giovedì 27 giugno 2013

OLI 383 - SOMMARIO

PAROLE DEGLI OCCHI - Libricidio nella città vecchia (a cura di Giorgio Bergami)
SENEGAL - Io, giornalista in fuga dalle vendette politiche (Moustapha Niang)
POLITICA - Castelletto, Recalcati, terapeuta del Pd (Giovanna Profumo)
GRECIA - Microcronace da una crisi, tra razzismo, cultura e danza (Paola Pierantoni)
ESTERI - Voci dalla stampa internazionale (Saleh Zaghloul)
VIAGGI - Il diario di Giulia (Giulia Richebuono)
TEATROGIORNALE - L'ultima predica (Arianna Musso)

OLI 383: PAROLE DEGLI OCCHI - Libricidio nella città vecchia

(foto di Giovanna Profumo)
Genova, giugno 2013 -  Via San Luca, dov'era la Libreria Assolibro.

OLI 383: SENEGAL - Io, giornalista in fuga dalle vendette politiche

foto da internet
Il mio nome è Mouhamadou Moustapha Niang, sono un giornalista senegalese, meglio conosciuto come Moustapha Niang, nome con cui firmo i miei articoli su Lewto, giornale che si occupa della lotta senegalese.
La lotta senegalese è simile alla boxe ed è lo sport più importante, in Senegal.
Sono qui in Italia da qualche tempo perché ho avuto problemi in Senegal: nel 2012 durante le elezioni presidenziali in Senegal ho fatto trasmissioni radiofoniche sulla lotta, tutti i lunedì, su una radio che si chiama Manoore fm, per denunciare i politici che utilizzano i lottatori per i propri regolamenti di conto: questa è stata sempre la mia battaglia. Un mattino, tra la grande sorpresa generale, la sede della nostra radio è stata completamente bruciata. Prima avevo ricevuto minacce di persone che volevano uccidermi. Sono venuto in Italia una prima volta a Malpensa. Poi sono ritornato in Senegal ma le minacce sono continuate e sono tornato in Italia passando dalla Spagna.
Il mese scorso sono stato arrestato dalla polizia che mi ha dato l’espulsione e l’ingiunzione di andarmene dal territorio italiano. Io non sono in Italia per immigrazione, dal momento che stavo bene nel mio paese. Sono un giovane giornalista molto conosciuto nell’ambiente sportivo senegalese.
Se ho lasciato tutto per venire qui è stato per salvare la mia vita. Ho bisogno di aiuto per avere l’asilo politico. E’ una lunga storia, è molto difficile fare il giornalista in Africa perché se dici o scrivi qualcosa che va contro il potere è un problema. Nel mondo in cui viviamo, il giornalista non ha il diritto di fare il proprio lavoro.
(Moustapha Niang)

OLI 383: POLITICA - Castelletto, Recalcati, terapeuta del Pd

22 giugno . Circolo Pd di Castelletto. C’è l'aria freddina di un’estate avara sotto il pergolato del Maniman. In ascolto i militanti di partito venuti per accostarsi ad un’analisi pura della politica italiana.
E chi, meglio di uno psicoterapeuta lacaniano – che si definisce marxista - può accompagnarli?
Massimo Recalcati ha il fascino dell'intellettuale di sinistra - lo sguardo un po’ piacione - e la seduzione del logos, dalla quale un’amica francese mi invitava a stare alla larga.
In ballo la crisi nei cuori e nelle menti dei militanti e la consapevolezza d’esser stati governati da adolescenti, ammette Francesco Bollorino – già consulente del progetto “Città digitale” con Marta Vincenzi - oggi in veste di psichiatra e organizzatore dell’iniziativa insieme ad Alessandra Pozzolini.
Recalcati racconta della sua militanza politica giovanile e del coraggio di prendere parola di allora, ceduto a Grillo che ha scavalcato a sinistra la sinistra.
Si parte dalle patologie della società contemporanea: bulimia, anoressia, panico. Che riproducono il mito del consumo sfrenato, del modello fisico irraggiungibile, e il sintomo più contemporaneo: l'assenza di riferimenti che si traduce in panico collettivo.
Parla di Moretti, il più analitico dei registi, che ha saputo cogliere la perdita di memoria del dirigente di partito, ed immaginato l’afasia di un papa incapace di affacciarsi al balcone.
Balconi vuoti che, se lasciati tali in nome di una rinuncia al potere - come quella di papa Francesco - sono segno di grandezza. Balconi che spesso, però, sono maldestramente riempiti da oggetti di godimento a sostituire ideali diventati con il berlusconismo carta straccia con il godimento come unica forma della legge”.
Cita la risposta che Fabrizio Corona ha dato su B.
- Ma cosa dovrebbe fare un signore anziano, a fine corsa, nell’unico giro di giostra, perché dovrebbe rinunciare a godere?
L’alternativa ai giovani l’ha data Grillo facendo intravedere la possibilità di un progetto futuro – ricostruendo la politica dal basso - per tornare a desiderare.
Al circolo del Pd Recalcati trova spazio per il caso Renzi un figlio che ha preso la parola con coraggio ma con uno slogan sbagliato, rivolgendosi al padre – la dirigenza del partito- con la parola rottamazione. Di qui l’offesa per non aver riconosciuto l’eredità paterna e l’avvitamento che ha generato la reazione l’usato sicuro, la totale assenza di fiducia nei confronti del figlio.
Il terapeuta spiega che la vittoria di Renzi avrebbe dato al paese un altro futuro.
L’infezione originaria - dice Recalcati citando Marx - è il contesto economico, e va abbandonata la nostalgia leader – lo stesso (Renzi ndr) nel quale Recalcati aveva scorto il cambiamento? – aggiungendo che il capitalismo senza regole interne è destinato a scoppiare.
Poi la narrazione di una depressione giovanile dilagante, il ricorso al suicidio in un contesto nel quale tutto impone di essere felici. La necessaria riabilitazione del vuoto nei partiti e nei movimenti per far spazio al desiderio.
I militanti prendono tempo per argomentare e intervenire. Chi troppo a lungo. Chi rapidamente. Chi sottolinea l'assenza del femminile nell'analisi del terapeuta.
Luca Pastorino, parlamentare del Pd, ammette:
Dobbiamo decidere che partito saremo: se saremo il partito del lavoro, della scuola pubblica, della sanità pubblica, e se saremo un partito progressista, di centro, di centro sinistra.
Ma Recalcati quando torna?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)



OLI 383: GRECIA - Microcronace da una crisi, tra razzismo, cultura e danza

Conosco una famiglia, due giovani genitori, meno di trenta anni, e tre figli. Madre greca, padre nigeriano, buon livello culturale. Vivono ad Atene, ma sull'isola che frequento lei ha i genitori.
Perfettamente bilingui tra inglese e greco stanno progettando l'emigrazione in Australia, ma la ragione principale non è che le varie attività di lavoro seguite in questi anni sono ora tranciate dalla crisi, la ragione principale è il razzismo. Si sentono spaventati e inquieti.
Già, perché la Grecia, con la crisi, si è scoperta razzista, e lo si vede nella quotidianità.
A scuola, ad esempio. O nei quartieri, dove gli 'attivisti' di Alba Dorata, il partito neo-nazista, fanno scorribande in motocicletta: alla guida nerboruti palestrati, dietro ragazzine con la svastica dipinta in faccia, a minacciare gli ambulanti immigrati, a proporsi come quelli che 'aiutano i poveri', pur che siano rigorosamente greci. Come è avvenuto recentemente nel centro di Atene, in Piazza Syntagma, dove hanno organizzato una distribuzione di generi alimentari, e poi hanno pestato i ragazzi che contestavano il loro razzismo.
Vanno negli ospedali, fanno incursioni, minacciano il personale medico e paramedico che presta le cure ai non greci. Di fronte alle denunce, ci dice un'amica "la polizia tarda ad intervenire". Aggiunge: è un terrorismo quotidiano. I sondaggi li accreditano al 10 %.
In parlamento sono avvenuti episodi gravi. Insulti sistematici ai parlamentari, risse. Recentemente uno di Alba Dorata è entrato armato. Ora, tra incertezze e ambiguità in particolare da parte di Nea Democratìa, i partiti al governo stanno discutendo un disegno di legge contro il razzismo.
Nei “Persiani” di Eschilo l'ombra di Dario viene a consolare il suo popolo dopo che l'ambizione di Serse aveva condotto alla catastrofe di Salamina, e dice: “Anche avvolti di angoscia offritevi quel poco di gioia, ogni giorno che passa”. Spirito e filosofia greca messa in bocca al nemico, combattuto fino alla morte, e pur rispettato nel suo dolore.
In Grecia c'è ancora un modo di dire: “Η Φτόχια θέλει καλοπέραση”, la povertà richiede la capacità di saper vivere bene.
I greci lo sanno ancora fare. Così nelle feste interminabili, in questa isola citata nell'Iliade, citata nei 'Persiani', la gente continua a perdersi nella danza. A farsi compagnia intorno a tavolate con sopra sempre, rigorosamente, gli stessi cibi. La cosa importante più di tutte infatti non è la varietà o raffinatezza del mangiare, ma la 'παρέα', la compagnia, e la musica.
Speriamo che ce la facciano, che non si perdano, che la disperazione non prevalga gettandoli definitivamente nelle braccia di Alba Dorata, degli speculatori e degli opportunisti di casa propria, del rigore miope di un'Europa che non sa riconoscere se stessa.
(Paola Pierantoni - Foto dell'autrice)

OLI 383: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

I jihadisti e l’Occidente
The New York Review of Books, 24 giugno 2013, articolo di David Bromvic: "Ci siamo schierati con i ribelli islamici in Afghanistan, sotto il nome di combattenti Mujahideen, e contro gli stessi ribelli sotto il nome di Talebani e di al-Qaeda; abbiamo combattuto contro di loro in Iraq durante l'insurrezione del 2004, e ci siamo schierati al loro fianco come finanziatori e alleati quando, nel 2007, sono diventati il "Risveglio sunnita"; eravamo contro di loro in Mali, in Somalia e nello Yemen, ma alleati con loro come milizie coraggiose in Libia; e ora in Siria, siamo sia con loro che contro di loro, alleati nella misura in cui sono d'accordo con noi nel attaccare il governo, ma avversari perché vogliono dominare o uccidere i ribelli moderati ai quali intendiamo fornire armi. Faremo la guerra contro di loro dopo che ci hanno aiutato a vincere la guerra contro Assad." http://www.nybooks.com/blogs/nyrblog/2013/jun/24/stumbling-into-syria/

Se è laica, non può essere islamica (ebraica o cristiana). Se è islamica, non può essere laica.
The New York Times, 23 giugno 2013, articolo di Bill Keller: "egli è a favore di una più laica democrazia islamica". http://www.nytimes.com/2013/06/24/opinion/keller-inching-into-syria.html?hp&_r=3&pagewanted=all&

Questo esercito (australiano) è in Afganistan per difendere le donne afghane
ABC NET, 14 giugno 2013, articolo di Simon Lauder: "Dr Wadham, un ex soldato di fanteria, dice che l'uso di immagini per denigrare le donne è una tradizione di lunga data nelle Forze di Difesa Australiane, ma dice inoltre che il coinvolgimento del personale senior dimostra che il problema potrebbe essere molto peggio di quanto si pensi." http://www.abc.net.au/news/2013-06-13/experts-say-sexism-is-deeply-ingrained-within-defence-force/4752658

Razzismo in Italia
Enca-AFP 14 giugno 2013: "Un consigliere appartenente al partito anti-immigrazione della Lega Nord Italia ha augurato al primo ministro nero del paese di essere violentata, scatenando una protesta e la sua espulsione dal partito." "Kyenge, un'oculista e cittadina italiana originaria della Repubblica Democratica del Congo (RDC), è stata sottoposta a continui attacchi razzisti da quando è stata nominata ministro nel mese di febbraio." http://www.enca.com/world/councillor-calls-black-italian-minister-be-raped

Arabia Saudita, arrestate 100 studentesse saudite
Arabia News MSN, 13 giugno 2013: “Arrestate 100 studentesse saudite che partecipavano a una “festa degli adulatori di Satana.” arabic.arabia

Erdogan e la repressione dei giornalisti in Turchia
Spiegel Online International, 12 giugno 2013, articolo di Michael Sontheimer: "Quando il cancelliere tedesco Angela Merkel ha visitato Ankara a fine febbraio, ha detto che aveva "sottolineato che vorremmo vedere giornalisti messi in condizione di lavorare liberamente senza essere arrestati per così tanto tempo." Erdogan ha nettamente contraddetto la cancelliera in occasione della conferenza stampa congiunta. "Non più di una manciata di giornalisti erano stati arrestati in Turchia”, ha detto, e "non a causa dei loro articoli, ma perché sono golpisti, contrabbandieri di armi e terroristi." http://www.spiegel.de/international/world/media-repression-in-turkey-intimidates-and-imprisons-journalists-a-905164.html

"Gay-friendly"
Y NET NEWS, 06 giugno 2013: "Solo il 40% degli israeliani ritiene che l’omosessualità è qualcosa che la società deve accettare”, “contro il 88% in Spagna." http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4391274,00.html

Distrutte sculture peccaminose in Arabia Saudita
France Presse, 12 giugno 2013: "l’Ultra-conservatrice Arabia Saudita ha fracassato sculture di cavalli costruite su rotatoria nel sud-ovest del paese dopo che la guida religiosa del regno le ha denunciate come peccaminose, hanno riferito i media locali mercoledì." http://www.rawstory.com/rs/2013/06/12/saudi-government-smashes-sinful-statues-of-horses/
(Saleh Zaghloul)

OLI 383: VIAGGI - Il diario di Giulia

Demi, sabato 4 maggio

I tempi dell' Africa sono lunghi?
Noi ci abbiamo messo cinque ore per percorrere i 30 Km che ci separano da Dakar.
Stop per le sigarette; ci è finita la benzina fuori dal villaggio, ci siamo fermati per ritirare i soldi da un bancomat, ed è prevista una visita da un medico della medicina tradizionale per Mariella. Ha lo sguardo dolce questo guaritore che ci accoglie in un cortile sotto a un tetto di paglia seduto su una stuoia con a fianco barattoli e bottigliette. Impolvera con chissà cosa lo sfogo di Mariella, le raccomanda di ungersi con olio di palma e lega attorno alla sua vita un cordoncino colorato con dei nodi sul quale ha recitato formule e preghiere.
Moschea di Mamelles
La aspetta per lunedì prossimo. Insha Hallah Dù fa un'offerta e nell' uscire alcuni uomini ci chiedono
attenzione per non calpestare la stuoia di preghiera.
A parte i mercati caotici, tutto è chiuso a Dakar. Lamine dalla macchina mi indica i palazzi del potere una cattedrale e la facciata elegante di una stazione ferroviaria. Non ci sono più i treni e sui binari vendono un po' di tutto. Io compro mezza zucca svuotata. Mariella altro…
A lei piacciono i mercati, lì diventa vitale, contratta, lascia, cambia.
Sceglie con Lamine un piatto al riso e sugo per loro tre,da mangiare quando ci fermeremo.
Io non lo voglio.
Tutti i piatti in metallo, vengono lavati in una bacinella e sciacquati in un'altra. L'acqua non viene mai cambiata Le lavapiatti non vogliono si facciano foto. Nemmeno la cuoca.
Mercato di Dakar
Ne vedremo altri due o tre di mercati più una sartoria che sfoggia una ventina di sarti in fila al lavoro dietro le macchine da cucire. Vende pezzi di stoffa a metraggio stabilito per pantaloni, tuniche, camice: taglia unica.
La miseria e il caldo di questi mercati mi mette disagio, comunque compro quello che mi è stato richiesto da Genova e per me banane, prima di cadere svenuta....
E' pomeriggio inoltrato, forse potremmo tornare, ma Djiby è sparito e con lui le chiavi della macchina. Quando riusciamo a partire, Lamine mi fa scendere davanti al palazzo del Presidente per fotografarmi con un soldatino vestito di rosso che monta la guardia come fossimo a Londra. Qui e là i soldati hanno lo stesso sguardo vuoto.
Dalla macchina guardiamo i quartieri eleganti il faro, la moschea di Mamelles che sorge su pietra vulcanica in riva al mare. Ci fermiamo in un barbeque gestito da donne della Petite Cote per  mangiare io muscoli allo spiedo, loro il piatto del mercato.
Pedicure
Dopo l'ascolto dell'ultima preghiera recitata in riva al mare prima dell'oscurità e la ricerca di un caffè touba caldo (caffè speziato), si va.
Arriviamo a casa dopo la mezzanotte.
Ci accolgono le anatre che sono riuscite a volare fuori dal recinto, le caprette belano.
Djibi, l'autista, è a nostra disposizione dalle 8 di questa mattina per 20.000 franchi senegalesi (la metà li diamo a Dù che glieli darà un po' alla volta. Per Lamine, la guida turistica il compenso è uguale. (650 franchi senegalesi equivalgono a 1 euro)
Djiby è visibilmente stanco e io esprimo nuovamente il mio disappunto a Mariella, perchè la disponibilità dello chaffeur mi fa sentire quello che non sono:la turista pretenziosa.
Mariella mi ripete che gli africani non si stancano a guidare eppoi è amico di Dù
Vado subito a letto per non allungargli altri soldi come la volta scorsa quando l'ho visto addormentarsi sdraiato su una moto dopo tante ore di guida.
Da allora è molto gentile con me e non mi va.
(Giulia Richebuono - foto dell'autrice)

OLI 383: TEATROGIORNALE - L'ultima predica


[Il Teatrogiornale è un racconto di fantasia liberamente tratto dalle notizie dei giornali]

- Io sono figlio di Chlomo e questo è il mio tempio, io sono figlio del re Salomone e invoco il ritorno a quell'era di giustizia e saggezza.
L'uomo alto e moro è davanti al muro, parla con voce profonda, fa ampi gesti con le mani, è vestito con una lunga tunica bianca e un kippà. I numerosi avventori che affollano il muro gli passano attorno come formiche, sono tutti occupati a fare qualcosa: foto, infilare foglietti nel muro, togliere foglietti, pregare, baciare il muro, leggere, sussurrare tra le pietre, appoggiarci la testa, accarezzare il muro.
- Io sono figlio di Avraham che su queste pietre legò la sua primogenitura per compiacerti. Io sono il figlio di Abramo e ti prego di salvare tutti i miei figli così come salvasti Isacco.
Un gruppo di turisti americani, in pantaloncini chiari e cappellini su corpi sfondati da bevande ipercaloriche, si allontana.
- Io sono il figlio di Yaacov che un giorno fece un sogno: una scala da terra si protendeva fino al cielo, angeli vi salivano e vi scendevano. Dio parlò e disse a Giacobbe che lì era la terra dove sarebbero prosperatI i figli benedetti e amati dall'Unico.
L'uomo moro in kippà corre e disegna coi suoi passi un quadrato, per farlo deve spintonare una scolaresca di dodici o tredicenni che si lamenta, il professore di appoggio va a chiamare una guardia. L'uomo si sdraia a terra.
 - E aspetto l'arrivo di Mashiach, il messia!
Un uomo con il cappello nero e la barba si avvicina all'uomo moro in kippà e cerca di farlo alzare ma l'uomo è rigido e fermo, le mani lungo il corpo, i palmi rivolti a terra, gli occhi sbarrati. Una donna, che parla ebraico con un pesante accento tedesco, chiede: - Ma è matto?
- O vede dove noi non possiamo arrivare.
L'uomo moro in kippà salta in piedi con un balzo.
- Tito cercò di distruggerlo e non lo fece per intero, lasciò questo muro perché qui noi potessimo tornare, fino all'ultimo dei tuoi figli Israel.
Il professore d'appoggio della scolaresca indica l'uomo moro col kippà a un giovane soldato.
- Tutti cercano di espropriare la tua patria Israel.
L'uomo in kippà si mette una mano dentro la tunica per trar fuori il tefillin Shel Rosh per la preghiera.
- Perfino il cavallo alato al-Buraq è stato legato sulle tue pietre per permettere a chi urla ‘Allahu Akbar' di chiedere un posto vicino ai tuoi figli.
L'uomo moro con il kippà urla con le braccia aperte e in mano la scatoletta di pelle scura contenente brani della Torah.
Le parole rimbalzano sul muro, il soldato prende la mira e spara al petto dell'uomo con la kippà.
- Perché hai sparato? chiede l'uomo con il cappello nero e la barba - Era un ebreo come noi, stava per mettersi il tefillin.
Il giovane soldato si guarda attorno spaventato - Ho avuto paura - sussurra. - Mi hanno detto che si comportava in modo strano, stava prendendo qualcosa dalla tasca… ho avuto paura.
 - Queste parole [...] le legherai come segno sulla tua mano, e siano sulla tua fronte, fra i tuoi occhi. -Così dicendo l'uomo col kippà bacia la scatoletta che contiene brani della Torah e muore.
Tutt'intorno si è fatto silenzio, molti guardano con gratitudine quel giovane soldato dal volto pallido e sudato che li ha salvati.
(Arianna Musso)

giovedì 20 giugno 2013

OLI 382: SOMMARIO

OLI 382: PAROLE DEGLI OCCHI - Suq, Cécile Kyenge: governare l'integrazione


(Foto di Giovanna Profumo)
Cécile Kyenge Kashetu, Ministro per l'Integrazione, al Suq di Genova, 15° Festival delle culture, 
16 giugno 2013

OLI 382: SOCIETA' - I martiri dell'ignoranza

La prima volta che ho sentito il racconto di Lanciné Camara, giovanissimo cittadino della Costa D’Avorio, sulla sua piccola amica albina, è stato durante un laboratorio teatrale a cui partecipiamo entrambi, il ‘Laboratorio Immigrati’ di Vico Papa: quindici persone impegnate ormai da un anno a mettere in scena la storia della immigrazione a Genova.
Una sera, nel corso di una delle improvvisazioni che fanno parte di questo lavoro, ciascuno dei partecipanti doveva raccontare un episodio della propria vita legato ad una forte emozione.
Lanciné, giovane immigrato della Costa D’Avorio, parlò di quando, andando a scuola, passava ogni mattina davanti alla casa di una ragazzina della stessa età.
La conosceva perché frequentavano la locale parrocchia cattolica, ma non erano compagni di scuola perché a lei, albina, non era permesso andarci: essere albini in molti paesi africani è uno stimma che ti esclude.
Si sorridevano e si guardavano al di là della recinzione del giardino, ma una mattina la sua piccola amica non c’era più. Lui non osava nemmeno chiedere cosa ne fosse stato, perché anche solo parlarne era cosa proibita. Poi seppe che era stata uccisa e fatta a pezzi dai suoi stessi parenti. Ci disse: “era il mio primo amore”.
Lanciné si è fatto testimone di questo dramma, ed è riuscito, anche se nostro concittadino solo da due anni, a promuovere un’iniziativa d’informazione e sensibilizzazione che si è svolta lo scorso venerdì 14 giugno nella ‘Sala Clerici’ della Biblioteca Berio.
Il titolo era “L’albinismo in Africa: un dramma sociale e culturale”.
Il pubblico, numeroso ed attento, è stato informato della dimensione dell’abinismo in Africa (un caso ogni 4000 abitanti, e fino ad uno su 1000 in Nigeria), degli aspetti medici particolarmente pesanti causati dalle alte temperature, dal sole, dalla carenza di cure e di prevenzione che espongono a sofferenze e danni gravi alla vista, alla pelle: moltissimi i casi di tumore. Si è parlato delle iniziative di sostegno, sensibilizzazione, aiuto che molte organizzazioni – tra queste la “Associazione Di Cooperanti Tulime ONLUS” (http://www.tulime.org/2011/10/13/progetto-albini/) - stanno svolgendo in diversi paesi africani.
Ma è stato Lanciné a dare col suo intervento la dimensione culturale, sociale, emotiva di questo dramma. “Gli albini non sono considerati persone! Una leggenda racconta che gli albini spariscono ma non muoiono mai, simbolizzano una maledizione degli dei. Le famiglie in cui nascono sono sommerse dalla vergogna e dalla paura, e in tanti casi arrivano all’infanticidio. Oppure sono considerati incarnazione di un potere magico, benefico o malefico … “.
L’ambiguità che rappresenta un essere come l’albino, alimenta pratiche occulte: spesso sono cacciati, uccisi, mutilati, vittime di crimini rituali. C’è un mercato dei loro organi, ritenuti magici. In una situazione di miseria, è un mercato che rende.
Che vada bene sono esclusi, soli, abbandonati. Dice Lanciné: “Alla luce del sole, quelli che restano nel buio diventano martiri dell’ignoranza degli altri, e la sorte che tocca a chi è in minoranza è uno specchio che ingrandisce i mali della società”.
Ogni società ha i suoi albini, e l’Europa e l'America ne sanno qualcosa.
L'incontro si è concluso con un messaggio di speranza, il video del grande compositore Salif Keita, albino, che canta: io sono un nero, la mia pelle è bianca, io sono un bianco e il mio sangue è nero, e io adoro questa differenza, questa differenza è bella. Ognuno, al suo turno, avrà il suo amore, e la vita sarà bella. 
(Paola Pierantoni - foto dell'autrice)



Pubblichiamo anche la bella poesia che Lacine Camara ha scritto e letto al convegno, qui nella traduzione di Marina Bonelli

Dio! Clemente e misericordioso, Dio!
Te ne prego, non abbandonare Mukidoma!

Sarò consegnato all'indegna prigione della diversità
dove l'orizzonte della mia esistenza non sarà che avversità.
Invano cercherò una luce per illuminare i loro occhi,
dove già la mia differenza giustificherà la mia inferiorità

Pregando per non avere un figlio che mi assomigli,
la loro pioggia di sputi seguirà la mia apparizione
e per maledire lo zerou-zerou che mi rappresenterebbe,
mi bagneranno con parole irridenti e denigranti.

Mi accuseranno di aver commesso un grave crimine, 
quello di essere nato con la pelle troppo bianca!
Allora la mia anima sarà chiusa in una prigione,
dove la pena sarà immensa come l'universo.

Resterò dunque perso nella mia solitudine.
Una brezza malinconica profumerà la mia vecchiaia.
Le mie labbra resteranno serrate, la mascella digrignante,
racchiudendo una energia di dolore e gemiti.

Non avrò lenti, non avrò occhiali
che mi diano il santo piacere di vedere bene.
E il sole stesso si armerà dei suoi raggi,
per spezzare il mio corpo e infiammare la mia pelle.

Poiché un corpo di albino è una merce appetibile.
Senza dubbio, sarò abbattuto, smembrato, e venduto!
Certamente proprio dalle mani dei miei vicini.
Probabilmente proprio per volontà dei meii genitori!

Così sarò sacrificato agli dei! 
I feticci avrebbero grandi poteri celesti
gli stregoni saprebbero fabbricare i migliori talismani.
Ecco chi saprebbe guarire da ogni disgrazia!
Ecco chi potrebbe riempire di pesci le piroghe,
ecco chi potrebbe concedere tutti i poteri.

Dio, clemente e misericordioso, Dio!
Ti prego, non abbandonarmi!
Non abbandonare Mukidoma,
almeno là, anima in pace, 
troverò un pò di serenità.
(Lanciné Camara)






OLI 382: GRECIA - ERT tra clientelismo e colpi di mano

In un articolo di Nicos Neratzis “Vi spiego perché la Grecia ha spento la tv pubblica” pubblicato su Europa on line leggo: "Certo la Ert, come del resto tutti gli organismi del settore pubblico, ha subìto le conseguenze di anni di clientelismo".
Questa frase dice tutto. Per anni la ERT (Ellinikì Radiofonia kai Tileorasi) è stata come una barca bucata, giornalisti con stipendi di 15.000 euro al mese, più della metà dei lavoratori della ERT sono "clienti" di Pasok (partito socialista), di Nea Demokratia (centrodestra), e anche di Syriza (sinistra radicale).
Abbiamo amici dipendenti della ERT, che con stipendi di 1500 euro lavorano tre/quattro ore al giorno ...
Pochi mesi fa i disoccupati, licenziati da aziende del settore privato, avevano fatto una manifestazione, i telegiornali ne hanno parlato, ma certo senza il rilievo che in questi giorni è stato dato alla ERT. Si dirà: ma la questione della chiusura della emittente pubblica è un fatto culturale e politico. Infatti! Ma le proteste sono state centrate invece soprattutto sulla questione occupazionale.
Non sottovaluto la gravità della perdita di questi posti di lavoro, anche perché mette in moto a sua volta una catena di ulteriore disoccupazione. La cosa triste è che viviamo una specie di guerra civile tra poveri: da un lato quelli che erano già disoccupati da tempo, e dall’altro “quelli della ERT”, da sempre considerati "gente che cazzeggia". Ci vorrebbe invece una alleanza capace di buttare giù i politici che fino ad oggi hanno guidato la Grecia col clientelismo.
Sempre nell’articolo di Neratzis viene detto che “Dopo la crisi la Ert è stata un esempio di pluralismo e un megafono importante sulle conseguenze sociali della crisi, spesso ‘dimenticate’ dai canali privati". Ebbene, non è assolutamente vero. La Ert non ha fatto niente in più rispetto ad altri canali. Si sono rifugiati in telenovelas acquistate all’estero e documentari di 20-30 anni fa.
I lavoratori della Ert dicevano: “lottiamo contro la dittatura che abbiamo vissuto in questi giorni” … ma se la Ert restasse chiusa, e ai dipendenti venisse offerto un altro lavoro con un buon stipendio, a ‘lottare’ ne rimarrebbe uno su cinquanta. E se una settimana prima della chiusura si fosse fatto un sondaggio, avresti trovato che quasi l' 80% non guarda la Ert, e che il senso comune è che “visto che non la guardiamo allora perché dobbiamo pagare l'abbonamento (obbligatorio) tramite la bolletta della energia elettrica?".
Ognuno guarda al suo interesse privato, non c’è cultura del bene pubblico. La soluzione non è privatizzare il sistema pubblico, ma "igienizzarlo", dalla scuola, alla informazione, alla sanità. Ma finché la gente vota in base ai favori che può ottenere da un politico, continueremo ad avere politici impresentabili.
Quando hanno chiuso la Ert ci sono venute le lacrime agli occhi, ma ognuno seguiva i suoi interessi, non eravamo uniti! Così Samaras ha fatto una mossa di dittatura mai vista nella storia. Ma Samaras sostiene che tutti i partiti al governo erano perfettamente consapevoli della chiusura …
Ora il Consiglio di Stato ha deciso che la Ert deve riaprire, che lo schermo nero deve essere tolto. I partiti discutono su come riaprirla: con le 2700 persone di prima? Con solo la metà? Con lo stesso programma di prima? Con gli stessi giornalisti sovrapagati?
(Melina Tounta - immagine dal sito di Europa) 

Proponiamo un video dal titolo "il segnale perduto della democrazia", in cui si possono seguire gli ultimi minuti di trasmissione della ERT prima della chiusura, e le manifestazioni dei giorni successivi.


OLI 382 - DONNE: Femminicidio, Daphne prevenire grazie ai fondi di Bruxelles

A Dafne pare sia andata meglio.
Da un certo punto di vista.
Perché nessuno l’ha picchiata, accoltellata e uccisa. La lettura del mito contiene qualcosa di rassicurante: incapace di opporsi all’amore folle di Apollo e consapevole che la sua fuga da lui è inutile, sopraffatta dalla paura, prega la madre Gea di trasformarla: i suoi capelli diventano fronde, le braccia rami, il suo corpo si ricopre di corteccia, i suoi piedi in radici ed il volto svanisce nella cima dell’albero. Dafne diventa il Lauro che prende il suo nome (dal greco dafne = lauro). Apollo si ritrova ad abbracciare inutilmente il tronco di un alloro, che da quel giorno sarà considerata la pianta sacra in capo ai vincitori.
Parlo di Dafne con un’amica, Norma Scacchetti. Arriviamo al mito partendo dal nome del programma europeo Daphne III . E dalla concreta presenza di tre locandine stese sul tavolo: Sei ancora caduta dalle scale? Sei a rischio con un uomo violento? E’ tardi per chiedere scusa.
Il programma ha entusiasmato Norma e i suoi colleghi del Consorzio Agorà. Ma è anche frutto di una partnership con la capofila polacca Merkury Fundacja e la portoghese Desincoop.
A Genova si può fare prevenzione sul femminicidio grazie ai fondi di un programma europeo – quei fondi che, troppo spesso, in Italia ci lasciamo sfuggire.
La campagna sociale - ideata da Alessandra Grasso, Pierfrancesco Russo e Norma Scacchetti - è apparsa su mezzi di AMT con le tre immagini: una donna incinta, la spalla di un’altra piena di lividi, la lapide di una vittima alla quale il compagno sta portando dei fiori. L’invito su ogni manifesto è di proteggersi, non provare vergogna, sottrarsi alla violenza e chiamare il 1522.
Norma mi mostra anche il cartellino rosso, per ammonire gli uomini al primo cenno di violenza, anche verbale, gergo cultura pop, del calcio però d’effetto.
La campagna sociale è stata fatta in Polonia con modalità diverse: shopper, volantini, messaggi contenenti immagini relative anche alla violenza generata dall’alcoolismo e sui bambini. I portoghesi hanno fatto campagne rivolte ai maltrattanti e con un’immagine della donna stesa all’obitorio con la scritta ecco come finiscono le riconciliazioni, per rivolgersi alla donna convinta che sarà la prima e l’ultima volta che viene picchiata. Ma non è così. Le esperte del centro antiviolenza hanno spiegato che dopo essere stata picchiata per la prima volta si verifica la seconda luna di miele: il marito si pente e, a seconda delle risorse disponibili, fanno insieme una cena importante o un viaggio. Ma è l’inizio dell’escalation che può avere un esito tragico come quello del femminicidio. “Ovunque nel mondo la seconda causa di morte per le donne in stato interessante è la violenza domestica”.
Sul sito della campagna sociale "basta" oltre alle interviste si trova anche il video rap ideato dai ragazzi dei servizi socio-educativi che sono stati sensibilizzati al tema. Norma mi parla di una contaminazione di settori normalmente distanti, come il Civ della Maddalena che li ha chiamati e ha organizzato a fine maggio all’interno delle loro giornate un evento dedicato alla campagna contro la violenza.
(Giovanna Profumo - Immagini da internet)

OLI 382: ESTERI - La Siria nella stampa internazionale

Una conferenza di pace per la fornitura di armi?
The New York Times, 12 giugno 2013, articolo di Mark Mazzetti e Michael R. Gordon: "La Gran Bretagna e la Francia hanno detto che potrebbero essere disposti a fornire armi ai ribelli in agosto, dopo la prevista conferenza di pace internazionale."
http://www.nytimes.com/2013/06/13/world/middleeast/syrian-forces-seen-stepping-up-air-attacks-on-rebels.html?_r=0

L'ex ministro degli esteri francese Roland Dumas: La guerra in Siria è stato pianificata
Global Research, 15 giugno 2013, articolo di Gearoid O Colmain: ''Ero in Inghilterra due anni prima della violenza in Siria per altri affari. Ho incontrato alti funzionari britannici, che mi hanno confessato che stavano preparando qualcosa in Siria. La Gran Bretagna stava organizzando un'invasione di ribelli in Siria.”. http://www.globalresearch.ca/former-french-foreign-minister-the-war-against-syria-was-planned-two-years-before-the-arab-spring/5339112?print=1

Persino il conservatore Fox News vede i jihadisti in Siria come dei Robin Hood
Fox News, 12 giugno 2013, articolo di Jamie Dettmer: "i combattenti siriani cercano di rovesciare l’uomo forte Bashar Assad, ha detto Foxnews.com. I jihadisti di Al Qaeda affiliati a Jabhat al-Nusra sono feroci in battaglia, ma poi dividono il bottino con gli abitanti di villaggi che soffrono, mentre altri insorti riempiono le tasche con il bottino". "Non sono corrotti come gli altri. Ciò che catturano dalle basi governative lo distribuiscono. Sono corretti, molto corretti.”
http://www.foxnews.com/world/2013/06/12/al-qaeda-linked-fighters-gain-respect-in-syria-with-social-outreach/

Armi ai ribelli siriani “moderati”
New York Times, 14 giugno 2013, articolo di Ben Hubbard: "Gli americani hanno detto che saranno armarti i battaglioni moderati", ha detto." Non so se il mio battaglione è moderato." http://www.nytimes.com/2013/06/15/world/middleeast/syria-developments.html?pagewanted=2&ref=todayspaper&_r=1&

YouTube dirà chi sono i moderati della “rivoluzione” siriana
USA TODAY, 14 giugno 2013, Oren Dorell e Ahmad Kwidwe: "Sappiamo da fonti aperte, da video di YouTube e dalle interviste chi sono i laici amanti della libertà e chi sono quelli religiosi estremisti", ha detto Harmer ".
http://www.usatoday.com/story/news/world/2013/06/14/syria-rebels-weapons-logistics/2423185/
(Saleh Zaghloul - immagine Guido Rosato)

OLI 382: EDITORIA - Chiude e-il mensile

Sicuramente ricorderete il sito peacereporter.net che per anni ha riportato notizie su guerre e situazioni di disagio sociale in giro per il mondo. Con l'arrivo del mensile di Emergency su carta, tutto fu riportato sotto il nuovo sito e-il mensile, diretto come per il precedente sito da Maso Notarianni. La testata ha avuto un discreto successo, ma le 10mila copie vendute non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza della testata cartacea. Così, annuncia il direttore Gianni Mura, meglio dare la scontata precedenza agli aiuti umanitari e chiudere il giornale dopo il prossimo numero di luglio. Facciamo gli auguri per la prosecuzione dell'attività su web a tutta la redazione.
La redazione di Oli. 

OLI 382: POLITICA - El candigato, quando la disillusione è totale

Potrebbe benissimo applicarsi alla politica nostrana l'iniziativa di alcuni giovani messicani che hanno inventato il loro personale candidato alle prossime elezioni del presidente. Stufi delle solite promesse elettorali mai mantenute, preferiscono affidarsi alle promesse semplici di un gatto, el candigato, il "candigatto" ideale.
Sulla base di questa semplice idea, stanno sviluppando una campagna elettorale che prende in giro quella degli altri candidati "umani", solo virtualmente in competizione col gatto per la carica di presidente della repubblica messicana, sito web elcandigato.com.
Con grande inventiva molti cittadini stanno aggiungendo sui social media manifesti virtuali e video con le promesse elettorali del gatto, che assicura di eliminare i topi dalle città, attività che certamente conosce meglio di chiunque altro, o di fare assolutamente nulla in campo legislativo, con lo stesso effetto dei soliti politici ma almeno promettendolo chiaramente prima della elezione.
I video prodotti stanno spopolando in rete e gli stessi sono tradotti e sottotitolati in inglese per allargare la protesta oltre i confini della lingua spagnola: l'arrivo di internet sta cambiando notevolmente la società in tutto il mondo, senza questa tecnologia simili attività sarebbero impedite dall'ostacolo economico.
Per ora el candigato è solo una protesta, i loro inventori non intendono candidarsi in prima persona, saranno certamente parte del partito degli astenuti che hanno perso ogni speranza di cambiamento.
(Stefano De Pietro - immagine da internet)

OLI 382 - VIAGGI: Il diario di Giulia

Demi 3 maggio venerdì
A Mariella è rispuntata la malattia della pelle, dormirebbe tutto il giorno al sole.
Ho pensato che la pelle è, fra i cinque sensi, il più diffuso del nostro corpo e separa la nostra interiorità da ciò che è esterno e spesso se l'energia è bloccata, manifesta disturbi.
Il mio retropensiero è che lei si sta richiudendo in sé e i nostri progetti di viaggio stanno svanendo. Alcune persone col capo coperto di bianco sono venute per ascoltare la preghiera del venerdì trasmessa dalla radio messa fuori casa.

(Aidà va all'orto con i bue bambini)
Lamine, che prima della crisi economica mondiale era guida turistica, ora segue qui gli affari di Dù. Dice che domenica è la giornata migliore per visitare Dakar, perché c'è più tranquillità il giorno dopo la festa che è di sabato. Decidiamo di partire domenica mattina.
E' passata Aidà con un cesto di carote per noi.
Al mare, sulla battigia alcuni giovani si esercitano nella lotta libera, altri si esibiscono in esercizi ginnici.
Seguo un uomo che cammina in direzione Dakar cantando mentre sgrana il suo “corto rosario”. Mi fermo per guardarne un altro che sta facendo un falò per il suo pesce.
Rientrando passo da Aidà. E' stanca, ha dovuto dar da bere anche all'orto di un suo zio e il piccolo sta male.
Le propongo di aiutarla, domani. A Dakar andremo domenica. Invece no, domenica la macchina serve a Dù quindi a Dakar ci si andrà domani.
A fine giornata penso che per me nove giorni sono abbastanza qui a Demi.
(Giulia Richebuono)

OLI 382: TEATROGIORNALE - Grazie di tutto


La ragazza è seduta davanti al tavolo in marmo della sala, davanti a lei un quaderno aperto, una calcolatrice e degli scontrini. Al suo fianco c'è il padre, mani sulle ginocchia e testa bassa. Dal corridoio che porta in cucina si sente un rumore di pentole.
- Ricapitolando abbiamo un debito di duemila e quarantuno euro.
- Punto tre - dice il padre con un filo di voce.
- Punto tre cosa?
- Punto tre e basta, c'è scritto duemila e quarantuno punto tre, e credo che sia giusto tenerne conto.
La figlia lo guarda incredula
- Va bene punto tre. Papà, ci sono cinquantadue euro in più rispetto all'anno scorso
- Punto sei.- ribadisce il padre
- Punto sei, mi sta anche bene, ma sono ben ottantatré punto tre euro rispetto a due anni fa. Vuol dire che prima dovevamo solo duemila e diciassette euro punto sei, ma non sono quei sei contesimi che fanno la differenza, capisci? Se continui a fare debiti a destra e a manca, l'anno prossimo avrai tremila euro di debiti, capisci?
- Si, mi dispiace. Non sono mai stato capace a tenere i conti e ora ci ritroviamo in questa situazione.
- Non importa papà, dimmi un po': con chi abbiamo questi debiti? Dalla porta sbuca la moglie, ha un vassoio con due tazzine di caffè, una zuccheriera e un cartoncino di latte.
- Diglielo, diglielo che hai chiesto un prestito.
- Sì, allo zio, lo so - dice la ragazza versando un po' di latte nel caffè.
- Macché settecento venticinque virgola tre li ha chiesti ad altri.
- Ma come ad altri? Ma chi sono questi altri? Non mi fate preoccupare per cortesia. Ma perché avete chiesto un debito ad altri? Con lo zio ci si può ancora parlare, è uno di famiglia, ma chi sono questi altri?
- Stranieri, che ne so - dicendo questo la madre ritorna in cucina con le tazzine di caffè vuote.
- Ma non potevate chiederli a me, scusate, questi 725 euro.
- E' che io gli ho già detto che tu gli darai 35 mila euro.
 La ragazza è rimasta con i fogli in mano, guarda il padre, è come se non riuscisse a metterlo a fuoco e poi si rimette a leggere il quaderno dei conti:
- Amministrazione locale: 115,5 miliardi. Di cosa scusa?
- Di euro.- il padre guarda la figlia da sotto in su mentre la madre rientra prepotentemente nella discussione.
- Ma siamo migliorati: prima erano 118 miliardi di euro.
 La ragazza si gira verso la madre e molto lentamente le dice
- Voi avete speso deumila e quarantuno miliardi di euro.
-Virgola tre. Ma è stato per mandarti a scuola, metterti l'apparecchio, portarti a sciare e al mare. Dovresti ringraziarci invece di aver sempre qualcosa da ridire - la figlia fa per ribattere qualcosa ma la madre la precede.
- E in Inghilterra per l'inglese, le scarpe nuove, il motorino, le ripetizioni.
- Si, ma io non ce li ho 35 mila euro, sono una precaria che lavora, se va bene, otto mesi l'anno. E poi, comunque, qualcuno dovrà ben dare tutti questi soldi quando voi non ci sarete più, e come facciamo? Vi siete già venduti le case della nonna, i terreni dello zio. Ma dove li trovo duemila miliardi?
- E quarantuno
- Virgola tre.- aggiungono i genitori e si alzano, la abbracciano, la baciano ed escono di casa.
- Grazie, cara, avevamo bisogno proprio del tuo sostegno, quando risolvi facci sapere.
E si chiudono la porta alle spalle. La ragazza, in piedi, davanti al tavolo in marmo della sala, legge il quaderno dei conti:
 - Regioni: 46,7 miliardi, 6 miliardi in più in un anno, ovvero 1,58% in più che, se rimane costante, in tre anni diventa 64,7 miliardi ovvero 2106 tondi tondi di debito complessivo, ma i comuni sono stati più bravi perché sono passati da 51 miliardi a 45,5 miliardi, quindi 6,5 miliardi in meno che in tre anni fanno 18,5 e quindi il debito totale sarebbe di 2087,5 ma contando gli interessi, a quanto ammontano gli interessi? E le entrate? Eccole qui: entrate tributarie 113,050 miliardi l'anno, quindi a metà aprile del 2031 potrei aver saldato il debito se non faccio più debiti e non pago gli interessi. Ma cosa vuol dire questa cosa qua? Contabilizzate 29,2 miliardi, e quindi? Arrivano gli altri, oppure no? Portiamo avanti l'ipotesi più nera: a soli 29 miliardi l'anno ci metto settant'anni… senza fare spese e senza pagare gli interessi. Ma chi sono questi stranieri?
La ragazza si guarda attorno, chiude tutte le finestre con tanto di persiane, da i giri alla porta di casa.
- Duemila e quarantuno miliardi di euro… ma il bancomat papà me l'ha restituito? E la carta di credito?
Alla ragazza suona il cellulare, è arrivato un messaggio:
- Pensi che a tuo figlio possa piacere un monopattino nuovo? E dimenticavamo: come garante, gli stranieri hanno voluto anche la sua firma ma, visto che Giacomo non sa ancora scrivere, gli abbiamo messo la sua impronta digitale. Ti vogliamo bene. Mamma e Papà. La ragazza Sorride, risponde al messaggino, prende la sua giacca, la sua borsa ed esce senza chiudere la porta:
- Mi dispiace ma il debito da voi creato è troppo alto, prendo mio figlio e mi trasferisco altrove. Non è conveniente far parte di questa famiglia, cercherò una famiglia più virtuosa altrove. Grazie di tutto.
(Arianna Musso)

giovedì 13 giugno 2013

OLI 381: SOMMARIO

OLI 381: PAROLE DEGLI OCCHI - Popoli in rivolta

Campo profughi "Aida Camp" Betlemme - Foto di Maria Di Pietro

OLI 381 - TURCHIA - Occupygezi

C'è un filo rosso che collega tutti i movimenti che si nominano Occupy, c'è un sentimento di disagio nei confronti di un potere, sia pur democraticamente eletto, che non rispetta tutti i suoi cittadini. Esiste una dittatura della maggioranza che non è equiparabile a una democrazia.
In Turchia, così come in tanti altri paesi occidentali, in piazza sono scese tutte quelle persone che non sono in sintonia con la maggioranza democraticamente eletta: ci sono laici, anarchici, comunisti, religiosi che la pensano in maniera diversa, femministe, donne che magari femministe non si sentono ma non vogliono neanche essere il focolare della casa, architetti, storici, intellettuali, omosessuali, kemalisti e ambientalisti. Ognuno è in piazza per un motivo diverso ma tutti si sono ritrovati travolti dalla violenza della polizia di stato che ha già fatto i suoi morti.
Questa rivolta ha in comune molto col G8 genovese, dove una massa festante di persone, di molte idee diverse ma alternative rispetto al potere, sono state oggetto di una brutale aggressione da parte della polizia italiana.
Il fattore religioso in Turchia è un ulteriore elemento di complessità che non deve però offuscare un'analisi più articolata, così come è riduttivo parlare della rivolta turca solo come un problema di verde cittadino: il parco Gezi è un luogo simbolo per i lavoratori turchi, è il luogo dove si fanno le manifestazioni e dove si festeggia il primo maggio, come per noi è piazza San Giovanni a Roma.
I turchi non sono arabi. La figura religiosa più autorevole della storia religiosa turca è Rumi, un poeta e maestro sufi. Dopo la rivoluzione kemalista la religione è stata relegata ad una sfera personale: non si poteva indossare nessun elemento di identificazione religiosa nei luoghi pubblici e nessuno poteva obbligare un altro/a ad indossarli, così come era vietata l'educazione religiosa nelle scuole. Le donne hanno avuto diritto di voto nel 1926, venti anni prima che in Italia.
L'AKP, il partito di Erdogan, è un partito islamico considerato moderato in occidente che, oltre a cambiare lentamente ma inesorabilmente il volto culturale ed economico della Turchia, ne ha cambiato anche il paesaggio dando il via a grandi opere su cui aleggia l'ombra della corruzione e del clientelismo.

(Arianna Musso - Foto Paola Pierantoni)

OLI 381: INFORMAZIONE - Microcronache dalla Grecia, la ERT / 2

Atene, striscione sulla sede della ERT: la ERT è e resterà aperta
Chiamo Atene, sotto l’emozione della chiusura della rete televisiva pubblica ERT, per raccogliere le reazioni di un amico.
Mi attendo preoccupazione e indignazione, invece trovo una presa d'atto disincantata.
Guarda, mi dice, che la ERT è stata, come tutto il settore pubblico in Grecia, un grandissimo serbatoio clientelare. Ci lavora il triplo di quelli che lavorano per la BBC.
Informazione vera e di qualità non ne ha mai fatta, è stata solo la voce dei partiti di volta in volta dominanti.
A Tutta la città ne parla su Radio 3 questa mattina un esponente del Pasok dice che la ERT non andava certo chiusa con un colpo di mano, ma riformata, razionalizzata: era nell’agenda politica procedere in questo senso.
Ma l’amico mi dice che sono anni che questo viene detto, e mai fatto, e che mai si sarebbe potuto fare senza forzature, perché le resistenze interne ed esterne erano invincibili.
Skype mi permette di raggiungere un altro amico al Pireo, nei saloni di una mostra d'arte, dove ha esposto alcune sue opere. Mi dice che la ERT era una fonte incredibile di spreco e clientelismo, ma che chiuderla d'imperio con un colpo di mano è un fatto gravissimo, è fascismo. Aggiunge: è una prova generale di quel che si potrà fare anche in altri Paesi.
In queste ore le trasmissioni, per iniziativa dei giornalisti, proseguono attraverso internet. O vengono ospitati da canali stranieri.
Il mio amico manifesta la sua inquietudine. Dice che è stato un errore lo sciopero dichiarato da una parte dei giornalisti: per chi fa informazione ora è il momento di lavorare più che mai, in qualunque condizione.
Con lui è un'altra mia grandissima amica. Mi dice: le trasmissioni non si sono interrotte nemmeno durante la guerra. In queste ore girano i documenti d'archivio: è anche una grande questione culturale. Un patrimonio custodito nell'archivio storico che rischia di andare perduto.
Attraverso la web cam gli amici mi portano a visitare le opere esposte nei grandi, asettici, bianchi locali di questi spazi espositivi allestiti nei locali di una vecchia fabbrica dismessa. Questa è un'oasi, mi dicono, fuori c'è il caos. La cultura si sta frantumando. Ne trovi tracce sempre più deboli. Si perde ormai la qualità nella musica, nella danza, nel cinema. Ci sono solo isole di resistenza.
La ERT on line si può seguire a questo indirizzo:
http://www3.ebu.ch/cms/en/sites/ebu/contents/news/2013/06/monitor-ert-online.html
Molto spesso viene offerta anche la traduzione in italiano di quel che viene detto.
(Paola Pierantoni - Immagine da internet)



OLI 381: INFRASTRUTTURE - Dal tunnel al nodino, San Benigno "ostaggio" della Gronda?

San Benigno: come sarà dopo i lavori
(da www.infrastrutture.regione.liguria.it)
Il nodo viario di San Benigno è un punto nevralgico per la viabilità cittadina, anche per la promiscuità tra traffico urbano e merci, e fin dal 2002 in città se ne parla, si discute, si ipotizza.
Il tunnel subportuale, progettato nel 2003 su richiesta della società Tunnel di Genova S.p.A. (formata da Comune di Genova, Autorità Portuale di Genova e Cassa e Depositi e Prestiti), prevedeva un passaggio sottomarino, che collegasse il nodo viario di San Benigno con la zona della Foce, presso Calata Gadda.
Nel progetto originario, il tunnel doveva essere costituito da “due gallerie circolari e parallele lunghe 720 metri” fino ad una profondità di 35 metri; ogni galleria, secondo il progetto, avrebbe dovuto avere tre corsie, ciascuna larga 3,75 metri (come si legge sul portale della mobilità in Liguria).
A dicembre 2005, dopo 31 mesi di attesa, il progetto venne approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici ma rimase fermo, in attesa dell’approvazione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica).
Nel 2008, dopo quasi 3 anni di attesa in cui il tunnel ormai era opera certa (nel 2006 il ministro per le Infrastrutture Di Pietro discuteva già della pianificazione e redistribuzione dei pedaggi), l’Anas divenne capofila del progetto.
Bisogna aspettare ancora qualche anno per avere novità nell’avanzamento del progetto: dopo l’ingresso della Società autostrade (Anas), il destino del nodo di San Benigno e del tunnel sotterraneo si legano indissolubilmente a quello della Gronda.
Nel 2010, per l’esattezza dopo la conclusione delle elezioni amministrative regionali, si viene a conoscenza che il progetto è saltato e che il nodo di San Benigno è diventato un “nodino” (http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/04/02/news/fondi_tagliati_progetto_congelato_c_era_una_volta_il_tunnel_sotto_il_porto-3080988/), limitandosi ad una doppia rampa con due rotatorie, mentre il tunnel sotto il porto è scomparso del tutto dai progetti della Spea, Società di progettazione di Autostrade. Il risparmio sulla viabilità di San Benigno e sul tunnel sub portuale “dovrebbe”, secondo l’articolo citato, essere tenuto da parte per la Gronda. In seguito alla modifica di progetto, la Tunnel spa viene messa in liquidazione, e lo è tutt'oggi.
Ma il tunnel sotto il porto non è destinato a sparire dalle cronache cittadine: ad ottobre 2012 il sindaco Doria e il presidente dell’Authority Merlo riprendono il progetto e si dichiarano d’accordo sulla ricerca di possibili investitori europei (http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/10/13/APRfOJhD-uffici_telepass_risorgere.shtml ); poco dopo, Doria si reca a Roma per discutere del tunnel subportuale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e per discutere con l’a.d. di Autostrade per l’Italia, Castellucci, delle questioni in sospeso, tra cui il progetto Gronda (http://genova.repubblica.it/dettaglio-news/19:25/4285762).
Nel frattempo, al tunnel ed al nodo sopravvive il “nodino” di San Benigno, il cui progetto è approvato nel luglio 2011. I lavori stentano a partire, anche perché la società Autostrade sembra temporeggiare per attendere l’esito della valutazione di impatto ambientale sulla Gronda, tanto da suscitare la risposta di Bernini, vicesindaco “Per noi il progetto nodo è fondamentale. Occorre realizzarlo subito perché è coerente al trasferimento della viabilità sulla nuova strada a mare, su Lungomare Canepa e sulla sopraelevata…Siamo stufi del gioco che sta conducendo Autostrade. Siamo di fronte ad un’evidente volontà di rallentare le cose. Non sta in piedi chiamare in causa le nuove norme previste dal Decreto Sviluppo per giustificare il ritardo nell'avvio dei lavori” (http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/nodo-san-benigno-ritardo-avvio-lavori-comune-genova-contro-autostrade) .
Ma veniamo ad oggi. Di pochi giorni fa è la notizia che la realizzazione del primo lotto dei lavori a San Benigno è stata finalmente affidata a Pavimental, società controllata da Autostrade per l’Italia, e che i lavori dovrebbero partire durante l’estate (http://www.genova24.it/2013/06/nodo-san-benigno-in-estate-i-cantieri-del-primo-lotto-seconda-fase-ancora-da-approfondire-51835/ ). Il primo lotto prevede sistemi di accesso alla sopraelevata, rotatorie e rampa di accesso su via Milano: dopo più di un decennio di attesa e grandi aspettative, la città avrà finalmente il suo nod(in)o di San Benigno.
(Eleana Marullo)

OLI 381: COMUNE - Marco Doria tra Costa Flavio e una sinistra sbiadita

Io mi chiamo Costa Flavio… e vorrei fare una semplice domanda al signor Doria: io è tre anni e mezzo, da quando è nata la bambina, che ho fatto domanda alle case popolari: prima ero senza reddito, mi è stato detto di dimostrare che io avevo un reddito, ho dimostrato che avevo un reddito, sono andato al Matitone e le signore del Matitone mi hanno detto: “Ma cosa mi porta a fare questa documentazione, tanto non serve a niente!” Poi sono andato a chiedere aiuto alle assistenti sociali al Matitone e mi sono sentito gridare in faccia di non stare a minacciare perché c’è gente che è peggio di me… Io vorrei sapere: chi è peggio di me? perché io per il Comune di Genova risulto senza fissa dimora e senza tetto e a carico ho una figlia di quattro anni che vogliono mettere in casa famiglia: ora lei mi guardi, guardi la bambina e guardi se è una bambina da mettere in casa famiglia e mi dia una risposta!
L’unica cosa che le posso dire è che noi non siamo i suoi avversari! - ha risposto Silvio Ferrari

8 giugno 2013 Teatro della Tosse: clima teso, palco occupato. Alle spalle di Ferrari e Calbi un gruppo di ragazzi ha steso uno striscione con la scritta: fermare gli sfratti, resistere agli sgomberi, casa per tutti subito.
Prima di Costa Flavio, Marco Doria ascolta altre voci: quella di Annalisa Marinelli, di Quinto Marini del comitato contro il parcheggio al Bosco Pelato, e di Gigliola Barbieri, Gruppo donne di San Bernardo. Poi la voce di Domenico Chionetti – San Benedetto - con il dramma di 85.000 famiglie che in Italia hanno perso alloggio e proprietà, e mutui insoluti, pignoramenti, sfratti con una lista d’attesa di Arte che si assesta a 4.000 unità e l’urgenza di spostare finanziamenti da opere inutili - come la TAV o la Gronda - a grandi opere virtuose di risanamento patrimoniale e edilizia residenziale pubblica e sociale.
Prima di Costa e della sua famiglia c’è chi dice a Doria che il compito di un’amministrazione è guardare lontano, che non si può fermare tutto all’emergenza. E c’è anche Caminito, Fiom, che chiede al sindaco di aprire un tavolo per provare a tutelare il lavoro e che non è vero che il lavoro si trova solo se si buttano tonnellate di cemento! Non è vero! Sono palle! Grosse come case!. La comunità europea ha stanziato 11 miliardi di Euro per le città Smart e 6 miliardi sull’agenda digitale. I soldi ci sono, i programmi ci sono, però c’è bisogno di una cultura differente, dice il sindacalista.
Di Marco, del Laboratorio Sociale Occupato Autogestito Buridda, legge a Doria un volantino: quando cominciamo a fare le cose giuste?, invece che sgombrare case per destinarle ad alberghi di lusso con denunce a chi occupa? Il Buridda pretende l’interruzione degli espropri per il cantiere del Terzo Valico, spazi alternativi al mercato del pesce per il centro sociale, assunzione dei lavoratori di Amiu Bonifiche, stop ai tagli per i servizi sociali, moratoria per gli sfratti a data da destinarsi.
Marco Doria rimane seduto accanto a Pippo Civati mentre sul palco occupato e in platea si alternano grida diverse: chi vuole risposte immediate, chi vuole la parola subito e chi segue il programma dell’incontro: Io penso che voi abbiate tutti dei problemi reali e ci stiate proponendo delle cose reali: c’è una sola cosa che non accetto: cambiare metodo. Se vuole venire qui a dire il suo cognome…, Silvio Ferrari risponde granitico, segna i nomi e da solo gestisce un’assemblea, a tratti, alla deriva.
Prima di Costa Flavio si è parlato di Piano Regolatore Portuale e della necessità di trovare una sede condivisa per gestirlo, di Centro Storico, movida, spaccio e spiagge libere.
E se il Buridda ha decisamente prevaricato ed in cinquanta hanno strattonato la kermesse, probabilmente è perché alla Tosse si raccolgono i frutti di una sinistra un po’ sbiadita, come fa notare Civati che richiama i sindaci delle grandi città a dare tutti insieme un segnale forte al governo. Io, ovviamente, venendo qui non sapevo che avrei trovato un clima così positivo nei tuoi confronti… sorride al Sindaco. Ma non pare solo una battuta.
Marco Doria, a un anno dall’elezione, espone una realtà spietata: le risorse, spiacente, sono destinate all’emergenze ed elenca i rivoli sui quali investirle per arginare future alluvioni. Sogni elettorali sbiaditi, come la sinistra di governo, sbattono contro tagli, norme, graduatorie che vanno rispettate. Doria propone alla platea una riflessione basata sui numeri: i suoi elettori alle primarie erano 12.000, 128.000 quelli di coalizione: persone con posizioni diverse anche sul Terzo Valico. E racconta dei centocinquanta che hanno invaso il Comune per chiedere di procedere con Terzo Valico e la gronda, centocinquanta lavoratori edili, padri di famiglia che perdono il lavoro, fossero stati qua, li avrebbero presi a calci nel culo questi ragazzi… esclama Doria riferendosi all'occupazione promossa dai centri sociali. Dice che vuole partire da un progetto elettorale che sia largamente condiviso con la speranza di un quadro politico nazionale un po’ più favorevole al dialogo. Ma c’è anche la sensazione che il primo cittadino non possa fare tesoro sul serio di tutte le risorse intellettuali che al Teatro della Tosse si sono rivolte a lui.
Ognuno torna a casa con un parere diverso sull’incontro: chi dice che il Sindaco è solo – nemmeno un assessore al suo fianco sul palco – chi gli riconosce onestà e rigore, chi lo apprezza comunque, chi pronostica una fine prossima della giunta, promossa dal Pd.
Qualcuno suggerisce: ma se i centocinquanta edili venissero dirottati su un progetto di risanamento di edilizia sociale?
I soldi non ci sono. Ci sono. Basta trovarli. No basta saperli richiedere.
E c’è chi si domanda cosa ne sarà di Costa Flavio, della sua compagna e di sua figlia.
(Giovanna Profumo - immagini dell'autrice)