martedì 27 settembre 2011

OLI 313 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - STANDARD e POVERO ME (Aglaja e Enzo Costa)
INFORMAZIONE - Sciopero dei lettori per aiutare i giornalisti (Redazione)
FONDAZIONE - Dalla nuda proprietà al bilancio a nudo (Giovanna Profumo)
CITTA' - Signore in rosso (Bianca Vergati)
IMMIGRAZIONE - Cos’è una società multietnica? (Saleh Zaghloul)
Il presidente dell’OLP chiede all’ONU il riconoscimento dello Stato di Palestina (Saleh Zaghloul)
GRECIA - Frammenti (Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI – Quo usque tandem...? (a cura di Giorgio Bergami)

OLI 313: VERSANTE LIGURE - STANDARD & POVERO ME

Lui non si è dimesso
con Bossi ha ancor feeling
ci porta al collasso
(politico stalking)
caschiamo giù, adesso
birilli da bowling.
Mi sento depresso:
calatemi il rating.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 313: INFORMAZIONE - Sciopero dei lettori per aiutare i giornalisti

Valeria Calicchio viene intervistata da Lettera Viola, per descrivere lo stato di assoluto sfruttamento dei giornalisti nelle redazioni dei giornali italiani, sia nelle testate locali sia in quelle nazionali. E'un argomento che Oli aveva già toccato in passato commentando un'analoga iniziativa di Terrelibere.
Alcune associazioni di giornalisti lanciano un'idea: chiedono ai lettori italiani di fare lo sciopero dell'acquisto dei quotidiani per due giorni, il 7 e 8 ottobre 2011, per dare un messaggio alle società editrici sul fatto che questo sfruttamento non è affatto approvato dai loro clienti, Il gruppo di Facebook ha alla data odierna, 25 settembre, più di 800 adesioni. Oli si associa a questa iniziativa, pur essendo un blog indipendente e interamente sostenuto dal volontariato dei suoi contributori, perché crediamo che il lavoro professionale debba avere la sua giusta valutazione, tanto più in un comparto ampiamente finanziato dai contributi statali a fondo perduto come quello editoriale.
Disegno di Guido Rosato
Mentre le "penne" si portano a casa fior di stipendi e sono agevolati nella loro professione dalla presenza di tanti giovani in formazione gratuita, i precari dell'informazione restano schiacciati da regole di mercato tipiche dei mercati più selvaggiamente liberisti, senza alcun rispetto della persona umana e del suo diritto alla giusta retribuzione. Restiamo allibiti che nell'intervista si parli anche di un giornale quale l'Unità, organo di quel partito che si vanta di voler fare l'interesse dei lavoratori e che poi, sempre secondo Valeria, pretende otto ore di lavoro gratuito.
(La Redazione)

OLI 313: FONDAZIONE - Dalla nuda proprietà al bilancio a nudo

Disegno di Guido Rosato
“Il business della nuda proprietà, la Cgil chiede aiuto alle fondazioni” è il titolo dell’articolo, firmato da Raffaele Niri, apparso su Repubblica ed Genova il 17 settembre 2011.
Tema: anziani, mancanza di assistenza, liste di attesa per accedere ad una residenza protetta e tagli dei fondi che a loro dovrebbero essere destinati.
La lettura dell’articolo offre una soluzione possibile: “un accordo con le Fondazioni bancarie perché acquistino la nuda proprietà di appartamenti, versino all’anziano il dovuto (sottraendo il mercato ad alcune immobiliari senza scrupoli) e mettano a disposizione della collettività una parte dei fondi. L’anziano, in cambio, avrà assistenza dignitosa vita natural durante, oltre a quel che gli spetta per l’alloggio che non finirà – come spesso succede – a equivoche società, a qualche badante particolarmente scaltra, a presunti parenti che in vita non si sono mai interessati dell’anziano”.
La proposta, dichiarano in Fondazione Carige - “interlocutore più logico, ma non l’unico” - è interessante ma cercano di individuare “un meccanismo che davvero funzioni bene”.
Utile riflettere su alcune voci del bilancio 2010 della Fondazione Carige: Restauro di Palazzo Doria (anche detto Carcassi) 2.800.000 euro, Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura 300.000 euro, realizzazione del 3° Volume “Storia della Liguria” 250mila Euro, Agesci Guide e Scout Cattolici Genova per la realizzazione di una struttura ricettizia per casa vacanze nel Comune di Urbe, 140mila euro. Al Comune di Genova per l’iniziativa “Il Comune di Genova e le azioni di welfare progetti innovativi” euro 2.500.000, per la “cassetta benefica” del sindaco euro 40mila.
Il Movimento Sportivo Popolare ha usufruito dello stanziamento di 500mila euro ma il sito, che letteralmente si può definire “spaziale”, sulla pagina ligure non offre una visione d’insieme delle attività svolte. Il progetto MareTerra di Liguria, http://www.fondazionecarige.it/MareTerra%20di%20Liguria2011.pdf presentato dalla Slow Food di Bra – città natale di Carlo Petrini - ha goduto di 400mila euro ed è volto a favorire e rilanciare lavorazioni e prodotti tipici liguri. Il Comune di Triora di Imperia per “il completamento dei lavori di restauro di Palazzo Stella da adibire a Museo internazionale della Stregoneria” ha ricevuto 50mila Euro.
Il comune di Lumarzo ha ricevuto 20mila euro per la manifestazione Hello Frank, tributo a Frank Sinatra: stessa cifra riconosciuta alla Chance Eventi per il Suq.
L’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, Sezione Liguria ha ricevuto 10mila euro, mentre 6mila euro, sono stati equamente distribuiti tra Sampdoria Club Carige Genova e Genoa Club dipendenti Gruppo Carige. La Fondazione Carige ha stanziato per “arte, attività e beni culturali” 5.937.000 Euro a fronte dei 646.300 devoluti all’assistenza anziani. Che non sembrano in vetta alle priorità della fondazione. Forse le loro proprietà immobiliari potrebbero modificare l’ago del bilancio.
Molti importi sono stati distribuiti per restauro di parrocchie, diocesi, monasteri, ma anche in ricerca, sanità, volontariato.
Si tratta di un bilancio caleidoscopico i cui colori possono suscitare apprezzamento o profondo stupore, per questo invitiamo i lettori a consultarlo (http://www.fondazionecarige.it/Bilanci.html), affinché, con il loro aiuto, le voci trovino una ragione degna della mission alla quale sono ispirate.
(Giovanna Profumo)

OLI 313: CITTA' - Signore in rosso

Disegno di Guido Rosato
Candidatasi a sindaco di Genova, Roberta Pinotti è ormai ospite fissa a Porta a Porta. Siede spesso alla destra di Bruno Vespa che sembra quasi se la coccoli perché, come afferma lei stessa "amo la verità e quel che c'è da dire anche sulla sinistra lo dico". Nel bene e nel male.
"Per questo l'apprezziamo e la invitiamo" blandisce pronto il mellifluo Neo più famoso del teleschermo.
La senatrice parla di politica, etica e B., qualunque sia il tema senza furia, dice con tatto:
"Noi siamo diversi però e nel caso Penati accerterà la magistratura, intanto lui si è dimesso e il Pd lo ha sospeso". Mentre il dito birichino del presentatore le fa segno come a darle della monella.
Che consolazione per chi guarda e ascolta, un rodimento che Penati fosse dell'entourage Bersani. Come la Roberta un tempo, un'ex passata ora con Franceschini, divenuta presidente commissione Difesa per la Camera nel governo Prodi: mai vista ai convegni e agli incontri della Grande Industria del settore, c'era quasi sempre il languido saltafossi senatore Di Gregorio.
E dunque che competenze ci offre l'ennesima Prof.? Essere under 60, di buona presenza, non sbagliare i congiuntivi e che altro chissà, certamente nel partito da quasi vent'anni, ma non è una colpa per carità.

Magari quelli del Pd non potevano chiedersi da subito se il sondaggio andava fatto non soltanto sulla Marta ma anche per altri?
Così se a destra si fa a gara a tirare giù più candidati- birilli possibili, a sinistra corre il teatrino delle primarie, del comitato istituito ad hoc e i genovesi di fronte all'Italia che frana sono contenti di sapere che Pinotti farà la gara podistica nei vicoli.
La sera ci inquieta non poco in tv la bionda Roberta dall'abito rosso fiamma e manichine a fronzoli neri, ci tormenta quel film “sotto il vestito niente”, pur se comunicazione e immagine sono importanti: B. ha fatto scuola fin troppo.
Ci conforta un'altra signora anche lei ultimamente in rosso, la presidente del Pd Rosy Bindi, che dichiara sul Mattino di domenica 24 settembre: "Lo strumento delle primarie resta valido, bisogna rinnovare la classe dirigente senza fare tabula rasa, svolta su Napoli, siamo lontani dalla città...".
Parole sante, anche per Genova, dove ci sono facce nuove, ma sono ancora troppo poche e magari spedite lontano.
A quando un cavaliere o una dama che ci porti la buona novella.
(Bianca Vergati)

OLI 313: IMMIGRAZIONE - Cos’è una società multietnica?

Disegno di Guido Rosato
Sergio Romano è uno dei pochi intellettuali italiani che non sono scomparsi dalla scena nazionale, quelli che scrivono e pensano in maniera autonoma dal potere. Perciò ha sempre scritto cose interessanti. Già il titolo della sua rubrica sul Corriere della Sera dell’8 settembre (il multiculturalismo, quello cattivo e quello buono) è molto stimolante. C’è una grande confusione, infatti, attorno ai termini multiculturalismo e società multietnica. Se ne parla senza sapere esattamente di cosa si sta parlando. Quando il presidente del consiglio dice che è contro la società multietnica senza spiegare cosa intende per società multietnica e quando le sue parole sono trasmesse ed amplificate dai molteplici mezzi di comunicazione di massa, la confusione regna indisturbata. Una certa società è multietnica solo per il fatto che in essa ci vive un consistente numero di persone che provengono da etnie, culture e religioni diverse. L’Italia è un paese multietnico perché ci vivono più di sei milioni di queste persone. E’ insensato domandarci se siamo pro o contro questa Italia multietnica, dobbiamo invece chiederci: che tipo di società multietnica vogliamo? Vogliamo, ad esempio, una società multietnica democratica, inclusiva, aperta, oppure una società multietnica chiusa, illiberale e razzista? Una società multietnica dove vige lo stato di diritto, l’uguaglianza dei diritti, le pari opportunità, lo scambio culturale e l’intercultura o una società multietnica dove diritti ed opportunità non sono uguali per tutti e dove si vive separati in ghetti etnici, religiosi e culturali? Una società nella quale la convivenza tra diverse etnie e culture sia motivo di pace sociale o di conflitto permanente? E’ da quindici anni, almeno, che viviamo in una società multietnica, cos’aspettiamo ancora per costruirne una democratica ed interculturale? Quando iniziamo a mettere le basi legislative e culturali per costruirla?
(Saleh Zaghloul)

OLI 313: Il presidente dell’OLP chiede all’ONU il riconoscimento dello Stato di Palestina

Il presidente palestinese Abu Mazen all’ONU: " I nostri sforzi non hanno lo scopo di isolare o delegittimare Israele. (...) Perché crediamo nella pace, per la nostra convinzione nella legittimità internazionale, perché abbiamo avuto il coraggio di prendere decisioni difficili per il nostro popolo, e in assenza di una giustizia assoluta, abbiamo deciso di cercare la giustizia relativa, quella possibile, e di correggere una parte delle gravi ingiustizie storiche commesse contro il nostro popolo. Così, abbiamo deciso di costruire lo Stato di Palestina in solo il 22% del territorio della Palestina storica, sui territori palestinesi occupati da Israele nel 1967 (...). Una tale risoluzione, si presume, dovrebbe includere una riaffermazione che qualsiasi accordo finale deve includere il riconoscimento di Israele e garantire la sua sicurezza, che i due stati condivideranno Gerusalemme come capitale, e che il problema dei rifugiati palestinesi deve essere risolto. I palestinesi non useranno la loro sovranità conquistata per presentare azioni giudiziarie contro gli israeliani presso la Corte di giustizia internazionale".
Bill Clinton ex presidente degli Stati Uniti parlando giovedì scorso ai margini di una conferenza a New York : “La colpa del fallimento del processo di pace con i palestinesi è del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non è interessato al processo di pace” http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4126490,00.html .
Ali Rashid, italo palestinese, ex deputato italiano (indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista): “Molti palestinesi considerano tardivo il passo coraggioso deciso da Abu Mazen di rivolgersi alle Nazioni Unite (…), l'assemblea generale dell’ONU ha già riconosciuto lo stato palestinese dichiarato da Arafat, nel 1988, con 104 voti favorevoli, due contrari e 36 astenuti. Anche secondo molti israeliani la cosa renderebbe Israele più sicura, favorirebbe la sua normalizzazione nella regione e rassicurerebbe la sua popolazione (..) Ritornerebbe così la presenza ebraica come elemento culturalmente originale e fondamentale nella storia della regione. Comunque più passa il tempo, più il costo del sostegno incondizionato alle politiche israeliane diventerà intollerabile a tutti” http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20110922/manip2pg/01/manip2pz/310332/.
Daniel Cohen Bendit, presente alla manifestazione di centinaia di intellettuali ed accademici israeliani a Tel Aviv, giovedì scorso, a sostegno del riconoscimento dello Stato di Palestina, ha invitato i leader della protesta sociale in Israele a sostenere la causa palestinese: "Ho parlato con i leader della protesta sociale che sono diffidenti a legare le due lotte. Ma non ci può essere alcuna soluzione ai problemi sociali di Israele senza la fine dell’occupazione dei territori palestinesi” http://www.haaretz.com/news/national/israeli-intellectuals-back-palestinian-statehood-in-tel-aviv-rally-1.386215.
Wassim Dahmash, italo palestinese, professore all’Università di Cagliari : “Il riconoscimento di uno Stato palestinese, sotto il profilo legale, è necessario ad Israele perché abbassa il tetto delle rivendicazioni palestinesi. A tutt'oggi, secondo il diritto internazionale, i profughi palestinesi hanno diritto a ritornare alle loro terre (risoluzione 194). Il riconoscimento di un "futuro" Stato palestinese limiterebbe questo diritto ai confini (virtuali) del costruendo Stato (virtuale). La proclamazione di uno Stato palestinese su una parte del territorio della Palestina mandataria renderebbe automaticamente legale l'esistenza sul rimanente territorio dello Stato coloniale tuttora illegale secondo la carta delle Nazioni Unite …” http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2840:uno-stato-palestinese&catid=23:interventi&Itemid=43.
Il professore israeliano Galia Golan ha accusato la leadership israeliana del mancato accordo di pace con l'Autorità palestinese: "Avremmo potuto raggiunto un accordo dal 1988 ed è interamente colpa nostra che non l’abbiamo fatto. Nel 1988, l'OLP ha accettato un compromesso storico. Hanno dato il 78% del territorio al fine di ottenere la pace e porre fine all'occupazione. Invece abbiamo continuato a chiedere loro altri cedimenti, ma non hanno più nulla da dare. Siamo stati noi i negazionisti in tutti questi anni. Abbas è il leader più moderato che si possa desiderare ed ha fatto bene a rivolgersi all'ONU. Noi con la nostra stupidità non andremo all’ONU insieme a lui, quando lo Stato che egli chiede ci dà un confine a est e il riconoscimento di Gerusalemme Ovest, cose che non abbiamo ancora ottenuto”, http://www.haaretz.com/news/national/israeli-intellectuals-back-palestinian-statehood-in-tel-aviv-rally-1.386215
(Saleh Zaghloul)

OLI 313: GRECIA - Frammenti

“EΝΟΙΚΙΑΣΕΤAI “, “ΠΟΛΕΙΤΑΙ “, si affitta, si vende. Esercizi commerciali, ristoranti, caffè che hanno cessato l’attività, espongono cartelli che non avranno risposta.
Automobili di lusso, requisite perché i mutui non sono stati pagati, si accumulano a migliaia, in attesa di compratori che non verranno, nonostante i prezzi stracciati. Illusioni di ricchezza finite al macero: “non sanno più dove metterle”.
Come uscirne non si sa, perché qui non produciamo niente. Nemmeno la plastica delle carte di identità. Non abbiamo mai prodotto niente. Qui si è campato di impiego pubblico, posti di lavoro dati in cambio di voti, e corruzione
La corruzione è endemica, è ovunque. Se voglio che l’impiegato comunale si giri, prenda in mano il fascicolo che ha nell’armadio, e ci metta il timbro che deve, devo mettergli davanti un biglietto da cinquanta euro”.
In piazza a protestare non ci vado, insieme agli anarchici in Harley Davidson, e agli impiegati pubblici che hanno fatto i parassiti e vogliono continuare a farlo.”
“La gente guarda la televisione, e maledice le cose che ha fatto fino a ieri, e che riprenderà a fare appena potrà
Papandreu è lì e fa errori, ma cosa può fare? La crisi è mondiale, e la governa la finanza. Non hanno più senso né destra né sinistra. Nessuno ha soluzioni.
"Ci hanno illuso della ricchezza, e ora dobbiamo imparare di nuovo a vivere in povertà, come facevano i nostri nonni"
In periferia, nelle campagne, sulle isole, ancora si sopravvive, qui ad Atene la miseria dilaga

Ma quasi metà dei greci è ormai concentrata in due città, Atene e Salonicco, fino a poco fa miraggio di benessere economico, ora condensati di povertà. Per la prima volta da anni il chiosco che vende cocomeri di un amico ha chiuso la stagione in rosso: anche l’anguria estiva è diventata un genere superfluo.
Campagne abbandonate, e isole spopolate, salvo che per la stagione estiva, quando si cerca di sfruttare al massimo l’unica industria nazionale, il turismo.
L’amico Ghiannis, circa cinquanta anni, girando per il villaggio di Manganitis nell’isola di Ikaria mi indica quello che non c’è più:
Qui c’era il forno, una taverna, poi là il fabbro, e più in là il macellaio …
Ma quanti eravate?
Fai conto che alla scuola del paese eravamo in 120 bambini. Ora d’inverno siamo una cinquantina, gente che vive della pensione, marinai, emigranti che sono tornati …
Tornati da tutto il mondo: qui incontri gente che ha passato la vita a New York, Chicago, Vancouver, Adelaide …
In quanto a lui vive un po’ di musica, un po’ di pesca, un po’ di agricoltura.

Nello stesso paese un altro amico, Panaghiotis, non ancora trenta anni, un anno fa ha deciso di abbandonare Atene, e costruire qui la sua vita con la sua ragazza. Anche lui musicista, ha rilevato l’ultimo negozio del paese, quello in cui puoi trovare “tutto”, e che fa anche da bar, da luogo di incontro, dove chiacchieri, bevi e mangi spuntini: “Ad Atene non si può più vivere, qui almeno riesci a mangiare, puoi coltivarti qualcosa nell’orto, pescarti un pesce, puoi vivere del minimo”.
E il minimo, visto coi nostri occhi, è davvero minimo. Ridotte all’essenziale le materie prime con cui cucinare, e più che all’essenziale gli svaghi: chiacchierare davanti a un bicchiere, passare la notte a fare musica. E poi c’è il mare.
(Paola Pierantoni - fotografie dell'autrice)

OLI 313: PAROLE DEGLI OCCHI – Quo usque tandem...?


Foto di Giorgio Bergami ©

Da un lato la grave crisi economica mondiale, dall’altro il sistema politico nostrano, sempre più inadeguato ad affrontarla.
Fino a quando...?

martedì 20 settembre 2011

OLI 312: SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - L’ORA DEL RI(S)CATTO (Enzo Costa e Aglaja)
GRONDA - Come investire su un'opera inutile (Mario Torre)
IMMIGRAZIONE - Una tassa xenofoba sugli immigrati irregolari (Saleh Zaghloul)
La7 – “In onda” l’insulto libero a don Gallo (Ivo Ruello)
MONDO - Saluti da Cipro (Bianca Vergati)
SATIRA - Sora Cesira, divertirsi con la politica (Giovanna Profumo)
SOCIETA' - Copenhagen, dove gli altri ti sorridono (Paola Repetto)
Parole degli occhi (a cura di Giorgio Bergami - foto di G.Profumo)

OLI 312: VERSANTE LIGURE - L’ORA DEL RI(S)CATTO

Vuoi un modo che ti svicola 
da crisi, guai e affini? 
Qualcosa che scarrucola 
su, a stadi sopraffini? 
La via semi-ridicola 
per fare dei quattrini? 
C’è il “metodo Lavitola” 
(in salsa Tarantini).


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 312: GRONDA - Come investire su un'opera inutile

Genova. Per quanto forse minoritaria, cresce l’opposizione verso le “grandi opere”, organiche ad un sistema economico nel tempo insostenibile, al quale la politica è finora subalterna.
Recentemente anche il Presidente della Regione Liguria si è espresso contro la realizzazione del tunnel della Val di Susa; credo si tratti di un’opinione largamente condivisa, ispirata da buon senso e pragmatismo, a sostegno della quale non mancano validi argomenti, a cominciare da:
- l’impatto ambientale, tale da provocare la contrarietà di gran parte della popolazione,
- l’enorme costo dell’opera,
- la perplessità rispetto alle previsioni di traffico merci avanzate a sostegno del progetto, e, quindi, rispetto alla sua effettiva utilità.
Ma guardiamo a noi, al terzo valico e alla “gronda”; il primo si differenzia solo in parte: l’opportunità della sua realizzazione ha motivazioni anche tecniche, ma la sua utilità sarà condizionata da una decisa inversione di tendenza su scala nazionale nella modalità di trasporto delle merci.
Se per il 3° valico si può quindi sospendere il giudizio, per il passante autostradale Voltri-Bolzaneto non possono esserci dubbi: come sostenuto da un autorevole studio del Politecnico di Milano(*), si tratta di un’opera che, quanto a costo e inutilità, ha ben poco da invidiare al tunnel della Val di Susa; esso consentirà in pratica il solo abbassamento del tempo di percorrenza attuale della tratta, a beneficio del traffico di attraversamento, ma non permetterà in alcun modo di eliminare le ricorrenti paralisi del traffico cittadino (a questo potranno servire il nuovo nodo di San Benigno - per quanto “ridotto” rispetto alle ipotesi iniziali - e la nuova strada parallela a via Cornigliano), né, tanto meno, le code dei fine settimana, specie verso Ponente.
Lo studio evidenzia anche come il costo, veramente ingente, dell’opera non verrà mai compensato dai benefici, decisamente poco rilevanti: è facile dedurne che l’opera non è pensata nell’interesse dei cittadini.
Se, come pare, i fondi necessari sono stati accantonati nel tempo con la maggiorazione dei pedaggi, non ne segue necessariamente che si debba per forza realizzare un’opera inutile: ben altri benefici darebbe, per esempio, l’allargamento delle carreggiate autostradali nei tratti ancora a 2 corsie.
L’intera vicenda dovrebbe far riflettere piuttosto sulla privatizzazione di un’azienda pubblica rivelatasi vantaggiosa solo per i nuovi proprietari, sulla correttezza e l’indipendenza dei media, e… su “questi tempi”: se, in presenza di problemi sociali enormi e mentre il trasporto pubblico affonda, si arriva a sprecare risorse immense, vuol dire che c’è qualcosa di profondamente malato nel nostro Paese: nel governo della “res publica” (classe politica e strutture di controllo), nel sistema delle imprese, e, aggiungo, nella non piccola parte di cittadinanza che resta indifferente.
Occorre puntare su altri interventi (niente di nuovo), come:
- il completamento del raddoppio della ferrovia nel Ponente ligure,
- il prolungamento della metropolitana di Genova in Val Bisagno e fino a Rivarolo,
- il tunnel sotto al porto di Genova,
ma ricordo anche le ipotesi di un sistema di trasporto pubblico in sede propria sull’asse costiero a Savona e di un miglior collegamento della media Fontanabuona con l’A12.
Non si tratta di opere “facili”, né solo dipendenti da scelte locali, ma è compito della politica usare bene le risorse, pubbliche o private, e, almeno, impedire sprechi e danni enormi.
(*)http://urbancenter.comune.genova.it/IMG/pdf/Ponti_Beria.pdf
(Mario Torre)

OLI 312: IMMIGRAZIONE - Una tassa xenofoba sugli immigrati irregolari

Il decreto legge 138/2011 (la manovra economica), modificata dal maxiemendamento approvato dal Parlamento, contiene una disposizione che introduce un'imposta del 2% sui trasferimenti di denaro effettuati dagli stranieri verso paesi non appartenenti all'Unione europea. Sono esentati i trasferimenti effettuati da cittadini dell’Unione europea e da cittadini muniti di matricola Inps e codice fiscale.
Gli immigrati regolari sono tutti in possesso dei requisiti per l’esenzione e sembra, dunque, che l’obiettivo sia tassare le rimesse degli immigrati irregolari, ma non si capisce il perché. Si intende forse privare i paesi d’origine degli immigrati, in via di sviluppo, di una risorsa importante? Come si fa a dimenticare il contributo allo sviluppo dell’Italia che hanno avuto le rimesse di milioni di emigranti italiani nel mondo? Si intende forse rendere la vita ancora più faticosa agli irregolari? Ma queste persone che hanno una vita già difficile non hanno alcuna colpa per cui debbano essere puniti: l’irregolarità non è una libera scelta, sono costretti (proprio dalle politiche del governo) a vivere senza permesso di soggiorno. Comunque, non è la prima volta che le rimesse degli immigrati irregolari vengono colpite. Nel 2009 questo stesso governo, con il decreto sicurezza (legge 94/2009), aveva imposto ai gestori di “money transfer” di comunicare all'autorità di pubblica sicurezza i dati identificativi degli stranieri che effettuino invii di denaro senza esibire il permesso di soggiorno. Risultato: gli irregolari continuano a mandare i soldi nei loro paesi d’origine, ma non direttamente. Per evitare di essere identificati e conseguentemente espulsi o che sia vietata loro la prossima regolarizzazione, essi effettuano il trasferimento di denaro a nome di parenti, amici o semplici conoscenti, italiani o immigrati regolari. Da domani questi intermediari devono essere muniti anche di codice fiscale e matricola Inps. Ma se non ci sono più rimesse che vengono effettuate da immigrati irregolari, che senso ha introdurre una tassa del 2% sul nulla? Si tratta forse di un’altra svista di un governo incompetente? O forse è un altro dei “messaggi culturali” del governo Berlusconi – Lega?
(Saleh Zaghloul)

OLI 312: La7 – “In onda” l’insulto libero a don Gallo

Sabato 17 settembre, al termine del telegiornale di La7, ho assistito alla trasmissione “In onda”, programma di approfondimento condotto da Luca Telese (il Fatto Quotidiano) e Nicola Porro (Il Giornale) : rispetto alla scorsa stagione Nicola Porro sostituisce Luisella Costamagna. L’avvicendamento della Costamagna con Porro aveva già scatenato l’ira degli internauti, ad esempio sul forum di La7(*), costernati nel veder sparire una giornalista preparata, vivace, con brillante curriculum (**), per trovare al suo posto Nicola Porro, vicedirettore de “Il Giornale”, giornalista brillato di recente per essere stato indagato dalla Procura di Napoli per violenza privata nei confronti della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: d’altra parte lo spessore giornalistico è testimonato dalla voce di Wikipedia dedicata a Nicola Porro (***), tre righe di biografia che, togliendo la vicenda giudiziaria, si riducono a due…….
Alla trasmissione era presente in studio Antonio Martino, deputato Pdl, fondatore di Forza Italia, e don Andrea Gallo, in collegamento da Genova: tema della trasmissione era la situazione economica europea, con fuoco particolare sulla vicina Grecia. Al di là degli argomenti emersi, lo spettacolo non è certo stato al livello di una seria trasmissione giornalistica: don Gallo è stato ripetutamente insultato da Antonio Martino, che ha iniziato con un delicato “sciocchezze”, per passare ad un “pretacchione” ripetuto ben due volte, per finire con le “cazzate” che sarebbero state pronunciate dal prete genovese, tutto questo senza che né Telese né Porro (figuriamoci) opponessero la pur minima resistenza. E’ evidente che far dialogare due personaggi come Antonio Martino e don Gallo ricorda un pò la discussione immaginata da Benigni durante il Giudizio Universale tra Ramsete II ed un terzino della Sampdoria, ma uno sforzo poteva esser fatto, da parte di giornalisti degni di questo nome.
Peccato che il video sul sito di La7 (****) riporti solo il primo quarto d’ora della trasmissione, filato su binari abbastanza lisci, privandoci quindi dei picchi giornalistici che si possono invece godere a pieno su Youtube (*****).
(*) http://forum.la7.it/viewtopic.php?f=42&t=1371324
(**)http://it.wikipedia.org/wiki/Luisella_Costamagna#cite_note-1
(***)http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Porro
(****)http://www.la7.it/inonda/pvideo-stream?id=i454728
(*****)http://www.youtube.com/watch?v=FNy9MAkOY14
(Ivo Ruello)

OLI 312: MONDO - Saluti da Cipro

Il varco di frontiera per Nicosia Nord a Cipro pare, a prima vista, come tanti altri, con il solito sciame di turisti e gente qualunque. Devi presentare il passaporto però - non vale la carta d'identità con cui giri in tutta l'Europa - compilare un attestato e fare una nuova assicurazione per l'auto: non accettano quelle greche. Le poche guardie sud-cipriote si limitano a guardare sulla copertina dei documenti se sei europeo, dall'altra parte registrano su computer i tuoi dati, timbrano un visto di entrata e uscita, mentre alcuni militari armati affiancano gli addetti.
Finalmente ecco la città vecchia, parte turca: un incanto di viuzze assolate, dove nella poca ombra ci si assiepa e si cammina, tra profumi di spezie e kebab, negozietti e ristoranti in strade pulite, persino il carrettino delle piante ha due sacchetti diversi per la spazzatura.
Evidente il contrasto con il quartiere greco più sciatto e sporco, si vuole forse sottolineare una differente gestione della città, le guide turche segnalano come esempio di residenziale sociale un piccolo agglomerato di casette bianche, file ordinate con le piantine ai davanzali, piacevoli a vedersi. Spostandosi, s'intravedono però misere abitazioni, i bambini scavalcano la recinzione della scuola nella ricreazione e filano via scalzi su biciclette cigolanti.
Desolazione e povertà regnano da ambo le parti, anche se ci sono quartieri e auto di lusso.
Spingendosi ai margini del centro storico trovi cartelli di “recupero aree” sotto l'egida della comunità internazionale, ma tanti sono i cantieri abbandonati, come quello del ripristino della chiesa armena, a cura di uno studio italiano, con fine lavori entro quest'anno, che è soltanto un cumulo di macerie e qualche intervento approssimato.
Sono oasi di pace e di fresco le moschee, visitando quelle che un tempo erano cattedrali, pensi agli affreschi nascosti dall'intonaco bianco.
La litania del muezzin risuona al Nord e colpisce lo sfacelo delle chiese non trasformate in moschea con i giardini invasi da erbacce, carcasse di automobili e spazzatura: la chiesa di S. Giorgio dei Latini a Famagosta è crollata e i suoi affreschi vecchi di secoli a cielo aperto sono segnati dai graffiti.
L’arte sembra non abiti più qui, al di là del contendere politico e del sentire religioso.
Ci si è fermati all'epoca ellenica o romana o alle fortezze riconquistate ai crociati o ai turchi. E trovi lattine, bottigliette e sacchetti di plastica anche nelle zone archeologiche più preziose di tutta Cipro.
Nella parte turca spiccano i monumenti al soldato, sventolano ovunque bandiere con la mezzaluna, quella rossa turca e quella bianca della Repubblica Turca di Cipro Nord, che non fa parte dell’Unione europea come il Sud, dove gira l'euro. Ci sono molte postazioni militari e mentre visiti un castello, vedi chilometri di filo spinato e senti spari di esercitazioni: soldati appostati nella notte, vicino alle case crollate, i segni delle cannonate ancora sui muri, lungo la linea di confine che separa le due comunità, intanto nella parte greca sfrecciano le camionette dell'Onu, ma molte sono le aree militari abbandonate.
Sottilmente si disprezza l'altra parte, non potendo scoraggiare il turista che porta lavoro e denaro, dimenticando millenni di storia comune.
Fingono di non capire se chiedi per sbaglio una birra o una specialità greca. Ma succede anche viceversa.
- Orribili le strade della parte turca, si può fare una scappata e via - ti consigliano.
- Non sanno neppure cucinare e il vino poi...-
E tu pensi invece ai meravigliosi mosaici, alle spiagge dorate, dove nidificano ancora le tartarughe, al mare trasparente, alla fortuna di avere ancora un ambiente incontaminato, che stanno tappezzando con migliaia di costruzioni sulla riva: ci sta purtroppo, il turismo è economia.
Forse si potrebbe fare meglio insieme, rispettando terra e persone, ma poi qualcuno ti racconta con gli occhi cupi della casa perduta al di là e capisci che la strada della riconciliazione è lontana.
(Bianca Vergati)

OLI 312: SATIRA - Sora Cesira, divertirsi con la politica

Il XXXIX Premio di Forte dei Marmi per la Satira Politica è stato assegnato per il web a Sora Cesira. Ecco le motivazioni lette da Filippo Ceccarelli: “sulle macerie della politica svolazza la Sora Cesira. E brandisce la melodia, mette in note la parodia, fa cantare e danzare la tecnologia, in pratica afferra un brano, un video, quindi li piega, li storce, li stravolge, li scaglia nel cyber-spazio. E allora, come per magia, la musica disvela il senso riposto del potere: l’immorale, l’inconfessabile, il tarocco, il cialtrone, il buffonesco. Musicista provetta, interprete virtuosa, poetessa del sottotitolo anglo-romanesco, la Sora Cesira inaugura un tipo di satira che nemmeno si sporca le mani con i suoi bersagli proiettandoli nella più plausibile irrealtà: dalla resistenza alla ri-creazione si misura un mondo parallelo di inaudita allegria.” La rete  restituisce momenti della premiazione, in cui l’autrice nasconde il volto dietro un cappello fiorito, gelosa di un anonimato che nel proteggerla le chiude le porte ad un redditizio successo. “Io pensavo di fare dei video, cantarci sopra e metterci i sottotitoli e invece…Che faccio?”, “Brandisci”, rispondono in coro i componenti della giuria. Incalzata, spiega: “io non sono la Sora Cesira, io rappresento la Sora Cesira, la Sora Cesira è un’entità e sempre lo sarà…E’ un donna romana, è una sora romana, fa parte del popolo, scopre le debolezze, è una paladina della matriciana…”. E dichiara “non ho alcuna intenzione di espormi, non voglio essere un personaggio pubblico, mi diverto così, voglio tenere un profilo molto basso” ma ammette che potrebbe ripensarci per “un programma in prima serata”. Comunque decida, il suo sito ha regalato fino ad oggi istanti di splendida satira, alleggerendo i cuori delle persone prostrate dal pessimo spettacolo che la politica offre di se stessa. Strappare una grassa, prolungata, risata di questi tempi è davvero un bel regalo. Di seguito un imperdibile canzone di Laura Pausini, secondo Sora Cesira. Gli amanti del melodico non ne rimarranno delusi. 

(Giovanna Profumo)

OLI 312: SOCIETA' - Copenhagen, dove gli altri ti sorridono

Rendersene conto è stato un brutto colpo: camminiamo a testa bassa. Guardiamo dove mettiamo i piedi, attenti a non inciampare nella pavimentazione dissestata o a non pestare cacche di cane e altre spiacevolezze. Camminiamo circondati dal nostro quotidiano, che conosciamo tanto bene da non doverlo più guardare. Decifriamo il mondo intorno a noi per indizi, in base ai rumori, a uno sguardo talmente laterale da diventare inesistente. A volte capita di alzare la testa e incontrare per caso lo sguardo di un altro. Quasi sempre uno sguardo vuoto, immemore, ignaro. A volte uno sguardo che intercetta il nostro con ostilità, quasi come guardarsi negli occhi esprimesse una minaccia nascosta. A volte uno sguardo che si distoglie in fretta, con imbarazzo e fastidio.
In vacanza, invece, visitando una delle capitali europee, guardarsi intorno con curiosità è normale. Ogni angolo può svelare una nuova prospettiva e poi si fa attenzione ai nomi delle strade per orientarsi, si guardano le vetrine, ci si ferma a bere qualcosa al tavolino di un locale e si osservano i passanti, si passeggia in un parco o lungo l’acqua, si viaggia sui mezzi pubblici e si deve scendere alla fermata giusta, si fa la coda per entrare nei musei o nei castelli. E, così facendo, si incontrano altri sguardi. A Copenhagen, quando questo succede, gli occhi dell’altro si illuminano di un sorriso. Le prime volte è sconcertante, ma ci si abitua in fretta e si ricambia. Ci si sorride. Un istante, ma c’è stato un incontro, un riconoscimento. E’ come se un peso cadesse dal respiro, un secondo gratuito di felicità.
(continua)
(Paola Repetto)

OLI 312: Parole degli occhi

Incertezza in Via Terpi a Genova
Foto Giovanna Profumo

martedì 13 settembre 2011

OLI 311 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - L’AMORE AI TEMPI DELLA MANOVRA (Enzo Costa e Aglaja)
9/11 - Com'è nata la piattaforma meetup.com (La redazione)
PUC - Chiarezza per pochi (Stefano De Pietro)
PRIMARIE - Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio (Giovanna Profumo)
ACQUA PUBBLICA - Festival dell'acqua (Stefano De Pietro)
IMMIGRAZIONE - Chiamateli “persone migranti” (Saleh Zaghloul)
TRASPORTI - Per difendersi dal presente un tuffo nel passato (Ivo Ruello)
Parole degli occhi (A cura di Giorgio Bergami, foto di Giovanna Profumo)
LETTERE - Cup, lo sfacelo organizzativo della Asl 3 (Cristina Capelli)

OLI 311: VERSANTE LIGURE - L’AMORE AI TEMPI DELLA MANOVRA

L’AMORE AI TEMPI DELLA MANOVRA

SCHIZAMORE

Le dice: “Ti amo tanto!
Sai come ti detesti!
A te io starò accanto!
Non puoi pensar ch’io resti!”:
si ispira (e ne fa un vanto)
della manovra ai testi.
DIFFERENZIALE SENTIMENTALE

Per lui, lei è la Luce
per lei, lui un tenue led:
amor che non dà pace
per troppo ampio spread.

O LA BORSA O L’AMORE

È chiaro ormai che lui
non ama più la Giusi
ma teme tempi bui
da sogni disillusi:
la lascerà, per cui,
solo a mercati chiusi.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.

OLI 311: 9/11 - Com'è nata la piattaforma meetup.com

Fellow Meetuppers,
I don't write to our whole community often, but this week is special because it's the 10th anniversary of 9/11 and many people don't know that Meetup is a 9/11 baby.
Let me tell you the Meetup story. I was living a couple miles from the Twin Towers, and I was the kind of person who thought local community doesn't matter much if we've got the internet and tv. The only time I thought about my neighbors was when I hoped they wouldn't bother me.
When the towers fell, I found myself talking to more neighbors in the days after 9/11 than ever before. People said hello to neighbors (next-door and across the city) who they'd normally ignore. People were looking after each other, helping each other, and meeting up with each other. You know, being neighborly.
A lot of people were thinking that maybe 9/11 could bring people together in a lasting way. So the idea for Meetup was born: Could we use the internet to get off the internet -- and grow local communities?
We didn't know if it would work. Most people thought it was a crazy idea -- especially because terrorism is designed to make people distrust one another.
A small team came together, and we launched Meetup 9 months after 9/11.
Today, almost 10 years and 10 million Meetuppers later, it's working. Every day, thousands of Meetups happen. Moms Meetups, Small Business Meetups, Fitness Meetups... a wild variety of 100,000 Meetup Groups with not much in common -- except one thing.
Every Meetup starts with people simply saying hello to neighbors. And what often happens next is still amazing to me. They grow businesses and bands together, they teach and motivate each other, they babysit each other's kids and find other ways to work together. They have fun and find solace together. They make friends and form powerful community. It's powerful stuff.
It's a wonderful revolution in local community, and it's thanks to everyone who shows up.
Meetups aren't about 9/11, but they may not be happening if it weren't for 9/11.
9/11 didn't make us too scared to go outside or talk to strangers. 9/11 didn't rip us apart. No, we're building new community together!!!!
The towers fell, but we rise up. And we're just getting started with these Meetups.
--
Scott Heiferman (on behalf of 80 people at Meetup HQ)
Co-Founder & CEO, Meetup
New York City
http://meetupblog.meetup.com/2011/09/911-us.html
(La redazione)

OLI 311: PUC - Chiarezza per pochi

Marta Vincenzi si scatena su Twitter, e spiega l'utilità di aver ospitato a Genova la IX Biennale delle città e degli Urbanisti europei. Citando l'intervista de Il Secolo XIX, si tratta di "quattro giorni dedicati a quanti non capiscono ancora cosa abbiamo messo in moto con il nuovo Piano Urbanistico Comunale". Per saperlo, l'accesso alle conferenze costa 80 euro al giorno. Voci di corridoio dicono che il prossimo anno si profila l'accesso a pagamento agli uffici pubblici, con l'installazione di tornelli gestiti da Genova Parcheggi.
(Stefano De Pietro)

OLI 311: PRIMARIE - Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio

Genova, 5 settembre 2011, teatrino di Santa Zita, inizio campagna per le primarie del centro sinistra a candidato sindaco.
Roberta Pinotti rilascia interviste. Un mazzo di palloncini colorati le passa accanto, mentre un tavolo è già allestito per le adesioni di volenterosi collaboratori, c’è anche un’arbanella per la raccolta fondi: “come per Obama” spiega Michela Tassistro. Si organizzeranno cene, aperitivi, e ci sarà una “squadra” per raccogliere idee e sollecitazioni.
Pinotti's boys and girls indossano maglietta rossa con la scritta: iostocongenova, tuttoattaccato.
Legittimo chiedersi la fine che fanno coloro che non la sostengono. Con chi stanno? E stare con Genova cosa significa?
La senatrice mostra come un elegante ventaglio la copertina dell’ultimo libro di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e legge un passo di De Rita: “Oggi non sentiamo più lo spazio delle possibilità. L’Italia affonda perché non sa più desiderare, in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni, quello che manca è l’ossigeno per raccontarli persino a se stessi, il futuro non esiste e si vive in un presente perenne e sfuocato”. Roberta Pinotti evoca “la morte del desiderio” e cita Padoa Schioppa – quello dei bamboccioni - che aveva individuato nella nostra classe dirigente un’incapacità di guardare lontano, perché attenta solo ai giornali e alla prospettiva delle prossime elezioni. Poi c’è la frustrazione di una politica fatta di annunci mai realizzati.
La “motivazione” di Roberta “è un grande amore per la mia città” ed è da questo “amore” che nasce la scritta iostocongenova, ma anche “da una sofferenza interiore” data dalla sensazione – passando sulla sopraelevata, non sotto – delle grandissime potenzialità di Genova e dalla percezione che sia tutto fermo. A Genova accade quello che succede a Gulliver, spiega Roberta Pinotti, è come legata da moltissimi lacci e lacciuoli messi dai lillipuziani, “non è a terra come Gulliver, ma potrebbe correre e non lo fa”.
La senatrice parla di una vocazione internazionale del porto, di imprenditori desiderosi di investire ma privi di condizioni per farlo, di industria e compatibilità sul territorio, di fuga dei giovani, ed anche della scoperta di Genova come meta turistica da parte di molti amici che le dicono “perché non ce l’avete detto prima!”.
Certo i dubbi, quando è stata sollecitata a scendere in campo, se li è fatti: “sarò in grado?”. Però “se mi sono messa in gioco, penso di potercela fare”. Perché “non arrivo dalla luna” e “ho fatto l’assessore in Comune, conosco le difficoltà”. Ma “va messo in moto un pezzo di risposta alla crisi”. E non bisogna credere che “tutto ciò che non va bene debba rimanere così” dalle deiezioni canine a questioni più grandi, chi amministra deve operare per il cambiamento. Quindi bisogna “dare spazio ai desideri costruendo percorsi possibili” e va tenuto presente che “Genova non è solo dove viviamo Genova è chi siamo”.
Sulle primarie risponde citando un post sulla pagina “nata spontaneamente” su Facebook “cittadini per Roberta Pinotti Sindaco” in cui viene detto che la politica non deve rimanere un gingillo per pochi.
Roberta Pinotti ha svolto attività politica a Genova dal 1993, alla Camera dei Deputati dal 2001 per due legislature, attualmente è alla terza, eletta senatrice dal 2008: è in politica da diciotto anni.
(Giovanna Profumo)

OLI 311: ACQUA PUBBLICA - Festival dell'acqua

Genova - Come nient'anfusse, si direbbe in un qualche dialetto d'oltre appennino: è il termine per descrivere il comportamento del Partito Democratico, del Comune di Genova e di quanti orbitano intorno alla questione acqua pubblica nell'Italia del dopo referendum. Gli italiani sono stati molto chiari, hanno urlato un secco no! alla privatizzazione delle risorse idriche, ma a Genova spunta il Festival dell'acqua, costruito da Federutility (ossia da coloro che hanno in mano l'acqua privata italiana) con tanto di patrocinio del Comune di Genova,  che ha voluto appiccicare la sua presenza al manifesto e alla manifestazione.
E' ancora vivo il ricordo della protesta dei comitati per l'acqua pubblica di luglio 2011 al Consiglio comunale di Genova: l'unico gruppo consiliare che non era intervenuto alla riunione con i capigruppo era stato proprio quello del Pd, mentre tutti gli altri rappresentanti erano presenti a redigere un documento di richiesta al Sindaco di ritiro del patrocinio, considerato in contrasto con quanto sostenuto ai referendum dal suo partito. Una noncuranza istituzionale, uno schiaffo al risultato referendario, il Pd genovese si rivela con due facce, come il dio Giano dal quale alcuni storici fanno derivare il nome della nostra città. Ci ricordiamo sicuramente della "strana" campagna a favore del bronzino che Coop fece non più tardi di un anno fa: un'azienda commerciale che pubblicizza un antagonista, suonava proprio strano.
In tutta questa faccenda, man mano che Internet apre le porte della verità, s'intravede solo il prossimo travolgente tracollo della politica truffaldina in Italia, che oltre ad una destra ormai consumata dai bungabunga giornalistici delle proprie vicende, vede anche un Pd che perde voti (indagine Demos), un sindaco uscente che s'aggrappa agli asfalti per ricordare che esiste, nessuna prospettiva nelle nuove leve, saldamente ancorate ad un segretario che viene a Genova alla festa del suo partito a parlare di massimi sistemi, senza far alcun riferimento alla politica locale, se non "gasarsi" di aver fatto comprare degli aerei Piaggio ai militari per salvare l'azienda dal tracollo finanziario (Secolo XIX online).
A conclusione, questa bella intervista a Pino Cosentino, animatore maximo della battaglia refendaria a Genova, durante la protesta di domenica 4 settembre 2011 in Piazza Matteotti, che stigmatizza sui distributori d'acqua che il Comune di Genova sta installando per strada. Una serie di considerazioni più che ragionevoli, che spaziano dalla valutazione politica a quella tecnica.


Non è più nemmeno la solita politica quella dell'attuale amministrazione comunale, sono le ultime battute di coda di un sistema che non regge più.
(Stefano De Pietro)

OLI 311: IMMIGRAZIONE - Chiamateli “persone migranti”

Foto di Giovanna Profumo
Il procuratore capo di Savona Francantonio Granero con una circolare chiede ai pubblici ministeri e agli agenti di polizia giudiziaria di non utilizzare, negli atti giudiziari, termini come "extracomunitario" "il clandestino" "il rumeno" ecc.., che - dice Granero - hanno assunto nel corso degli anni un significato discriminatorio anche nel linguaggio comune e nella percezione di chi opera nelle istituzioni. 
Granero chiede invece di utilizzare, di fronte a uomini e donne che non appartengono all'Unione Europea, i termini "persone migranti" oppure "cittadino di un determinato paese" solo laddove questo risulti significativo per le indagini. “Per il resto – dice Granero - si utilizzino gli stessi termini che valgono per i cittadini italiani. Raramente del resto capita di leggere "italiano investe un pedone" o "italiano sorpreso a spacciare stupefacenti in tale zona".
Le disposizioni del procuratore capo sono state accolte molto bene dai suoi colleghi di Savona  e dai colleghi a livello ligure e nazionale: il presidente della sezione ligure dell'Associazione Nazionale Magistrati Franceso Pinto ha dichiarato di essere totalmente d’accordo con il collega di Savona, aggiungendo che la circolare Granero “riveste anche un'importante valenza tecnica, visto che sembra uniformarsi agli indirizzi della Corte di Giustizia Europea la quale, in più occasioni, ha sottolineato come vadano eliminate anche le discriminazioni lessicali”.
“Extracomunitario”, uno dei termini incriminati dalla circolare Granero, nasce negli anni ottanta per indicare persone non appartenenti alla Comunità europea ed è testardamente ancora usato malgrado la Comunità non esista più dal primo novembre 1993, data di entrata in vigore del trattato di Maastricht che crea l’Unione Europea.
Con questa ennesima iniziativa i giudici italiani confermano il loro contributo concreto per l’integrazione e contro la discriminazione, un contributo che assume un'importanza enorme in assenza di quello di politici e  giornalisti (che usano spesso e volentieri tutti i termini incriminati dalla circolare). Meno male che ci sono i giudici che imponendo legalità, rispetto della Costituzione e delle leggi riescono a limitare la prepotenza dei più forti, dei più ricchi e dei razzisti.
(Saleh Zaghloul)

OLI 311: TRASPORTI - Per difendersi dal presente un tuffo nel passato

Al peggio non c’è limite. Chi scrive aveva gia scoperto a sue spese (*) la perfetta impenetrabilità dei biglietti di treni regionali ed Intercity: possedendo un biglietto di una di questa due categorie di treni , non è possibile convertirlo nell’altra categoria, perché i proventi di treni regionali ed Intercity finiscono in “casse” diverse: evidentemente non c’è nessuna volontà di risolvere questo problema, per cui basterebbe poco più che un foglio Excel.
La cosa si complica ulteriormente se il biglietto è stato acquistato tramite Internet, chi ha comprato in tal modo un biglietto per un treno Eurostar, e desiderasse convertirlo in biglietto per un treno Intercity (meno caro dell’Eurostar), deve:
- acquistare in biglietteria un nuovo biglietto Intercity
- chiedere, tramite Internet, il rimborso del biglietto, che sarà decurtato del 20% se si tratta di tariffa Base, mentre sarà intero se si tratta di tariffa Flessibile (che costa però il 25% in più della Base)
Per tutelarsi da questo ginepraio suggerisco una soluzione: presentarsi in stazione, mettersi in coda ed acquistare un biglietto per il primo treno in partenza: ATTENZIONE! Non prendere alcun biglietto di ritorno! Un biglietto di ritorno prefigura un fosco futuro, un biglietto di ritorno è cosa d’altri tempi, così viaggiavano i nostri genitori, quando le ex-carrozze di terza classe, panche di legno, scomode ma pulite, erano dotate di una porta per scompartimento, il biglietto era un semplice talloncino di cartone, che il controllore punzonava sempre ad ogni viaggio. Romantico? Forse, ma questa autentica giungla non è certo degna di un paese europeo del 2011: e non ci vengano a raccontare che all’estero i prezzi sono più elevati che in Italia, risulta evidente come questa politica tariffaria insegua una semplice separazione di classe, parola che può apparire obsoleta, ma ben descrive la distinzione tra chi viaggia su treni regionali, Intercity e Frecciarossa, con tariffe in 2° classe (tratta Milano-Bologna ad esempio) da 15, 23 e 42 euro rispettivamente, privilegiando comunque le tratte principali, dove è necessario essere competitivi con il trasporto aereo, ed abbandonando tutta la restante rete italiana ad un limbo che non fa onore a nessuno.
(*) http://www.olinews.info/2011/05/oli-301-societa-2011-odissea-sul.html
(Ivo Ruello)

OLI 311: Parole degli occhi

Londra agosto 2011 - Spiaggia libera lungo il Tamigi
Foto Giovanna Profumo

OLI 311: LETTERE - Cup, lo sfacelo organizzativo della Asl 3

Lunedi: come si sa, giorno dell'ottimismo e delle buone intenzioni. Poiché non fumo e non sono sovrappeso, non mi resta che ripromettermi di affrontare l'impegno di una prenotazione al Cup.Intanto ho già fatto una telefonata per scoprire che l'esame che devo fare non è prenotabile per telefono e un'altra per chiedere a un istituto privato il prezzo da pagare per intero: 350 euro superano il mio budget mensile. E anche una inutile corsa all'ufficio Asl che nel frattempo scopro che si è spostato in un'altra sede, con orario solo mattutino. Stamattina alle 8,10 mi presento alla nuova sede.Un atrio di ingresso di appena 10 metri quadrati chiamato "ufficio prenotazioni", qualche sedia sparsa in bel disordine sul passaggio, un cartello che avvisa dello sciopero di domani che accolgono i soliti pensionati in attesa del turno, già una decina. Il distributore di numeri nuovo di zecca (come tutto il resto) è già restio a distribuire, e mi assegno automaticamente l'epiteto di "ultima della fila".Una signora si accorge che a lei non serve il numero, e "molto" democraticamente lo cede all'ultimo arrivato (...), che dal 14 fa un balzo in avanti all'8. Ho già un sussulto di ingiustizia.L'impiegata, barricata dietro un "paravento" improvvisato, evidentemente non avendo altro modo si alza 3 volte per chiedere alla collega della stanza di fronte informazioni utili alla prenotazione ("ma tu quando vai in ferie?") portando con sé la borsa, casomai uno degli astanti avesse intenzione di portargliela via, di fronte a una decina di testimoni ...Comincio il conto alla rovescia: se fra 15 minuti devo andare a lavorare, e in 7 minuti solo una persona è riuscita ad avere la sua prenotazione, che ci sto a fare qui? A parte il signore poco udente che continua a chiedermi quando tocca a lui, ormai sappiamo tutti qualcosa di più del fortunato arrivato ultimo e passato per primo, del tipo tipo "quando dovrà fare le analisi, quali, quanta pipì dovrà portare, che è diabetico e cosa gli ha detto il dottore", e anche della sua signora, perchè con un numero regalato sono riusciti a passare in due, tra gli sguardi per niente rassegnati di chi era arrivato lì un'ora prima.Basta, non ce la faccio più.Non ho più tempo, non ho voglia di conoscere le malattie di altre 9 persone, e tantomeno di far conoscere le mie.Finirà come al solito che dovrò rimandare le visite mediche perché chi ha la fortuna di lavorare in proprio deve aspettare di poter prendere mezza giornata libera per pagare un ticket esoso per una prestazione che aspetterà per mesi.
(Cristina Capelli)

lunedì 5 settembre 2011

LE CARTOLINE DI OLI 8: VIGNETTA DI AGLAJA – Andata senza ritorno


LE CARTOLINE DI OLI 7: La Padania si restringe ad Arcore


Il logo della Lega Nord sarebbe di proprietà di Berlusconi, che nel 1994 ne avrebbe comprato i diritti per salvare la Lega dal fallimento politico (ed economico). Anticipiamo quindi il nuovo logo della Lega Nord, in vista del probabile divorzio con Forza Italia.