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lunedì 29 settembre 2014

OLI 413: WEB - To link or not to link



Voilà, per una volta che ci si fida, ecco la fregatura. Un problema davvero poco sentito in ambito italiano (ma non solo) è quello della stabilità dei link, mentre da parte degli esperti si cerca di rimediare attraverso dei sistemi (i blog) che forniscano i cosiddetti "permalink", un nome composto da "permanent" e "link": link stabile. per sempre.
Nonostante il problema sia quindi noto e affrontato, non c'è verso di far capire a tanti webmaster che il mantenimento di un link è fondamentale in quanto la struttura del Web ha senso solo garantendone la stabilità nel tempo. Altrimenti salta la logica "hypertext" del sistema e si torna alla vecchia soluzione di copiare le informazioni localmente, con dispendio di spazio di archiviazione.
Quando passammo da olinews.it a olinews.info, mantenemmo ben stabile la raggiungibilità dei vecchi articoli, proprio per garantire una fruibilità temporale del lavoro di tanti collaboratori di redazione.
Un esempio invece del contrario lo si trova nel nostro articolo "Haiti – Crociere e terremoti", del gennaio 2010. Dopo solo 4 anni dei tre link citati in calce solo uno continua a funzionare (quello su Facebook), mentre gli altri due sono "rotti".
Poi ci si stupisce che qualcuno vince le guerre economiche e va sulla luna, mentre altri restano a guardarsi la punta delle scarpe.
(Stefano De Pietro)

giovedì 18 settembre 2014

OLI 412: FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE - Vero e falso con i nuovi strumenti della rete

Carola Frediani e il fake con i saluti di Obama
Festival della Comunicazione, così hanno deciso di chiamare gli organizzatori la rassegna di incontri che ha attirato appassionati a Camogli lo scorso week end. A calendario calibri da novanta degli eventi estivi e dei talk show: Lerner, Eco, Bignardi, Calabresi, Rampini per arrivare a De Carlo che nel ruolo del sadico giudice di Masterpiece ha fatto proseliti visto che il tendone che ospitava il suo intervento era letteralmente assediato dai fans – saranno stati anche lettori? –  che tracimavano in piazza.
Festival della Comunicazione, un’idea – mi dicono  – voluta e promossa da un gruppo di milanesi con casa nel borgo, un’idea scaltra perché la parola “comunicazione” consentirà, anche in futuro di pescare anche “a caso” – come direbbe un adolescente  – tra svariati argomenti legati alla comunicazione: da quella affettiva, alla pubblicitaria e politica, senza abbandonare la rete e quindi invitare chiunque.
Duecentoquattromila euro di sponsor (i principali TIM – Intesa San Paolo – Expo Milano 2015, anche loro!) una cifra da sogno in Italia per chi organizza eventi e che ha permesso di partire alla grande in uno dei luoghi più belli della Liguria.
Certo nel programma si sarebbe potuto evitare la concomitanza di incontri di uguale interesse costringendo i partecipanti a scegliere tra Calabresi, Cotroneo e Di Fazio-Marcheselli oppure tra Andreatta e Frediani.
Chi ha sentito Carola Frediani, appunto, ha assistito ad una riflessione sul potere di Twitter, e su come la rete offra la possibilità di “contronarrare” quello che i media incorniciano per noi – a partire dalla foto scelta dai giornali di un nero vittima della polizia – che ha spinto a riflettere su cosa evocava l'immagine della vittima (ragazzo di strada e affiliato a bande) e ha indotto le persone a considerare quale foto sarebbe stata scelta dall'informazione se uno di loro fosse stato ucciso dalla polizia. E' nato così l'hashtag #iftheygunnedmedown (which images would the media use to portray me), con moltissimi utenti che postavano due foto: una più decorosa e l'altra più allusiva.
Il caso Ferguson ha avuto su Twitter il sostegno da diverse parti del mondo, dalla Palestina, alla Turchia, all'Ucraina. Frediani ha parlato di verifica delle notizie in rete e di Andy Carvin, il giornalista di NPR che si è occupato delle primavere arabe su Twitter, analizzando autenticità e affidabilità delle informazioni per rilanciarle sul proprio account.
Durante l'incontro si è potuto scoprire anche il sito let me tweet that for you – un produttore di screenshot finti - grazie al quale sono arrivati i saluti di Obama al festival.
La giornalista ha parlato di nuove competenze e del ruolo della stampa e della possibilità di riavvicinarsi, grazie alla rete, alla propria “comunità”. E ancora della funzione di servizio delle testate giornalistiche, citando lo splendido lavoro fatto da California Watch  sul rischio sismico in California con dati, mappe, istruzioni, sicurezza delle scuole in caso di allerta. Per l'Italia Frediani ha citato Cittadini Reattivi  che ha raccolto e mappato, con l'aiuto dei cittadini, 15000 siti potenzialmente inquinati in Italia.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

martedì 1 novembre 2011

OLI 318: DONNE - A Torino per il Feminist Blog Camp

Sono giovani. Giovanissime. Una di loro, sedici anni, è arrivata da Roma. Altre dalla Sicilia, Sardegna, Pisa, Bologna ed anche da Berlino. Si dividono i turni dei pasti e invitano chi è presente a lavarsi piatti, forchette e bicchieri stando attente a non intasare con gli avanzi lo scarico del lavandino.
Il sole bianco torinese scivola sulla grande sala dove sedie e lunghi tavoli sono circondati da muri dai toni gialli e azzurri, manifesti e striscioni. E’ l’ambiente più luminoso di questa antica palazzina a Torino, sede del Centro Sociale Occupato Autogestito Askatuasuna che ospita dal 28 al 30 ottobre il Feminist Blog Camp .
Tre giorni intensi con spettacoli, incontri, workshop, seminari caratterizzati dalla volontà di riflettere e comunicare idee e informazioni sulla cultura sessista che prescrive a uomini e donne ruoli imposti da altri. Il web diventa così risorsa, luogo reale dove l’azione delle blogger può emergere, senza essere soffocata dalla rete.
Sono consapevoli da anni che i server possono essere traditori ed invitano le persone presenti a cliccare su google il sostantivo donna e vedere cosa accade. Da qui la necessità di rendere proprio le donne capaci nel ICT (Information and Communication Technologies), nella ideazione e nella gestione di software. Segnalano un dominio maschile, una visione distorta del femminile legata ad un’immagine della donna incentrata su corpo e sesso.
Sanno che un altro mondo esiste e gli offrono spazio in un server autogestito www.women.it, sul quale lavorano da anni. Una mappa di idee, indirizzi, siti, proposte, video con una sezione cercatrice  che alla parola donna e a molte altre parole offre una serie di nessi costruttivi, seri e di riflessione.
Vogliono un web diverso, coscienti che è da lì che bisogna partire, smascherandone trappole e utilizzandone risorse.
Traducono libri e, durante il pranzo, parlano della sindrome di PAS (Parental Alienation Syndrome) – patologia inventata ad hoc negli USA per criminalizzare le madri, nelle cause di separazione.
La locandina dell’evento riproduce la sagoma di una donna che con un cavo usb doma l’universo davanti a sé. Parlando con loro non si tratta solo di una metafora, ma è l’intenzione.
Alla politica, soprattutto se donna, l’invito a seguirle e ascoltarle. Anche solo per cogliere, oltre i contenuti, l’energia genuina, giovane e consapevole di queste donne.

(Giovanna Profumo - Foto Paola Pierantoni)

martedì 13 settembre 2011

OLI 311: 9/11 - Com'è nata la piattaforma meetup.com

Fellow Meetuppers,
I don't write to our whole community often, but this week is special because it's the 10th anniversary of 9/11 and many people don't know that Meetup is a 9/11 baby.
Let me tell you the Meetup story. I was living a couple miles from the Twin Towers, and I was the kind of person who thought local community doesn't matter much if we've got the internet and tv. The only time I thought about my neighbors was when I hoped they wouldn't bother me.
When the towers fell, I found myself talking to more neighbors in the days after 9/11 than ever before. People said hello to neighbors (next-door and across the city) who they'd normally ignore. People were looking after each other, helping each other, and meeting up with each other. You know, being neighborly.
A lot of people were thinking that maybe 9/11 could bring people together in a lasting way. So the idea for Meetup was born: Could we use the internet to get off the internet -- and grow local communities?
We didn't know if it would work. Most people thought it was a crazy idea -- especially because terrorism is designed to make people distrust one another.
A small team came together, and we launched Meetup 9 months after 9/11.
Today, almost 10 years and 10 million Meetuppers later, it's working. Every day, thousands of Meetups happen. Moms Meetups, Small Business Meetups, Fitness Meetups... a wild variety of 100,000 Meetup Groups with not much in common -- except one thing.
Every Meetup starts with people simply saying hello to neighbors. And what often happens next is still amazing to me. They grow businesses and bands together, they teach and motivate each other, they babysit each other's kids and find other ways to work together. They have fun and find solace together. They make friends and form powerful community. It's powerful stuff.
It's a wonderful revolution in local community, and it's thanks to everyone who shows up.
Meetups aren't about 9/11, but they may not be happening if it weren't for 9/11.
9/11 didn't make us too scared to go outside or talk to strangers. 9/11 didn't rip us apart. No, we're building new community together!!!!
The towers fell, but we rise up. And we're just getting started with these Meetups.
--
Scott Heiferman (on behalf of 80 people at Meetup HQ)
Co-Founder & CEO, Meetup
New York City
http://meetupblog.meetup.com/2011/09/911-us.html
(La redazione)