del film, e del suo rapporto col microcosmo familiare in cui vive, lascia più che perplessi. Una “madre dolcissima”, che però colma di tenerezze i figli solo a padre assente, e non si contrappone mai direttamente alle sue quotidiane violenze psicologiche, salvo un breve moto di ribellione subito represso. Una silenziosa subordinazione alla ottusa, violenta, patetica e disperata personalità del marito, glorificata come virtù femminile che riscatta il male del mondo.
Che stanchezza.
(Paola Pierantoni)

OLI 303: PAROLE DEGLI OCCHI – Il silenzio della città parlante

Foto di Giorgio Bergami ©

Genova narra se stessa senza bisogno di parole. Basta salire sul belvedere di Castelletto, inerpicandosi su per antiche creuze o coi più comodi ascensori pubblici, per godere una vista in cui epoche e stili si rincorrono dando luogo a uno stupefacente spettacolo senza fine. Con la buona stagione, sempre più numerosi sono i cittadini e i forestieri che vengono ad assistervi incantati.

MEMENTO - REFERENDUM ACQUA




Andiamo a votare tutti
PASSAPAROLA

martedì 24 maggio 2011

OLI 302: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - NON SI LAVA (VIA) (Enzo Costa e Aglaja)
UN GRIFO D'ORO PER GIORGIO BERGAMI (Giovanna Profumo)
POLITICA - Obama, la pace in medio oriente non può più basarsi su accordi con uno o due dittatori arabi (Saleh Zaghloul)
SOCIETA’ – Questo non è un paese… (Angelo Guarnieri)
SOCIETA’ – Vecchie, anziane e studentesse (Paola Repetto)
POLITICA - Consigli elettorali (Stefano De Pietro)
COMUNICAZIONE - Ami i cani? Vota Letizia! (Eleana Marullo)
CEMENTO – La rapida demolizione degli scalini della Tosse (Giovanni Canepa)
PAROLE DEGLI OCCHI – Sull'autobus (a cura di Giorgio Bergami)
MEMENTO - REFERENDUM ACQUA

OLI 302: VERSANTE LIGURE - NON SI LAVA (VIA)

Di populismo afrori
di cesarismo olezzi
più nauseabondi odori
di scilip-intrallazzi
e bunga-lupanari:
può far doccia o jacuzzi
ma alle nostre nari
arrivano i Suoi puzzi.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA

OLI 302: UN GRIFO D'ORO PER GIORGIO BERGAMI


Sabato 21 maggio su Rai Tre un servizio tracciava la storia professionale ed umana di Giorgio Bergami. Alcuni anni fa una bellissima mostra a Palazzo Ducale aveva ricordato, attraverso le moltissime fotografie scattate da Giorgio, che si può far poesia e storia con le immagini.
Ora a Palazzo Ducale, presso il Cortile Maggiore, è stata allestita la piccola ma intensa esposizione GENOVA DI TUTTA LA VITA Giorgio Bergami tra cinema e fotografia, curata da Angela Ferrari e Martina Massarente (aperta fino al 29 maggio, ore 10-13 / 15-18),
dove, oltre a foto sulle trasformazioni urbane e sui divi del cinema nella Liguria di mezzo secolo fa, si proietta il
cortometraggio Genova di tutta la vita, realizzato da Bergami nel 2004 con poesie di Giorgio Caproni, illustrazioni di Lele Luzzati, voce e musica di Gino Paoli.
Il suo archivio fotografico conserva la Genova siderurgica e quella delle piazze operaie, i volti noti e anonimi del centro storico, accanto a quelli di coloro che arrivavano a Portofino. I suoi scatti fotografici hanno registrato sciacallaggio edilizio, mutare politico, culturale della nostra città dagli anni Cinquanta ad oggi. Quando lo si incontra per strada è perché, certamente, deve fotografare qualcosa. Non è mai per caso. E se Genova ha una bella e ricca memoria di immagini, lo deve a lui.
Anna Cassol mi diceva che una testimonianza la città gliela deve. Si tratta di un grazie. E che l’unico modo che la città ha per ringraziarlo è riconoscergli il Grifo d’Oro.
Anna ha ragione.
(Giovanna Profumo)

OLI 302: POLITICA - Obama, la pace in medio oriente non può più basarsi su accordi con uno o due dittatori arabi

Nel suo secondo discorso strategico sul medio oriente, dopo quello de Il Cairo nel settembre del 2009, il presidente Obama ha affermato che "Una pace duratura tra palestinesi ed israeliani è sinonimo di due Stati con i confini del 1967. I palestinesi devono avere uno stato sovrano". L'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen ha giudicato positivamente il richiamo di Obama ai confini del 1967 quale base di partenza di un accordo di pace, mentre il rifiuto di Israele è puntualmente arrivato con il premier israeliano Benyamin Netanyahu che ha ribadito il no a un ritiro di Israele sui confini del 1967, cioè da tutti i territori della Cisgiordania, compresi i quartieri arabi di Gerusalemme est, occupati da Israele in quella data.
C’è da ricordare che la risoluzione n. 181 dell’Onu del 1947, riconosce ad Israele il 56% del territorio storico della Palestina e che la proposta di Obama sui confini del 1967 riconosce ad Israele il 78% di tale territorio: l’assurdo è che siano proprio gli israeliani a non essere d’accordo. Fabio Scuto su La Repubblica di Sabato 21 Maggio parla di amarezza e rabbia di Netanyahu che "considera Obama ormai quasi un suo nemico" e che non c'è dubbio che ora in poi tenterà in ogni modo di impedire la sua rielezione facendo leva sulle grandi lobby ebraiche negli States.
Obama, dopo aver ricevuto Netanyahu, si presenta proprio davanti alla platea di una delle principali lobby ebraiche americane (l'Aipac) e fa un discorso che nella sua parte iniziale (e maggiore) non fa altro che assicurare l’appoggio ad Israele: "avere Israele forte e sicuro rientra negli interessi strategici degli Stati Uniti, che sono impegnati a mantenere la superiorità della forza militare israeliana nella regione". Attacca l’Iran ed assicura che impedirà che si impossessi di armi nucleari, attacca Hamas e chiede che riconosca Israele, dice persino che la riconciliazione tra Hamas e Al Fatah è preoccupante. Ma è chiaro che tutto è funzionale a ribadire la linea dell’amministrazione Usa espressa nei giorni precedenti: " i legami tra gli Stati Uniti e Israele restano indistruttibili, anche se a volte si è in disaccordo, come accade tra amici”. La novità è che “le parti coinvolte negozieranno da sole un confine diverso da quello che esisteva il quattro giugno del 1967 tenendo in conto i cambiamenti avvenuti negli ultimi 44 anni".
Nella seconda parte del discorso Obama ha ribadito che Israele, proprio per i suoi interessi, deve capire che la situazione in medio oriente è cambiata, che c’è una nuova generazione di giovani arabi che stanno costruendo la democrazia nei loro paesi, lottano per i loro diritti e non accettano l’occupazione, che non è più possibile rimandare la pace con i palestinesi, che non è più possibile sostenere una pace basata su accordi con uno o due dittatori arabi.
(Saleh Zaghloul)

OLI 302: SOCIETA’ – Questo non è un paese…

Una telefonata annuncia da Torino che un valente giovane ingegnere, trentenne circa, simpatico ed intraprendente, ha trovato un lavoro con contratto a termine, non si può certo specificare alla prima di che tipo, in una piccola azienda della magnificata città del nord.
Dopo aver brillantemente conseguito la laurea a Palermo, di pregio nel campo, 5 anni fa, dopo aver svolto svariati lavori e lavoretti, spazianti dall’elettronica alla baristica intensiva, dopo aver coltivato sogni di autonomizzazione e maturazione nella terra di nascita e d’origine delle sue origini, compresi affetti, attaccamenti, passioni, in particolare per la musica, dopo mesi di noia e sconsolazione, dopo aver contato tutte le pietre che collegano la casa alla piazza e la piazza alla casa e che sono il tracciato che fanno dire ai paesani di un disoccupato che “quello lì, come tanti, non avendo da fare va a casa e mangia”, ha preso la decisione, violenta come uno strappo, dolorosa e necessaria, ma anche aperta alla conoscenza e alla curiosità, di salire al nord, di prendere il metaforico treno del sole, che non esiste più se non in una canzone e in una montagna di ricordi che si vuole rimuovere dalla storia e dalla coscienza collettiva, sostituito dai viaggi spezzati delle andate e ritorno, dei voli low-cost, dei traghetti super veloci, dei week end rubati, delle albe in treno, della santificazione delle feste, delle passeggiate con gli amici. Come se si volesse annullare la condizione di emigrato; come se la nuova condizione di immigrato non dovesse essere più una rottura, una beanza oscura, e quindi si potesse annullare, con i nuovi potenti mezzi della tecnologia, lo spazio angosciante e infinito che separa e unisce l’immigrato e l’emigrato. Sia per i giovani siciliani sia per i giovani africani.
Lo spazio di pensieri e di sentimenti che si è voluto annullare nel pubblico sentire e nel pubblico manipolare affinché la paura del diverso desse qualche appiglio alle nostre fragili identità e la libertà potesse realizzarsi anche nell’essere liberamente razzisti.
Buona fortuna giovane amico ingegnere. Che tu possa essere padrone della tua vita. Che tu possa crearti la tua vita. Non sei solo. Ci sono milioni di giovani in ricerca che vivono sottomissione e umiliazione, ma che, come te e come i giovani di Plaza della Catalunya e di Puerta del Sol, possono ritrovare la strada dell’indignazione, dell’impegno, del potere dell’essere insieme, dell’allegria e della libertà non regalata e non comprata.
Da alcuni anni circa duecentomila persone, in grande maggioranza giovani, partono dal sud Italia per andare a cercare lavoro e fortuna nel Nord Italia o in Europa. Quasi tutti migliorano la loro condizione.

Qualcuno ne soffre al punto di perdersi. Una parte ritorna e ricostruisce una presenza più esperta nella sua terra. Questo è un bene, ma la sua terra è sempre la stessa. Un luogo di bellezza indicibile, rubata alla gioventù, ancorata a un mostro che governa spreco, inefficienza, stagnazione. Ma forse cambierà.
Nel frattempo Report ci informa che dal 2000 ogni anno fra i 30 i 45 mila giovani, post.doc, ricercatori, studiosi e scienziati, prendono la via dell’estero.
Che di solito al’estero non esistono contratti precari e annichilenti. Che la remunerazione, salari, borse, benefit sociali, è degna di questo nome. E si vedono i giovani intervistati, che sembrano avere in loro la forza della rappresentanza, parlare con soddisfazione e pienezza di queste esperienze.
Nonostante la nostalgia, che depurata, in questo caso è sentimento positivo.
I cervelli in fuga, nel demente gergo mediatico, che quando li si nomina non si può fare a meno di pensare agli alluci che rimangono qua.
Ma se tante giovani persone sono così valorizzate all’estero, vuol dire che il nostro sistema scolastico non è poi così male. E poi senza questa ricchezza di energia e di creatività, che dovrebbero associarsi al lavoro, che ne è dell’Italia, che ne sarà?
L’Italia non è un paese per…
(Angelo Guarnieri)

OLI 302: SOCIETA’ – Vecchie, anziane e studentesse


Il motore di ricerca di immagini di Google è uno strumento molto utile: mette a disposizione infatti una straordinaria quantità di materiale visivo – fotografie, disegni, illustrazioni, riproduzioni di opere d’arte – che può essere utilizzato per presentazioni, lezioni, documentazione di diverso genere.

Anche uno strumento apparentemente neutro può però rivelare i pregiudizi e gli stereotipi della società che rappresenta: basta provare a ricercare immagini relative ad un medesimo soggetto, ma in due lingue diverse.
La ricerca di immagini basata sul sostantivo italiano “studentesse” fornisce, accanto a una minoranza di ragazze con zainetti o intente nella lettura, un allegro e prevalente campionario di fanciulline più o meno scosciate che ammiccano maliziose o che ostentano biancheria sexy. La medesima ricerca, basata però sull’inglese ”student girl” ci presenta solo due immagini “piccanti” su 4 pagine disponibili alla prima schermata.
Altre sorprese vengono da ricerche su diverse età della vita: in italiano le ricerche “donna vecchia” e “donna anziana” producono un orrido campionario di befane, carampane e vecchie streghe, buone tutt’al più come testimonial per pannoloni e dentiere.
In inglese, invece, la passerella dei mostri è limitata a”old woman” (donna vecchia) mentre “elderly woman” (donna anziana) ci rimanda a arzille vecchiette con nuvole di capelli bianchi o a anziane signore energiche e ben tenute, come tante ne esistono anche alle nostre latitudini.
Per trovare immagini comparabili in italiano bisogna cercare “donna anziana bella”, e allora le streghe spariscono e si intravede un barlume di normalità.
Insomma, in Italia la donna giovane è sempre un oggetto sessuale e la donna vecchia sempre un relitto, mentre all’estero prevale un atteggiamento più equilibrato, anche se la vecchiaia in quanto tale proietta comunque immagini di bruttezza e disagio.
Ancora una volta, il nostro paese umilia le donne e non ne riconosce il valore, a parte, naturalmente, quello dell’avvenenza fisica. Triste, ma vero.
(Paola Repetto)

OLI 302: POLITICA - Consigli elettorali

Foto su Ansa.it, montaggio di Reset Radio su Facebook.
L'empasse del Pdl a Milano arriva fino al suo massimo esponente, che piega male la scheda elettorale e lascia fuori proprio il simbolo del Movimento 5 Stelle. Adesso sappiamo che Silvio Berlusconi non ha votato per Mattia Calise, soprattutto che il suo voto dovrà essere stato annullato. Chi ha voglia di controllare al seggio? Che gli dirà la Moratti per aver sottratto una preferenza alla sua lista?
(Stefano De Pietro)

OLI 302: COMUNICAZIONE - Ami i cani? Vota Letizia!

Il ricorso alla pubblicità emozionale sembra non avere tregua in questo scampolo di tarda primavera: su Facebook la candidata sindaco Moratti non esita ad usare morbidi, teneri e irresistibili cuccioli per la sua campagna elettorale.
Il messaggio che si vuole veicolare è chiaro: “se ami gli animali e sei contro l’abbandono, vota Moratti!”. Se si segue il link si raggiunge la pagina ufficiale della candidata, nessun accenno ai destini dei piccoli, indifesi cagnolini, naturalmente… Lo specchietto per allodole è naif e parla di una campagna pubblicitaria fatta con l’accetta, senza etica né sostanza. In linea con i modi e i toni usati finora.
(Eleana Marullo)

OLI 302: CEMENTO – La rapida demolizione degli scalini della Tosse


Dal 29 marzo 2011 la scalinata di Salita della Tosse (Via San Vincenzo), da tempo danneggiata e pericolante, è in (ri)costruzione.
Gli scalini sono stati del tutto rimossi e la demolizione è stata completata rapidamente. Gli operai (comunali/aster/privati?) hanno poi proceduto ad armare il fondo in terra posizionando una rete metallica e modellando con opportune cassettature i tratti della scalinata. Al momento risultano completati, partendo dal basso, il primo e secondo tratto. L’impresa ha informato che la scala sarà dotata di gradoni.
Dunque avremo una nuova scalinata di robusta e sana costituzione e di grande avvenire.
Tutto bene?
Non proprio.
La scalinata in questione si trova alla fine di una delle rarissime "creuze" genovesi del centro, percorsa da tanti cittadini e da moltissimi giovani (siamo in prossimità di un centro universitario).
La scalinata era realizzata con gradoni in pietra incastrati nei muri laterali, gravanti direttamente sul terreno: un’opera di notevole pregio artigianale.
Spero vivamente che non si impieghi la tipologia di lastre abitualmente in uso in questi anni: pessima qualità, breve durata. Di queste basta guardarsi in giro, la città ne è piena: sono in effetti piastrelle comuni (San Vincenzo) o piastre (Caricamento), nulla a che vedere con il materiale impiegato negli anni ‘60 e negli anni precedenti, quando si impiegavano pietre massicce lavorate con scalpello.Domanda: non si poteva procedere ad un semplice restauro senza coinvolgere un squadra di demolitori senza arte e mestiere risparmiando magari qualche soldino?
I lavori, dopo il completamento della gettata in cemento, sono stati fermi per tre settimane. Si è innescata una disputa (di quelle destinate a durare): sulla necessità o meno di tagliare il grosso albero sul lato della scalinata le cui radici tendono a rigonfiare il sotto scala. Ad oggi sembra che l’albero non si taglierà in quanto, pare, l’operazione sarebbe molto costosa.
Nel frattempo la Salita della Tosse è diventata, dal momento che non è più frequentata, la salita della "cacca". Rimosse dagli addetti comunali e puntualmente ricollocate da cani di tutte le taglie: con pieno consenso dei padroni .
Oggi, 20 maggio 2011, sono ripresi i lavori: stanno riverniciando la ringhiera - lavoro che dovrebbe essere fatto in coda a tutti gli altri lavori - mentre la pavimentazione finale è ancora in sospeso.
Un altro piccolo sassolino di Genova sparisce, ancora una volta si è fatto sbrigativamente ricorso al cemento
(Giovanni Canepa, foto dell'autore_4 Aprile 2011)

OLI 302: PAROLE DEGLI OCCHI – Sull'autobus

Foto di Giorgio Bergami ©

MEMENTO - REFERENDUM ACQUA




Andiamo a votare tutti
PASSAPAROLA

martedì 17 maggio 2011

OLI 301: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - BASSO PROFILO (Enzo Costa e Aglaja)
GIUSTIZIA - E’ ancora notte alla Diaz (Angelo Guarnieri)
SOCIETA' - 2011 Odissea sul binario (Ivo Ruello)
CITTA’ – Tutti in piazza (Ferdinando Bonora, foto di Giorgio Bergami)
AMBIENTE – Tutti al mare? (a cura di Bianca Vergati)
SOCIETA' - Milano Rogoredo: sei disabile? Puoi andare a Saronno! (Ivo Ruello)
PAROLE DEGLI OCCHI – Chi cerca trova (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - La libertà di scelta resta fuori dalla porta. Della scuola. (Cristina Capelli)
MEMENTO - REFERENDUM ACQUA

OLI 301: VERSANTE LIGURE - BASSO PROFILO

Al cancro ti equiparo
con tocco delicato
poi dolcemente sparo:
“Mai tu ti sei lavato!”
oscenità dichiaro
offendo a buon mercato:
è oltremodo chiaro
che sono un moderato.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA

OLI 301: GIUSTIZIA - E’ ancora notte alla Diaz.


Grande rilievo è stato dato dai media alla notizia, trascinata dai clamori del festival di Cannes, che si farà un film sui fatti della notte della Diaz, avvenuta nel corso del G8 di Genova, il 21 luglio 2001.
Quest’anno fra l’altro ricorre il decennale del G8 di Genova e sarà un’occasione preziosa per ripensare storie, fatti, tragedie, conflitti, speranze e conquiste che l’hanno segnato, lasciando un’impronta indelebile nell’anima di Genova, nei percorsi personali di decine di migliaia di giovani e meno giovani, nel costituirsi di movimenti contro le ingiustizie, per la pace, per un nuovo mondo possibile.

Un ripensamento non ripiegato su sé stesso, non nostalgicamente attaccato a certezze militanti di un passato che non c’è più, che cerca verità e giustizia, perché sono dovute a coloro che soffrirono le violenze, la repressione e le umiliazioni di un apparato istituzionale opaco, sordo e brutale nel suo non capire e nel suo non sapere agire. Un momento di riflessione collettiva e aperta che cerca nella memoria di quello che è stato, nel luglio 2001 e negli anni a seguire, le risorse e le energie per alimentare di speranze trasformative il futuro, per dare un senso forte alla parola verità, perché la giustizia sia messa al centro dell’agire comunitario e non un accessorio del potere e del potere della ricchezza. Senza giudicare: ci pensano i giudici che l’hanno fatto egregiamente in quasi tutte le sedi, resistendo alla forza dei poteri della politica senza idee e senza ideali, dando dimostrazione di cosa possa voler dire applicare la Costituzione.
“Voi G8, noi sei miliardi”, era la parola d’ordine chiara, trasparente e innocente come l’acqua di un ruscello; ad essa vennero contrapposte zone rosse, armi ed armature, marchi della prepotenza, che inevitabilmente finirono per sollecitare l’emulazione e istanze di rivalsa e di rancore.
“Voi la crisi, noi la speranza” è la parola d’ordine con la quale si vuol guidare ora il momento di riflessione collettiva e dare senso agli incontri, ai seminari, agli approfondimenti politici e culturali, ai momenti di festa, di musica, di teatro, che animeranno Genova per un mese, dalla fine di Giugno al 24 luglio, giorno dell’assemblea conclusiva. Il programma avrà i suoi momenti culminanti negli ultimo giorni, quando si coaguleranno gli incontri di più ampia e profonda incidenza e partecipazione, che si vuole locale, nazionale e internazionale.
In particolare sono da tener presenti: la giornata del 19 luglio, dedicata ai migranti e al Mediterraneo; il 21 luglio con Genova e la memoria (Piazza Alimonda, Carlo Giuliani); il 23 luglio con il seminario sulla guerra nel Maghreb, il 23 luglio con la manifestazione e il concerto; il 24 luglio con l’assemblea internazionale conclusiva.
Un gruppo di persone, coraggiose e motivate da passione politica ancora non pallida, sta lavorando a questo programma; molte organizzazioni a partire dalla CGIL, dall’ARCI e dalla FIOM, sono proficuamente impegnate; le istituzioni politiche locali sembrano salutarmente intenzionate a cooperare.
Ma, dopo le scuse per la peregrinazione, torniamo al film, che avrà per titolo: Diaz – Non pulire questo sangue. Un film che ha avuto una gestazione difficile e ha suscitato molte perplessità nella decisione di farlo e di offrirlo al pubblico. Tratta di una delle pagine più buie e tragiche della democrazia italiana. La notte della “sospensione dei diritti”, come affermò Amnesty, della “macelleria cilena” come disse un funzionario di polizia presente; la notte che fece impallidire l’allora Ministro degli interni, quando seppe, come rivelato in un’intervista dalla moglie.
Ci furono, dopo furiosi e immotivati pestaggi, 93 arresti di dormienti. 25 condanne in secondo grado di giudizio sono state comminate a funzionari di polizia.
La Fandango e Domenico Procacci, che ne è il responsabile, nel produrre questo film fanno un atto di coraggio, si assumono una positiva responsabilità.

Ma allora perché consegnare prima la sceneggiatura al capo della polizia? Perché l’approvi?
E perché non prendere in considerazione le richieste di ascolto delle vittime della Diaz, come protestano gli esponenti di “ Verità e giustizia” e Heidi e Giuliano Giuliani?
Ma lo stupore e l’amarezza per questo atto è ancora più profondo, ancora più radicale.
Riguarda l’assoluta libertà dell’arte, la ripulsa di ogni censura, la bruttezza di ogni mutilazione.
Forse la notte della Diaz è ancora buia, è ancora fra noi.
(Angelo Guarnieri)

OLI 301: SOCIETA' - 2011 Odissea sul binario


La settimana scorsa, mi sono recato a Fidenza per lavoro. Per il ritorno in treno sono munito di:
• biglietto Intercity Fidenza-Milano Rogoredo
• biglietto Intercity Milano Rogoredo-Genova

Arrivo in stazione a Fidenza in anticipo, vedo che il mio Intercity è annunciato con 5 minuti
di ritardo, ma per fortuna ci sarebbe un treno regionale una mezz’ora prima che mi permetterebbe di “onorare” la coincidenza a Milano Rogoredo. I condizionali sono d’obbligo, infatti presentandomi in biglietteria mi si dice che non posso cambiare un biglietto Intercity con un regionale (di costo minore), ma potrei acquistare un secondo biglietto regionale e cambiare il biglietto Intercity con un nuovo biglietto con due mesi di validità. Tutto ciò perché i proventi dei biglietti regionale ed Intercity finiscono in casse diverse: senza cambio biglietto,

salendo sul regionale, sarei di fatto sprovvisto di biglietto: alla mia obiezione che, come utente, questa strana burocrazia mi pare assurda, l’operatore difende con cieca certezza la logica ineccepibile della doppia contabilità. Lascio perdere, attendo il mio Intercity, che arriva coi suoi regolari 5 minuti di ritardo: peccato che, giunti a Piacenza, restiamo fermi per problemi al locomotore. Per farla breve, arriviamo a Milano Rogoredo con 20 minuti di ritardo, la mia coincidenza è ormai perduta: mi reco in biglietteria, scopro che il prossimo treno è un regionale (ahi, ahi ahi!!!), il problema si ripropone, compro un nuovo biglietto regionale, mentre per il biglietto Intercity (treno perso per ritardo di un altro Intercity) mi viene dato l’indirizzo mail rimborsi@trenitalia.it a cui chiedere l’eventuale rimborso. Il treno regionale mi conduce “felicemente” a Genova alle 22,23: se si vuol calcolare la velocità commerciale del mio viaggio, Genova-Fidenza in auto distano 185 kilometri:

partendo da Fidenza alle 17,50 ho impiegato circa 4,5 ore, ottenendo così una brillante prestazione di poco più di 40 chilometri orari. Si dirà, ho perso una coincidenza, è un evento eccezionale (!), calcoliamo la velocità commerciale se non avessi perso la coincidenza: partendo alle 17,50 sarei arrivato alle 20,46. E qui le cose decisamente cambiano, infatti la velocità commerciale è ben superiore, arriva a ... 63 chilometri orari!
Nei giorni successivi decido di verificare come siano cambiati i tempi di percorrenza col passare degli anni. Trovo facilmente, nel forum delle ferrovia, un post che rimanda ad orari storici
http://www.ferrovie.it/forum/viewtopic.php?f=4&t=19569
Riesco a raggiungere l’orario del lontano anno 1961 (50 anni fa!), e cercando i tempi di percorrenza sulla linea Torino-Roma della tratta Alessandria-Genova Principe, riportata all'indirizzo
https://picasaweb.google.com/paolaivofoto/OLI301#5606262358364775122
ottengo per confronto i seguenti tempi:
1961: tempi compresi tra 54 minuti (treno R565GR “Tirreno”) ed 1 ora e 30 minuti (12 treni).
2011: tempi compresi tra 53 minuti ed 1 ora e 31 minuti.
Il raffronto è desolante, 50 anni passati “quasi” invano: certo, abbiamo guadagnato l’Alta Velocità che, sulle tratte più importanti (quali Milano-Roma) permette, a caro prezzo, di avere tempi paragonabili ad un volo aereo, ma non riesco ad evitare di ripensare ai primi versi de “La locomotiva” di Francesco Guccini “treni di lusso, lontana destinazione"...
(Ivo Ruello)