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martedì 30 settembre 2014

OLI 413 - SOMMARIO

OLI 413 - PAROLE DEGLI OCCHI: Fuori servizio

(foto di Ferdinando Bonora)
Stazione di Genova Sturla, settembre 2014. Crisi pantoclastica di un viaggiatore (pardon, "cliente") esasperato per la biglietteria automatica troppo spesso fuori uso. Quasi certamente è lo stesso che ha preso a sassate anche il videoschermo degli annunci.

OLI 413: COMUNE - A Genova, immobili pubblici in saldo

“E tu dai gli uffici a me e io do casine a te”: più o meno così è sembrato funzionare il patto di permuta tra ufficio Patrimonio del Comune di Genova ed il privato con delibera approvata in consiglio comunale fresca fresca. Trattasi, si sostiene, di uno “scambio di pari valore” tra l’imprenditore edile Viziano e l’amministrazione, bisognosa di uffici cablati ed efficienti. “Non si potrebbe fare una gara per vendere gli immobili oggetto di cessione?”, si era chiesto al massimo dirigente dell’ufficio di cui sopra e così rispondeva l’interessato: “ Il fatto è che abbiamo chiesto la ristrutturazione al proprietario, il quale un paio d’anni fa ha rimesso in ordine i due piani occupati dagli uffici comunali”. Con tutti gli uffici belli nuovi che ci sono in giro... Scelte che l’amministrazione, immutata nei nomi con il cambiar delle giunte, fece con sorprendente lungimiranza, a crisi immobiliare già conclamata.
Dalla ventata di speranza nella nuova amministrazione ci si aspettava, perché no, una sorta di spoil system, un'innovazione della struttura, valorizzando competenze interne che non emergono. Altrove, forse non in Italia, ci sono un matematico o un ingegnere magari alle risorse umane: un dirigente non deve essere per forza un esperto della materia, bastano magari capacità gestionale.
La crisi immobiliare dunque già c’era, i prezzi di vendita ed affitto in caduta libera, ma tant’è si pensò ad un buon affare: 140mila euro di affitto per dei locali ammodernati, un affitto che oggi grava sulla casse comunali - che solo grazie alla spending review il Comune è obbligato a contenere -  quindi ecco il via alle permute. Una decina e più di immobili stimati due milioni e mezzo di euro, tra palazzine, appartamenti, spazi in sottosuolo, come quelli in Piccapietra, il locale interrato che la Rinascente non utilizza più e che l’intrigante progetto di Viziano con ascensore in cristallo tipo metrò di Barcellona, vorrebbe trasformare in box pertinenziali, nuove agevolazioni comprese, grazie alla recente delibera comunale con ampliamento fino ad un chilometro della pertinenzialità.
E via ai box con buona pace dei criteri di smart city, che vorrebbe Genova percorsa da sempre meno auto in centro città.
 Tra gli immobili ceduti anche una palazzina a Nervi, tre piani più abbaino e grande terrazzo, posizionata nella stretta via di Capolungo, che si affaccia interamente sui Parchi, una vista di quiete e di verde, il mare in lontananza, sotto le finestre la grande aiuola con la fontana desolatamente senz’acqua, a fianco della Galleria d’Arte Moderna: il piano rialzato ha un bel giardinetto nel Parco, mura antiche, si dice secentesche. Gli esterni sono cadenti, ma il valore del complesso non parrebbe proprio un bruscolino. Stima di valutazione secondo l'osservatorio immobiliare ufficiale, si sostiene, per quei luoghi una stima pari alla periferia più sfortunata. Così il primo piano delle Vespertine, posto in un altro palazzo della stessa via, con ampia veranda sul parco.
E allora qual è il problema? Il problema è che la sorte del patrimonio pubblico pare sia l'essere spesso sottostimato o ceduto in perdita, ringraziando chi se lo prende: lasciamolo però decidere al mercato con una bella gara. Il mercato immobiliare è in crisi, quegli immobili stanno lì da tempo e forse si sarebbero dovuti cedere prima, lo si sarebbe potuto fare ora, magari sotto forma frazionata. Il bel mistero infine è che a Genova non mancano certo gli uffici, le due megatorri Faro, che ormai hanno oscurato per sempre la vista della città, compresa la Lanterna, sono a poche centinaia di metri da via Cantore, dove ci sono gli imperdibili uffici che ha ceduto belli lustri, sorrisetto sotto invisibili baffi, l’imprenditore Viziano.
(Bianca Vergati - foto di Betti Taglioretti)

OLI 413: ILVA - Gnudi alla meta

Ci risiamo.
A un chilometro dalla sede della Film Commission di Genova sono iniziate le riprese della nuova stagione della serie ILVA e l’Accordo di Programma. Una produzione tutta genovese che vede nel cast un migliaio di comparse, diversi attori, alcune new entry - come il commissario Piero Gnudi - magnati dell’acciaio, politici e i sindacati.
Difficile ragionare di siderurgia a Cornigliano senza dubitare che quanto accade non sia fiction, un mega Lost, la cui regia è stata affidata nel passato alla superficialità spavalda di pochi potenti.
Dal 2005 ad oggi l'Ilva di Genova – dopo la chiusura dell'area a caldo, accompagnata dalla promessa di un faraonico piano industriale che doveva garantire occupazione a 2200 addetti a Cornigliano - ha perso mille posti di lavoro ai quali si aggiungeranno, dal 1° ottobre, settecentosessantacinque dipendenti collocati, per un anno, in cassa integrazione in deroga e destinati  a lavori di pubblica utilità. Settecentosessantacinque, ai quali è stata presentata la bozza dell'Allegato C al Secondo Atto Modificativo dell'Accordo di Programma. Lavoratori che non sanno, se non attraverso articoli di stampa (Secolo XIX), al 30 settembre, dove andranno a lavorare il 1° ottobre, perché i progetti ai quali dovrebbero essere destinati nessuno li ha ancora indicati loro e nessuno è stato in grado, ad oggi, di dare certezza assoluta che siano finanziati.
Un milione di metri quadrati di aree assegnate dal 2005 per mantenere e creare lavoro, hanno prodotto questo bilancio disastroso, al quale vanno sommati i contraccolpi dell'inchiesta tarantina Ambiente Svenduto.
Una balena spiaggiata, definivano il gruppo ILVA alcuni commentatori economici, all'avvio dell'inchiesta; commentatori che invocavano la necessità di salvare il colosso siderurgico perché rappresentava il 4% del Pil nazionale
Monti aveva individuato in Enrico Bondi l'uomo giusto per occuparsi della faccenda. Una missione difficile poiché attuare le prescrizioni dell'Aia a Taranto, individuare i fondi, immaginare un piano industriale in grado di sostenere la filiera nazionale per produrre acciaio, senza il rischio di avvelenare la gente, erano una meta coraggiosa che pretendeva tempo e sulla quale il governo avrebbe dovuto assolutamente investire risorse, recuperabili solo dopo la fase di risanamento. Risorse che si è preferito anche questa volta destinare agli F35, risorse sottratte a sanità, scuola e lavoro.
L'errore del commisario Bondi, qualcuno ha detto in azienda, è stato quello di voler mettere la mani nel tesoro dei Riva. A giugno 2014, nuovo giro di giostra, il governo Renzi dà il benservito a Bondi colpevole di aver presentato un piano industriale che non piace ai Riva e ai vertici della siderurgia tricolore (la Repubblica 9.6.14). E con lui si liquida il lavoro di un anno, e un piano che prevedeva per Genova sostaziosi investimenti in un impianto di banda stagnata (presente in origine nell'Accordo di Programma e cancellato nel 2008).
In questo mese, delegazioni di siderurgici indiani visitano gli impianti del gruppo valutando acquisti a prezzi di saldo. La vocazione industriale del nostro paese viene ceduta agli indiani, gli stessi con i quali l'Italia non ha dimostrato l'autorevolezza per mediare il rientro definitivo nel paese di due marò.
Si poteva evitare tutto questo a Genova?
Ai Componenti del Collegio di Vigilanza, alla politica locale, ai sindacati e ai vari governi  che per nove anni hanno seguito le vicende dell'Accordo di Programma, va posta questa domanda.
Ai  lavoratori della Sertubi di Trieste si possono chiedere notizie in merito alla loro significativa esperienza con la società indiana Jindal Saw.
Sapranno essere parecchio esaustivi.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 413: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Il Nobel è un premio serio?
The Intercept, 23 settembre 2014: "La Siria è diventata il 7 ° paese a maggioranza musulmana bombardato dal Nobel 2009 per la Pace Barack Obama, dopo l'Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, Libia e Iraq."
https://firstlook.org/theintercept/2014/09/23/nobel-peace-prize-fact-day-syria-7th-country-bombed-obama/

L’ideologia wahhabita dell’Arabia Saudita è condivisa da ISIS. 
New York Times, 25 settembre 2014:“Il duro Islam di ISIS ha le radici nell’ideologia austera dell’Arabia Saudita”
http://www.nytimes.com/2014/09/25/world/middleeast/isis-abu-bakr-baghdadi-caliph-wahhabi.html?ref=todayspaper&_r=2

Decapitazioni in Arabia Saudita 
The Economist, 20 settembre 2014: "Eppure, nel giro di soli 18 giorni durante il mese di agosto, il regno ha decapitato circa 22 persone, secondo i sostenitori dei diritti umani. L'ondata di omicidi è stata sorprendente, non solo perché era così improvvisa, il regno ha effettuato un totale di 79 esecuzioni dello scorso anno, ma anche perché molti di quelli uccisi sono stati condannati per reati relativamente minori, quali il contrabbando di hashish o, stranamente, "stregoneria".
www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21618918-possible-reasons-mysterious-surge-executions-other-beheaders?frsc=dg%7Ca

Il figlio di un importante editorialista del New York Times serve nell'esercito israeliano?
Mondoweiss, 24 settembre 2014: "Uno dei pezzi più interessanti sepolto in una lunga intervista dell’editorialista del New York Times David Brooks in lingua ebraica con Ha’arez, è la rivelazione, verso la fine, che il figlio maggiore di Brooks serve nelle Forze di Difesa Israeliane." Potete immaginare se il figlio servisse nell'esercito di Hamas?
http://mondoweiss.net/2014/09/surprise-brookss-israeli

Fossero stati dei musulmani a farlo, la notizia sarebbe finita in prima pagina di tutti i giornali
Y Net, 25 settembre 2014: "I passeggeri di El Al del volo New York-Israele hanno detto che uomini ebrei ortodossi haredi, hanno rifiutato di sedersi accanto alle donne, hanno persino offerto soldi ai passeggeri non religiosi per cambiare i loro posti facendo ritardare la partenza del volo." http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4574844,00.html

Come è stato aiutato ISIS 
The Diplomat, 31 agosto 2014: "Gli Stati Uniti ed suoi alleati hanno destabilizzato l'Iraq e la Siria, creando dei rifugi sicuri, che prima non esistevano, per gli estremisti. Alleati degli Stati Uniti hanno fornito il supporto materiale che ha permesso a ISIS, e gruppi simili, di per diventare una minaccia per l'intera regione, nonostante fosse privo di ogni sostegno popolare in Siria e in Iraq”. “Gruppi estremisti come ISIS e Jabhat al-Nusra sono stati costantemente aiutati da disastrosi interventi occidentali in Medio Oriente e dall'influenza di attori regionali come l'Arabia Saudita e Qatar. La responsabilità della crescita di ISIS non è più un mistero: l'Occidente ed i suoi alleati dovrebbero solo guardarsi nel loro specchio”.
http://thediplomat.com/2014/08/iran-didnt-create-isis-we-did/

Oakland - Sudafrica 
Demotix, 27 settembre 2014: "Il porto di Oakland ha una ricca storia ricca di sostegno alla giustizia sociale. Aveva rifiutato, ad esempio, di caricare le merci fuori dal Sud Africa, durante il periodo dell'apartheid. Ora sta rifiutando di scaricare le merci trasportate dalla compagnia di navigazione israeliana Zim".
http://www.demotix.com/news/5891190/block-boat#media-5891174

(a cura di Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)

lunedì 29 settembre 2014

OLI 413: WEB - To link or not to link



Voilà, per una volta che ci si fida, ecco la fregatura. Un problema davvero poco sentito in ambito italiano (ma non solo) è quello della stabilità dei link, mentre da parte degli esperti si cerca di rimediare attraverso dei sistemi (i blog) che forniscano i cosiddetti "permalink", un nome composto da "permanent" e "link": link stabile. per sempre.
Nonostante il problema sia quindi noto e affrontato, non c'è verso di far capire a tanti webmaster che il mantenimento di un link è fondamentale in quanto la struttura del Web ha senso solo garantendone la stabilità nel tempo. Altrimenti salta la logica "hypertext" del sistema e si torna alla vecchia soluzione di copiare le informazioni localmente, con dispendio di spazio di archiviazione.
Quando passammo da olinews.it a olinews.info, mantenemmo ben stabile la raggiungibilità dei vecchi articoli, proprio per garantire una fruibilità temporale del lavoro di tanti collaboratori di redazione.
Un esempio invece del contrario lo si trova nel nostro articolo "Haiti – Crociere e terremoti", del gennaio 2010. Dopo solo 4 anni dei tre link citati in calce solo uno continua a funzionare (quello su Facebook), mentre gli altri due sono "rotti".
Poi ci si stupisce che qualcuno vince le guerre economiche e va sulla luna, mentre altri restano a guardarsi la punta delle scarpe.
(Stefano De Pietro)