venerdì 3 luglio 2015

OLI 427: SOMMARIO

Lettera della Redazione
PAROLE DEGLI OCCHI - Artigianato a Genova (a cura di Giorgio Bergami)
GRECIA - La Grecia al voto sull'euro (Paola Pierantoni e Ivo Ruello)
MIGRANTI - Al confine con la vicina Francia (Maria Di Pietro)
POLITICA - La sinistra dei 100 fiori, i cani e i porci (Giovanna Profumo)
REGIONE - Oooh lovely, Lo-Ve-Li (Bianca Vergati)
COMUNE - Un bilancio partecipato? (Stefano De Pietro)
GRECIA - Chi il conto non paga mai (Bianca Vergati)
ESTERI - Voci dalla stampa internazionale (a cura di Saleh Zaghloul)

OLI 427 - Lettera della Redazione

La Redazione di OLI, nell’ultimo anno, ha vissuto un’importante perdita di contributi.
Sappiamo che le esperienze, per essere positive e vitali, hanno bisogno di persone che le sostengano in maniera costante e appassionata, altrimenti finiscono per arrancare e diventano opache.
Chi è rimasto in redazione ha dovuto fare un grande lavoro per mantenere un’uscita di una, due volte al mese, confortato, è vero, da una buona presenza di lettrici e lettori. E questa è la ragione che ci spinge a riflettere su quello che sarà di noi senza rinunciare al progetto. A nostro favore c’è la libertà, perché OLI è redatta da volontari, ma purtroppo bisogna riconoscere che le nostre risorse devono fare i conti con il quotidiano di ognuno di noi.
Per questo utilizzeremo questa pausa estiva per verificare se ci sarà possibile continuare ad uscire, a partire da settembre, in maniera regolare e con la stessa passione di prima.
Sappiamo che le notizie non mancano e nemmeno la voglia di analizzarle.
La Redazione

OLI 427: PAROLE DEGLI OCCHI - Artigianato a Genova

Via delle Vigne 17 rosso - Genova
Foto di Ferdinando Bonora

OLI 427: GRECIA - La Grecia al voto sull'euro

Cosa dire di più di tutte le analisi e discussioni che si incrociano sui mezzi di informazione di tutta Europa? Forse solo le parole raccolte dagli amici che abbiamo qui.
Dice Nikos, capitano di nave ora in pensione 'Io sono per il sì, ma voterò no'. E forse riassume perfettamente il dilemma. Sì per l'Euro, sì per l'Europa, sì per un accordo comunque necessario, ma no perché non esiste una alternativa politica a Tsipras, e se vince il 'sì' si andrà di nuovo ad elezioni politiche più incerte e pericolose che mai. Inoltre le forze politiche e le personalità politiche che ora sostengono il sì sono quelle responsabili della situazione finanziaria ed economica in cui si trova la Grecia.
Sicuramente no, dice un altro Nikos molto più giovane, perché c'è in corso in Europa un gioco pesante che vuole far cadere i governi orientati a sinistra, e se cade la Grecia ci sarà un effetto 'domino' in tutta Europa, a partire da Spagna ed Italia.
Io voterò sì, dice Panaghiotis, lavoratore autonomo, grafico pubblicitario, intanto perché non sono assolutamente d'accordo sul referendum: Tsipras doveva prendersi lui la responsabilità di decidere, era il suo compito di governante, è lui che ha gli elementi per poter decidere. Poi la vittoria del 'no' porterà ad una paralisi economica ancora più drammatica, tutto il lavoro che ho fatto in questi anni andrà bruciato.
Marina, che lavora in un albergo, ci dice che ha il cuore stretto: 'Non sappiamo più cosa sia la Grecia, e dove sia la Grecia'; con i turisti, naturalmente, deve mostrare un aspetto sereno, allegro, ma le è davvero molto, molto difficile.
Christiana, antropologa, insegnante di ballo e di lingua ci dice che tutti 'stanno giocando', e che questo 'gioco' interminabile è diventato davvero faticoso da sopportare. Lei però non si sente depressa, e fonda il suo stato d'animo in questo: le generazioni che ci hanno preceduto, dice, hanno passato cose peggiori, la guerra, la fame. Quindi ce la faremo anche noi, e alcune cose non ce le possono comunque togliere. Accenna alla bellezza della musica, della natura che abbiamo intorno nel momento in cui stiamo parlando, al clima di amicizia che circola tra le persone che con lei stanno seguendo un seminario di canto.
Teodosia racconta un breve scambio sentito in paese: 'Andiamo in compagnia a Raxes stasera?' (Raxes è un villaggio ricco di vita notturna) 'A bere qualcosa?' chiede uno... 'No, a cercare benzina'. Molti stanno infatti riempiendo non solo i serbatoi delle auto, ma taniche di scorta. Teodosia si dice invece tranquilla 'Non ho ancora prelevato un euro al bancomat, e non sto facendo scorta di benzina...'
Teodoro, architetto, libero professionista affida i suoi pensieri a Facebook:
'Andiamo bene… stasera ci saranno fianco a fianco ad Atene una manifestazione per il 'Sì' e una manifestazione per il 'No'. Vogliono farci diventare come l'Ucraina?'
E poi: 'Quando vedo quali sono i politici che sostengono il 'Sì' corro verso il 'No', Poi quando vedo che per il 'No' c'è Alba Dorata ci ripenso molto seriamente…'
'Questo referendum è come se un ingegnere affidasse ai proprietari di una palazzina la decisione su quali materiali e tecniche usare per costruirla'
La nostra emozione? I governi greci hanno avuto enormi responsabilità, e il popolo greco è stato largamente connivente con politiche clientelari e tolleranti verso un sistema molto diffuso di corruzione e di evasione dalle tasse. Inoltre Tsipras ha sicuramente vinto le elezioni perché ha promesso cose che sapeva assai bene di non poter mantenere. Ma l'Europa ha spinto cinicamente la Grecia in un vicolo sempre più cieco, senza possibilità di uscita. Per quale scopo? Per quali interessi? Solo per cecità? Inoltre, con tutti i difetti che gli si possono attribuire, se Tsipras non si fosse spinto a promettere quel che non poteva dare, c'era pronta una deriva a destra pesantissima, con un partito neo-nazista già al 12% e pronto ad allargare ulteriormente il suo consenso tra le persone più povere.
Alla Grecia serve una spinta per riaprire l'economia, e all'Europa 'politica', all'Europa 'dei popoli' serve che la Grecia non collassi, che ce la faccia.
l'Europa potrebbe ben permettersi di pagare qualche prezzo per questo obiettivo, o no? A meno che gli obiettivi non siano altri, e che per questi obiettivi serva proprio la caduta del governo Tsipras, per segnare uno 'stop' a qualunque ipotesi di spostamento a sinistra degli Stati europei.
(Paola Pierantoni e Ivo Ruello - foto degli Autori)

OLI 427: MIGRANTI - Al confine con la vicina Francia

(Video di Maria Di Pietro)

OLI 427: POLITICA - La sinistra dei 100 fiori, i cani e i porci

Alla fine fu un atroce inganno e quello che parve a molti uno straordinario progetto di rinascita cultuale e politica si trasformò in una trappola tesa dal leader per individuare coloro che dissentivano.
Per questo leggere su Il fatto quotidiano del 29 giugno il titolo “Contro Renzi neocentrista una sinistra dei cento fiori” non sembra esattamente propedeutico alla fortuna del progetto.
Certo qualcosa bisogna comunicare, e dev’essere questo motivo che ha spinto Cofferati a scegliere la metafora della primavera cinese per lanciare l'idea che porterà in campo le energie di “chi ancora non c’è e chi si è allontanato”.
Alla sua generazione Cofferati assegna il compito di mettere a disposizione “l’esperienza” ricordando che “c’è bisogno del protagonismo dei giovani”, comunque, prima o poi, è sempre lì che si approda.
Alla festa nazionale della Fiom, dichiara Cofferati, si è parlato di “beni comuni, land grabbing, diritti della rete” ed è dai valori di riferimento che bisogna partire
Quindi, proprio nel momento in cui torna in edicola L'Unità ed anche le feste del PD si riappropriano del nome della testata - la parola "unità" per un certo periodo fu cancellata da solerti funzionari - viene lanciato il cantiere della nuova casa ché quella originaria è stata squattata.
Non è in agenda un bilancio politico del perché un partito con una storia così importante non sia stato presidiato, per essere ceduto a chi ne massacra ideali, magari riflettendo sul fatto che aver definito il PD  “ditta” non faceva onore alla storia ed ai fini nobili dell'impresa, parafrasando le metafore aziendali.
Civati, compagno di esodo di Cofferati e Fassina, ha già un sito della nuova creatura battezzata “Possibile”, un prodotto politico dal marketing accattivante ma dai contenuti ancora un po' vaghi.
Il rischio che si corre è che si metta in scena il gioco delle tre tavolette, imbarcando nel progetto volpi di partito che, quando dovevano proporre e presidiare, non l'hanno fatto.
Se è vero che a sinistra c'è una prateria da esplorare, sarebbe interessante capire perché Rete a Sinistra, che in Liguria ha fatto una dura campagna contro il PD, non abbia colto la sfida di dare il proprio voto per la Vice Presidenza del Consiglio Regionale ad Alice Salvatore di M5S, favorendo invece  la carica di Pippo Rossetti, mentre a livello nazionale proprio Civati, referente politico di Rete a Sinistra, non disdegna il sostegno a M5S per promuovere i 7 referendum contro leggi volute dal PD di governo. Mistero
Nel frattempo, per il rotto della cuffia,  Toti ha salvato il progetto “codice d'argento”, che garantisce l'assistenza domiciliare estiva a famiglie “economicamente fragili” che stava per saltare perché la giunta precedente, dopo averlo messo a bilancio, non aveva deliberato. La vicenda, sulle pagine locali per qualche giorno, ha registrato anche le dichiarazioni fatte al Secolo XIX da Anna Banchero - ex-coordinatrice nazionale dei progetti regionali destinati agli anziani - che, mentre stavano per saltare i fondi, ha dichiarato: “Questa non gliela perdonerò mai, parlo della giunta Burlando. Hanno dato contributi a cani e porci, e non sono stati in grado di trovare 200 mila euro per mandare avanti un progetto che ci invidia mezza Italia”.
Cani e porci. Chissà a chi si riferiva. Chissà che la sinistra dei 100 fiori non voglia approfondire.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 427: REGIONE - Oooh lovely, Lo-Ve-Li

Il Palazzo della Regione Liguria, in piazza De Ferrari a Genova,
quando era sede della compagnia Navigazione Generale Italiana,
circa 1930, in pieno Ventennio.
Se non altro la Liguria, dopo il botto elettorale, è sempre sui media per il nuovo governatore fintamente ipercinetico Giovanni Toti.
Il pupone infatti scorrazza con Maroni e Zaia, fa proclami, si mostra sibillino e rigoroso sul suo parlamentino, minaccia di annullare le ferie, raduna gli eletti in convento, si è finalmente insediato. Con i 5stelle che scrivono a lui "personalmente in persona" come dice l'aiutante di Montalbano e i giornali che scrivono sul nulla. Tutto un agitarsi per non fare. In realtà i numeri della maggioranza lo spaventano da matti, non tanto e non solo per la difficoltà a governare, quanto perché gli toccherà sempre essere presente: un incubo!
E come farà con Arcore, la vita mondana milanese, romana, marinara? Lui che pensava di aver appeso il cappello divenendo il portavoce di Silvione, dopo aver sudato sette camicie a fare quel capolavoro di Tg4. Da un talk all’altro con quella sua voce da Bubu, spargeva in giro il Verbo del padrone e mai e poi mai pensava di essere eletto presidente in Liguria, “Una regione”, come si è trovato a dire più volte, “che vale forse quanto Brescia”.
Così adesso “la Liguria lavorerà con il Nord-Ovest e con un occhio ad est”, ovvero Veneto e Lombardia: auguri, speriamo, visto che la Liguria, quando va bene, è stata considerata il sud del mitico Nord.
Persino il quotidiano La Stampa ci ha abbassato il target. Su Genova per tanto tempo si comprava La Stampa con il Corriere Mercantile, poi l’acquisto del Secolo XIX e la decisione di puntare per il capoluogo proprio su quest’ultimo: un flop per la Stampa, che senza il Corriere Mercantile ha visto paurosamente diminuire le sue copie, tranne per il Ponente, meta affezionata di tanti piemontesi, amanti della Riviera dei Fiori e per la quale produce un buon inserto.
Nemmeno in occasione delle elezioni regionali La Stampa ha considerato un granché la Liguria, tanto che il 2 giugno è uscita con articoli uguali-uguali sui due giornali: “Renzi mette la mimetica” pag.3 La Stampa, pag 13 Il Secolo XIX; “Pastorino traditore”, rispettivamente a pag 3 e a pag. 4; “L’effetto Pastorino non è stato decisivo”, pag. 9 e pag. 12; “ Stop ai migranti, zero burocrazia”, pag.5 e pag. 3. Il tutto è parso un copia-incolla avvilente da parte di un quotidiano che pareva essere affezionato alla nostra Regione. Per fortuna ora c'è Toti: un titolo al giorno farà sparire i problemi di torno.
(Bianca Vergati - foto Archivio fotografico del Comune di Genova)

OLI 427: COMUNE - Un bilancio partecipato?

Sarà che probabilmente nelle linee programmatiche della giunta Doria non si trova nulla di specifico nella parte relativa alle finanze, ma le promesse della campagna del 2012 di aprire il comune alla partecipazione oggi si risolve, addirittura, in una specie di marcia forzata di soli 15 giorni per la votazione del bilancio 2015. E il percorso non riguarda solamente i documenti programmatici di bilancio, ma anche una serie di regolamenti e di delibere che interessano il Piano triennale dei lavori pubblici (224 milioni di euro in tre anni), il regolamento e i coefficienti IMU e TASI, il piano finanziario di Amiu e relativo regolamento e tariffe TARI (226 milioni di euro per il 2014),
Tutto questo ha girato per pochi giorni anche nei Municipi, che si sono lamentati del poco tempo a disposizione per lo studio e la votazione del parere (comunque favorevole di tutti).
Anche il percorso istituzionale in Comune ha segnalato dei cambiamenti che ripercorrono le fiducie proposte da Renzi in Parlamento: quest'anno nessuna commissione con le associazioni e i comitati cittadini per i lavori pubblici, una commissione "farsa" di poche ore per ascoltare tutti quelli che hanno risposto alla chiamata di lunedi mattina (Ascom e qualche altra associazione) su IMU, TASI, TARI, seduta tra l'altro sollecitata battendo i pugni dalla opposizione. Così come un'ultima commissione sul bilancio vero e proprio è stata nuovamente richiesta dall'opposizione un torrido giovedi pomeriggio, prima della chiamata in aula della delibera.
Con questo nuovo metodo, inaugurato dopo la delibera della Gronda (con la quale Doria ha di fatto consegnato l'inutile opera autostradale alla conferenza dei servizi, ossia all'organo che ne delibererà la costruzione) e proseguito con la recente delibera sul trasferimento del personale tra partecipate (che ha richiesto ben tre consigli per essere votata per mancanza del numero legale), Doria ha consegnato la sua amministrazione in mano ai poteri forti della regione e ha escluso qualsiasi forma di partecipazione ed opposizione dalla sua amministrazione.
Mentre a Parma il Consiglio dei 500 messo sù da Pizzarotti si prepara al percorso partecipativo che si pronuncerà sull'ingrandimento dell'inceneritore richiesto da Iren per bruciare, tra l'altro, i rifiuti liguri provenienti anche da quella Genova che per anni si è addormentata sulla propria discarica, subendone adesso le temibili conseguenze economiche e soprattutto ambientali.
(Stefano De Pietro)



OLI 427: GRECIA - Chi il conto non paga mai

Qualunque sarà il risultato del referendum, segnerà l’Europa per sempre. Tra chi invoca i compiti a casa, e chi maledice questa Europa matrigna, a soffrire è intanto il popolo greco, ma c’è qualcuno che di certo non pagherà il conto: gli armatori greci. A febbraio Tsipras ventilò l’ipotesi che per rimettere in sesto i conti di Atene si sarebbe dovuto tassare i ricchissimi tycoon, 60 famiglie che detengono il 16% del mercato globale e generano il 7% del Pil ellenico, con la prima flotta al mondo per tonnellaggio, un primato riconquistato nel 2013 dopo averlo ceduto al Giappone al tempo della crisi e primo paese per ordini di navi da consegnare nei prossimi anni.
Le fortune e le risorse accumulate nei decenni hanno fatto sì che gli armatori potessero aumentare sempre di più le proprie attività e i propri interessi fuori dal paese, centoquaranta miliardi di utili negli ultimi dieci anni, ma anche mantenere una salda presenza in patria. Quasi cinquemila navi dal valore complessivo di cento miliardi permettono di avere il sedici per cento del mercato e di dare lavoro a duecentocinquantamila persone, perciò gli oligarchi hanno risposto con calma olimpica: “Leviamo l’ancora e prendiamo residenza fiscale altrove. C’è solo l’imbarazzo della scelta: Monaco, Dubai, Singapore, oppure in Germania, dove ci sono agevolazioni fiscali fortissime …” hanno minacciato. Con più di nove miliardi di euro di investimenti lo scorso anno, gli armatori greci hanno poi dato un segnale inequivocabile a chi riteneva che la crisi storica che sta attraversando la Grecia li avrebbe affondati, ormai dominano la scena mondiale da più di cento anni. Perché?
Perché dietro al loro successo vi è un regime fiscale eccezionalmente a loro favore, addirittura in Costituzione: infatti, in base all’articolo 107, gli armatori greci sono esentati dal dover pagare tasse sui profitti che provengono dalle proprie attività all’estero. Oltre ad essere essere armatori, sono petrolieri, editori, titolari di lavori pubblici nel Paese senza gare di appalto, possiedono squadre di calcio. Godono di Iva agevolata, ma soprattutto dell’esenzione fiscale sui profitti generati all’estero garantiti per la legge costituzionale del 1967.
Mettere in discussione l’impossibile per Tsipras, applicare ciò che con la morbida legge sul blind trust del 2009 non è riuscito ai conservatori, mentre tutte le inchieste giudiziarie passate sul contrabbando di petrolio non hanno prodotto condannati: una“patrimoniale” di due miliardi e mezzo sui supermiliardari e altri due miliardi e mezzo dal recupero di tasse arretrate. Un provvedimento cucito su misura per i potentissimi armatori. “I nostri cittadini hanno pagato un prezzo carissimo alla crisi – aveva detto il premier mesi fa in Parlamento –  ora il conto lo devono saldare quelli che non hanno mai messo mano al portafoglio”. Già nel 2012, con la Grecia sull’orlo del default, l’ex premier Samaras chiese ai super-ricchi una “tassa temporanea di emergenza”, 500 milioni ad oggi. Perché Tsipras non è andato avanti?
Nella disputa Grecia - Ue si parla soprattutto di pensionati, che sicuramente non hanno una quotidianità facile, ma della metà dei giovani senza lavoro non si parla. Del loro futuro, nemmeno.
(Bianca Vergati - foto di Giovanna Profumo e Ferdinando Bonora)

OLI 427: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Il capo religioso di Al-Azhar (Egitto) si rifiuta di dichiarare l'infedeltà dell’ISIS. http://www.almasryalyoum.com/news/details/617771

La violazione dei diritti umani negli USA secondo la Cina.
China.org, 26 giugno 2015: “Testo integrale del rapporto cinese sulla situazione dei diritti umani negli Stati Uniti nel 2014”. Due visioni da due angoli diversi. Che dio ci protegga da tutti gli imperi e violatori dei diritti umani.
http://www.china.org.cn/china/2015-06/26/content_35914526.htm

Se Israele scommette sull’Isis
“Famiglia Cristiana”, 23 giugno 2015: “Anche con la guerra in Siria alle porte del Golan, e con il rischio che Al Nusra, l'Isis e le altre formazioni del terrorismo islamico prendano sempre più piede, Israele non ha cambiato strategia. Al contrario, ha semmai stretto ancor più i legami con l'Arabia Saudita, che delle formazioni armate che operano in Siria è stata a lungo ispiratrice e finanziatrice”. http://www.famigliacristiana.it/blogpost/se-israele-scommette-sull-isis.aspx

“I campi di battaglia di domani: le guerre USA in Africa”, nuovo libro di Nick Turse.
“AllAfrica”, 7 maggio 2015: “Dal lancio di AFRICOM (comando militare USA in Africa), l'instabilità è aumentata in Africa. Dalla guerra in corso in Somalia, alla disgregazione della Repubblica del Sudan, alla successiva guerra civile nella Repubblica di recente creazione del Sud Sudan, alla guerra contro i cosiddetti estremisti islamici in Nigeria, Niger, Mali, Camerun e Ciad, questi sviluppi hanno alimentato il militarismo di Washington nel continente.”
http://allafrica.com/stories/201505112664.html

2013: Finché permane la guerra siriana, non c'è alcuna minaccia per Israele 
New York Times, 6 settembre 2013: “Lasciate che le due parti rimangano vive, che insanguinino fino alla morte: questo è il pensiero strategico qui. Finché rimane così, non c'è vera minaccia dalla Siria”". http://www.nytimes.com/2013/09/06/world/middleeast/israel-backs-limited-strike-against-syria.html?_r=2

Pandora TV, marzo 2015: Intervento integrale di Sahra Wagenknecht (Die Linke) al Bundestag il 19 marzo 2015. Sottotitoli in italiano. La leader dell’opposizione tedesca Sahra Wagenknecht critica le politiche filo-atlantismo e di rigore della Merkel e le ingerenze USA in Europa.
http://www.pandoratv.it/?p=3104

Coloni israeliani bruciano la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Famiglia Cristiana, 19 giugno 2015: “Sono quelli che i palestinesi chiamano "coloni", gli israeliani che vivono negli insediamenti. E proprio dagli insediamenti escono i vandali che dal 2009, come testimonia l'organizzazione israeliana "Rabbini per i diritti umani", hanno attaccato e devastato 43 luoghi di culto cristiani o musulmani.” “Allo stesso modo, però, sarebbe da sciocchi non notare che quasi mai i responsabili sono stati identificati, catturati e processati. Il che è comunque un po' strano, in un Paese che ha un imponente ed efficiente apparato di sicurezza e di polizia.”
http://www.famigliacristiana.it/blogpost/le-chiese-bruciano-i-vandali-ridono.aspx

RT, 23 giugno 2015: Sinistra tedesca sull’imperialismo americano
http://francais.rt.com/international/3568-lex-president-spd--limperialisme

Il silenzio del premio Nobel sul genocidio di Rohingya equivale alla complicità"
The Independent, 23 maggio 2015: "In un genocidio il silenzio è complicità, ed è così con Aung San Suu Kyi e la disperata comunità Rohingya in Bermania. La persecuzione in corso da parte del governo birmano dei Rohingya ha raggiunto, negli ultimi due anni, un livello così insostenibile che i Rohingya si trovano ad affrontare solo due opzioni, o rimanere e rischiare l'annientamento o la fuga. L'attuale esodo di coloro che chiedono asilo è solo una manifestazione di genocidio ". "Una volta Aung San Suu Kyi aveva tenuto un enorme capitale morale e politico e ha avuto la possibilità di sfidare il razzismo vile e l'islamofobia che caratterizza il discorso politico e sociale birmano. Molti attivisti birmani per i diritti umani ed i loro seguaci avrebbero potuto ascoltare, imparato e iniziato a mettere in discussione il razzismo istituzionalizzato che incide negativamente su tutti i birmani. Questo non è mai stato nell'agenda politica di Aung San Suu Kyi”.
http://www.independent.co.uk/voices/comment/aung-san-suu-kyis-silence-on-the-genocide-of-rohingya-muslims-is-tantamount-to-complicity-10264497.html

"La Roccaforte di Hezbollah”
"Spesso è definito dai media occidentali come una “Roccaforte di Hezbollah”, il quartiere Sud di Beirut è in realtà solo un quartiere normale operaio densamente popolato dove il partito di Hezbollah è popolare.” "Ora quello che ho trovato interessante è che Hezbollah aveva anche costituito un'impresa di costruzione dopo la fine della guerra del 2006, quando le bombe israeliane avevano raso al suolo un intero quartiere e ha lasciato circa 20.000 persone senza casa. E nel processo di ricostruzione, l’impresa di Hezbollah” Wa'ad” (promessa) ha anche bollato il suo logo sulle barricate di cemento. Una differenza importante è che Solidere, costituita dal miliardario precedente primo ministro libanese, ha trasformato la Beirut vecchia in un parco giochi di lusso per ricchi, cancellando gran parte del precedente tessuto sociale dal reddito misto del centro della città, mentre Waad di Hezbollah ha ricostruito il quartiere per le famiglie della classe operaia che vivevano lì e li ha incoraggiati di ritornarci”. http://www.beirutreport.com/2015/06/held-by-hezbollah.html

“16 cose che potrebbe farti condannare a morte in Arabia Saudita
Vocativ, 18 giugno 2015: “L'Arabia Saudita ha decapitato 100 persone quest'anno. Alcuni dei reati non sono nemmeno reati da carcere negli Stati Uniti.”
http://www.vocativ.com/underworld/crime/saudi-arabia-execution-beheading/

Israele sostiene che la guerra contro Gaza è stata una “guerra morale”
The Guardian, 14 giugno 2015: “Israele ha rivendicato che l’operazione dell’esercito israeliano a Gaza la scorsa estate è stata una guerra morale, difensiva svolta in conformità del diritto internazionale”. “Secondo l’esercito israeliano sono stati uccisi 2.125 palestinesi durante la guerra di due mesi, 761 di loro, o 36%, erano civili non coinvolti, tra cui 369 bambini e 284 donne. I dati delle Nazioni Unite sono di gran lunga superiori, con almeno 1.483 civili uccisi (su un totale di 2.205), di cui 521 sono bambini e 283 sono donne.” http://www.theguardian.com/world/2015/jun/14/israel-defends-gaza-conflict-as-moral-war

(a cura di Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)