sabato 13 luglio 2013

LE CARTOLINE DI OLI - F35 Vuoi un’ala? Vuoi una ruota? Vuoi il casco del pilota?

L’Italia sta acquistando 130 aerei militari f 35.
Il costo sarà di 15 miliardi di euro (senza contare i costi di manutenzione.)
• Sono aerei da bombardamento, potenzialmente capaci di trasportare ordigni nucleari. L’Italia non dovrebbe possederne alcuno, perché la Costituzione vieta la guerra di aggressione (e questi aerei non servono certamente a difendere il suolo dell’Italia); e perché ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare.
• Il Canada ha già rinunciato ad acquistarli per la loro inaffidabilità tecnica; nessuna penale è a carico di chi decida di rinunciare all’acquisto.
• Un tenace movimento di opposizione cerca di impedire questa spesa immorale ed insensata. Il parlamento vota una blanda ed ambigua mozione che subordina ogni ulteriore acquisto ad una discussione parlamentare; ma il presidente della Repubblica Napolitano riunisce il Consiglio Supremo di difesa ed esautora il parlamento.
• I favorevoli all’acquisto, tra le altre motivazioni, accampano quella dei posti di lavoro che la costruzione degli aerei in corso a Cameri, (Novara) creerebbe. E’ facile rispondere loro che un’analoga spesa nell’istruzione, nell’arte e nel sociale creerebbe altrettanti o più posti di lavoro, in maniera eticamente più accettabile. Abbiamo deciso di rendere “visibile” l’insensatezza di questa spesa e di solidarizzare con le iniziative in programma in questi giorni a Cameri.
Mercoledì 17 luglio consegneremo simbolicamente ad altrettanti enti ed associazioni “un pezzo” di f35: per esempio un’ala (5 milioni di euro), la fusoliera (10 milioni di euro), il radar ( 10 milioni di euro), il casco del pilota (430 000 euro), il propulsore (30 milioni di euro); siamo certi che ne faranno buon uso. A riceverlo, saranno lavoratori/ trici e rappresentanti degli enti interessati. Gli orari che seguono hanno valore indicativo, e potranno subire variazioni che comunicheremo tempestivamente:
Ore 13.30: consegna di “un pezzo di f 35” all’ospedale Gaslini (appuntamento di fronte all’ingresso principale, via Gerolamo Gaslini) • Ore 14.30: consegna di “un pezzo di f 35” all’ospedale San Martino, all’IST ed alle facoltà scientifiche dell’università ( appuntamento di fronte al Pronto Soccorso dell’ospedale)
 • Ore 15.30: un pezzo al teatro dell’Archivolto ( appuntamento di fronte all’Archivolto, piazza Gustavo Modena 3)
 • Ore 16.30: un pezzo ciascuno a realtà di volontariato e di solidarietà che operano in centro storico: Centro antiviolenza di salita Mascherona, ambulatorio internazionale Città aperta, comunità di San Benedetto ed altre. ApPuntamento presso l’ambulatorio di Città aperta, vico del duca 37 
Ore 17.00: un pezzo ad Emergency, ed un pezzo alla consulta per l’handicap. Appuntamento presso l’info point di Emergency, sottopasso della metropolitana piazza De Ferrari
Ore 17.30: un pezzo al teatro Carlo Felice ed uno ai vigili del fuoco. Appuntamento di fronte al teatro Carlo Felice La manifestazione si concluderà dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale con la 581° Ora in silenzio per la pace”,http://www.orainsilenzioperlapace.org/ durante la quale verranno illustrate ai passanti le motivazioni dell’iniziativa.
Coordinamento genovese NO F 35

giovedì 11 luglio 2013

OLI 385: SOMMARIO

OLI 385: PAROLE DEGLI OCCHI - Le guardie della città


OLI 385: F35 - Anche Genova si mobilita

Sabato 13 luglio a Bellinzago ci sarà "La notte in bianco" contro l'acquisto degli F-35.
Anche a Genova ci saranno, mercoledì 17 luglio, alcuni eventi per dire NO agli F-35, che si concluderanno presso i gradini del Palazzo Ducale in Piazza De Ferraris durante la 581° ora in silenzio per la pace dalle ore 18 alle 19 (http://www.orainsilenzioperlapace.org/ ) e avranno sia carattere politico e sia di happening (flash-mob).
(Angela Brancati - immagine da internet)

OLI 385: INFRASTRUTTURE - Cornigliano tra illusione e realtà

La notizia è che l’Unione europea ha dato il benestare ad un progetto di cabinovia che colleghi la stazione ferroviaria all’aeroporto Cristoforo Colombo. A basso impatto ambientale, formata da vagoncini da 10 posti, capaci di portare 4mila persone all’ora, in un minuto e mezzo da stazione ad aeroporto, in tre minuti fino agli Erzelli. La stazione che verrà collegata non sarà quella attuale, di Cornigliano (che, secondo il progetto, verrà trasferita più a levante, nella zona di villa Bombrini), ma una nuova stazione all’altezza di via Siffredi. Il finanziamento dovrebbe ammontare intorno al milione e 100 mila euro (La Repubblica – Genova, 10/7/2013). La Società per Cornigliano (Regione 45%, Comune 22,5%, Provincia 22,5%, Ministero del Tesoro 10%), tra i proponenti, ha in progetto, come si legge sul sito, anche il collegamento dalla strada a mare (in corso di realizzazione, vedi OLI 379) allo snodo autostradale di Genova Aeroporto (costo del progetto: 22 milioni di euro, che devono essere finanziati da Società per Cornigliano, a partire dalle risorse previste dall’Accordo di programma del 2005). Questo sarebbe il cosiddetto “lotto 10”, costituito da due rampe a due corsie, che dovrebbero scavalcare la ferrovia e collegare all’aeroporto (e all’autostrada) senza interferire col traffico cittadino.
Accanto alla Cornigliano dei desideri - in cui le cabine oscillano leggere sullo sfondo del cielo, verso l’aeroporto e oltre - ce n’è un’altra, che si presta molto meno come argomento da affrontare in vista delle prossime tornate elettorali (OLI 384).
Se si prova a snobbare il volabus e salire all’aeroporto a piedi da via Cornigliano, le condizioni del tragitto
sono pessime. Nel primo tratto, sulla rampa d’accesso, tra i rifiuti e le carcasse abbandonate, ci sono da qualche mese alcuni camper di nomadi, che vivono in condizioni disastrose: le vetture sono parcheggiate – in pieno sole sotto la calura estiva - da entrambi i lati della strada, e lo spazio vitale delle persone che vi abitano coincide con la carreggiata, che i veicoli attraversano a velocità sostenuta. Poco oltre, lo spazio pedonale si restringe sempre più, per arrivare a scomparire all’altezza dello Sheraton. Un'aiola, poco prima di arrivare alla rotonda di fronte all’hotel, ospita le lapidi commemorative di qualcuno che, forse, nel tentativo di arrivare lì a piedi ci ha lasciato la vita.
Altra notizia poco preelettorale, già di qualche mese (fine febbraio 2013) ma poco battuta dai media locali, è il rinnovo fino al 2018 della concessione a Spinelli dell’area adibita al deposito dei container vuoti : 67mila metri quadrati. Con un aumento (da 3 a 4 euro per metro quadrato) e la minaccia di elevate penali in caso di ritardo, i container, che dal 2006 sono nella zona di Cornigliano, originariamente destinata a spazio per la cittadinanza, eclisseranno la vista sul mare ancora fino al 2018 (Il Corniglianese, aprile 2013).
(Eleana Marullo - foto da internet)

OLI 385: CITTA' - Il terzo settore si mette in piazza

Il presidio organizzato giovedì 11 luglio alle 13.30 davanti a palazzo Tursi è molto partecipato. Il volantino è chiaro mettiamo in piazza il sociale, a rischio i servizi per i minori e le famiglie della città e tutti i servizi pubblici.
Un tratto di via Garbaldi è puntellato da disegni e striscioni colorati, davanti al Comune molti operatori, donne, uomini e giovani.
Che il terzo settore stia pagando un prezzo altissimo per le scelte economiche di governi passati e presenti è faccenda nota e, con cadenza praticamente annuale, anche a Genova ha dovuto testimoniare il gioco al ribasso, con riduzione di servizi e risorse.
Stupisce la pacatezza, l’infinita pazienza dei propri addetti che solo nel Comune di Genova sono più di mille – spiega Alessandro Frega, vicepresidente della Lega delle Cooperative – con oltre diecimila assistiti e oltre duecento lavoratori a rischio. Oggi come ieri si parla di tagli ed essere qui, per presidiare il Consiglio comunale serve a capire se quei tagli, che sarebbero già operativi, possono essere arginanti inserendo nuove risorse sul capitolo di spesa. Nella polemica che ha coinvolto l’assessore ai servizi sociali, Frega non entra. Ma precisa che probabilmente Paola Dameri ha dovuto scontare l’inesperienza con la mancanza di risorse.
Sono diversi anni che conviviamo con questa preoccupazione: non riuscire a progettare nulla, dice Franco Guariniello della cooperativa L’Altro Sole, una trentina di persone che si occupano principalmente di trasporto disabili. Si vive con un orizzonte di due mesi, tre mesi, con tempi ridotti che cozzano con l’esigenza di programmare. Non c’è futuro, ci si sente sempre precari.
Rosario Giuliano della Cooperativa Lanza del Vasto spiega che il buco del bilancio preventivo che si prospetta quest’anno viene coperto tagliano il 4% dei costi generali della struttura comunale, il 2% dei costi con cui il Comune ripiana le perdite delle partecipate e con il 40% dei servizi alla persona. Se si rimettesse in discussione questo principio? Suggerisce di azzerare tutto analizzando le risorse disponibili, rimettendo in discussione lo status quo intervenendo sulle inefficienze organizzative che si possono ridiscutere. Parla di trasporto urbano fondato sul no profit e della necessità di un pensiero politico, all’interno del quale tutti possiamo essere chiamati a rimetterci in discussione, c’è bisogno di una visione complessiva, in assenza della quale rimane solo il pensiero tecnocratico. Tu non puoi pensare che un Comune che dedica il 90% delle proprie risorse a mantenere se stesso sia capace di autoriformarsi da questo punto di vista. E il rischio è una timidezza della politica e un larghissimo spazio alla tecnocrazia: chi fa i bilanci non è molto entusiasta di tagliare se stesso.
Sotto il porticato di Tursi un lui e una lei, giovanissimi, spiegano che il campo del sociale sempre di più manifesta un’esigenza di fondi, in una società in cui ci sono obbiettivi troppo consumistici, lei dice che tagliare è davvero paradossale, ma non ha mai partecipato a qualcosa di più politico per pensare come dirigere i fondi.. Lui ad una valutazione sull’operato della giunta presente e passata risponde: non ho seguito fino a questo punto le questioni, mi occupo di altro nella vita e la questione politica la lascio a chi approfondisce queste tematiche. 
Tra i molti punti della proposta di delibera del consiglio comunale emerge l'intenzione per la predisposizione del bilancio comunale 2013 che sia evitata la contrazione delle risorse destinate al welfare attraverso l’analisi di fattibilità di piani di riorientamento di risorse a favore dei servizi sociali.
(Giovanna Profumo - immagini dell'autrice)

OLI 385: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

I Fratelli Musulmani non sono l’unica manifestazione di Islam politico. 
New York Times, 09 luglio 2013, articolo di Robert F. Worth: "Se l'islam politico fosse quotato in borsa, sarebbe crollato drasticamente durante la scorsa settimana."  http://www.nytimes.com/2013/07/10/world/middleeast/aid-to-egypt-from-saudis-and-emiratis-is-part-of-struggle-with-qatar-for-influence.html?pagewanted=2&_r=4&hp&

Una cosa sulla quale sono d’accordo le due parti in conflitto in Egitto. 
The Washington Post, 10 luglio 2013, articolo di William Booth e Michael Birnbaum: “C'è poco in comune tra i sostenitori arrabbiati dei Fratelli musulmani ed i laici, festaioli liberali di piazza Tahrir in questi giorni - tranne che per una cosa. Entrambi ritengono che il governo degli Stati Uniti stia cospirando contro di loro ". http://www.washingtonpost.com/world/middle_east/in-egypt-gripes-about-us-government-are-a-common-theme/2013/07/09/6cf7e44e-e8e6-11e2-818e-aa29e855f3ab_print.html

Israele e l'esercito egiziano.
Haartz, 9 luglio 2013, articolo di Barak David: “Israele la scorsa settimana ha invitato gli alti funzionari degli Stati Uniti a non bloccare la somma di 1,3 miliardi di dollari con cui l'America sostiene l'esercito egiziano ogni anno in risposta al colpo di stato in Egitto”. http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/israel-urged-u-s-not-to-halt-aid-to-egypt-says-top-american-official.premium-1.534651

L’amico di Netanyahu.
Ahramonline, 07 luglio 2013, articolo di Bassem Aly: "Il governo di Netanyahu considerava il presidente islamista dell'Egitto come un potenziale amico, soprattutto dopo la cacciata di Mubarak, ex-tesoro strategico israeliano". http://english.ahram.org.eg/NewsContent/2/8/75909/World/Region/The-US--Israel-What-to-do-on-Egypt.aspx

La vera rivoluzione.
Jadaliyya, 08 luglio 2013, articolo di Sarah Carr: "La vera rivoluzione avverrà quando il coinvolgimento militare in politica sarà un ricordo lontano nella storia". http://www.jadaliyya.com/pages/index/12779/on-sheep-and-infidels

I quattro motivi per i quali ad Israele mancherà Morsi
Haartz, 03 luglio 2013, articolo di Anshel Pfeffer: "Ma negli ultimi anni, sotto il governo di Morsi, l'esercito è stato inviato su operazioni più mirate e forte contro gli elementi di Al-Qaeda che hanno preso il sopravvento in alcuni parti della penisola, e ancora più importante per Israele è il fatto che ha demolito gran numero di tunnel di contrabbando . La vicinanza tra Fratelli Musulmani e Hamas ha reso l'Egitto più determinato a combattere gli islamisti estremi nel Sinai e Gaza, nonché il contrabbando di armi." http://www.haaretz.com/misc/article-print-page/four-reasons-why-israel-may-miss-morsi-after-all.premium-1.533603?trailingPath=2.169%2C2.216%2C2.217%2C
(Saleh Zaghloul)

OLI 385: VIAGGI - Il diario di Giulia

Lampoul sur mer 6 maggio lunedì

Sono qui da 12 giorni, e sono le 10 del mattino. Io e Mariella stiamo aspettando Djiby che è partito da Pekini prima delle 7 e non è ancora riuscito a percorrere 30 Km.
Alla fine partiamo. Anche in questo viaggio con 46° all' ombra abbiamo avuto un' avventura con la macchina. Stiamo girando senza targa e la polizia stradale ci ha fermati. I nostri eroi sono riusciti a trattare sulla multa, ma siamo di nuovo a corto di benzina. Nel frattempo noto una fila fitta di uomini con vestiti verdi e cesti pesanti in testa e vengo a sapere che in Senegal ci sono i lavori forzati.
Arriviamo a Lampoul sur mer verso le 17.
Sono l' unica ospite di Casa Meissa gestita da Ibrain detto Ibu: Parla italiano, perché suo fratello lavora come mediatore culturale a Torino. E' lui che ha fatto costruire queste sette casette tipiche da una ONG italiana. Il costo è di 11.000 franchi senegalesi compresa la colazione.
Djiby è stanco e gli offro il mio letto per dormire un poco, mentre Lamine va alla ricerca di un ristorante per il riso e pesce.
Anticipa i soldi Ibu li metterà sul conto che pagherò quando Mariella tornerà a riprendermi fra un paio di giorni. Io dopo le spese di viaggio ho i soldi contati.
Esco per vedere il villaggio, da sola. E' una stradina dritta piena di boutiques di ogni genere che porta alla spiaggia dei pescatori. AI lati si spalmano a perdita d' occhio casette fatte di canne, assi di legno e mattoni. Capre, pecore, galline asini ovunque.
Incontro due italiani Cristiana e Giuliano di La Spezia. Vendono, in società con Aziz (uno del posto conosciuto sulla spiaggia di Monterosso), materiale per agricoltura: trivelle, semi, concimi... In Italia non trovavano lavoro e qui non ci sono tasse da pagare.
Mi offrono un caffè versato da un thermos ambulante. Ci rivedremo domani a pranzo.
Sta venendo buio e Casa Meissa è in fondo alla stradina. Non è ancora pronto il riso e pesce, ma Djiby si è riposato e rinfrescato. “Non è un robot” diceva oggi Lamine riferendosi a lui.
Se tutto va bene rientreranno a Demi dopo la mezzanotte, lui a Pekini più tardi e questa mattina prima di partire ha portato il suo bambino in Ospedale.
Qui la luce elettrica c' è, ma mancano le lampadine. Si usa la pila.
Mangiamo con appetito e ci salutiamo.
Come ospiti, prima di me, quest' anno ci sono state le mamme di Cristiana e di Giuliano.
Mi fermo a Casa Meissa per guardare la televisione. Questa sera c'è lo sport nazionale: lotta libera. I campioni grandi e muscolosi come gladiatori romani avanzano pieni di catene,amuleti , frange e tatuaggi. Hanno con loro un Marabout personale e un corpo di ballo maschile che imita i movimenti di lotta che il campione improvvisa. Poi nell' arena l'incontro fra i due. Con passi cauti e braccia protese si studiano senza toccarsi per minuti, finché zac uno entra nello spazio dell' altro. Ora sono un unico corpo a quattro gambe che compie piccoli passi faticosi finché con una capriola uno dei due cade a terra sotto l'altro che ha vinto.
Al telegiornale sullo schermo passano immagini di una Dakar paludosa. Le piogge del luglio scorso hanno
fatto crollare case costruite vicino al fiume, mi spiega Ibu, e le acque non sono ancora defluite. Oggi le zanzare della malaria hanno fatto morire un altro bambino. Vado nella mia capanna. Mi sorprendono degli insetti grossi e neri che corrono sul pavimento. Chiamo Ibu “sono scarafaggi.?.” “Si”, mi risponde uccidendone un po', "ma non pungono.” Lo so anche nelle corsie del vecchio Ospedale S. Paolo di Savona giravano tranquilli mentre mio padre stava morendo.
Forse Djibìy si è messo comodo per dormire. Le lenzuola a una piazza nel mio letto matrimoniale sembrano già vissute. M'infilo sotto alla zanzariera con il completo che mi ha regalato Mariella i calzini e la pila sotto al cuscino. La luce è solo centrale. La giornata è stata piena e soddisfacente. Stendo le gambe finalmente. Una mi formicola e fa male.
(Giulia Richebuono - foto dell'autrice)

LE CARTOLINE DI OLI

La newsletter Oli sarà in ferie fino a fine settembre, ma potrà capitare a qualcuno di voler condividere un'immagine, un'esperienza, una testimonianza, o qualsiasi spunto di riflessione in cui si è imbattuto durante l'estate.
Per questo abbiamo pensato di proporre anche quest'anno la rubrica estiva “Le cartoline di Oli” che inizieremo a pubblicare, senza alcuna periodicità, seguendo le occasioni che via via si presenteranno.
Chi lo desiderasse potrà inviare le proprie cartoline all’indirizzo mail della redazione.
Con i nostri auguri, 
(La Redazione – immagine di Guido Rosato)

mercoledì 3 luglio 2013

OLI 384 - SOMMARIO

OLI 384: PAROLE DEGLI OCCHI - Misoginia italiota

(Genova, 3 luglio 2013 - Piazza Bandiera - Foto Giovanna Profumo)

OLI 384: POLITICA - Un Piano per le regionali

Non si può certo dire che Genova non sia una fabbrica di idee. Considerata la chiusura delle fabbriche vere è un privilegio avere una classe politica così feconda di progetti e cantieri. E non ha nessuna importanza che per amministrare il quotidiano – vedi manutenzione strade, territorio, scuole, sanità, sicurezza - le risorse siano inesistenti, quando escono sulla stampa lenzuolate di grandi progetti e investimenti faraonici corredati dalla narrazione di incontri tra il nostro archistar Renzo Piano e Claudio Burlando.
Come ha ricordato Piero Ottone su Repubblica il 14 giugno, il primo Affresco dell'architetto fu presentato nel 2004 ma poi “Lo si è deliberatamente messo da parte perché disturbava interessi costituiti, posizioni di potere, che non volevano nessuna riforma, nessun cambiamento”.
Del primo Waterfront, Manlio Calegari aveva scritto su Oli, i suoi pezzi sono una fonte utile per comprendere dinamiche ed errori del passato.
Ma oggi Piano non è stato coinvolto solo per il porto, ma anche per la sanità, durante un incontro con i direttori di Asl e Regione – di cui ha dato notizia Repubblica –  nel quale ha presentato il suo progetto di ospedale ideale, immerso nel verde dove dovrebbero esserci “quattrocento metri quadri per ogni posto letto”. E' stata una lezione “sull’ospedale modello” dove massima è l’attenzione agli aspetti umani, al rapporto di paziente e famiglia con il personale sanitario. L'esatto contrario di quanto avviene in molti reparti della regione. Burlando ha precisato che ha coinvolto Piano perché cercheranno di fare strutture nuove come l’ospedale di Taggia, il Galliera, quello del Ponente genovese e il San Martino, che Piano dichiara non va buttato via perché “è un capitale pazzesco”.
Ma non è finita qui. Il presidente Burlando spera che Piano possa coprire il ruolo di ambasciatore di Genova all’Expo 2015.
C’è nell’aria una brezza – non ancora un Maestrale - di elezioni regionali, previste proprio tra due anni, meglio prepararsi per tempo.
Poi ci sono Gronda e Terzo Valico, praticamente il Santo Graal, le opere destinate a sfamare eserciti di edili – ma siamo sicuri che siano liguri? – anche se incerto è il loro effetto su un territorio estremamente fragile.
In questo scenario scoppiettante le aree di Cornigliano – per intenderci, quelle restituite alla città e in parte consegnate a Spinelli – sono di una desolazione disarmante e nulla è stato fatto, salvo arredare con dei giochi per bambini il piccolo polmone verde di villa Bombrini.
Mentre le aree produttive si stanno inesorabilmente svuotando, sorge il dubbio che non saranno la Gronda e il Terzo Valico a farle riempire, in assenza di un modello di sviluppo serio, con il rischio che queste opere facciano la fine di Malpensa 2000.
Ora si capisce perfettamente la necessità di predisporre il futuro, ma visti gli obbiettivi raggiunti e le occasioni sprecate e questo scollamento dalla realtà, siamo certi che Burlando e compagni siano ancora i politici di sinistra più adatti per rappresentare l'elettorato e guidare la Liguria?
E Renzo Piano perché è così generoso da cascarci una seconda volta?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 384: AFRICA - I governanti esiliano i giovani (ma comprano case in Europa)

Il 1960 è l’anno di indipendenza per la maggior parte dei paesi africani, dopo molti anni di colonizzazione. Da allora, molti dei paesi africani sono rimasti com’erano prima dell’indipendenza. Eppure il continente possiede enormi ricchezze: oro, diamanti, ferro, per citarne alcune.
Ma questo vecchio continente ha seri problemi di sviluppo.
E’ questo che spinge i suoi giovani ad espatriare verso l’Europa e ad imbattersi in enormi problemi: alcuni prendono le canoe per raggiungere l’Europa, perdendo la vita in mare.
Se l’Africa fosse stata ben governata, i suoi giovani non avrebbero bisogno di lasciarla ma, purtroppo, non è questo il caso. E’ l’ora che i governanti sappiano che l’Africa non appartiene a loro ma ai suoi figli. I governanti devono fare in modo che i giovani africani rimangano nei propri paesi. Per farlo, si devono utilizzare le risorse del continente per servire il paese, creando lavoro per i giovani. Ma la maggior parte dei governanti usa la ricchezza per il profitto della propria famiglia. Alcuni comprano grandi case in Europa o in Asia.
Quando l’Africa uscirà da questa dittatura, che continua a crescere, allora i giovani sapranno che l’Africa appartiene a loro e prenderanno in mano il destino del continente. La ricchezza, l’intelligenza, la capacità e la forza intellettuale non sono utilizzate, di chi è quindi la colpa?
(Moustapha Niang - traduzione Eleana Marullo - foto Giovanna Profumo)

OLI 384: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

I militari USA in Africa
Reuters, articolo di Peter Apps: "Tuttavia, con circa 4000-5000 persone a terra in ogni momento, gli Stati Uniti ora hanno più truppe in Africa che in qualsiasi altro tempo dal suo intervento in Somalia due decenni fa." “Ci sono due ragioni principali: per contrastare al Qaeda e altri gruppi militanti, e per aumentare la propria influenza in un continente che potrebbe diventare una destinazione sempre più importante per il commercio e gli investimenti americani, vista la crescita della presenza della Cina in Africa (...) Altri temono che l’influenza militare degli USA possa essere utilizzata per portare via le risorse”. http://www.reuters.com/article/2013/06/27/us-usa-africa-military-idUSBRE95Q1EZ20130627

L’abdicazione di un capo di una dinastia (di un sovrano assoluto) a favore di suo figlio è considerata riforma.
The Economist, 29 giugno 2013: "Altri motivi possono aver spinto Hamad a dimettersi. Ora sessantunenne, ha a lungo sostenuto le riforme in altre parti del mondo arabo, al punto da finanziare generosamente le rivoluzioni in Libia e Siria. Tuttavia sentiva un certo disagio per non riuscire a praticare in casa ciò che predicava fuori”. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21580197-remarkable-emir-bows-out-hard-act-follow

Razzismo in Israele: le ragazze ebree non devono uscire con i neri.
MondoWeiss, 30 giugno 2013, articolo di David Sheen: "Aggressione a Tel Aviv: Le ragazze ebree non devono uscire con i neri!” "Questa è la stessa reazione che mia nonna ha affrontato in Germania, quando i nazisti hanno impedito ai tedeschi di camminare con lei, perché era ebrea." http://mondoweiss.net/2013/06/attack-jewish-blacks.html

Chi sono le principali minacce alla sicurezza per gli arabi?
The New York Times, 01 luglio 2013, articolo di Mark Landler e Jodi Rudoren: "Un recente sondaggio di 20.000 persone in 14 Paesi fatto dal Centro Arabo per la Ricerca e gli Studi Politici in Doha ha trovato che Israele e gli Stati Uniti sono visti come le principali minacce alla sicurezza." http://www.nytimes.com/2013/07/02/world/middleeast/mideast-chaos-grows-as-us-focuses-on-israel.html?ref=todayspaper&_r=2&
(Saleh Zaghloul)

OLI 384: DAL WEB - La crisi diventa semplice da comprendere

(Nighthawks - Edward Hopper)
Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti). La formula "bevi ora, paga dopo" è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.
Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora. La banca di Helga, rassicurata dal giro d'affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia. Intanto l'Ufficio Investimenti e Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un'obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano.
Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall'irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.
Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c'è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite. A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi. Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e camerieri e baristi si trovano per strada. Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%. La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l'attività: niente più prestiti alle aziende. L'attività economica locale si paralizza. Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un'azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a seimila chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare. Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio.
(http://blog.safog.com/2010/06/08/die-wirtschaftskrise-leicht-verstandlich-suffbond-alkbond-und-kotzbond/ Stefano De Pietro - testo e immagine da Internet)

OLI 384: VIAGGI - Diario di Giulia

Demi, domenica 5 maggio

Nel dormiveglia, questa mattina il rumore dell' Oceano mi sembrava quello del treno…
Ero contenta di scendere a Genova  rivedere la mia micia, le amiche, i gauchos.
Nella notte è morto un capretto da latte. Il lamento della madre è uno strazio, gli altri animali sembrano spaventati.
Do a Lamine 10.000 franchi senegalesi  perché vada subito a comprare fieno o quel che trova. Più due quaderni..Con Mariella liberiamo gli animali e diamo loro quel che troviamo in casa.
Da quando, con i locali, maneggio soldi con quattro zeri, mi sento più esposta.
Stacco e vado all' Oceano. Mi siedo alle spalle di un pescatore con la rete avvolta attorno al braccio che, in acqua fino al ginocchio, aspetta l' onda giusta. Solo allora con un gesto sicuro la tira lontano.
Il ventaglio trasparente si apre e dentro resta un pesce. Impiega minuti per stenderla e ritorcerla con sapienza intorno al braccio. Si allontana alla ricerca di un'altra onda con pesce.
Non ho voglia di rientrare. Mi arrampico su una duna e passeggio all' ombra di conifere.
Non sono più in armonia con questo luogo e da sola non so muovermi.
Non so il perché, ma mi viene in mente Bersani “Non è facile far volare i tacchini sui tetti”  ma qui mi pare persino difficile riuscire a credere che i tacchini locali possano fare la ruota
Nel mondo degli uccelli oggi mi sento un'anatra selvatica pronta per migrare.
Mi vengono incontro due bambini che smettono di fare la lotta libera, “cadeau, cadeau” mi dicono. “cadeau”  fanno eco tre ragazzine con una fascina di legna in testa, “cadeau”, mi ripete un ragazzo indicando i miei occhiali. “ce n'est pas possible” rispondo, mentre sotto allo sguardo di Hallah i parà francesi continuano a esercitarsi.
Passo da Aidà che non c'è. E' andata con i bambini in una città vicina.
Parlo col marito. Mi fa vedere le foto di lui sulla petroliera ad Hong Kong, della sua festa di matrimonio con Aidà, dei genitori morti e del figlio più grande, ora in collegio a Dakar per studiare francese. Ha 12 anni e tornerà per le vacanze.
La sera dico a Mariella che ho voglia di muovermi da lì. Mi consiglia un alberghetto a Lampoul sur mer. E' gestito da una Associazione italiana di turismo responsabile Domani dormirò lì.
(Giulia Richebuono - foto dell'autrice)