giovedì 28 novembre 2013

OLI 392: PAROLE DEGLI OCCHI - Per ricordare Alessandro

Fotografia di Paola Pierantoni

Questo disegno orna dalla scorsa domenica la futura ‘Piazza Don Gallo’, nel Ghetto di Genova. 
C’è stata una piccola festa al GhettUp per ricordare Alessandro D’Alessandro, che viveva nel quartiere, e avrebbe compiuto gli anni proprio quel giorno.  Invece è morto improvvisamente, troppo giovane. 
Il dipinto è opera di Alessandra, Chiara, Helga per ricordare che Alessandro, decoratore raffinato, abitante del quartiere, si era offerto di rendere più preziosa questa piazza finalmente rinata.



OLI 392: LAVORO - Sara, Elina e un pianoforte

Sara da Milano, friulana, risata cristallina, Elina finlandese da Lussemburgo, poche parole, sguardo diretto, hanno in comune l’Università, entrambe hanno studiato ad Edimburgo, generazioni in viaggio, leva '90, anno più anno meno, studiose e la Scozia premia i ragazzi d’impegno con l’università gratis.
Laureate a giugno, tutte e due si sono fermate nel Regno Unito, Elina ha vinto un dottorato in neuroscienze, sede a Londra, mentre già vi si era trasferita Sara a ferragosto per lavorare in una casa di numismatica, le amiche ancora insieme. Ecco arrivare per Sara un’offerta di lavoro presso una casa d’aste di Edimburgo, dove aveva fatto uno stage, un sogno per lei che ha studiato arte, mentre per Elina c’è la conferma di borsa di studio per quattro anni del suo dottorato.
Dieci giorni per cambiare casa e vita, partono da Londra, Sara con i suoi bagagli, per tornare di nuovo a Edimburgo, da cui era partita in giugno, Elina per portare via da Edimburgo tutte le sue cose insieme al suo amato pianoforte. Oplà e via, quasi in pellegrinaggio le ragazze, l’auto lungo strade secondarie per evitare il traffico, a rincorrere pioggia e sole.
L’ultimo viaggio spensierato, le riunisce un pianoforte, le aspetta la vita, un’altra vita, quella da grandi: sono i nuovi migranti, i figli della vecchia Europa, che a casa non trovano spazio per i loro sogni e allora vanno via, curiosi, determinati, giovani esploratori, che come gli immigrati di una volta hanno fame di lavoro, sono magari più attrezzati, di sicuro consapevoli che le loro patrie li hanno dimenticati, che forse non potranno realizzare quei sogni. In Italia a quattro anni dalla laurea triennale chi resta e lavora, guadagna in media 500 euro netti in meno che all’estero (Corriere della Sera 14/10) e  con quei soldi puoi avere un tetto sulla testa. Questi ragazzi fanno numero per le statistiche, prologo ai discorsi della politica e da chi un tempo il lavoro lo difendeva. Dà un brivido vedere sfilare impiegati, autisti, operai, che in questi giorni riempiono le piazze, lavoratori giustamente impauriti di perdere il lavoro: lavoratori che il lavoro però già lo hanno e nemmeno li sfiora il pensiero di chi ancora non ha un’occupazione, di chi l’ha precaria, di chi va via per cercarla.
E’ la crisi che oscura menti e cuori, nessuno di quei dimostranti pensa a chi verrà dopo, non conta più poi tanto cercare di mantenere aziende o imprese, contano quei posti di lavoro e basta, è sopravvivenza. Crollano le iscrizioni agli istituti professionali industriali e vanno forte gli studi di enogastronomia, turismo e agraria (Sole 24ore,  27/10), due cuochi per ogni operaio, un bene e un male: si guarda al Bel Paese con le sue bellezze e le sue tradizioni, una rivoluzione culturale nell’ultimo quadriennio, con un aumento del 45% nelle Facoltà citate. Ok al made in Italy, ma le eccellenze di artigianato e industria chi le porta avanti?
“I ragazzi sono in giro”, ormai si dice così e non sono i “figli di papà”, tante madri e padri hanno fatto sacrifici per mandare i figli via, li hanno fatti partire per non vederli all’angolo, alla finestra, senza sapere se torneranno. Ragazzi carissimi, ai vostri cuccioli non riusciremo nemmeno a cantare una ninna nanna.
(Bianca Vergati - immagine di Guido Rosato) 

OLI 392: SANITA' - Aspettare un anno ed essere felici

Oggi è una giornata nera. Nemmeno un posto a sedere. Succede spesso ma questa volta è diverso. Nell'aria c'è più tensione. E la pazienza scarseggia. Una signora anziana si lamenta per l'attesa – sono lumache! esclama – ha il cappello di lana calato come un elmetto sulla fronte. Deve essere nuova del luogo, è il tipo di persona che si lamenta allo stesso modo ovunque. La parola lumache le è congeniale, se ne compiace mentre la pronuncia.
Il pannello luminoso scandisce i numeri lentamente. Dei tre sportelli, A B C, solo uno è indicato come operativo. Alle dieci del mattino ci sono già quarantacinque persone in attesa di pagare, prenotarsi e consegnare la cartella clinica. Molti hanno l'appuntamento. Infatti un cartello ribadisce loro di prendere il numero solo dopo la visita. Chi è esperto se la gioca: prende il numero appena arriva in ambulatorio sperando di restare nei tempi tra visita e pagamento senza saltare il turno e fare due code.
Questa sala d'aspetto, in una palazzina bassa vicina alle camere mortuarie dell'ospedale Galliera, raccoglie persone di tutte le età: dal bambino che smanetta sul cellulare al vecchio sulla sedia a rotelle.
Per ortodonzia chi c'è? - grida un'infermiera, una bambina scivola con la madre verso la porta a vetri. Urgenza numero undici? Chi deve togliere i punti? Per i punti si va al box otto. La voce dell'infermiera si mescola a quella dell'interfono, come alla spiaggia: La mamma di Laura C. avanti!
Un padre, la figlia in braccio, racconta che per l'apparecchio della bambina ha chiesto l'appuntamento nel febbraio 2012 e glielo hanno fissato per marzo 2013. Ma è contento – anche se ha dovuto aspettare più di un anno – perché poi è stata seguita bene con appuntamenti programmati, a un costo di 800 euro circa tra visite e apparecchio. Con la grande eravamo andati da un privato, mi sarà costato almeno il doppio. La bambina è pronta per togliere l'apparecchio.
Dentro, oltre la porta a vetri, sembra un alveare, i pazienti vengono smistati in una decina di box dove uno sciame tra medici infermieri e tirocinanti si occupa di loro. Difficile capitare con lo stesso dentista. Ma le infermiere si riconoscono, sono quelle che gestiscono la baracca, parlano ai bambini, sedano gli animi e organizzano i flusso di un'utenza poliedrica, riconoscente o maleducata a seconda degli umori e dei dolori.
Qui più che altrove la lingua batte dove il dente duole.
Ai politici genovesi si suggerisce timidamente di prenotare una visita di controllo.
(Giovanna Profumo - disegno di Guido Rosato)

OLI 392: COMUNE - C’è verde e verde

Non più una giungla ma un bel parco finalmente, avranno pensato i cittadini vedendo all’opera giardinieri e operai in Villa Gambaro.
Da un mese il Comune ha iniziato i lavori per rimettere a posto il Parco di Villa Gambaro,l’unica area verde preservata a monte fra Albaro e S.Martino, del cui passato, dopo lo spezzettamento della pesante urbanizzazione, restano alcune Ville d’epoca, pure se ancora ci si ricorda degli uliveti e del verde di non tanto tempo fa. Ceduta anche una parte all’Università, in pochi decenni è sopravvissuto il polmone verde circoscritto assai degradato del parco, un suggestivo saliscendi di vialetti e piazzette, spazio ideale e quasi unica meta di chi possiede il cane.
Il Municipio Medio Levante nel piano triennale dei lavori pubblici ha richiesto la riqualificazione del parco di Villa Gambaro, per cui si è stanziata la somma di 231mila euro.
I lavori sono partiti e si è proceduto alla ripulitura del sottobosco, potatura delle alberature, messa in sicurezza dei percorsi, abbattimento delle barriere architettoniche, persino nuovi cestini per i rifiuti. Un bel lavoro.
Il Verde è quasi tutto in ordine: peccato per le nuove ringhiere, quelle esistenti erano particolari, in sintonia e tono con il Parco.
Nel rifare i vialetti, però, che davvero ne avevano bisogno, orrore, quello di accesso è stato asfaltato alla vecchia maniera, ovvero totalmente ricoperto di materiale impermeabile. E’ vero, rimuovere il fondo esistente avrebbe comportato più tempo e risorse, ma perché non farlo nel modo adatto? Perché si è proceduto apponendo uno strato sopra l’altro di asfalto e via, come un marciapiede? Ma siamo in un parco! Già si sono visti in questi giorni d’autunno i luttuosi disastri del “tutto asfaltato, tutto cementificato, tutto tombinato, canali , rii, fiumi “..i danni dell’incuria e di interventi malfatti.
Così nel Parco di Villa Gambaro quando pioverà da quei vialetti la pioggia dilaverà e scorrerà a raffica in discesa, mentre le radici degli alberi a margine aventi a ridosso l’asfalto impermeabile soffriranno.
Il Regolamento Comunale del Verde (articolo 7), prevede la "Tutela dell'area di rispetto delle alberature esistenti" dove "Per area di rispetto delle alberature, sia relativamente alle radici sia allo spazio aereo, si intende l’area della circonferenza ideale tracciata sul terreno...della chioma a raggiunta maturità"…Qualora attorno agli alberi si realizzino pavimentazioni impermeabili, quali, ad esempio, di asfalto o in calcestruzzo, si dovrà lasciare permeabile, l’intera superficie dell’area di rispetto”...
Ci si chiede se davvero siano state utlizzate bene le risorse a disposizione, per un intervento che sarà irripetibile per gli anni a venire. E pensare che Aster in altre circostanze è da lodare, come per la festa dell’Albero alla scuola elementare Perasso di S.Martino, dove su proposta e volontariato di Legambiente  ha riqualificato l’aiuola del cortile della scuola, pulita dai Genitori del Rastrello, ma desolata. Ora al posto di pitosfori incolti, erba qua e là e un vecchio tronco secco ci sono un albero di prunolo, fiori , piante dei sapori di Liguria ed uno spazio da coltivare ad orto di aromatiche multietniche, per gli alunni stranieri. Una proposta di Legambiente che ha avuto successo l'anno scorso alla scuola Govi e e quest'anno oltre alla Scuola Perasso anche presso  la scuola elementare di Marassi.
(Bianca Vergati, Ester Quadri - immagini di Ester Quadri, Giorgio Bocci)

OLI 392: CULTURA - Donna Faber

La mostra ‘Donna Faber - lavori maschili, sessismo e altri stereotipi‘, al Ducale, purtroppo è rimasta aperta per un tempo troppo breve, e noi l’abbiamo vista troppo tardi, così ve ne diamo notizia solo ora.

Anticipiamo però che è possibile procurarsi il bel catalogo scrivendo a: info@donnafaber.it , costo 8 euro.

La mostra, realizzata dal Laboratorio di sociologia visuale della Università di Genova e dall'Associazione culturale 36° Fotogramma, è frutto di un interessante intreccio tra fotografia e sociologia, discipline che nascono nello stesso periodo storico, la seconda metà dell’800, e ‘condividono la medesima curiosità nei confronti della società’. Prendono però subito strade diverse, la prima tesa a diventare arte, la seconda a essere riconosciuta come scienza.
A partire dagli anni ’60 e ’70 negli USA, con la nascita della fotografia di reportage, le strade della fotografia e della sociologia iniziano a convergere. Le lega l’interesse ‘a indagare la realtà quotidiana‘ e l’impegno a focalizzare l’attenzione pubblica sui fenomeni sociali.
Il ‘fenomeno sociale’ indagato dal Laboratorio di sociologia visuale dell’Università di Genova è quello delle donne nei cosiddetti lavori maschili. Il metodo è stato quello di intrecciare le conoscenze che venivano da un’indagine sociologica basata sulle interviste, a quelle che venivano da immagini utilizzate come ‘strumento per far emergere e comprendere aspetti della complessità altrimenti sfuggenti’.
Alcuni pannelli offrono a chi visita la mostra delle chiavi di lettura e degli spunti di riflessione. Intanto viene motivata la scelta ‘di adottare un uso non sessista della lingua italiana, utilizzando solo termini femminili (a volte volutamente forzando la mano) per indicare la professione delle donne da noi fotografate e intervistate’. Così incontriamo la Direttora d’orchestra, la Maestra d’ascia, la Minatora.
Lo stridore che si avverte nel confrontarsi con questi termini dà la misura di quanto profondamente sia radicata in noi quella che Emanuela Abbatecola, responsabile della ricerca, indica come ‘la gerarchizzazione del femminile e del maschile nel nostro dominio simbolico’.
Il linguaggio, infatti ‘non è mai neutro e le parole plasmano inconsapevolmente il nostro pensiero’. Agire sul linguaggio, scrive Abbatecola, forse non è sufficiente, ma ‘agire politicamente sulle parole non costa nulla, ed è forse una delle poche piccole grandi rivoluzioni che possiamo scegliere di agire nel nostro quotidiano’.
Mentre giro per la mostra penso che tutte le immagini comunicano una condizione di solitudine e di eccezionalità. Le donne che si trovano in queste miniere, o di fronte a queste orchestre, o in una cucina ma in qualità di Chef , dice uno dei pannelli, hanno ‘violato un dominio simbolico non scritto’. Cosa vera sia per le donne, sia per gli uomini, quando scelgono (o si trovano) in lavori culturalmente non conformi al loro genere.
Ma quando è Lui a trasgredire ‘sarà facilmente messo su un piedistallo diventando agli occhi di tutti e di tutte ‘il migliore’ … mentre per Lei la discriminazione non è solo in ingresso, ma sembra persistere a lungo, o comunque a rimanere in agguato, puntando su un progressivo e logorante processo d’invalidazione’.
Solo una piccola stanza e niente gigantografie per questa mostra, ma molto pensiero e molto lavoro da cui la Fondazione Ansaldo (vedi ‘Scatti d'Industria con omissioni' su Oli 391) avrebbe parecchio da imparare.
Molte informazioni si trovano sul sito http://www.donnafaber.it/ 
(Paola Pierantoni - Foto di Ivo Ruello - Altra immagine da Internet)

OLI 392: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Una soldatessa dei marines è stata violentata. “Il suo comandante ha detto che se lo meritava in quanto indossava pantaloncini da corsa.”
Adam Mordochai racconta su UPWORTHY del 21 novembre 2013 la storia della soldatessa americana Ariana Klay: “è stata violentata dai suoi compagni marines. Ciò che è seguìto è stato uno spettacolo dell'orrore dove è stata intimidita dai suoi superiori, maliziosamente molestata, e vittima ancora una volta dal braccio militare nel quale si era offerta di servire volontariamente.”
www.upworthy.com

Leggeri “sensi di colpa" sionisti
Leon Wieseltier sul New York Times del 21 novembre 2013 fa una recinzione del libro di Ary Shavit, giornalista israeliano di Haarez, La mia terra promessa, il trionfo e la tragedia di Israele: “egli sostiene che il sionismo era storicamente miracoloso e  al contempo storicamente colpevole. “Fin dall'inizio, il sionismo ha pattinato sul ghiaccio sottile”: C'era un altro popolo che viveva nella stessa terra. “Il miracolo si basa sulla negazione”, sottolinea senza mezzi termini. “ i Bulldozer hanno raso al suolo villaggi palestinesi, le autorizzazioni hanno confiscato la terra palestinese, le leggi hanno revocato la cittadinanza ai palestinesi ed hanno annullato la loro patria.” La narrazione di Shavit del massacro e la cacciata degli arabi di Lydda da parte delle forze israeliane nella guerra del 1948 è un tour de force nauseante, anche se non è, a suo parere, tutto quello che bisogna sapere sulla guerra o il paese. “La scelta è dura, dichiara senza battere ciglio: “O respingere il sionismo a causa di Lydda, o accettare il sionismo insieme a Lydda.”
Lydda (città dove sono nati mio nonno e mio padre) non era che uno dei tanti massacri compiuti dai sionisti e la cosa strana è che queste persone che scrivono sul New York Times e Haaretz abbiano scelto di non rifiutare il sionismo ma di accettarlo con tutti i suoi massacri e tutte le sue atrocità.”

Il lato oscuro di Hollywood: “Produttore di Hollywood rivela la sua doppia vita come un trafficante di armi e spia israeliana”
Marie-Louise Olson sul Daily Mail del 22 novembre scrive di Arnon Milchan, il produttore israeliano di grandi successi tra cui Fight Club e Pretty Woman, il quale ha rivelato per la prima volta “il suo coinvolgimento negli affari clandestini per acquisire armi per Israele e il suo lavoro per la promozione del presunto programma nucleare del paese.”
www.dailymail.co.uk

Hamid Karzai insiste che gli Stati Uniti non debbano interferire nelle elezioni afghane.
Rod Norland del New York Times scrive 23 novembre 2013 del presidente afghano Hamid Karzai che prima di firmare l’accordo di sicurezza con gli USA vuole che "le forze americane smettano le incursioni nelle case afghane, che contribuiscano a promuovere i colloqui di pace e che non interferiscano nelle elezioni”.
www.nytimes.com

“La NSA ha infettato 50.000 computer”
NRC "Gli attacchi informatici NSA sono eseguiti da un dipartimento speciale chiamato TAO. Fonti pubbliche hanno detto che questo reparto impiega più di un migliaio di hacker."

I massacri israeliani contro i civili palestinesi nel 1948 al “Teatro J” di Washington
Perter Marks scrive sul Washington Post del 21 novembre della protesta di alcuni membri della comunità ebraica di Washington per la programmazione al teatro della stessa comunità della “storia romanzata di Lerner sull’uccisione di abitanti palestinesi dai soldati israeliani durante la guerra arabo-israeliana del 1948” .
www.washingtonpost.com

L’accordo USA con l’Iran non è nell’interesse di Arabia Saudita
Il New York Times del 22 novembre 2013 scrive del negoziato con l’Iran e dell’opinione di R. Nicholas Burns, ex sottosegretario di Stato USA che ha organizzato le prime sanzioni contro l'Iran durante l'amministrazione Bush: “è nell'interesse nazionale americano fare questo lavoro di negoziazione. Se non è nell'interesse di Israele o nell'interesse dell'Arabia Saudita, così sia.”
www.nytimes.com

"Se gli israeliani diventano protettori e difensori dei paesi musulmani sunniti".
David Ignatius opinionista del Washington Post (23 novembre 2013), parla dell’alleanza di fatto tra Israele ed Arabia Saudita contro l’Iran (Islam Sciita) dicendo che Israele è diventato il difensore dei paesi musulmani sunniti. Arabia Saudita, al Qaeda, i Fratelli Musulmani, Hamas sono fra quelli che appartengono all’Islam sunnita.
www.washingtonpost.com

(Saleh Zaghloul)

OLI 392: TEATROGIORNALE - Lo sciopero dei miei sogni

[Il Teatrogiornale è un racconto di fantasia liberamente tratto dalle notizie dei giornali].

A Genova c’è lo sciopero generale e il vento. Non è una novità a Genova, c’è sempre vento ma non tutti sanno che a volte questo si incanala tra i pilastri e fa cantare la sopraelevata. Il suo canto oggi non è disturbato dal rumore delle macchine perché dopo una settimana di sciopero dei mezzi pubblici i genovesi hanno deciso che è stupido prendere tutti la macchina e rimanere imbottigliati nel traffico. Molti motorini, biciclette, monopattini, pattini a rotelle, passeggini e anche un sidecar. Le poche macchine che girano vanno ai venti all’ora e si fermano a chiedere alle donne incinte o agli anziani se desiderano un passaggio.
-Io ho fatto la partigiana!
Urla una vecchina brandendo il bastone a tre piedi contro una punto classic grigia che si è fermata ad offrirle uno strappo.
-Non mi spavento per due passi, belinun! E scendi da quella macchina che ti si rammollisce il cervello!
La punto classic rimane interdetta e poi continua il suo viaggio solitario, all’altezza del secondo semaforo di Corso Aurelio Saffi posteggia e un signore sui cinquant’anni apre la portiera ed esce, il vento gli scompiglia i capelli radi. Il mare è grigio blu, le nuvole toccano l’orizzonte.

All’entrata del porto antico, all’altezza dei giochi, dei controllori dell’AMT hanno un banchetto dove chi desidera può versare un euro a sostegno dei lavoratori precettati e multati dalla prefettura: c’è la fila.
-Alla fine oggi avrei dovuto spendere tre euro e trenta per l’autobus, ne do due e ci ho guadagnato un euro e trenta.
Una signora bionda, con una borsa di Prada, parla con un’altra sciura con medesima pettinatura e borsa; le scarpe basse da ginnastica Hogan invece del solito mezzo tacco fanno trasparire l’eccezionalità del momento.
-Ma non avrei mai detto di trovarti qua, cara.
Dice l’altra tirando fuori il suo portafoglio Gucci non taroccato.
-Ragazza, non è una questione di comunisti o di facinorosi, io non voglio che tolgano i mezzi pubblici perché non mi piace guidare e voglio il mio 35.
Per chi non lo sapesse il 35 è l’autobus che va a Carignano.

Poco più in là, davanti alla palestra del Mandraccio, c’è la scuola della Maddalena che fa lezione in piazza: i bambini hanno i cartellini identificativi come durante le gite e scrivono sdraiati a terra sopra un enorme telone colorato. I maestri e le maestre hanno portato la lavagna di ardesia e vi hanno attaccato degli striscioni che dalla lavagna vanno fino alle ringhiere del Porto Antico, un gabbiano passeggia sul filo. Sugli striscioni c’è scritto: “GIU' LE MANI DALLA SCUOLA PUBBLICA- SCUOLE IN SICUREZZA ORA E SUBITO”.

La scolaresca del convitto Colombo aiuta gli addetti dell’AMIU a raccogliere la spazzatura.
-Ma perché non siete in sciopero?
Chiede Homar di dieci anni a Pamela, la netturbina più bella di tutto il centro storico.
-Ma siamo in sciopero.
Risponde lei porgendo il sacchetto dove lui mette una bottiglia di plastica vuota.
-Siamo in sciopero perché vogliamo vivere meglio e non peggio quindi raccogliamo la spazzatura ma poi la portiamo in comune.

Via Garibaldi è presidiata dalla polizia, sia in Piazza Fontane Marose che in Piazza della Meridiana c’è una camionetta con relativi agenti, ad ogni vicolo ci sono poliziotti in tenuta anti sommossa pronti a fermare qualunque assalto da parte dei cittadini. I netturbini però passano da via della Maddalena e, grazie all’aiuto degli abitanti di quei palazzi, calano i sacchetti dell’immondizia dai tetti in via Garibaldi come tanti palloncini neri che volano dall’alto verso il basso, dolcemente, senza far rumore.

I negozianti, per venire incontro a tutti in questo momento di emergenza, hanno abbassato i prezzi degli articoli di prima necessità.
-Se loro non guadagnano è giusto che neanche noi guadagniamo.
Dice la panettiera di via Lomellini, dietro il bancone il collega guarda duro il giornalista, un ragazzo di venticinque anni in giacca blu; quest’ultimo vorrebbe fargli una domanda ma poi ci ripensa, forse i trecento euro che prende a fine mese col suo contratto a progetto non valgono il confronto con quell’omone grosso dai capelli neri.

In porto tutto è fermo e i portuali hanno circondato la zona rossa creata dal comune così che sembra che la giunta e il sindaco siano in gabbia, ostaggio della loro stessa città. Anche gli operai e gli impiegati dell’Ansaldo hanno aderito alla protesta e si incamminano tutti insieme verso Tursi, il comune, per aiutare i loro concittadini.
-Ma come ci arrivo in centro da mia figlia?
Chiede un signore in cappotto e coppola a un gruppo di impiegate in corteo.
-Non lo so, signore, gli autobus non passano da giorni, qua c’è sciopero generale, le strade sono tutte un corteo.
-E va beh, se non passa l’autobus dovrò prendere il corteo. Dice il signore e si mette a camminare dietro la scritta: -LO STATO SIAMO NOI! GIU’ LE MANI DALLA NOSTRA CITTA’!

Dal secolo XIX: Genova nel caos, oggi quarto giorno di sciopero

giovedì 21 novembre 2013

OLI 391: SOMMARIO

OLI 391 - PAROLE DEGLI OCCHI: Tracimazione controllata

(foto di Giovanna Profumo)

Novembre 2013 - Tracimazione controllata in Valtellina - Questo è l'effetto, a distanza di 26 anni (luglio 1987) della frana che colpì l'Alta Valtellina devastando vite e paesaggio. In Italia la storia si ripete ma nessuno la impara.

OLI 391: COMUNE - Marco Doria da principe rosso a piccolo principe

Chi lo conosce dice che non si tirerà mai indietro
E' una frase sopravvissuta all'ascolto di una rassegna TV su AMT dalla quale la Sala Rossa risulta il campo devastato di una battaglia che, già anni fa, doveva essere combattuta altrove.
Un campo arato con cura da leggi, scelte dissennate, silenzi sindacali. E tagli.
Ma, facendo un passo indietro, il quesito potrebbe essere un altro:
Chi conosce veramente Marco Doria?
E - parafrasando la metafora calcistica tanto cara ai media - per che squadra gioca?
All'incontro con gli iscritti del circolo Zenzero il 31 ottobre la domanda è stata sostanzialmente questa.
A porla alcuni dei più vicini sostenitori, quelli che, sciarpe arancioni al collo, avevano salutato il cambiamento con un entusiasmo ragazzino e condiviso il suo programma.
Tra loro lo sgomento è mediato dall'età e dalla consapevolezza che lui – il secondo sindaco più amato d'Italia– era parte dello stesso sogno, quello di una sinistra rinnovata che si batteva per le richieste del proprio elettorato.
Allora cosa è successo?
Doria ha la flemma principesca di chi è convinto di agire per il meglio. Non sono stato eletto solo da voi – è il refrain ribadito già in altre sedi – ma da 128mila elettori, un alto grado di legittimazione rappresentato, oltre che dai sei consiglieri della sua lista, anche dai dodici del PD. Le regole democratiche – dice - gli impongono uno sguardo che rappresenti tutti. Quelle del suo ingaggio erano chiare io ero un candidato alle primarie del centro sinistra. Quindi non ero uno che si muoveva fuori da una coalizione
Nel gioco del rispetto delle parti quella del PD e di chi rappresenti davvero in città è rimasta fuori dalla discussione. Anche se solo i recenti fatti congressuali e un qualsiasi TG dovrebbero suggerire al sindaco il beneficio del dubbio. Ma Doria vuole salvare i partiti perché è nel partito che ha fatto il suo percorso giovanile di iscritto, militante, consigliere comunale. Ed è inutile sottolineare a Doria la distanza siderale certificata oggi tra loro e i cittadini.
Allo Zenzero si evocano i comitati d'affari che continuano a contaminare il processo decisionale ed è forte la ferita di una promessa mancata, la delibera quadro sulla partecipazione e sulla cittadinanza. E chi gli dice che per pensare alla partecipazione bisogna organizzarla chiede a Doria quando il dibattito sui temi discussi dagli elettori in molti circoli cittadini potrà approdare finalmente in Comune. C'è chi gli ricorda che la delibera sulle partecipate è stata scritta dagli stessi che hanno portato al collasso situazioni sane. E a chi gli rinfaccia di avere una giunta targata PD, risponde con il  dato di fatto che il Partito Democratico ha solo tre assessori su undici – Bernini, Dagnino e Garotta – in una giunta che si è scelta da solo. Forse è proprio questo suo piglio da condottiero solitario che non gli ha permesso di mettere insieme una squadra che fosse solidale con il suo programma e governasse al suo fianco. Presunzione? Un pochino. Mescolata al tragico sospetto che Doria non avesse compreso le condizioni in cui versavano le aziende comunali e con quali risorse economiche avrebbe dovuto governare.
Massacrato da vertenze aziendali e dai conflitti, bersaglio della sua stessa rigidità,  più che un  principe rosso appare come un piccolo principe caduto in un pianeta di cui stenta ad apprendere la lingua, che fatica a decifrare e di cui può essere vittima.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 391: COMUNE - Primi segni di rivolta dei lavoratori, opportunità per Genova

Il cortile di Palazzo Tursi attrezzato per la visione televisiva del Consiglio Comunale
Certo che fa sorridere quanto riportato su Il Secolo XIX di ieri (pag.14, "Doria sotto choc: non so se potremo andare avanti"), sulla  frase di stizza nei confronti del Movimento 5 Stelle da parte del consigliere del Pd Farello, sulle da lui presunte responsabilità dei grillini nella situazione di rivolta creatasi in Amt e nelle altre partecipate. "Soffiate sul fuoco", avrebbe affermato, come se ci fosse bisogno di aggiungere il tiepido venticello di cinque consiglieri comunali di minoranza, cittadini prestati alla politica, di fronte al tifone causato da vent'anni di amministrazione dei professionisti del suo partito, a Genova e a Roma. Ma forse su una cosa Farello ha ragione: se non ci fosse stato proprio il Movimento a fine luglio a stoppare il Consiglio comunale con 800 emendamenti, per dar tempo ai lavoratori di organizzarsi contro questa proposta di delibera, oggi non ci sarebbe bisogno di fare scioperi: tutto sarebbe passato tranquillamente con un bel voto di maggioranza e senza nessuno scandalo per la perdita di verginità del sistema delle principali partecipate genovesi.
Il governo centrale e l'Europa spingono alle privatizzazioni, proprio per questo chi invece sta usufruendo di un servizio pubblico che bene o male funziona non vorrebbe veder sventuto ai privati un bene comune. Non si capisce come mai la Giunta non abbia nemmeno provato la strada del rientro in "azienda speciale", come chiedono da mesi i comitati dei beni comuni e altre associazioni, ai quali il Movimento è legato dai primi giorni di vita. Ed infatti proprio insieme a loro è stato formulato un maxi emendamento alla delibera, che chiede la costituzione di un Comitato di cittadini, inserito in statuto alle aziende, per prendere parte alla vita amministrativa delle partecipate, ritrasformate in aziende speciali, valutando la possibilità di cambiare il sistema di pagamento dal biglietto alla tassa di scopo, e utilizzando un sistema di trasferimento del personale tra partecipate: Questo ultimo strumento era stato proposto dalla giunta stessa prima dell'estate, nel Regolamento per il controllo delle aziende partecipate, ed era stato apprezzato, anche se l'impianto totale del Regolamento era stato ritenuto insoddisfacente perché inefficace.
Chissà che con una organizzazione come quella proposta, la privatizzazione sia possibile ad opera dei lavoratori stessi, neo imprenditori della salute della propria città, senza andare a svegliare i soliti giganti pigliatutto. E non dimentichiamo la possiblità dell'azionariato diffuso.
Dalle ultime notizie risulta che Doria intenda conservare Amt pubblica, e che Vesco, assessore regionale, confermi la proroga di altri due anni del contratto di servizio Amt. Finita la crisi Tpl, occorrerà continuare, insieme ai lavoratori di Amt, ad insistere per la messa in opera della proposta cinque stelle. E continuare ad opporsi anche per la vendita di Farmacie e Bagni Marina, alla privatizzazione di Aster e soprattutto di Amiu: l'arrivo del privato nel sistema dei rifiuti genovese significa inceneritore, chi potrebbe mai perdonarlo a Doria?
(Stefano De Pietro - foto dell'autore)

OLI 391: CITTA’ - Puc, Regione e autorimesse AMT

Dunque va bene o non va bene quanto hanno deciso gli Uffici Comunali riguardo le Osservazioni della Regione in materia Ambientale? Un bel parere secco e se ti va un bel malloppo da leggere, quasi duecento pagine di verbali, tabelle, recepimenti, inviati ai Municipi per approvare un qualcosa che neanche in consiglio comunale hanno ancora visto.
Tra le pagine di quegli stizziti verbali si è consumata invece una bella lotta tra Enti per decidere il futuro assetto edilizio della città con abitanti in calo irreversibile, costruire o non costruire nei famigerati Distretti di trasformazione, ovvero nelle aree dismesse di fabbriche, vallette verdi, autorimesse, quante residenze, quanti centri commerciali, quanti parcheggi è permesso fare. In un raptus di fine mandato la Regione ha sparato una serie di diktat ambientali, che ha entusiasmato ambientalisti e spiazzato la controparte, sentenziando osservazioni non meramente indicative come di solito avviene, ma le ha blindate a “prescrittive” , nel senso che è obbligo vadano recepite: la Vas, Valutazione ambientale strategica.
Una spallata da ente sovraordinato, cioè da chi conta di più, sta più in alto nella scaletta d’importanza. Un bel destro per gli Uffici, nel frattempo passati direttamente dal via con il nuovo sindaco come nel gioco dell’oca, tornando a fidata gestione Pd, Fds, Ds, ante Vincenzi, un’ambientalista pura al confronto.
Si scopre così dai verbali che il Comune “evidenzia come non sia possibile destinare sistematicamente le aree esondabili a verde, (ndr. come richiesto dalla Regione nelle sue Osservazioni) in quanto si tratta nella maggior parte dei casi di aree già insediate o sulle quali pesano interessi anche pubblici notevoli e -conseguenti affidamenti- , come la rimessa AMT della Foce ..sarà necessario esplicitare che alcune previsioni di grande trasformazione di PUC, ad esempio Corso Sardegna e Via Maddaloni, (ndr. dove c’è la rimessa Foce Amt ), per ragioni giuridiche (…!!) non possano che essere confermate, ovviamente evidenziando in norma … il raggiungimento di adeguate condizioni di sicurezza idraulica, come previsto dal Piano di Bacino..” (ndr., Il Piano di Bacino, per dirla semplice, stabilisce come e quanto è sicura una zona rispetto ad un fiume)..”evidenzia il Comune che sta approvando il progetto definitivo dello scolmatore del Ferreggiano-Noce-Rovare (…) L’intervento comporterà una revisione delle zone rosse nel Piano di bacino del Bisagno.”
Quindi anche se “La Regione, evidenzia la necessità di individuare i distretti in contrasto con le norme di Piano di Bacino… “, il Comune non arretra, vuole lasciare a residenze, commercio, parcheggi magari interrati,  più di quattromila metri quadrati dell’autorimessa della Foce. Un’ipotesi remota si dirà, visto che la Foce è l’unica autorimessa rimasta nel Levante, quella di Boccadasse già venduta, al suo posto un palazzone ed è tramontato il progetto di ricoverare i bus allo stadio Carlini.
Per ripianare Amt se pare corretto mettere in campo i gioielli immobiliari, posti in luoghi di pregio, altro discorso è il non arretrare rispetto ad una riqualificazione in area rossa cioè esondabile, ipotizzando che prima o poi con i lavori ancora da farsi sullo scolmatore Fereggiano, la Foce zona rossa non sarà più. Portandosi dietro a cascata progetti in soffitta di park interrati nei dintorni, come Caravelle e via Casaregis.
Intanto già si sa come sono finiti i soldi della rimessa Boccadasse: in un’altra società, una bad company per presentare un‘Amt sana al socio francese, che nel frattempo s’è volatilizzato, riprendendosi il suo capitale tutto intero. Di sicuro Amt fu società giuridicamente inadempiente, ma il Comune fece proprio un bell’affare: soldi e immobili spariti e debiti rimasti.
(Bianca Vergati)

OLI 391: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Affinità tra l’antifemminismo israeliano e quello saudita
Il giornale israeliano Haaretz del 14 novembre 2013 dice che un "importante rabbino israeliano" ha sentenziato che "le donne non devono guidare".






Bambini di tutto il mondo unitevi
Lindsay Abrams su Saloon del 15 novembre scrive di lavoro agricolo minorile negli USA: "Bambini di 12 anni stanno lavorando - e morendo - nelle fattorie americane." La legge non tutela i giovani lavoratori e la loro sicurezza: " è inoltre legale che un bambino di 12 anni possa lavorare 70 ore settimanali in un campo di tabacco."

Il Sunday Times rivela un piano israeliano-Sauduta di colpire l’Iran
Il Sunday Times dice che "il Mossad israeliano sta lavorando con funzionari sauditi su un piano di emergenza per un eventuale attacco contro l'Iran se il suo programma nucleare non fosse significativamente frenato in un accordo che potrebbe essere firmato a Ginevra questa settimana." Molte ormai le affinità tra Arabia Saudita e Israele.

"L’Arabia Saudita è il paese più accusato di diffondere il settarismo"
Nell’ultimo numero di European Council on Foreign Relations, Fatima Ayub, esplora il fenomeno del settarismo nel Golfo e spiega come i governi della regione coltivano e manipolano le agende settarie per perseguire obiettivi politici strategici.

Sciacalli nelle Filippine
CSMONITOR del 13 novembre 2013 dice che: "la devastazione provocata dal tifone Haiyan – arrivato sulla scia di un terremoto micidiale in un'altra parte del paese - potrebbe favorire una grande presenza militare degli Stati Uniti, ora non solo meno desiderabile, ma addirittura auspicabile." http://www.csmonitor.com/World/Security-Watch/2013/1113/US-military-footprint-on-Philippines-could-grow-after-typhoon-Haiyan-video

Jehadisti occidentali
"Ho visto ceceni, norvegesi, belgi e persino uno che diceva di essere somalo che parlava con un stretto accento di Bermingham. Questi combattenti vengono da ogni posto. Secondo gli analisi del controterrorismo gli occidentali sono circa il 10% dei combattenti stranieri in Siria. Gli ufficiali europei ed americani hanno lanciato l’allarme sull’aumento del numero dei loro cittadini che partecipano al combattimento."  http://world.time.com/2013/11/14/jihad-for-beginners-westerners-fighting-with-al-qaeda-in-syria/

Diplomatico saudita a Londra avrebbe schiavizzato le sue domestiche
L’articolo di London Evening Standard del 13 novembre 2013 dice che "Un diplomatico saudita e la moglie avrebbero costretto due donne a lavorare in condizioni di schiavitù nella loro casa di Londra." Il diplomatico saudita trattava le due lavoratici domestiche in base alla legge saudita sul lavoro dei migranti dove vige il cosiddetto “kefala system” in base al quale i datori di lavoro sauditi (anche in Qatar) controllano totalmente i loro dipendenti. Vedi articolo su OLI 390.

Giustizia razzista negli USA: la popolazione carceraria
"Al 2000, il 3 per cento della popolazione degli Stati Uniti è stato rinchiuso in carcere o è stato in libertà vigilata, un tasso senza precedenti in tutto il mondo. Michelle Alexander, autore di The New Jim Crow, ha dimostrato che questa tendenza colpisce in modo sproporzionato le persone di colore (il Dipartimento di Giustizia ha stimato che un terzo degli uomini neri e quasi un quinto degli uomini Latini nati nel 2001 andranno in carcere nel corso della loro vita), e rafforza la disuguaglianza razziale esistente in tutta la società degli Stati Uniti". A che serve avere un presidente nero? Cosa sta facendo esattamente Obama?

Un ribelle siriano decapitato per errore dagli stessi ribelli
Il New York Times del 16 novembre dice che i ribelli siriani vicini ad al Qaeda hanno tagliato la testa di un oppositore del regime siriano per errore pensando fosse sciita.

Il traffico internazionale di jehadisti
La CNN dice che "è straordinario osservare questo volume di traffico internazionali da paesi dove Al Qaeda ha una confermata e consistente presenza verso uno stato membro della NATO". "Viaggiare attraverso la Turchia è diventato così facile e confortevole che è il percorso preferito dei jehadisti." "Ci sono persone che arrivano da Olanda, Germania e persino dal Perù” ha detto affermando che il numero delle reclute europee alla jihad sta superando quelle arabe." 
(Saleh Zaghloul)

OLI 391: ANSALDO - Scatti d'Industria con omissioni

La mostra ‘Scatti di industria -160 anni di immagini dalla Fototeca Ansaldo’, aperta fino al 30 novembre, espone splendide fotografie che però non sono accompagnate né da date, né da didascalie, né da pannelli che le inquadrino storicamente.
L’unico orientamento è fornito da un piccolo depliant che, per trentacinque delle immagini esposte, ne indica oggetto e data; ad esempio: ‘Caldaia navale, 1913’. Alcune restano invece del tutto anonime.
Se si ha la fortuna di capitare quando inizia la visita guidata, alcuni dati di contesto si riescono a recuperare, altrimenti il visitatore può solo affidarsi alla suggestione delle gigantografie, o di alcuni brevi filmati centrati sulle principali produzioni Ansaldo: navi, treni, energia. Può bastare? Forse, ma solo per i pochi che possono contare su una propria memoria storica, o su personali approfondimenti e letture. E gli altri?
Poi ci sono i veri e propri ‘buchi’.
Il depliant informa che ‘Nella fototeca Ansaldo sono state a tutt’oggi raccolte oltre 400mila fotografie, a partire da metà dell’800’; e che oltre alla documentazione delle produzioni industriali ‘Non mancano immagini su manifestazioni politiche e sindacali …' Materiale iconografico che insieme a una storia industriale, ne narra anche una politica e sociale, di cui però, nella mostra, si coglie solo una fuggevole traccia in uno dei filmati: alcune immagini di cortei accompagnate dal commento che gli anni 60 furono caratterizzati da instabilità economica e tensioni sociali. Che ne sarà stato, ci si chiede, di tutti i decenni successivi? E dei lavoratori, non solo 'all'opra chini', ma soggetti creativi dei loro diritti?
Del tutto assente poi un gigantesco fatto economico, culturale e sociale, e cioè che dal 1915 al 1918 la produzione bellica Ansaldo fu garantita dall’impiego di donne al posto degli uomini impegnati al fronte.
Solo a Genova, nei vari stabilimenti Ansaldo (Fiumara, Sestri, Meccanico di Sampierdarena, Stabilimento artiglierie, Stabilimento Metallurgico Delta, Stabilimento fonderie e artiglierie) nel 1917 lavoravano 3606 donne. Erano zero prima del 1915, e sarebbero subito crollate a 526 nel 1919, dovendo cedere il loro lavoro agli uomini che tornavano.
Questo passaggio, per quanto ‘effimero’, ebbe un’importanza determinante perché modificò la coscienza di sé delle donne, l’immaginario collettivo che delle donne aveva la società, ed anche l’ergonomia: i documenti del Comitato Centrale di Mobilitazione Industriale invitavano infatti gli industriali a 'predisporre opportunamente gli impianti e le attrezzature delle nuove officine per le donne' segnalando, come esempio da seguire, la Meccanica Lombarda di Monza ‘per i soddisfacenti risultati ottenuti con l’uso di manodopera femminile, agevolando quest’ultima con opportuni e intelligenti dispositivi di manovra meccanica di pezzi pesanti'. Per la prima volta l’industria pesante, pressata dall’urgenza bellica, si doveva confrontare con la ‘diversità femminile’.
Girando per la mostra ad un certo punto si incappa nell’immagine di un gruppo di donne, sorridenti nonostante l’inquietante scritta sullo sfondo, ma è impossibile sapere quale sia la fabbrica, l’anno, il contesto. Bisogna farsi un giro sulla rete per scoprire che sono operaie dello Stabilimento Metallurgico Delta, anno 1937, e bisogna riprendere in mano la tesi di laurea di Roberta Barazzoni: “Il lavoro femminile all’Ansaldo durante la prima guerra mondiale”, anno accademico 1985/86, per inquadrarla storicamente: in questa fabbrica le operaie, del tutto assenti prima della guerra, nel 1918 arrivarono a 340, per crollare a quarantuno nel 1919: alcune di loro devono esserci ancora nella fotografia esposta in questa mostra, condannate una volta di più al silenzio su di sé e sulla loro storia.
Il depliant dice che quello della Fototeca Ansaldo “E’ un patrimonio fotografico che merita di uscire dalle sale studio della Fondazione ed essere conosciuto da un pubblico vasto e diversificato”. Verissimo, ma bisogna farlo altrimenti.
(Dati tratti dalla Tesi di Laurea di Roberta Barazzoni: “Il lavoro femminile all’Ansaldo durante la prima guerra mondiale”, e dall'Archivio Donne FLM, presso Archimovi.
Per un ulteriore approfondimento: Estratto da '8 Marzo 2005: Donna, salute, storia' dello Sportello Sicurezza della Cgil
 (Paola Pierantoni - fotografie dalla rete)



OLI 391: SPORT - Il Pallone d'Oro a Cristiano Ronaldo

E’ ormai tempo di assegnare il Pallone d’Oro e su tutte le radio e tv imperversa il toto scommesse: Chi sarà il Re quest’anno? Sembrava che il candidato numero uno fosse Frank Ribery autore con il suo Bayer di una stagione entusiasmante protagonista in patria come in Europa, ma nelle ultime ore è spuntato il nome di un certo Cristiano Ronaldo che dopo l’ennesima tripletta, questa volta con il suo Portogallo ai danni della Svezia di Ibra, è tornato prepotentemente a farsi sotto per la vittoria finale.
Ma ora mi chiedo senza troppa diplomazia: esiste un giocatore più forte di CR7? Dissacrante vero? Molti di voi ora penseranno: ma questo Messi lo ha dimenticato? Niente affatto! In questi giorni ho passato parecchie ore su Youtube a confrontare i tre giocatori sopra menzionati e nonostante abbia cercato in ogni modo di convincermi del contrario non riesco proprio a non urlarlo: Ronaldo è Ronaldo… Sarà forse pieno di sé, ma tutti i grandi calciatori lo sono un po’, sarà mica stufo di essere considerato secondo? Ma quando esibisce il repertorio per me è poesia, pura poesia. Proprio oggi in radio raccontavano di un famoso difensore di fama internazionale che diceva: “quando vedi arrivare Ronaldo palla al piede ti viene voglia di spostarti e farlo passare” e invece a me viene da dire: rimani li! Cosi vediamo cosa inventa il portoghese!
Giocatore completissimo dotato di una forza straordinaria, una corsa eccezionale, accelerazione bruciante, colpo di testa, punizioni e….i tricks, gli hard tricks più incredibili mai visti su un campo di calcio, rabone, tacchi, tutto al limite della fisica.
Ma non c’è solo calcio in questa difesa appassionata che faccio a CR7, si perché forse non tutti sanno che Cristiano Ronaldo ha messo all'asta la sua scarpa d’oro ottenuta nel 2011 ed ha donato il ricavato ai bambini palestinesi  assediati nella striscia di Gaza. In una partita disputata dalla sua Nazionale contro Israele si rifiutò di scambiare la maglia con un giocatore israeliano, tutto ciò probabilmente ha causato non pochi danni di immagine al campione portoghese il quale ha dimostrato di essere coraggioso e capace di sostenere le idee di giustizia in cui crede.
E scusate se “ci metto il carico” ma non è che non gli hanno più dato il pallone d’oro perché hanno paura che faccia la fine della scarpa? E se lui esibiva il cartello “Todos con Palestine” io dico “Todos con CR7!” vinci il pallone d’oro e regalalo ai bimbi che soffrono, sarai il vero Re del Calcio.
(Riccardo Badi)

OLI 391: PETIZIONE - Stop al consumo del suolo a Genova!

Il Comune di Genova sta per approvare il nuovo Piano Urbanistico Municipale (PUC); organizzazioni, comitati, associazioni e reti di cittadini si stanno mobilitando per difendere il territorio dalla speculazione edilizia e promuovere politiche pubbliche di buon senso. Per questo motivo è stata lanciata una petizione; i promotori chiedono ai cittadini liguri, che hanno a cuore il futuro ambientale del territorio, di firmare la petizione:
 “Considerato l'alto indice di urbanizzazione e impermeabilizzazione del suolo, lo stato di abbandono del territorio ed il rischio idrogeologico che ne consegue, le difficoltà di accesso alla terra per la produzione agricola locale, l'elevato numero di edifici vuoti e l'andamento demografico decrescente, il coordinamento di reti, associazioni e comitati genovesi contro il consumo di territorio chiede che il PUC (Piano Urbanistico Comunale) non preveda ulteriore consumo di terreno libero, nè in superficie, nè sottoterra.” 
Tra i promotori:
Rete if, tavolo agricoltura; Forum salviamo il paesaggio, Genova; Acli Liguria; Aiab Liguria; Amici del Chiaravagna onlus; Amici di Pontecarrega; Arci Genova; Attac; Circolo arci barabini di trasta; Circolo arci belleville; Circolo arci culturale Fegino; Circolo arci erba voglio; Circolo arci futuro primitivo; Circolo arci pianacci; Circolo arci zenzero; Comitato acqua bene comune Genova; Comitato acquasola; Comitato contro la cementificazione di Terralba; Comitato protezione Bosco pelato; Coordinamento gestione corretta rifiuti della Liguria (gcr Liguria); Fair; Gestione corretta rifiuti Genova (gcr genova); Italia Nostra; Legambiente lLguria; Le serre di San Nnicola di Castellett ;Libera Genova; Liguria biologica; Mdc Genova; Medicina democratica; Medici per l'ambiente (i.s.d.e.); Movimento consumatori Liguria; Movimento decrescita felice Genova; Slow food Liguria; Terra! onlus; Vivere in collina; Wwf Genova; Wwf Italia sezione regionale Liguria; Y.e.a.s.t. youth europe around sustainability tables; GasaGenova; A.s.c.i. Liguria; Circolo nuova ecologia; Circolo arci lavoratori sturlesi accipicchia; Slow food Genova; Comitato genitori istituto comprensivo Pra'
Per maggiori informazioni:
http://istruzioniperilfuturo.org/2013/11/05/campagna-genovese-agricoltura-o-villette/
http://istruzioniperilfuturo.org/2013/11/14/audizione-rete-if-su-p-u-c-e-agricoltura-a-genova/

OLI 391: TEATROGIORNALE - Capriccio

Da ilfattoquotidiano.it: Femminicidio, i punti deboli del decreto

[Il Teatrogiornale è un racconto di fantasia liberamente tratto dalle notizie dei giornali]

Giada e Carlo sono al Porto Antico, di fronte al Bigo. Fa caldo, il piccolo Giovanni chiede un gelato.
 -L'abbiamo già preso - lo rimprovera la madre.
 -Ma troppo tempo fa - piagnucola Giovanni e si siede per terra, la mamma lo rialza prendendolo per il braccio, Carlo è al cellulare e non si accorge della moglie che gli chiede aiuto.
Lei urla con una voce acuta, il cinquenne non si alza da terra e inizia a colpire la vetrina dell'Eataly coi piedi. Giada a quel punto lascia il braccio di Giovanni e si scaraventa contro Carlo che si scosta per non essere investito da quella furia bionda e riccioluta di sua moglie.
Giada è isterica ultimamente perché Giovanni fa troppi capricci, perché è stata messa in mobilità ed è anche incinta, forse. Carlo è un po' distratto perché gli hanno abbassato lo stipendio e gli hanno prospettato un trasferimento per un anno e mezzo in un campo in Algeria. Giovanni è capriccioso perché ha caldo, non capisce perché i suoi genitori sono così strani e la sua amica Anna ha il gelato e lui no.
Giada inciampa nelle gambe del figlio e sbatte la testa sulla panchina circolare che contiene una palma. La panchina è di legno verde ora chiazzata di sangue: Giada si è rotta il naso.
- Ma che cazzo fai, Cristo Santo! - Grida Carlo precipitandosi, lei non risponde e non si muove, lui la gira e vede il sangue che le esce dal naso e gli occhi di lei aperti, sbarrati, respira: ha una crisi isterica.
Carlo spaventato inizia a darle degli schiaffi per risvegliarla. 
-Ohhh, ci sei? Giada! Cazzo, rispondi!
Una donna bionda, di mezza età, con la montatura rossa degli occhiali che stava passando di lì con un cane di piccola taglia, inizia ad urlare: -Polizia! Polizia!
Una pattuglia formata da due carabinieri e due alpini prontamente interviene immobilizzando Carlo a terra, scarpone sulla schiena e braccio piegato indietro. Un carabiniere chiama la volante e, prima che Giada riesca ad alzarsi, Carlo è stato portato via.
Un'alpina si prende cura di Giada che sta cercando con gli occhi Giovanni.
Giovanni ha smesso di piangere e scruta il punto dove il padre era stato gettato a terra.
- Vuole che l'accompagno in ospedale?
- Perché?
- Sarà utile ai fini del processo.
- Quale processo? Dov'è Carlo? Dov'è Giovanni?
- Giovanni? L'hanno aggredita in due?
- No, non mi ha aggredito nessuno, Carlo è mio marito.
- Non si preoccupi, non sarà costretta a denunciarlo, la signora sta già sporgendo denuncia per lei.
- La signora? Ma chi è?
- C'è l'anonimato, mi dispiace, non posso dirle chi è. Comunque non si preoccupi. Eravate sposati quindi? Bene, aggravante. Mi parli di questo secondo individuo che l'ha aggredita, chi è?
- Ma quale secondo… Giovanni! Urla Giada rivolta al figlio che subito le corre tra le braccia. 
- Di bene in meglio, davanti a un minore. Non mi dica che è anche incinta?
- Ma lei come fa a saperlo?
- Bene, le dico fin da subito che suo marito non potrà più avvicinarsi a casa sua, anche se lo stato di fermo dovrebbe già garantirle una discreta tranquillità.
- Di fermo? ma cosa dice? Voglio parlare subito con mio marito, c'è stato un'equivoco!
- Non si preoccupi, la denuncia è ormai irrevocabile, qualunque cosa lei faccia ormai è inutile, il processo si farà, che lei lo voglia o no. Ora, se permette, l'accompagno in ospedale così ci facciamo fare una bella cartella clinica da consegnare al giudice. E non si preoccupi, lei, in quanto vittima, sarà informata di tutto l'iter giudiziario del suo persecutore.
- Ma è mio marito!
Il secondo alpino le si avvicina e l'aiuta a rialzarsi mentre il piccolo Giovanni viene preso in braccio da un carabiniere.
- Non si deve preoccupare signora, ci siamo noi a difenderLa. Noi siamo sempre dalla parte dei più deboli, venga, venga.
Giada sale su un'ambulanza insieme a Giovanni. Non sa quando è comparsa l'ambulanza, come non ha ben capito quando è scomparso suo marito.
Un telefono squilla, è quello di Carlo che è caduto sull'asfalto durante la colluttazione con i carabinieri, la donna bionda, quella con gli occhiali rossi che aveva chiamato la polizia e sporto denuncia, lo raccoglie e risponde, dal cellulare la voce di un uomo:  - Carlo sei tu? Allora domani ci vieni in Val di Susa si o no? Carlo? Ci sei? Dopo quello schifo di decreto non possiamo mica lasciarli fare così. Dobbiamo fargli vedere che non abbiamo paura. Carlo?
La donna bionda con gli occhiali rossi sorride e si mette il telefono in borsa mentre il cane lecca il sangue rappreso sulla panchina.
(Arianna Musso)

Da radioradicale.it: Intervista a Valerio Spigarelli

OLI 391: LETTERA - Solidarietà al Sindaco Marco Doria

Volevo esprimere la mia piena solidarietà al Sindaco Marco Doria, che sta cercando di preservare un diritto di tutti cittadini, quello alla Mobilità. Sta tentando come può di risolvere una bella "eredità", mentre nessuno ha ancora chiesto conto a chi ha gestito in questi anni una situazione al limite dell'incompetenza, se non dell'illegalità.
E' ben vero che in qualunque parte d'Europa il trasporto pubblico in teoria non "rende", anzi, almeno però si cerca un equilibrio economico ed a maggior ragione quando le risorse sono scarse perchè se un privato cerca (pericolosamente per un servizio pubblico) "il profitto" è altrettanto vero che non si può tamponare sempre anche tanti errori di gestione.
E guai a cedere le reti essenziali per la società, per la vita dei cittadini.
Per quelle immagini in Sala Rossa non ci sono parole però.
Mi aspettavo un atteggiamento responsabile da parte dei sindacati: finito il feeling al circolo amt del Pd, fondato agli albori dal capogruppo Pd Farello in Comune?
Ritengo sia essenziale salvare il servizio pubblico dei Trasporti ed essenziale scindere la questione Amt dalle altre Partecipate, che a parte Amiu pare siano tutte in rosso... E gli Amministratori che ne dicono, come giustificano tali risultati?
Come mai tutte le Farmacie sono boccone ghiotto e non è tanto lontana la guerra del settore per impedire le liberalizzazioni, intanto il Comune vende le sue Farmacie? Perchè ad esempio nessuno, dicasi nessuno dei Gestori balneari molla la sua concessione e i Bagni Comunali sono in rosso? E a cosa servono Sviluppo Genova e le altre?
Ora si ipotizza palazzo Nira o altro per tentare di coprire il buco e fariseicamente la Regione ha messo in campo la vendita del palazzo del Provveditorato agli Studi di via Assarotti, il suo Assessore dichiarava che “privatizzare “ è una scelta politica ed il giorno dopo quando gli si è chiesto come fare, sentirlo rispondere che risorse non ce ne sono più.
Come viene gestito il patrimonio immobiliare pubblico è un bel mistero.
Un esempio piccolo piccolo dal territorio, che poco ci azzecca, ma dà la misura. Nel mio Municipio c'è una scuola che da anni paga trecentomila euro di affitto l’anno a Religiosi: ora forse si arriverà a completare il restauro del Nautico per trasferirvi la suddetta scuola.

Non si può più tollerare che i sindaci passino e i funzionari restino, mentre i grand commis (pure mediocri) si riciclano. Privatizzare, liberalizzare, rimanere pubblico, ma sull’efficienza e sui diritti dei cittadini chi risponde?
(Bianca Vergati)