giovedì 31 ottobre 2013

OLI 388: SOMMARIO

OLI 388: PAROLE DEGLI OCCHI - Tiro alla slot

(foto di Giovanna Profumo)
Genova, 26 ottobre 2013 - Via Cairoli - Slot Mob, per sensibilizzare i cittadini contro l'estrema diffusione delle slot machines nei locali pubblici. Con un calcio balilla e il tiro alla fune, improvvisati per strada, si è voluto ricordare che un altro gioco è possibile.

OLI 388: COMUNE - Sportingenova, si chiude!

Sportingenova è l'azienda del comune di Genova creata nel 2006 per gestire gli impianti sportivi della città. Ferraris, Carlini, Villa Gentile, ma anche piscine comunali e altro a disposizione dei genovesi per sgambettare e mantenersi in salute.
In circa sei anni di gestione, ha accumulato qualcosa come quindici milioni di euro di debiti vari, l'ottanta per cento (dichiara l'assessore Miceli) verso Iren, Amiu, Aster. Oggi è in stato di liquidazione, con il personale ridotto al solo liquidatore, Ing. Adriano Anselmi, e con un'unica traccia sul web in una vecchia pagina di Amiu di quando Sportingenova era controllata dalla controllata, situazione già segnalata in comune ma senza risultato. La chiusura definitiva dell'azienda comporterebbe la cessione della proprietà degli impianti nei confronti dei creditori, lasciando la città senza alcuni di essi.
Quindi, qual'è la soluzione trovata dalla giunta per poter chiudere l'azienda liquidando i fornitori e salvando gli impianti comunali? Certamente non intervenire su chi ha gestito l'azienda, questo è scontato. Soldi liquidi in cassa non ce ne sono, manco a dirlo, almeno questo parrebbe dalla relazione in commissione. Quindi si agisce sull'unica via d'uscita rimasta: cedere all'aziena beni del comune, permutandoli prima in seno a Sportingenova con gli impianti sportivi, per poi chiudere la partita con la vendita finale. Operazione che viene definita dall'assessore "a costo zero" per il Comune. A costo zero in termini di liquidità, peccato che Sportingenova avesse acquisito gli impianti per un tozzo di panne e che adesso il comune debba permutarli ad un valore tale da coprire il debito.
La delibera promossa dalla Giunta (e passata a maggioranza in Consiglio comunale poco tempo dopo, il 10 settembre) richiederebbe un approfondimento del bilancio, invece nonostante numerose richieste questo bilancio è stato tenuto segretato dall'assessorato, fino alla data odierna. Nonostante una richiesta in commissione, una in consiglio comunale, un scritta e diverse mail e telefonate, soltanto oggi tali dati sono stati spediti ai consiglieri che ne hanno fatto richiesta.
Si tratta, a dire il vero, di un comportamento usuale del comune, che è sempre molto attento ai dati che pubblica che, alla faccia della trasparenza, paiono vivere molto bene nei cassetti polverosi degli uffici, invece che essere pubblicati sui siti web del comune e delle partecipate, in taluni casi come richiede la legge.
Alcuni link:
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/09/04/AQwNOxI-palazzi_sportingenova_pagare.shtml
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/05/29/APyZ6DdF-sportingenova_beffa_milioni.shtml
http://www.amiu.genova.it/accessibile/contents.php?content_id=23
http://www.comune.genova.it/node/14664
http://www.genova24.it/tag/sportingenova/
(Stefano De Pietro)

OLI 388 - PATTO di STABILITA’: Balneari, la disfida di Baretta?

Mentre il Patto di Stabilità pare assomigli sempre più a una fiera del bue grasso, il 25 ottobre la deputata Claudia Mannino, Movimento 5 Stelle, ha presentato una interpellanza urgente al viceministro dell’Economia Stefano Fassina  in merito ad indiscrezioni di stampa su una strisciante privatizzazione delle spiagge. Infatti il sottosegretario Pierpaolo Baretta, Pd, con delega al Demanio, ha più volte manifestato l'intenzione del Governo di inserire la riforma del demanio marittimo nella legge di stabilità, sbandierando il suo progetto di sdemanializzazione che porterebbe alla fin fine a cedere con prezzo calmierato stabilimenti, bar, cabine, ristoranti, agli operatori balneari già concessionari. Sostiene Baretta la vendita, anzi la svendita, a prezzi inferiori di mercato, delle costruzioni esistenti sulle spiagge, già dello Stato: un saldo di beni della collettività, un regalo per i concessionari, titolari senza gara alcuna e supportati ora anche dal progetto elaborato dall’Agenzia del Demanio, sempre in tandem con Baretta.
La questione delle concessioni demaniali in Italia era stata oggetto di procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea per mancanza di libera concorrenza secondo la normativa Bolkestein  e soltanto con la legge n.217 del 2011 veniva sanata, stabilendo che non può esservi concessione “d’insistenza”, ossia il sistema di preferenza per il concessionario uscente che si vedeva rinnovata in automatico la concessione, inoltre i beni appartenenti al demanio marittimo non entrano a far parte del patrimonio "disponibile" delle Regioni, ma restano assoggettati a codice civile, codice della navigazione, leggi statali, norme comunitarie, ecc.
Cioè, non possono Comuni o Regioni alzarsi una mattina e decidere di vendere un pezzetto di mare con annessi e connessi.
“L’uovo di Colombo”, sottolinea l’Espresso del 22 ottobre, “sta nel documento elaborato dall’Agenzia del Demanio spedito al Ministero dell’Economia,  un’occasione da goal per chi ha già una licenza in mano, in quanto non si fa menzione di aumentare il canone”,  la novità è invece nella procedura di gara, in cui l’offerta più vantaggiosa viene valutata tale sulla base di un piano economico-finanziario d’investimenti: come per le concessioni autostradali chi più ha investito in nuove strutture ha più possibilità di aggiudicarsi la concessione.
Non è una buona notizia per chi pensa che le spiagge italiane siano già abbastanza costruite. Inoltre il 40 per cento del punteggio complessivo si basa sulla professionalità acquisita dall'offerente nell'esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistico ricettive. Insomma, chi ha già in gestione un'area e concorre per essa, parte con un bel vantaggio, con diritto di prelazione de facto per comprarsi gli immobili e farsi assegnare la spiaggia in concessione, pur se corretto il riconoscimento degli investimenti.
A ciò si aggiunga che i proventi degli ombrelloni e dei lettini andranno alle Regioni e non più allo Stato, ma a questa cifra corrisponderà una pari decurtazione dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni. E a questo punto  che cosa ci  guadagnano le Regioni a litigare con i balneari e i loro sindacati?  Ad oggi i Comuni, che gestiscono le spiagge, non beccano un euro perché tutti i soldi vanno a Roma. Nella migliore delle ipotesi, ai sindaci interessa davvero poco tirare sul prezzo dei canoni, nella peggiore, vanno d'amore e d'accordo con i balneari, che portano magari voti, consensi, benessere.
In barba alle norme comunitarie e in vista del semestre europeo 2014. Risponde piccato il viceministro di non preoccuparsi, nessuna intenzione di trasgredire le norme comunitarie, il documento in esame e l’iniziativa del sottosegretario di Stato non sono la posizione del Governo, ma sono il riflesso delle questioni in discussione con i rappresentanti delle associazioni balneari.
Un bel traguardo per il PD, che ha fatto campagna elettorale sui beni comuni.
(Bianca Vergati - foto di Giovanna Profumo)

OLI 388 - PALESTINA: Muri dentro di noi

Sono sul volo Tel Aviv – Roma, è fine estate, guardo dal finestrino, ormai la Palestina è alle mie spalle. Ripenso all'intenso viaggio appena terminato: ripercorro paesaggi, il deserto, i villaggi, gli insediamenti, campi profughi, check points, ricordo i volti, le testimonianze e il muro! Un muro che incute disagio e desolazione. Il muro di separazione formato da blocchi di cemento alti sette metri allineati su un percorso di 730km che dal 2002 impediscono la libertà di movimento di un'intera popolazione.
Stiamo ormai volando sul mar mediterraneo, vicino a me siedono due ragazzi di sedici anni, chiacchieriamo, mi chiedono di raccontare un po' di storia sulla Palestina.
Inizio con il 1947 quando la risoluzione dell'Onu 181 decide la spartizione del territorio palestinese tra due popoli: Israele per il 55% del territorio e la Palestina per il 45%.
Parlo della Nakba del 1948: la catastrofe per i palestinesi e la nascita dello Stato d'Israele per gli israeliani. La signora seduta nella fila davanti a noi, una bella donna sulla sessantina, si gira ed inizia ad urlarmi che quello che sto dicendo non è vero sostenendo che i palestinesi rubarono le case degli israeliani mandando via chi vi abitava. Le chiedo dove ha preso queste informazioni, a me non risultano. Dice che ha lavorato per i servizi segreti israeliani, a stretto contatto con le istituzioni sia israeliane che palestinesi, e che lei conosce la vera storia. La signora, un'ebrea nata e vissuta fino all'adolescenza in Romania, si vanta di sapere sette lingue e di aver girato il mondo in gioventù. Andiamo avanti con la discussione, afferma che i palestinesi siano dei violenti e che lei e tanti come lei lottino per la pace. Allora le chiedo cosa pensa del muro. Penso che chiunque “lotti per la pace” inorridisca davanti a ciò che taglia villaggi, divide famiglie, separa intere comunità da luoghi sanitari, scolastici e di culto, La signora mi risponde che ritiene il muro fondamentale per la difesa del popolo israeliano, continua dicendo che il lancio di pietre possono ammazzare gli israeliani. Le ricordo che durante operazione piombo fuso i militari israeliani sulla Striscia di Gaza non hanno lanciato pietre ma fosforo bianco sui civili, ammazzando 1387 palestinesi in 22 giorni. Armi chimiche non autorizzate dalla convenzione di Ginevra. La discussione si fa più accesa.
Le esprimo l'assurdità nell'adottare una “democrazia” difensiva per giustificare l'occupazione dei territori.
La signora non vuole più ascoltarmi, ormai ascolta solo se stessa, la discussione va avanti, mi viene rabbia. Ognuno di noi rimane sulle sue posizioni, La signora continua il suo monologo affermando che nelle scuole palestinesi c'è un indottrinamento alla violenza. Non accetto le convinzioni della signora e sicuramente lei non accetta le mie; penso ai ragazzi israeliani che sono costretti a prestare tre anni di servizio militare, penso al libro della scrittrice israeliana Nurit Peled “La Palestina nei testi scolastici israeliani: ideologia e propaganda nell'istruzione” che analizza le rappresentazioni della Palestina nei libri scolastici adottati dalle scuole superiori israeliane, in cui si trovano forme di razzismo verso il popolo palestinese; i palestinesi non sono mai rappresentati come esseri umani ma come problema. Provo ad esprimere questi miei pensieri anche se ormai tra me e lei si è alzato un muro, non c'è più confronto, il dialogo è naufragato.
Stiamo per atterrare, sono demoralizzata, mi domando come si può giustificare tanta disumanità e sofferenza dell'essere umano. Penso alle organizzazioni israeliane che lottano contro l'occupazione, alle donne ebree di “Machsom watch”, agli ex militari israeliani di “Breaking the silence”, alla Rete ECO “Ebrei contro l'occupazione”, agli attivisti israeliani che collaborano con i Comitati Popolari palestinesi.
Penso a cosa vuol dire lottare per la pace e subito mi vengono in mente le parole di un padre palestinese che aveva perso la figlia di dieci anni ammazzata da un militare israeliano: “prima di fare pace devi vivere la pace dentro di te”.
(Maria Di Pietro)

OLI 388: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale


Glenn Greenwald, il crollo di credibilità e la non obbiettività dei media occidentali
“Il crollo di credibilità dei media deriva, più che dalla parzialità ideologica, da come aiutano il governo degli Stati Uniti a diffondere falsità che hanno portato alla guerra in Iraq e, più in generale, ad un servilismo lampante nei confronti del potere politico.” Leggete tutte le sette pagine di corrispondenza online tra Glenn Greenwald e Bill Keller del New York Times, leggete tutto quello che scrive Greenwald. http://www.nytimes.com/2013/10/28/opinion/a-conversation-in-lieu-of-a-column.html?pagewanted=1&_r=4&hp

Suu Kyi, le daresti ancora il Nobel per la “pace”?
L’articolo del Telegraph del 24 ottobre 2013 parla dell’atteggiamento ambiguo di Miss Suu Kyi verso la violenza contro le minoranza musulmana birmana che rischia di offuscare la sua reputazione. “Le sue parole sul programma Today di ieri erano profondamente deludenti. La signorina Suu Kyi ha cercato di spiegare la violenza collettiva, che ha costretto 140.000 musulmani ad abbandonare le loro case, come un prodotto della "paura" della maggioranza buddista. Più stridente di tutto era la sua risposta alla semplice domanda: "Condanni la violenza antimusulmana", lei rispose: "Condanno qualsiasi movimento che si basa su l'odio e l'estremismo." Quando un premio Nobel non può rispondere a questa domanda particolare con un dritto "Sì", abbiamo il diritto di sentirci sgomenti.” http://www.telegraph.co.uk/comment/telegraph-view/10402311/Suu-Kyi-lets-us-down.html

La condotta di Obama, un altro Nobel per la “pace”!
"Vogliamo capire perché una nonna di 67 anni rappresentava una minaccia per uno dei paesi più potenti del mondo. Vogliamo capire come potrebbero nove bambini, alcuni di loro giocando nei campi, altri appena tornati da scuola, avere minacciato la sicurezza di coloro che vivono in un continente ad un oceano di distanza". http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/oct/25/president-us-assassinated-mother

Lo spettro del razzismo si aggira per l’Europa. Quali significati e valori ci insegnano esattamente quando, almeno due volte all’anno, celebrano la memoria degli orrori nazisti?
"In Irlanda - un paese con un record vergognoso di ostilità nei confronti di nomadi – una bambina di sette anni ed un bambino di due anni, sono stati strappati dalle loro famiglie, pur avendo i certificati di nascita e passaporti in perfetto stato. In Serbia, gli skinheads hanno cercato di portare via un bambino rom biondo dai suoi genitori. In Gran Bretagna, le emittenti e giornali hanno riscaldato gli animi dando notizie allarmistiche e, con minima evidenza, alimentando il fuoco della vita infernale delle famiglie dei bambini scomparsi, come Madeleine McCann.” (..) In Italia, dove i teppisti hanno attaccato i loro campi cinque anni fa, dove il primo ministro ha risposto nel modo più razzista, ordinando di prendere le impronte digitali di tutti i 150.000 Rom, e dove dell'acido è stato lanciata contro una madre e suo figlio all'inizio di questo mese. Nella Repubblica Ceca , i gruppi per i diritti umani hanno chiesto misure per proteggere i Rom dalle violenze e le intimidazioni dopo i disordini di questa estate. In Slovacchia, essi vengono segregati dietro imponenti pareti, un eco inquietante della storia lugubre recente”. http://www.independent.co.uk/voices/comment/the-grim-history-of-the-roma-is-no-fairy-tale-8906270.html

Tra i profughi nella periferia di Roma
"" Vivere qui è molto difficile, non abbiamo niente", ha detto Ahmed dalla Somalia, 27, che ha tentato di iniziare una nuova vita in Norvegia e in Svezia ma è stato rimandato due volte. (...) "La vita era migliore quando ho vissuto in Libia sotto Gheddafi di quanto lo sia in Italia oggi", ha detto Ahmed, che ha un lavoro occasionale nello scarico merci". http://www.thelocal.it/20131024/life-was-better-when-i-lived-under-qaddafi

Glenn Greenwald ed i “difensori” della libertà di stampa
“Il direttore della NSA, il generale Keith Alexander, ha chiesto giovedì di fermare la copertura che i giornali di tutto il mondo stanno facendo su questo sistema di sorveglianza segreta.” http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/oct/25/europe-erupts-nsa-spying-chief-government

Immaginate le reazioni dei media se fosse stato un miliardario musulmano ad invitare alla distruzione di un paese occidentale.
"Il proprietario di Casino, il miliardario Sheldon Adelson, ha detto a una folla di Yeshiva University di New York, martedì, che l'unica tattica di negoziazione con l'Iran sarebbe quella di sparare un missile nucleare nel paese e minacciare di spazzare via l'intera popolazione di Teheran, la capitale della nazione." http://www.huffingtonpost.com/2013/10/23/sheldon-adelson-nuke-iran_n_4150237.html

La democrazia in Medio Oriente non rientra negli obbiettivi USA
“Gli Stati Uniti hanno al massimo tre interessi strategici in Medio Oriente. In primo luogo, vogliamo che il petrolio e il gas del Golfo Persico continui a fluire verso i mercati mondiali (..) una grave interruzione di fornitura di energia dal Golfo farebbe aumentare i prezzi mondiali e farebbe male ad una economia globale ancora fragile. In secondo luogo, vogliamo scoraggiare i paesi del Medio Oriente di sviluppare Armi di Distruzione di Massa , e in particolare armi nucleari. Sarebbe stato meglio che gli Stati Uniti avessero fatto di più per impedire ad Israele di ottenere la bomba (..). In terzo luogo, vorremmo ridurre la violenza estremista che proviene da questa regione, in forma di terrorismo. (Questa minaccia è di solito esagerata, a mio avviso, ma non è certo inesistente.)” http://walt.foreignpolicy.com/posts/2013/10/25/playing_hard_to_get_in_the_middle_east
(Saleh Zaghloul)

OLI 388: VIAGGI - Il diario di Giulia

Lampour sur mer 7 maggio martedì

Mentre andiamo al mare vedo uomini e donne con abiti eleganti e luccicanti. Sembrano luminosi dalle scarpe ai capelli.
Esattamente una settimana fa è nato un bambino e tradizione vuole che dopo sette giorni si uccida un animale rispettando il racconto di Abramo che avrebbe sacrificato il figlio se Dio non lo avesse fermato all' ultimo momento.
La festa è solo per i parenti quindi proseguiamo e Ibu mi porta a vedere il suo jardin bello e ordinato. Ogni quadratino di sabbia e conchiglie è rimboccato come una pasta alla crema e contiene una piantina di pomodori bassi. Ci sono anche fagiolini, melanzane e frutti che non conosco.
Ogni orto è delimitato da siepi di fichi d' India che nemmeno qui mangiano abitualmente. Anche il suo pollaio è pulito. Glielo cura un uomo del posto.
Torniamo sulla strada e la visione si apre su una pineta che in quel punto ci separa dall' Oceano immenso, bellissimo e porta sulla spiaggia conchiglie enormi.
Le piroghe sulle loro fiancate raccontano storie come i carretti siciliani. Qualcuna riporta la faccia del Marabout nazionale o di suo figlio. Sulla prua, sopra sculture stilizzate, sventolano bandiere.
Man mano che si avvicinano a riva, gli uomini delle piroghe chiamano quelli di terra.
E' faticoso tirarle sulla sabbia. Si fanno ruotare su sé stesse mentre il peso degli uomini si sposta da un capo all' altro. Poi con l'aiuto di lunghi bastoni, corde, grida cadenzate, le piroghe rotolano su tronchi di palma fino all'asciutto.
Allora sopraggiungono, su carretti tirati da asini o cavalli in corsa,  uomini ritti in piedi per prendere cassette di pesce già preparate per loro. Subito dopo donne con lunghi coltelli, secchi e bambini, coloratissime sempre, accerchiano le piroghe che tirano loro i pesci rimasti sul fondo, che vengono puliti subito Le teste e quel che non serve lo si rende al mare.
Lasciamo i pescatori per andare sotto la tettoia con le pese e un piccolo mercato ortofrutticolo con anche le tipiche ceste alte fatte con foglie di palma intrecciate con dentro i manghi.
Vicino c'è un grande essiccatoio per i pesci costruito da giapponesi, vi lavorano solo donne della zona. Si tratta di pulire il pesce, aprirlo, salarlo, stenderlo su griglie assolate. Sono tante le donne con i visi stanchi,  accucciate o piegate come solo loro sanno fare con i bimbi incollati alla schiena che dormono sotto a un berettino magari di lana con tanto di pon pon.
Con gli occhi pieni di colori, grida di uomini e rumore di mare saluto Ibu e vado da Cristiana e Giuliano.  Oggi fusilli al dente con zucca! Porto un'anguria.
La loro casa è sul retro del magazzino. Il tetto è in eternit, l'arredo è spartano ma c'è quanto basta. Hanno anche un congelatore , il frigo no (penso non lo abbia nessuno in paese). Ogni tanto arriva qualcuno per chiedere spazio nel congelatore già strapieno o per farsi una doccia. I bambini della zona sono nella saletta con divano per vedere cassette di cartoni animati in italiano alla televisione. Giuliano ha la mente del piccolo imprenditore . “Faccio girare l'ingranaggio della mente, crac crac ” mi dice, accompagnando la frase con le mani che ruotano l'una nel senso inverso all'altra , “Oggi facciamo anche la pizza. Un po' la mangiamo noi - io sono invitata - un po' la diamo alle boutiques che ce la vendono. Ci guadagno sopra ogni pezzo il 75% e mi diverto. Questi del posto prima non la conoscevano. Ora piace” Le cuocerà il fornaio in fondo alla via .  Al giovedì, giornata di mercato, la vendono direttamente davanti al magazzino.
Giuliano è arrivato qui 6 anni fa invitato dal suo amico Aziz che faceva il "vu cumprà" a La Spezia. Per qualche anno è venuto in vacanza poi, visto che in Italia non c'era lavoro, ha aperto una società con lui e ora ci abita e fa affari. Dallo scorso anno l'ha raggiunto la sua compagna Cristiana. Ha aperto due magazzini con tutto per l'agricoltura che funzionano bene, perché Aziz ci sa fare. Ha anche comperato pezzi di terra edificabili e per coltivazioni e poi ha una barca che lavora per lui. Ha provato pagare gli uomini a mese come usa in Italia, ma qui preferiscono la mezzadria . Meglio pochi soldi e una parte del prodotto. In questo modo il lavoro lo fanno bene, altrimenti non mangiano nemmeno loro. Commercia anche metalli preziosi che arrivano da nazioni vicine.
Ha buoni rapporti con tutto il vicinato, per i quali ha fatto anche lavori importanti:  alla famiglia che aveva l'abitudine di fare i loro bisogni vicino alla porta di casa sua gli ha costruito un grande bagno con doccia. Il problema è che sono tanti e a volte vengono a usare anche il suo di bagno.  Ha anche fatto in modo che l'ENEL locale mettesse una lampadina stradale davanti al magazzino, così ci hanno guadagnato anche le boutiques vicine che consumano meno candele.
La porta di casa di Giuliano è quasi sempre aperta. Arriva un uomo con l'aria stanchissima vestito con una tuta gialla impermeabile:  “ Ti ho portato la barca, vado a dormire” dice. E' uno con cui sta entrando in società. E' stato in mare tre giorni per andare a prendere la barca in Gambia, dove la manodopera costa meno.
In Italia tornerà nella stagione delle piogge, a Monterosso, dove aiuta nell'alberghetto di sua madre.  Ci sono stati super disastri per le alluvioni di due anni fa e dello scorso anno.
Torno a Casa Maissa che è a un quarto d'ora dalla loro abitazione. Poso conchiglie, manghi e banane e sono nuovamente da loro per aiutarli a portare le teglie con le pizze al forno vicino alla spiaggia.
Vado a vedere gli essiccatoi del pesce con pesci di ogni misura e forma. L'odore è fortissimo. Alcune piroghe sono state portate nel bosco lì dietro dove i multicolorati sacchetti di plastica usati hanno preso il posto dell'erba. Nemmeno le capre li mangiano. All'ombra dei pilastri alcuni gatti si lavano. Le pizze sono pronte . Ne mangiamo subito un po'; gli altri pezzi li confezioniamo in piccoli sacchetti perché restino morbidi. Li distribuiamo alle boutiques che li venderanno.
A Cristiana e Giuliano vorrei offrire un caffè tube (caffè speziato), ma la boutique invece del caffè ha pronte le frittelle ripiene di salsa di cipolla . Mangiamo quelle. Assieme ad altri. Ancora due chiacchiere, qualche “sa va” e “sa va bien”, ci presentiamo “ comme t' appelle, moi Julì et toi? e torno a casa con la pila .

(Giulia Richebuono - foto dell'autrice)


OLI 388: TEATROGIORNALE- L'uomo nero

[ Questo è un racconto di finzione liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione]

Pompeo è a piedi nudi, i suoi passi risuonano sul pavimento in pietra. Fuori dalle finestre la luna crescente illumina un albero di fichi in giardino. Silenzio, Pompeo è davanti al talamo dei genitori ma è indeciso se chiamarli o ritornarsene su i suoi passi: e se il padre avesse pensato che è un debole, una pula che ha paura della sua ombra? E se l'avesse battuto col bastone? Con la cinghia? O se avessero deciso di mandarlo in villa, lontano da tutti?

Sbatte una porta, la civetta canta e poi si invola, Pompeo salta nel talamo.
-Per Castore! 
-Per Polluce! 

 Il padre impugna meccanicamente il randello che tiene sempre a portata di mano per ogni evenienza; la madre prende il figlio tra le braccia e lo nasconde tra le lenzuola.

 -Mamma, è vero che i cristiani mangiano i bambini? 
 Dice Pompeo tutto in un fiato, come se quella domanda gli stesse appesa alla lingua da tutta la notte. 

-Si tesoro, sono delle persone cattive che rifiutano di vivere come noi, in una casa per vivere dentro le catacombe: il loro Dio Gesù strappa i morti dalla pace per farli vagare senza quiete per il mondo. 
Il bimbo guarda il buio della stanza mentre il padre, riposto il randello, si sdraia nel letto. 

-E un giorno, questo Gesù gli ha detto: mangiatemi e andate per il mondo a mangiare i bambini in ricordo di me. Ogni settimana i cristiani scelgono un bambino cattivo, che non vuole studiare e che non rispetta i suoi genitori, aspettano che scappi dalle mani dello schiavo che lo deve accompagnare a scuola oppure che salti le lezioni del maestro per andarsene in giro... 

-Oppure che si metta a guardare le farfalle mentre va al tempio col padre... 
Aggiunge il pater familia con uno sbadiglio. 

-E lo rapiscono, lo portano in una tomba e lì lo uccidono, lo fanno a pezzi e poi se lo mangiano; raccolgono il sangue in una brocca e poi se lo bevono come se fosse vino. 

-Ma questo Gesù era un bambino?

La madre accarezza Pompeo.
-No caro, non era un bambino ma un uomo barbuto che diceva di essere lui un dio e che tutti gli altri Dei come Giove, Giunone, Apollo non esistevano.

Il padre prende il figlio per le orecchie e gli dice affettuosamente:
-Ma non è vero niente! I cristiani dicevano anche di essere buoni ad addomesticare le bestie feroci ma, l'altro giorno al Circo, hai visto come la tigre si è mangiata quei sobillatori, avvelenatori? Ah-ham! In un boccone!
Caio Maximum di professione esattore inizia a mimare la tigre che si mangia i cristiani finendo per fare il solletico al pancino del suo bambino. La madre Ottavia li guarda severa.

-Basta adesso, Pompeo ritornatene nel tuo letto e ricordati di stare sempre vicino a tua madre, a tuo padre o allo schiavo Eunoos quando cammini per la strada. Inoltre devi studiare e essere ubbidiente altrimenti i cristiani ti rapiscono e ti mangiano.
Pompeo abbraccia forte i suoi genitori e, con un lembo della tunica tra le labbra per farsi coraggio, esce dalla stanza.

[Questa breve scena potrebbe essere riscritta mettendo al posto della parola cristiani la parola ebrei, uomo nero, comunisti, zingari.]

Da ilcorriere.it:Il caso di Maria: una coppia rom bulgara «È nostra figlia, l’abbiamo affidata ai greci»

(Arianna Musso - Foto da internet)


giovedì 24 ottobre 2013

OLI 387: SOMMARIO

OLI 387: PAROLE DEGLI OCCHI - Grecia

Foto di Paola Pierantoni






OLI 387: URBANISTICA - Medio Levante, Case, casine e cavalli


Dalla  Direzione Urbanistica “ .. per informare che il 16/8/ 2013 è stato disposto l ’annullamento del Permesso a Costruire .. del 7/12/2011 limitatamente agli interventi edilizi che riguardano il manufatto esistente nel parco in considerazione del fatto che la suddetta costruzione non risulterebbe realizzata antecedentemente  al 1942 come indicato in sede istruttoria ed è invece risultata priva di regolarità edilizia”.
Evviva, dunque non solo Villa Raggio non aveva mai avuto un’antica foresteria ma vi è pure stato un abuso edilizio. E finalmente lo si è riconosciuto. Peccato, spiace proprio per quella  villetta progettata nel bel mezzo del parco della Villa grande, all’ombra di alberi centenari.
Spacciato come dépendance di Villa secentesca vi era in realtà un precario, una costruzione che aveva tutta l’aria di un prefabbricato anni ’60, come si evidenzia dalle foto ritrovate per caso, unica traccia, presso il faldone corpulento che la Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali custodisce come storia cartacea di Villa Raggio, bene vincolato. Fungeva da palestrina , ricordi personali,  per l’istituto ortopedico S.Giorgio, che vi aveva sede perché la Villa era stata donata alla comunità per scopi sociali, ma ci si è dimenticati di chiedere il permesso di tirarla su.
Appena aperto il cantiere, di gran carriera la palestrina è stata dunque demolita, insieme al grottesco nel sotterraneo della Villa, dato che  il progetto prevede la trasformazione in appartamenti dell’intero edificio con sei unità immobiliari in più sottoterra, che vedranno la luce per l’inserimento di una vetrata a tolda di nave scavata nel sedime anch’esso vincolato (Oli 342).
L’architetto però ha buon gusto e il risultato sarà magari gradevole, è un esperto nel rimaneggiare antiche ville, in Albaro se ne ha prove: residenze di lusso, anche se l’edificato non è più quello di prima, dentro e fuori, ma non si può preservare tutto, dice l’architetto e va pure in giro a lamentarsi che non gli si concede  il sottosuolo dei parchi per fare parcheggi. Eh già, s’è visto come tratta i parchi, come quello di villa Candida, con un edificio di finti uffici, annessi cucina e servizi, bloccato troppo tardi dai ricorsi. Ha conciliato con una sanzione di oltre un milione di euro, ma intanto addio al verde e “tardivo” il vincolo apposto dalla Soprintendenza secondo il Consiglio di Stato, concedendo il completamento degli “uffici”, che però rimarranno tali e non diverranno residenze. Di questi tempi gli uffici vanno forte.

Ci ha riprovato l’architetto, una bella villetta in sovrappiù nel parco di Villa Raggio.
Per avvalorare la tesi che la Villa aveva una dèpandance si è persino scomodata la non più giovane nipote del custode, che asseriva suo nonno raccontarle della casina del maniscalco, dove ancora negli anni ‘50 ci si ferrava i cavalli. Negli stessi anni però, altro testimone, c’era un galoppatoio di fronte alla villa e chi lo frequentava afferma che nella villa i cavalli non c’erano, il maniscalco aveva bottega altrove, andava in giro con i suoi attrezzi e lo si ricorda alla stalla del galoppatoio per ferrare le bestie. Tra il galoppatoio e la villa esisteva già la strada percorsa allora da due linee di tram, il 52 e il 53: pericoloso per gli animali attraversarla.
Memorie d’altri tempi, ville, cavalli, vecchi ricordi e funzionari distratti, almeno il parco è salvo.
(Bianca Vergati)


OLI 387: CITTA' - Ripensare via Cornigliano, tra boulevard e fruttivendoli

Il 18 febbraio al Centro civico di Cornigliano cittadinanza e istituzioni si sono riunite in assemblea pubblica, per  l’incontro “Cornigliano cambia faccia”, sul concorso di idee per il rinnovamento di via Cornigliano. Al tavolo il Comune, il Municipio, Società per Cornigliano, in platea un pubblico vociante e numeroso.
Il direttore di Società per Cornigliano Da Molo ha illustrato il concorso dal punto di vista dell’ente finanziatore. Compresa nell'ambito degli interventi previsti dall'Accordo di Programma, la riqualificazione passerebbe attraverso la trasformazione della via da arteria di attraversamento della città (il 96 percento del traffico attuale è di transito), a strada cittadina, in cui la gente ami fermarsi, passeggiare e fare acquisti. I criteri adottati dalla commissione per la scelta del progetto vincente saranno esplicitati nel Documento preliminare alla progettazione, che dovrebbe guidare il lavoro dei candidati.
Il progetto dovrebbe – idealmente - perseguire la creazione di un’identità per la via. D’altra parte, le istanze raccolte dal municipio e recepite nel definire i criteri di valutazione sono molto pratiche: riduzione a due corsie nel tratto centrale della via (da via D’Acri a via Dufour), ampliamento dei marciapiedi per rendere più agevole il transito pedonale, eliminazione totale dei sottopassaggi, un numero limitato di parcheggi lungo la via per incentivare le attività commerciali, e la creazione di una pista ciclabile. Le opzioni possibili  per l’allargamento dei marciapiedi, saranno – continua ad illustrare Da Molo - una soluzione “a boulevard”, come Parigi, con corsie a centro strada e marciapiedi larghi ai lati, oppure una soluzione a “rambla” come Barcellona, con corsie laterali ed isola pedonale al centro. Il dato sulla consistenza finanziaria del progetto viene scomposto in una sorta di espressione matematica: 800 metri, di lunghezza del tratto di strada interessato per 20 di larghezza, per una superficie di 16mila metri quadrati; ogni metro quadrato ha un costo parametrico di 280 euro.
Facendo due calcoli, si arriva quasi a cinque milioni di euro.
Chiuso l’intervento del direttore di Società per Cornigliano, si alzano dal pubblico le prime voci. Prima qualche perplessità sull’avanzamento dei progetti in corso “Ma la strada di scorrimento a mare è ferma? Abbiamo sentito che ha avuto qualche problema a raccordarsi col ponte…”, poi in molti si soffermano sul tessuto commerciale di Cornigliano, impoverito e decaduto: soltanto negozi di frutta e verdura. “Ma avete contato quanti sono, dall’inizio alla fine della strada? Più di quindici, senza contare le traverse…”, con le cassette che, centimetro a centimetro, invadono il marciapiede, si allargano dalla superficie concessa e contendono lo spazio risicato ai pedoni, mentre i vigili fanno quotidianamente il giro e verificano di quanto zucchine e peperoni abbiano sforato dallo spazio concesso. Voci di disparità geografiche che diventano disparità sociali “Nella parte bassa l’Amiu non passa abbastanza. Noi che viviamo nella Cornigliano bassa vogliamo vivere dignitosamente come gli altri”. C’è il consigliere municipale che fa presente alle autorità che non serve una strada in mezzo al deserto, se a Cornigliano ci sono ancora i fangodotti ed il depuratore continua ad appestare l’aria. E quando Bernini afferma che la procedura di spostamento del depuratore è in atto, si leva un coro unanime “Sono dieci anni che lo dicono!”.
Qualcuno chiede i tempi: si parla del 2015, sia per i tempi necessari al concorso, sia perché prima deve essere conclusa tutta la viabilità a mare, per poter lavorare senza soffocare il traffico della città. C’è chi conclude “Ci hanno sempre tolto…abbiamo avuto un passato, abbiamo un presente…”, il futuro rimane ancora difficile da immaginare.
(Eleana Marullo - foto dell'autrice)

OLI 387: COMUNE - L'incomprensibile futuro delle aree agricole

L’agricoltura, di per se stessa, è un attività imprenditoriale. Quindi l’agricoltura come attività sua propria non fa tutela del territorio
Arch. Silvia Capurro Direttore Direzione Urbanistica Comune di Genova

Il 23 ottobre, giornata che ha inaugurato la prima allerta meteo dell’autunno, a Palazzo Tursi si è riunita la V Commissione Consiliare Territorio per discutere di PUC, e presentare le linee guida con cui il Comune intende rispondere alla Valutazione Ambientale Strategica, attraverso la quale la Regione Liguria ha chiesto all'ente di modificare la normativa che concede un indice di edificazione ad uso residenziale svincolato da impegni di attività agricola produttiva (leggasi villette) evidenziando l’esigenza di limitare il consumo di suolo esclusivamente ad attività agricole professionali.
Ad assistere al dibattito un gruppo di preoccupati contadini e cittadini, in ascetico silenzio – la natura favorisce l’approccio zen anche delle questioni più spinose.
Forte la difficoltà di adattare il linguaggio tecnico a quello comune, perché qui si è parlato di legge regionale, emendamenti, iter delle commissioni, tavoli di concertazione e soprattutto è emerso che non c’è un parere condiviso dai soggetti politici presenti in sala rossa su PUC e VAS, anche nella stessa maggioranza.
Inizialmente è stato difficile persino chiarire se la Valutazione Ambientale Strategica della Regione Liguria fosse o non fosse vincolante per il PUC e se quelle fatte sino ad oggi fossero controdeduzioni del Comune o adeguamenti alla VAS.
Il Vicesindaco Bernini che non ama esser servo di nessuno, tanto meno della Regione ha precisato che oggetto della discussione erano le controdeduzioni ad osservazioni su un provvedimento della giunta regionale che, per fortuna, vista la delicatezza della situazione ligure - che prevede il vincolo dei comuni a seguire queste osservazioni - ha inserito, la Giunta Regionale stessa, la via d’uscita rispetto a conflitti che potrebbero esserci, cioè l’istituzione dei tavoli tecnici.
E da lì per Bernini bisogna partire, dalla dialettica che c’è in questi tavoli.
(Silvia Capurro e Stefano Bernini)
Supportati dalla competenza di dirigenti e funzionari dei vari settori del Comune i componenti politici della Commissione hanno potuto fare tesoro delle risorse dell’ente. Anche se la vischiosità del linguaggio tecnico è stato talvolta uno scoglio insormontabile.
Silvia Capurro ha chiarito che le aree al di là della linea verde sono state classificate, dal piano regolatore adottato, tutte come aree agricole, su tutte le aree agricole possono intervenire in primis gli operatori agricoli professionali, dopodiché ci sono i cosiddetti presidi ambientali dove possono operare anche operatori agricoli non professionali.
Ma chi controlla che il presidio ambientale venga fatto con la dovuta attenzione? Quali le sanzioni? Non esiste il rischio che costruita la villetta, in assenza di norme il territorio circostante venga abbandonato al suo destino tradendo il patto?
Inoltre appare evidente che questa strada inciderà sul costo delle terre a svantaggio di chi a Genova crede si possa investire e incentivare il chilometro zero e la produzione agricola.
Ma il 23 ottobre si è anche capito inoltre che sul territorio comunale le serre tradizionali, di fatto, non sono un’esigenza sentita dal settore produttivo. Non se ne prevede lo sviluppo e andrà promosso il recupero dei territori delle serre dismesse.
Nella patria del basilico succede anche questo
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 387: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Titolo razzista del New York Times: "I Rom sono primitivi, o semplicemente poveri?"
Immaginate se invece della parola “Rom” ci fosse la parola “Ebrei”, per rendervi conto di quanto è razzista il New York Times o semplicemente è stupido, o entrambi.
Il titolo del New York Times è del 19 ottobre 2013.  http://www.nytimes.com/2013/10/20/sunday-review/are-the-roma-primitive-or-just-poor.html?hp&_r=3&

La ragazzina dai capelli biondi tra i rom in Grecia: un articolo razzista della Reuters.
L’articolo riguarda la scoperta di una ragazzina bionda tra i rom. Il razzismo dell’articolo è particolarmente grave considerando le attività violente di Alba Dorata contro i Rom, gli immigrati e la sinistra. La giornalista dà per scontato che la coppia Rom coinvolta sia colpevole. Non c’è alcun riferimento alla violenza della polizia e di Alba Dorata contro i Rom e l'articolo potrebbe essere preso per un pezzo di propaganda. L’articolo della Reuters del 19 ottobre 2013 è pubblicato da Yahoo http://news.yahoo.com/greece-riveted-mystery-blonde-angel-150842127.html

II razzismo scioccante e crescente in Israele contro gli immigrati africani.
Articolo di The Electronic Intifada del 18 ottobre sulla situazione degli immigrati africani in Israele: "Quando i ministri del governo israeliano incitano le folle infuriate, descrivendo gli africani come "cancro", stanno semplicemente esprimendo un altro volto del razzismo che i palestinesi hanno sempre vissuto." L’articolo è accompagnato da un video che, secondo l’autore, sarebbe stato commissionato dal New York Times ma, dopo averlo visionato, si sarebbe rifiutato di pubblicare. http://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/watch-video-israeli-racism-new-york-times-didnt-want-you-see

Ateismo in Egitto
Ne parla Magdy Samaan in articolo su The ZAM Magazine del 17 ottobre 2013: “Ci sono decine di siti web e pagine di social media, in Egitto, che ora usano le parole atei e ateismo, tra i quali: «Atei egiziani», «Atei senza frontiere», «La Fratellanza degli Atei», «Atei contro le religioni», « Ateo e fiero», «Ateo egiziana» e «Io sono ateo». Internet, con aggiunta lo stato d'animo rivoluzionario, ha incoraggiato sempre più persone a rompere il silenzio in questo senso. Il movimento ha persino superato il relativo anonimato di Internet. Lo scorso febbraio, una delle moschee del Cairo ha ospitato un dibattito tra un gruppo di atei ed un gruppo di religiosi musulmani, la maggior parte dei partecipanti atei erano giovani."
http://www.zammagazine.com/chronicle-3/38-atheists-rise-in-egypt

Due mesi di presidenza Rouhani (Iran), 5 anni di presidenza Obama
Il New York Times, in un articolo del 17 ottobre, dice che gli iraniani, due mesi dopo l’insediamento del nuovo presidente Rouhani, sono ancora in attesa dei grandi cambiamenti: "Quattro mesi dopo l'elezione di Mr. Rouhani e due mesi dopo il suo insediamento come presidente, la gente qui nella capitale è ancora in attesa dei grandi cambiamenti alle quali aspira la maggior parte di loro." Sono passati soltanto due mesi, ditemi se non è grossolana esagerazione? Ditemi, invece, se non si possa dire la stessa cosa, forse senza alcuna esagerazione, circa gli Stati Uniti: "Cinque anni dopo l'elezione di Obama ed il suo insediamento come presidente, la gente qui a Washington sono ancora in attesa dei grandi cambiamenti che aveva promesso.
"http://www.nytimes.com/2013/10/18/world/middleeast/hopeful-city-buoyed-by-campaign-vows-waits-for-change-in-iran.html?ref=todayspaper
(Saleh Zaghloul)

OLI 387: INFORMAZIONE - Fukushima è sparita dai giornali

Non si riesce a capire il motivo per il quale il problema mondiale della centrale di Fukushima, colpita nel 2011 dallo tsunami che l'ha resa un problema da risolvere *per la sopravvivenza della vita sulla terra*, trovi così poca attenzione sui media nazionali.
Da quando due anni fa la notizia tenne il mondo col fiato sospeso per alcune settimane, oggi se ci si limitasse a leggere le poche notizie diffuse da giornalie televisioni su questo argomento, si verrebbe portati a pensare che tutto sia ormai sotto controllo e che i potentissimi mezzi tecnici e cerebrali messi a disposizione dalla Tepco, società privata che ha in gestione Fukushima, abbiamo risolto ogni problema. Ma non è affatto così.
E' ormai evidente che la Tepco non è in grado di mettere in sicurezza Fukushima, e forse nessuno lo è veramente, è notizia di pochi giorni fa che il premier giapponese ha ufficialmente chiesto aiuto ai paesi più tecnologicamente avanzati affinché diano un aiuto tecnico. Pareva che non si decidessero mai, ma questa resa giapponese deve aver fatto perdere alla politica oggi al potere molti punti percentuali di gradimento dai suoi elettori, e se un premier di un paese democratico arriva a tale "suicidio" elettorale evidentemente la situazione deve essere davvero grave.
Che lo sia, lo confermano alcune notizie ritrovate qua e là grazie ai motori di ricerca: uno sversamento di acqua radioattiva avvenuto perché nei serbatoi pare non siano stati installati non dico allarmi di massimo livello ma nemmeno dei semplici misuratori di livello - il che lascia di stucco per un ambito come quello nucleare - o che gli stessi serbatoi non siano stati costruiti per durare a lungo: nella fretta non ci si è posto il problema di eventuali ritardi nella procedura del loro successivo svuotamento. E' poi notizia della settimana scorsa che un tifone avrebbe colto impreparata la Tepco, la quale si era fidata delle previsioni meteo: avrebbe "perso" per una seconda volta acqua radioattiva, che finirà in mare.
Il Giappone pare aver perso lo smalto di precisione cronometrica che lo contraddistingueva: pare ormai caduta nel baratro della approssimazione, della corruzione. E potrebbe essere proprio la corruzione la causa scatenante dei problemi di Fukushima. Leggendo gli articoli, si pensa: "menomale" che in Italia il referendum sul nucleare ha dato l'esito di fermare la costruzione di centrali a fissione.
A tranquillizzare un po' ci pensa questo blog "antibufala" che riporta alcune informazioni in controtendenza: http://tagli.me/2013/09/24/tutte-le-bufale-su-fukushima-2-il-pericolo-di-catastrofe-radioattiva/
Un po' di link:
http://it.euronews.com/2013/08/28/fukushima-fuga-acqua-radioattiva-serio-incidente-di-livello-3
http://it.euronews.com/2013/10/17/giappone-tifone-provoca-perdita-radioattiva-a-fukushima/
http://it.euronews.com/2013/09/03/fukushima-governo-stanzia-47-miliardi-di-yen-per-acqua-contaminata
http://it.euronews.com/2013/08/07/disastro-di-fukushima-il-premier-abe-chiede-provvedimenti-all-esecutivo
http://www.greenstyle.it/fukushima-il-premier-abe-chiede-aiuto-al-mondo-56155.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/10/fukushima-giappone-chiede-aiuto-alla-comunita-internazionale/739956/
(Stefano De Pietro)

OLI 387: TEATROGIORNALE- La raccomandazione

In cucina, attorno a un tavolo. 

-Allora, sei contento?
A parlare è lo Zio Carlo, un uomo sulla sessantina dallo sguardo franco e sorridente.
-Ti devo ringraziare zio ma...
Giovanni è un ragazzo sui ventisette anni, indossa una maglietta di yoda che fa il dj con gli occhiali da sole. Sta torturando la tazzina del caffè e non riesce a fermare il piede destro né a guardar lo zio negli occhi.
-Ma cosa? Ho sentito il mio cliente, ti assumono. Da domani andrai a lavorare al Quirinale. Niente di che: starai in portineria, pulirai le scale non ho ben capito ma un bel contrattino di un paio di mesi, per iniziare, così vedi come va.
Lo zio dà un ultimo sorso al caffè, lascia cadere pesantemente la tazzina sul piattino e il rumore della porcellana fa trasalire il ragazzo.
-Zio grazie, davvero ma... ecco.... ne ho parlato anche con papà e, non so come dirtelo, ho un po' di paura.
-Paura e perché?
Il ragazzo si alza e si ripara dietro lo schienale della sedia, guarda lo zio negli occhi. 
- Che mi ammazzino zio.
 Lo zio non sorride più. 
-Vai al Quirinale mica in guerra, vai a pulire i cessi degli onorevoli mica a fare la guardia del corpo. 

In sala qualcuno ha acceso la televisione.

 -Si, è che… magari mentre vado al lavoro qualcuno decide, che ne so, di sparare a Letta. 
-E perché povero Letta? 
-O ad Alfano? 
-E che ha fatto di male? 
-O magari qualcuno si dà fuoco nel piazzale dove posteggio la moto. 
- Dici che c'è questo pericolo? 
Lo zio riprende a sorridere. 
-Zio, è pieno di gente che non ne può più, che appena vede un'auto blu inizia ad andargli addosso... 
- Mi sembra che stai esagerando, Giovanni. 
-Zio ma non ti ricordi di quella tipa che faceva la precaria in un comune del nord? Un disperato è andato e le ha sparato.
 -Va beh, è stato un caso. 
-E di quell'altro che ha sparato ai carabinieri di guardia al Quirinale il giorno dell'Insediamento del governo? 
-Ma tu stai dentro, nei gabinetti. 
-Si, ma se uno arriva con una macchina piena di tritolo e si caccia nel portone a tutta velocità? 
Ora Giovanni è in piedi davanti allo zio e lo guarda negli occhi. 
-Zio, io non ci vado a lavorare al Quirinale. Piuttosto mi imbarco e vado a pulire i cessi in una nave petroliera.
 Lo zio adesso è confuso, non sa se ridere o arrabbiarsi. 
-Non voglio fare la fine del numero sui giornali: "Nell'attentato di oggi quaranta morti e nessun onorevole". Ti ringrazio ma preferisco fare dell'altro. 
Lo zio tenta un ultimo sorriso prendendo il nipote per il braccio. 
-Cosa gli dico ora al mio cliente dai... è stato gentile. Che mio nipote ha paura degli attentati? Dai... mica siamo in Algeria, siamo in Italia. Siamo il primo mondo, siamo un paese civile, siamo in una democrazia, siamo… 

Dalla sala provengono spari e urla.


[Questo racconto è una finzione liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell'autrice.]

(Arianna Musso - Foto da internet)

giovedì 17 ottobre 2013

OLI 386: SOMMARIO

OLI 386: PAROLE DEGLI OCCHI - Urla tra i sassi

(Matera, agosto 2013 - Foto di Giovanna Profumo)

OLI 386: COMUNE - Le partecipazioni per le partecipate

Un “matrimonio” tra pubblico e privato per salvare la situazione, con le “partecipazioni” inviate al Consiglio comunale in una delibera di fine luglio. Così il sindaco Doria ha finalmente calato la maschera, e si è allineato alle richieste che una parte preponderante del Pd sta avanzando da tempo, a cominciare dalla prima delibera Amt del giugno 2012, dove si dava mandato alla giunta di pensare ad una possibile entrata dei privati nella compagine sociale.
Dopo un anno esatto la richiesta si allarga alle principali aziende quali Aster, Amiu, quest’ultima tra l’altro in attivo di bilancio, arrivando al progetto di alienazione totale su quanto considerato non strategico, ossia Bagni Marina - l’azienda che governa i bagni comunali - e sulle farmacie comunali. Naturalmente la mano nera colpisce ma ritrae l’artiglio, lasciando l’ingrato compito di presentare la cosiddetta “delibera partecipate” al Consiglio comunale a firma del Sindaco stesso e dell’assessore al bilancio e alle partecipate Miceli, Lasciando fuori una catastrofe come Fiera di Genova, anzi interessata da un’azione di salvataggio multimilionaria piuttosto strana ed effettuata sul filo della legalità (si parla di 40 milioni di euro, con l'affidamento al comune del padiglione blu che Fiera non riesce a pagare). Ma anche salvando Sportingenova da un palese fallimento: con i suoi 15 milioni di euro di debito accumulato non pagando le bollette, sarà chiusa, ma non prima di aver ricomprato gli impianti sportivi cedendo parte degli immobili di proprietà del Comune in uno scambio immobiliare che qualcuno in giunta ha definito a “costo zero”: davvero incredibile. Per Sportingenova la delibera viene fatta poi passare in Consiglio con un voto della maggioranza, senza aver avuto modo di leggere i bilanci, chiesti e richiesti e apertamente negati dalla Giunta in più occasioni.
Dopo un’opposizione ferrea del Movimento 5 Stelle, che con più di 600 emendamenti e ordini del giorno presentati ha consentito di rimandare la delibera delle privatizzazioni al primo Consiglio comunale di settembre, seguito del successivo ritiro della stessa da parte della Giunta con la promessa di ripresentarla dopo una serie di consultazioni con OOSS e dirigenze, ci si aspetta adesso a giorni che ricompaia in commissione per la discussione e la “chiamata in aula”, atti istituzionali obbligatori.
A seguito di questo ritardo favorevole, il M5S si è organizzato, invitando al confronto le OOSS, la dirigenza, ma anche direttamente i lavoratori e, novità assoluta per il Comune di Genova, i cittadini utenti. Fino ad oggi si sono susseguiti diversi incontri, tra i consiglieri cinquestellati e molte delle parti invitate, consentendo di chiarire i rispettivi punti di vista, talvolta fortemente contrari alla privatizzazione anche da parte della dirigenza, altre volte allineati con le direzioni della Giunta. Il punto di vista del M5S è quello di convincere l’amministrazione, tra le altre cose, che considerare Farmacie comunali e Bagni marina aziende non strategiche e quindi certamente cedibili è un grave errore sociale, che porterà conseguenze negative per i cittadini, aumenti di tariffazione, riduzione di servizi scomodi dal punto di vista commerciale ma necessari per il sostegno sociale a chi fosse più in difficoltà. E naturalmente di non privatizzare, visto che è ormai certo che si andrebbe incontro a tagli del personale, e alla formazione delle solite “bad company” che resterebbero a carico del Comune per salvare posti di lavoro rifiutati dai privati, i nuovi patron anche con la minoranza delle azioni, grazie agli inevitabili patti parasociali: vedi Ami e Amt ai tempi dell’ingresso dei francesi.
Pubblicheremo i documenti del Consiglio man mano che perverranno alla redazione, per consentire ai lettori di seguire questo ennesimo capitolo nefasto della storia di Genova.
Intanto, ecco la delibera di Luglio.
(Stefano De Pietro)

OLI 386: IMMIGRAZIONE - Il sogno americano sarà mai italiano?

“Rachid il laureato”, titolava così pochi giorni fa Repubblica e i Tg hanno dedicato gioiosi servizi alla storia del giovane marocchino, 26 anni, arrivato quattordici anni fa con i fratelli e laureatosi al Politecnico di Torino, vendendo accendini e fazzoletti. I compagni stralunavano ad incontrarlo fuori dalle aule, ma poi è diventato uno di loro, la gioventù non è così classista.
Un vanto per la nostra Università, frequentata da 66 mila stranieri, di cui 52 mila extracomunitari, un bel traguardo per il ragazzo immigrato e anche per il Bel Paese perché significano nuova linfa, nuovi talenti, che diventeranno parte della nostra società, così vecchia e così giovanilmente “ignorante” per competenze alfabetiche, secondo l’Ocse in coda ai Paesi occidentalizzati.
Il Sole 24 ore, nel suo inserto di Economia e Società del 29 settembre, pochi giorni prima di Lampedusa, dedicava una pagina  “all’immigrazione che fa profitti”, gli immigrati sono anche produttori e consumatori. Provocatorio e un po’ “leghista”,  l’articolo analizzava invece pacatamente il saggio di Alvaro Vargas Llosa “Global Crossing: immigration, civilization, and America”: riguardo l’immigrazione non c’è nulla di nuovo e nulla da temere, si sottolineava, se non i luoghi comuni.
Oggi l’immigrazione internazionale pesa per il 3% della popolazione mondiale e la questione islamica ne riguarda una percentuale modesta,  mentre l’argomento migliore su cui giocano i “chiusisti” è l’idea che la ricchezza, ovvero l’occupazione, sia una torta da fare a fette, ogni lavoro ad un immigrato sottrae pane ad un lavoratore autoctono. Ma, rileva l’autore, se così fosse, come mai negli Usa dal 1950 fino alla crisi del 2008, quando si è triplicata la forza-lavoro composta pure da tanti  immigrati, non si era mai registrato alcun aumento a lungo periodo nel tasso di disoccupazione?
Si dirà poi che gli immigrati competono in prevalenza per lavori a bassa specializzazione, vanno a danneggiare una categoria di lavoratori fra i più deboli; ma sostiene Vargas, “gli immigrati hanno quasi per definizione spirito imprenditoriale”: un sesto delle start up  statunitensi è sorto per iniziativa di un americano di prima generazione. Cita esempi illustri, come Sergey Brin di Google, che lasciò la Russia da bambino, Pierre Omidyar, fondatore di Ebay, figlio di immigrati iraniani, Jerry Jang, di Yahoo, arrivato da Taiwan.
Nel nostro Paese una larghissima maggioranza di nuovi imprenditori sono stranieri, anche sotto casa vediamo tanti negozi di frutta e verdura un tempo spariti e ora riaperti da immigrati, che cercano una chance di vita dignitosa, aiutano la nostra economia. Eppure in Italia ci vogliono fino a ventiquattro mesi per ottenere lo stato di rifugiato, e aridi, realistici conti rilevano che un rifugiato costa trenta euro rispetto ai centosedici di un detenuto.
Curiosamente, nell’Europa, che pure considera la libertà di movimento uno dei suoi pilastri, solo un europeo su dieci è nato da genitori stranieri: al di là della pietas per il cimitero del mare, forse siamo noi del civile Antico Continente i veri chiusisti.
(Bianca Vergati - foto di Giovanna Profumo)


OLI 386 - Voci dalla stampa internazionale

Miracolo alla Banca Vaticana
International Business Times, 2 ottobre 2013, Christopher Harress: "Per la prima volta in 125 anni, la banca vaticana, o Istituto per le Opere di Religione (IOR), ha pubblicato un rapporto annuale in quello che sembra essere un tentativo di maggior trasparenza e deviare le accuse di corruzione che hanno scosso la banca negli ultimi anni . Il rapporto di 100 pagine mostra che nel 2012 i profitti si sono quadruplicati rispetto al 2011, passando dal 20,3 milioni di euro (27,5 milioni dollari) a 86,6 milioni di euro (111 milioni dollari). La relazione indica inoltre che la banca ha 4.9 miliardi di euro (6,73 miliardi dollari) in attività e 769 milioni di euro (1,039 miliardi di dollari) in fondi azionari, 41,3 milioni di euro (55,8 milioni dollari) in oro, monete e altri metalli preziosi che compongono il totale". http://www.ibtimes.com/pope-opens-books-first-ever-vatican-bank-report-shows-savvy-trading-big-profit-jump-1413626

Bande di Buddhisti uccidono una donna di 94 anni
Salon, 2 ottobre 2013, Khin Ma "Famiglie musulmane terrorizzate si sono nascoste nelle foreste del Myanmar occidentale mercoledì, dopo essere sfuggite da un nuova ondata di mortale violenza settaria, proprio mentre il presidente visitava la regione divisa. La scoperta dei quattro corpi ha portato il bilancio delle vittime degli ultimi scontri fino ad almeno cinque. I disordini del martedì, nei pressi della città costiera di Thandwe, hanno visto bande di buddisti uccidere una donna di 94 anni e altri quattro musulmani e bruciare decine di case, nella persistente incapacità del governo di fermare la diffusione della violenza settaria". http://www.salon.com/2013/10/02/myanmar_muslims_hide_amid_deadly_sectarian_clashes/

Razzismo israeliano nei confronti degli iraniani
The Washington Post, 30 settembre 2013, David Nakamura e William Booth: "I persiani hanno usato queste tattiche per migliaia di anni, prima che esistesse l'America", ha detto un alto funzionario israeliano". http://www.washingtonpost.com/politics/israels-netanyahu-warns-president-obama-not-to-be-fooled-by-irans-overtures/2013/09/8660b63c-29db-11e3-97a3-ff2758228523_story.html

Siria: Quanto sono carini gli USA e i loro alleati
The Washington Post, 30 settembre 2013, Colum Lynch: "Alcuni dei più potenti gruppi di insorti che combattono nella guerra civile sposano un'ideologia islamista radicale, ma gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno cercato di sostenere la forza delle forze più moderate." http://www.washingtonpost.com/world/national-security/syrias-foreign-minister-likens-countrys-civil-war-to-sept-11-attacks-on-new-york/2013/09/30/175f26b2-29f7-11e3-b139-029811dbb57f_story.html

Discriminazione etnica in Svezia?
DN.se, 23 settembre 2013, Niklas Orrenius:"L'unica cosa che accomuna tutti nel Registro di sistema è che essi stessi sono Rom, o che hanno una relazione con un rom." "la registrazione etnica è illegale in Svezia. DN ha parlato con diversi avvocati, i quali dicono che il registro è in violazione di diverse leggi in materia di diritto svedese. Nel documento, che contiene le relazioni personali, indirizzi e informazioni, può anche violare la Convenzione Europea sui Diritti Umani, articolo 8, che prevede il diritto al rispetto della vita privata e familiare".
 http://www.dn.se/nyheter/sverige/over-one-thousand-children-illegally-registered/
(Saleh Zaghloul) 

OLI 386 - G8 DI GENOVA: Per non archiviare Carlo

Giuseppe Filetto l’immagine simbolo di quei giorni di luglio non l’ha più voluta guardare. Ha cercato di non soffermarcisi, passando oltre. E’ la fotografia di Carlo Giuliani ammazzato, la scena che si è ritrovato davanti lui, quando, con due medici, è arrivato in piazza Alimonda . Filetto per fare il suo mestiere di giornalista si era travestito da infermiere della croce rossa ed aveva girato su un’auto medica per tutto il giorno.
Quella, ha spiegato, è la foto “della cronaca di una morte annunciata, iniziata la mattina del 20, alle undici circa. Eravamo in Piazza Paolo da Novi e abbiamo visto che una ventina, una trentina di giovani avevano iniziato smontare le impalcature di un cantiere edile, a smontare le inferriate di un’aiuola, a riempire gli zaini di pietre, e dall’altra parte della piazza c’erano un centinaio, forse più, di carabinieri, polizia che guardavano e non intervenivano e ci chiedevamo per quale motivo stesse succedendo questo. Poi lo abbiamo capito al pomeriggio, dopo le 17.25, perché stava succedendo questo. L’abbiamo capito quando poi il corteo dei Cobas è stato invece caricato, mentre venti giovani che smontano le impalcature non vengono minimamente disturbati, poi un corteo dei Cobas viene caricato un’ora dopo”.
Inquadrature, testimonianze, filmati, atti, vengono rievocati per ricostruire la trama della tragedia che ha segnato l’apice dell’assedio di Genova sotto il G8. E sono raccontati ai genovesi che il 3 ottobre, al Centro documentazione Carlo Giuliani, sono venuti per la presentazione del libro "Non si archivia un omicidio", scritto da Giuliano, padre del ragazzo. Scritto perché la foto della cronaca non si può archiviare e per restituire al figlio “attraverso tutta la documentazione, la verità”.
Un libro per denunciare “le singole persone” e la logica che non ha voluto celebrare il processo, una logica determinata “dal voler togliere da mezzo la cosa più grave accaduta in quei giorni e cioè l’uccisione di un ragazzo”.
Giuliani descrive un clima, individua le responsabilità di chi era in piazza Alimonda racconta di pubblici ministeri che non hanno fatto il loro dovere, chiedendo l’archiviazione sulla base di una consulenza che sosteneva “l’invenzione” dello “sparo per aria” “che ha incrementato il giudizio di legittima difesa”. Ma ci si chiede anche perché Placanica, già stordito dai lacrimogeni viene fatto salire sulla camionetta e portato in giro per Genova armato.
Parallele a piazza Alimonda e alla morte di Carlo corrono altre vicende giudiziarie del G8 come la Diaz – per la quale ci sono voluti otto anni prima che Michelangelo Fournier dichiarasse che si era trattato di “macelleria messicana” – ma che è arrivata a sentenza, grazie a pubblici ministeri adeguati e alla prova regina, “un filmatino di quindici secondi che mostra” i rappresentanti delle forze dell’ordine con le molotov, il falso in atto, moltov per le quali le vittime della Diaz si sarebbero prese “oltre alle botte” anche quattordici anni di carcere, per terrorismo.
“Non si archivia un omicidio” dice il padre di Carlo è un libro che “può servire ai pigri” che allora si sono fermati a quanto raccontato in televisione e che oggi vogliono andare oltre. Ma è anche un libro che si rivolge a chi, in questa Italia tragica e desolante, vuole fare della legge la propria professione.
(Giovanna Profumo - immagine da internet)

OLI 386: TEATROGIORNALE- Dialogo di A e B in spiaggia

[Questo racconto è una finzione letteraria liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell'autrice.]


[A sta mangiando dei semi tostati e sputa le pellicine o i pezzi troppo duri nella sabbia. B sta pescando, oltre la canna ha un secchio e una borsa di vimini. Il palcoscenico è vuoto, il fondale è un tramonto tropicale da cartolina un po' spiegazzato.]
 A -Sono degli scarafaggi.
 B -No, scarafaggi no, non è vero, sei ingiusto.
 A -Formiche?
 B -Neanche, le formiche sono laboriose, questi invece sono tutto tranne che laboriosi.
 A -Cavallette?
 B -Meglio.
 A -Insomma è tutta colpa di Nasheed.
 B -Indubbiamente. [B tira su la canna da pesca, vi è attaccato un pesce di plastica, lo guarda soddisfatto e continua a pescare.]
 A -L’altro giorno ne ho visto uno in moschea.
 B -Puzzano.
 A -E si aggirano da una parte all’altra, mi fanno un’impressione. E tutti a scacciarli: "Via, via, dovete stare più in là". Ma loro nulla, sgattaiolano da ogni parte: ne blocchi uno e ne ai già tre, lì ad infastidire la gente che prega.
 B -Hai provato col Baygon?
 A -Non basterebbe, credi a me.
 B -Il cianuro?
 A -Si, delle bottigliette di birra riempite di cianuro all’entrata della moschea.
 B -Non mi sembra una grande idea.
 A -E' che alla fine si stava meglio prima, quando erano confinati. Per il loro allevamento non ci guadagnavamo tanto, noi cittadini, ma almeno evitavamo di averceli intorno.
 B – Io l’avevo detto.
 A - Sì, ma pensavo che avremmo allevato anche noi quelli di razza, non questi che ci invadono le case, le strade, non puoi neanche più pregare in pace.
 B -Insomma è tutta colpa di ?
 A – Nasheed.
 B – Bravo. [B tira fuori un panino dal cestino di vimini che divide in due, lo offre ad A e iniziano a mangiare, in lontananza si sente una musica hawaiana.]
 A -E poi mi fanno impressione.
 B -L’hai già detto.
 A -Lo so ma è che non riesco proprio ad abituarmi, sembrano come noi, ma non lo sono, sono sempre lì che vogliono comprare qualcosa, l’altro giorno perfino la stuoia di casa si volevano comprare.
 B -E tu gliel’hai venduta?
 A -No!
 B -Bravo
 A -La stuoia di casa mia è mia, se loro vogliono una stuoia che vadano dalla vecchia Salma a farsene fare una. Che la paghino a lei, mica a me che poi devo andare a farmela rifare.
 B -Giusto.
 A -Come fanno a non capire che gli viene un colpo di sole a stare tutti nudi sulla spiaggia a mezzogiorno.
 B -Forse hai detto bene, sembrano come noi.
 A – Ieri una di loro gironzolava attorno a mia moglie: “Ma non le da fastidio andare in giro così coperta? Ma perché permette a suo marito di farla coprire così?” E mia moglie che agitava la mano: “Sciò, sciò.”
 B – E tuo figlio invece la aspettava fuori.
 A -Ecco, anche questo non va bene: gli danno due soldi e questi ragazzi pensano che sia più facile scarrozzare in giro questi… cosa abbiamo detto che erano?
 B -Cavallette
 A -Si, cavallette invece che andare a pescare o fabbricare le reti.
 B – Insomma è tutta colpa di ?
 A – No, non solo di Nasheed, anche mia che l’ho votato. Meglio allevamenti di turisti di razza, confinati in isolette disabitate, ora ne sono convinto anche io. E che se ne vada in malora Nasheed e tutte le cavallette del mondo!
 [Il pesce inizia a tirare la canna, B la tiene ma il pesce sembra molto grande, anche A lo aiuta. La musichetta hawaiana diviene remixata, si trasforma in un huz huz da discoteca, da dietro le quinte escono sei quod in fila. Gente varia in camicie hawaiane e costume, le donne in bikini luccicanti. Tutti urlano, qualcuno guida in piedi. Due di questi lanciano bottiglie di Jack Daniel sul palco. A e B lasciano la canna che cade giù dal palco, i quod girano attorno ai due che si stringono impauriti. La musica diventa assordante, le luci strobo. Buio. In lontananza si sente il canto dell'Imam.]

repubblica.it: maldive-il-voto-sulla-rivoluzione-dei-backpaker/228332
(Arianna Musso - Foto da internet)

OLI 386: LETTERE - Europa, riflessioni dal Bar Sport

Venerdì 11 ottobre mi trovavo come di consueto al Bar dove quasi ogni mattina faccio colazione e dove sfoglio pigramente il quotidiano della mia città partendo dalle prime pagine per affrettarmi verso le pagine della rubrica sportiva (sapete faccio parte di quella schiera di persone un po’ affaticata per dire cosi...) quando incappo in un articolo divertentissimo su un ex giocatore della Sampdoria, Federico Piovaccari, trasferitosi alla Steaua di Bucarest gloriosa società della capitale Romena. L’articolo riportava le fortunate vicende del calciatore italiano immigrato in Romania diventato in pochissimo tempo idolo della tifoseria a suon di goal e buone prestazioni, ma soprattutto si soffermava sulle vicende del chiacchieratissimo patron della Steaua ossia Gigi “Big” Becali…e lo faceva in tono davvero divertente e ironico raccontando episodi più o meno ridicoli sulle uscite dell’istrionico presidente tipo “vinsi tre giocatori giocando a poker” oppure “ho comprato un aereo perché quello che aspettavo era in ritardo” ma anche sul presunto passato poco chiaro, facendo notare altresì che il presidente si trova al momento in carcere a scontare una pena detentiva di sei anni per presunte mazzette all’esercito nel primo periodo post-comunista dell’attuale Repubblica romena. Terminando, Il Secolo XIX ridicolizzava ulteriormente Becali chiamando in causa le vicende di un suo fratello venditore di Rolex falsi in quel di Napoli; il ritratto che ne usciva era davvero ridicolo e divertente, faceva sorridere pensando ad una realtà, quella dell’est Europa, dove ancora tutto è concesso e dove c'è spazio per improvvisazione e intrallazzo. Tuttavia, si dà il caso che, essendo sposato con una ragazza romena, conosca più o meno da dentro le vicende dell’amatissimo e sottolineo amatissimo, presidente della Steaua che mi ricorda moltissimo un altro amatissimo presidente di una società di calcio italiana noto anch’egli per uscite istrioniche e divertenti, pensate che il burlone voleva far passare una sua amante minorenne per la nipote di Mubarak! O che si divertiva a fare le corna agli altri premier nelle foto ufficiali! (perché da noi Lui è anche un “grande” politico). Sapete però che differenza ho notato? Che i romeni hanno messo in gabbia il povero Gigi “Big” Becali! Che gente eh? Privi del ben che minimo senso dell’humor...
(Riccardo Badi - immagine da internet)