martedì 18 dicembre 2012

OLI 361: SOMMARIO

OLI 361: PAROLE DEGLI OCCHI - Rispettiamo l'infanzia

Foto di Paola Pierantoni

Bambini come tutti gli altri, questi in una strada di Barcellona. Come quelli uccisi ogni giorno, ovunque, dalle guerre, dalla fame, dagli attentati, dalla lobby delle armi.

OLI 361: GLI AUGURI DELLA REDAZIONE

Care lettrici e cari lettori di Oli, fedele pubblico della nostra newsletter, 
l’augurio di Oli è che il 2013 sia meno incerto e difficile, 
che ci offra qualche spiraglio in più.
Torneremo con i nostri aggiornamenti settimanali dopo la prima settimana di gennaio.  
 
 Resta attiva la rubrica “Le cartoline di Oli”che inizieremo a pubblicare, senza alcuna periodicità, seguendo le occasioni che via via si presenteranno.
Chi volesse condividere un'immagine, un'esperienza, una testimonianza, o qualsiasi spunto di riflessione può farlo inviando le proprie cartoline all’indirizzo mail della redazione.

Buone Feste e Buon anno!
La Redazione

OLI 361: NATALE - Betlemme, il Natale a un passo dall'inferno

Buon Natale.
Betlemme si sta preparando al Natale: il piazzale della Chiesa della Natività è illuminato da luci colorate, dentro la chiesa ci sono le processioni di avvento in attesa del Natale.
Nella chiesa al piano inferiore c'è la stella dorata che indica il luogo dove più di 2000 anni fa è nato Gesù Bambino.
In questo periodo molti pellegrini si recano a Betlemme per il pellegrinaggio natalizio e visiteranno i luoghi circostanti come da classico programma di pellegrinaggio: Gerusalemme, Nazareth, Gerico e Betlemme.
Chissà che momenti suggestivi per un pellegrino cristiano partecipare alla messa di Natale proprio in uno dei luoghi più importanti del Vangelo.
Ma a Betlemme non c'è solo la chiesa della Natività che ogni anno attira pellegrini da tutto il mondo, lì vicino c'è il campo profughi di "Aida" dove abitano cinquemila persone sia musulmane che cristiane sfollate dai propri villaggi, e dove sabato sono avvenuti degli scontri tra i militari israeliani e i ragazzi profughi; c'è la colonia di Gilo costruita sulla terra espropriata illegalmente ai palestinesi, c'è il check point 300 dove la mattina alle 4 si trova una fila di palestinesi che si recano a Gerusalemme per lavoro: solo chi ha il permesso di lavoro, che viene rinnovato ogni 3 mesi, può oltrepassare il muro di divisione dopo ore di controlli.
I palestinesi di Betlemme non possono recarsi al di là del muro senza permessi.
Sono molti i palestinesi che non hanno mai visto Gerusalemme che dista a soli 7 km da Betlemme.
Caro pellegrino cristiano e credente che ti stai recando a Betlemme, ricorda che se Gesù nascesse oggi in Palestina sarebbe un profugo o un perseguitato solo perché nato nei territori occupati, e quindi considerato altamente pericoloso dal governo israeliano.
Per il messaggio di giustizia e amore che ha dato durante la sua vita sarebbe dalla parte degli oppressi.
(Maria Di PietroFoto dell'autrice)

OLI 361: PRIMARIE - Ah les femmes di Capodanno!

“Vorrei fare la madre nobile”, dichiara a Il Secolo XIX ( (16/12)  Marta Vincenzi, in risposta alle voci che la danno in corsa alle Primarie Pd dei candidati parlamentari, che si svolgeranno il 29 e 30 dicembre. 
Una dichiarazione puntuale per smentire indiscrezioni di parte e non della stessa parte, come quelle di Italia Oggi del 15 dicembre, testata nazionale  non di sinistra e magari velenosa, che già ipotizzava la stessa guerra fratricida dell’elezione a sindaco di Genova: tanto che per non fare incontrare Marta e Roberta una la si vorrebbe destinata per un seggio al Senato, l’altra alla Camera.
Ecco tornare l’antico rito, parafrasando l’adagio “un posto per uno non fa male a nessuno”, un rito che fa male agli elettori però. Chi ha detto che i cittadini  liguri del centrosinistra vogliano di nuovo essere rappresentati dai carini che circolano ora?
Ci piacerebbe tanto si facesse una verifica di quanto fatto per la nostra Liguria in Parlamento dagli onorevoli che oggi vi siedono: strusci di salotti tv, qualche interrogazione sulla vendita di Ansaldo adesso, mai lamentati prima ai tempi di Belsito e ancor prima quando nel cda ha troneggiato per anni  il compagno Margini. Per Fincantieri fraterne partecipazioni a cortei quando ormai i cantieri si sono smobilitati, non quando già languivano ai tempi del governo Prodi. Così per l’Ilva: ma dov’erano i nostri parlamentari “tutto lavoro-operai” mentre gli operai inferociti presidiavano giorni fa la questura e il sindaco Doria finiva sui giornali di tutta Italia per aver mediato da solo presso i lavoratori? Sono arrivati alla chetichella, quando tutto si era ormai risolto, il vicepresidente della Regione Scialfa e il deputato Mario Tullo, considerati zero dalla folla.
“Ma che vuoi, dice una vecchia iscritta, in fondo Tullo ha fatto solo una legislatura e ha lasciato la segreteria...” Forse intendeva dire che perdiamo chissà quali preziose esperienze e competenze acquisite by Roma capitale. Di tornare alla vita di prima neppure si parla, al lavoro di prima se mai c’è stato: in fondo fare carriera nel partito è diventata professione ambita e dunque da qualche parte devono pur essere ricollocati per una regola non scritta e ormai insopportabile.
Vedi Giovanna Melandri, eletta in Liguria, rioccupata al museo Maxxi di Roma, dopo due elezioni da paracadutata qui. Vedi Saretta Armella, che, da presidente rampante di Fiera in crisi, si dice sia in partenza per Roma, moglie del segretario provinciale di Genova, il savonese Lunardon, che rinuncia al seggio, tanto rimane in famiglia.
Così in nome delle “dannate” quote rosa pare si presentino anche la moglie di Walter Ferrando, consigliere regionale e poi la figlia di Paolo Emilio Taviani, mentre rinuncia invece la dignitosa figlia di Guido Rossa, Sabina. Indovina un po' chi sarebbe in tandem con Tullo? La moglie del responsabile dell'apparato elettorale del partito Bartolozzi.
Decisamente un rinnovamento, come chiedeva l’elettorato, tanto fanno i conti con il 70 per cento del secondo turno di Bersani, dimenticandosi delle contemporanee primarie del partito di Nichi Vendola, detentore del 15 per cento di quel 70 per cento uscito il 2 dicembre. 
Per fortuna pare ci sia tra le papabili la sindacalista Anna Giacobbe, insieme all’altra novità, se varranno le preferenze doppie, il ticket Lorenzo Basso con la new entry renziana Sara Di Paolo, un volto nuovo e speriamo di qualità.
(Bianca Vergati)

OLI 361: INFORMAZIONE - Ma è stampa questa?

Eppure ci sono i gruppi di lavoro serali e notturni, sull'energia, sul lavoro, sulle partecipate, sui rifiuti, che tritano argomenti e sfornano, almeno ci provano, soluzioni. Ci sono le riunioni plenarie con cento persone ogni volta, stabili, in crescita, con le relazioni di tecnici che spiegano oggi il bilancio, domani la raccolta differenziata. C'è la webtv che sta partendo e che già ha dimostato le sue potenzialità. Ci sono i voli pindarici verso una società dove i cittadini aiutano 40 lavoratori della centrale del latte a continuare a vendere il latte, sputando in faccia a chi chiude la centrale. Ci sono gli articoli sul sito web che descrivono i piccoli e grandi successi dei cinque consiglieri comunali del cinquestelle, che fanno anche errori, che non sempre sono preparati sugli argomenti delle commissioni e dei consigli, divisi tra l'impegno istituzionale e i propri impieghi. Ci sono i comunicati stampa, e tutto l'impegno di pubblicare in anteprima i documenti in discussione in consiglio e nelle commissioni, chi mai lo aveva fatto prima di loro? Li consultano anche i consiglieri di altri gruppi, che si stupiscono loro stessi della loro trasparenza. C'è l'impegno a voler cambiare il regolamento del consiglio comunale, con l'opposizione schierata di molti, per dare a Genova la possibilità di vedere verbali, di sentire gli audio, di consultare documenti direttamente sul sito del proprio comune.
C'è la vittoria dei libri mastri, che impegna un assessore sordo a portare in commissione tutti i dati della contabilità di particolare delle partecipate del comune, e la battaglia affinché tale decisione del consiglio sia attuata, con interpellanze, mozioni, denunce alla stampa, naturalmente senza risultato. E la vittoria della differenziata porta a porta, una mozione tutta a cinque stelle. Ci sono le manifestazioni, i video girati a dar voce a chi non desta abbastanza interesse ai giornali. Di tutto questo, sulla stampa genovese, non si legge nulla. Ma è stampa questa?
Quando leggerete domani sul giornale, di Grillo, Favia, dell'attivista ignoto col passamontagna, delle parlamentarie bucate, pensate anche a quante cose utili a tutti devono essere fatte come muovendosi tra le canne in una palude con gli alligatori che ti chiedono un'intervista per sapere se hai altri parenti nel movimento.
(Stefano De Pietro)

OLI 361: POLITICA - Roberto Benigni visto da uno "straniero”


E’ stato molto bravo, anzi, splendido, Roberto Benigni ieri a spiegare i primi 11 articoli della Costituzione Italiana. Io seguivo con molta attenzione e ammirazione, mia figlia si chiedeva "Ma perché non si candida, meglio il comico Benigni che il comico Grillo, almeno è un uomo di cultura!".
Ogni tanto, guardo bene il marchio della TV, ma è proprio vero, siamo su Rai Uno!
Saranno anni che non seguo quasi nulla su quel canale (ad eccezione delle partite di calcio della nazionale italiana).
Finita la performance meravigliosa di Benigni, ho subito messo “mi piace”, su facebook, sul post che gli diceva semplicemente “Grazie”.
Grazie perché ha ridato dignità alle persone che fanno politica e che, nonostante la desolante realtà dei politici e dei partiti italiani, non hanno mai smesso di fare politica intesa come contributo per il bene della collettività.
Grazie perché mi sono reso conto di essere una "piccola costituzione" italiana fatta persona che cammina per le strade. Non c’è uno solo dei principi costituzionali negli undici articoli spiegati che non faccia parte delle fondamenta della mia cultura e della mia persona, e che non cerchi, faticosamente, in ogni momento, di mettere in pratica. Ieri sera, mi sono sentito più italiano io (che non ho la cittadinanza italiana), di moltissimi italiani. Non che non lo sentissi già prima: è fin troppo facile a confronto di un certo presidente del consiglio italiano, di tutti quelli come lui e di un intero partito italiano razzista e secessionista.
Ma il legame emerso ieri, grazie a Benigni, tra italianità e Costituzione, mi ha dato una grande conferma, ed ho aggiunto alla lista persino certe istituzioni italiane, con il consenso di mia moglie e mia figlia (italiane).
Faccio una proposta al governo italiano: la smetta di vessare i cittadini stranieri che fanno domanda di permesso di soggiorno, della carta di soggiorno o della cittadinanza italiana, con richieste xenofobe come il versamento di somme esagerate di denaro, oppure esami di lingua, di cultura o contratti di integrazione (soggiorno a punti). Basterebbe che i nuovi cittadini assistessero almeno una volta in pubblico ed in silenzio alla presentazione di Benigni degli undici articoli principali della Costituzione Italiana.
Il grandissimo Benigni ha sbagliato su due cose: parlando dell’Unione Europea come se fosse l’intero contenente europeo, ha dimenticato una bruttissima e recente guerra nel cuore dell’Europa, a pochi chilometri di distanza dal nostro Paese, come se i Balcani e i paesi dell’ex Yugoslavia non facessero parte dell’Europa e come se il bombardamento di Belgrado non fosse una guerra. Se ne è dimenticato perché era una guerra condotta tra gli altri da Bill Clinton e Massimo D’Alema, persone forse simpatiche a Benigni?
Il secondo sbaglio è che non ha citato, tra gli altri, il nome di un grande sindacalista e padre costituente, l'allora segretario della CGIL, Giuseppe Di Vittorio, il contributo del quale è stato fondamentale in particolare nella stesura del primo articolo della costituzione che definisce l’Italia “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
(Saleh Zaghloul - Immagini da internet)

OLI 361: LIGURIA - Villa Hanbury, autunno in paradiso




OLI 361: LETTERE - Mio padre all'ILVA di Taranto

Mentre passavo da piazza Corvetto osservando la disperazione e la rabbia degli operai dell’ILVA, ho pensato a quando, nel 1967 a Taranto, mio padre mi disse che costruire in quel modo lo stabilimento siderurgico preludeva a disastri ambientali e sociali. E che la colpa era della politica, dell’avidità, dell’ignoranza e dell’infernale combinazione di questi tre elementi. Oggi avrebbe usato il termine collusione. L’Italsider aveva trasferito Giovanni Sissa a Taranto nel 1966. Dottore in Chimica, siderurgista, aveva lavorato prima alla SIAC (Società Italiana Acciaierie Cornigliano) e poi all’Italsider. Era un quadro (anche se allora l’espressione non usava), ma soprattutto era un tecnico. Bravo. Conosceva i processi industriali e chimici, ma anche la realtà del lavoro in officina, che aveva seguito come responsabile a Campi, prima e dopo la Guerra. La fabbrica aveva contribuito a salvarla da partigiano durante la resistenza in città. E poi, dopo la fine della Guerra, in fabbrica ci stava e tanto, con gli operai nei reparti della lavorazione a caldo.

martedì 11 dicembre 2012

OLI 360: SOMMARIO

OLI 360: PAROLE DEGLI OCCHI - Amore rosso sangue

Niki de Saint Phalle - Giardino dei Tarocchi - Capalbio (Foto di Giovanna Profumo)



OLI 360: FEMMINICIDIO - Il privato è politico

Lunedì 10 dicembre a Staglieno si è svolta una semplice cerimonia, frutto della relazione che si è creata tra la giunta Doria e le donne, attraverso i diversi gruppi che le rappersentano: nel viale che fiancheggia il ‘tempio laico’, a cura del Comune, è stata scoperta questa targa:


Una cinquantina di persone, donne e uomini, hanno fatto arco intorno, e hanno ascoltato le brevi parole pronunciate dall’assessore comunale a Legalità e diritti Elena Fiorini, da una rappresentante di “Usciamo dal silenzio” e da una donna dell’associazione Arcilesbica.
Un minuto di raccoglimento, e un applauso. Tutto qui. Lo scopo è che le persone che transiteranno nel viale, volta dopo volta, si confrontino con la parola, femminicidio, e ci pensino su.
Bice di “Usciamo dal silenzio” ringrazia il Comune proprio per avere accettato di nominare questa parola: “le parole sono importanti”.
Il termine femminicidio – utilizzato per la prima volta nel 1992 dalla criminologa Diana Russel - dichiara senza equivoci il fatto politico che molte donne sono uccise proprio perché donne. La presa datto di questa realtà è un passo per cambiare una cultura che fino a poco fa è stata sostenuta e santificata dalla legge italiana: solo nel 1981 sono stati abrogati il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, un pugno danni ci separa da questa barbarie legislativa.
L’assessore Fiorini ad un certo punto dice che il femminicidio “non è un problema privato”. Intende che è un problema sociale e politico che va assunto da tutti.
Non concordo. Le violenze verso le donne, il loro estremo esito nell’assassinio, sono un problema privato, e in quanto tale politico, perché hanno radici in quello che, sotto la superficie di una legislazione finalmente più moderna, si muove nell’intimità dei rapporti tra i sessi, in molti casi ancora segnate da elementi arcaici.
Se non si trova la strada per agire su questo piano le cose non cambieranno.
(Paola Pierantoni - foto dell'autrice)

OLI 360: POLITICA - Le retour de la momie

Le retour de la momie.
Crudamente titola così Libération alla notizia della ricandidatura di Berlusconi, un evento che ha scorato tantissimi italiani, ma non tutti, visti i sondaggi di lunedì 11 dicembre su La7. Per il Popolo della Libertà c’è stato nel giro di pochi giorni un aumento dell’uno per cento e spiccioli, pur sempre significativo. Dunque una fetta d’Italia crede ancora al Cavaliere, mentre due terzi dell’elettorato di destra pensa, sempre secondo il servizio di Otto e mezzo de La7, che  “B. potrebbe risollevare le sorti e ritiene che non ci siano altri che lo possano fare, anche se crede che sia troppo tardi, il Paese è cambiato, ormai non è più il tempo”. Ok è il mese dell’Imu, ma inquieta non poco.
“Allora mamma, sei contenta di poter votare di nuovo il tuo cavaliere?”.
Ecco il saluto di mio figlio su Skype, citando il “Mamma mia ritorna” dell’Economist. Lui, giovane ingegnere che lavora all’estero, ragazzo di 25 anni, che frequentava le elementari quando vide per la prima volta il “faccione” di Berlusconi sui manifesti giganti lungo la strada per la scuola, una scuola che gli regalava un po’ di vacanze per le elezioni, una consuetudine di tutti gli anni o quasi, come imparò da studente.
 Lo stesso ragazzo entusiasta di poter votare on line per le Primarie del centrosinistra: un piccolo tamtam, più che altro un ping pong fra amici per avvisare che loro dall’estero avrebbero potuto votare sin dal sabato, non soltanto la domenica come in Italia. Da Londra, dove ha vinto Renzi, da Bruxelles, che ha visto Bersani vincitore, da Parigi che ha incoronato Vendola. Pochi voti ma importanti.
 Non più sorrisetti come un anno fa, battutone non appena si parlava d’Italia, ma voi avete Ruby, l’han votato in Parlamento e poi la dacia e le ragazze, le televisioni del cavaliere: un tormento e una resa senza storia, inutile ribattere che non tutti tifavano per B., come non tutti impazziscono per il Milan.
 Vent’anni sono una vita: era da poco caduto il muro di Berlino, è arrivato internet, gli americani hanno eletto e rieletto un nero a presidente degli States, poi c’è stata la primavera araba... E noi? Ancora lui, il Berlusca. Domenica scorsa il giovane emigrante è stato da Cécile, tirocinante francese insegnante di lingue, per il suo flat warming, ovvero la festa d’inaugurazione dell’appartamento, preso con un gruppo di amici, tra cui Giovanni, architetto valdostano, partito dall’Italia con EurOdyssée, programma di scambio tra regioni europee per giovani lavoratori e Nicola, matematico da Forlì.
 “Ancora?” commentavano, rabbrividendo ai titoli dei media planetari.
Quasi centomila le nuove iscrizioni all’Aire già a giugno di quest’anno, secondo Rapporto Migrantes, italiani all’estero che cercano chance altrove, hanno nel cuore l’Italia e tante sono le Associazioni dai diritti ai talenti, dalla Nave di Barcellona a Fonderia Oxford, a InnovItalia: quando li senti parlare sono felici dell’esperienza all’estero, da chi ancora studia, da chi già lavora, da chi racconta i benefit se hai figli piccoli. In tutta Europa, negli States, ma anche in Australia, risorse umane che l’Italia sta regalando al mondo.
 Chissà se riusciranno a tornare prima o poi, senza rivedere e risentire l’intramontabile Berlusconi: ma chi l’ha detto che vecchio è prezioso sempre?
(Bianca Vergati - immagine di Guido Rosato)

OLI 360: CITTA' - Nuovo Puc, vecchio posteggio

La salita a piedi verso il Fassicomo è diritta e piega i cuori non allenati, ma alla fine si arriva proprio di fronte al muro che sarà abbattuto per far passare i mezzi di cantiere. Dietro il muro una vegetazione impazzita da anni di incuria, ma pur sempre un po' di verde in mezzo al cemento collinare che determina, a valle, la situazione alluvionale che tutti conosciamo. A lato, a valle del "bosco del Fassicomo", tre condomìni interessati per vicinanza dalla costruzione di un nuovo posteggio, un progetto di silos privato di 98 posti auto con  sopra un po' di verde acrilico e alcuni alberi salvati dalle ruspe, con due nuovi campi da calcio proprio all'altezza delle finestre. Una zona dove, oggi, costruire sarebbe vietato: troppa pendenza, ma per una magia tutta italiana la firma del Comune arriva due giorni prima del 7 dicembre 2011, data fatidica della votazione in Comune del nuovo Puc.
Andrea Risso, il "patron" del comitato spontaneo che ha fatto ricordo al Tar riuscendo per ora a bloccare i lavori (vedi video nel M5Stelle), mi accompagna sul tetto del suo condominio, proprio di fronte al terreno che alcuni operai hanno cominciato a ripulire tagliando un po' di alberi, sfoltendo i rovi, creando un inizio di strada di cantiere. Dall'alto, o meglio dalla stessa quota del cantiere, si comprende che l'opera sarà piuttosto invasiva, impatterà certamente sulla tranquillità degli abitanti per la presenza dei due campi da calcio, sia per il rumore che per l'illuminazione.
Attualmente, la struttura del Fassicomo ha già un campo di calcio che resta più alto rispetto ai condomini sottostanti, nascosto dalla costruzione stessa che lo eleva oltre la visuale. I due nuovi campi sarebbero invece di fronte alle finestre dell'ultimo piano, difficile pensare a serate serene nelle notti d'estate.
Un copione fin troppo conosciuto è che tutto l'iter per arrivare alla firma del permesso a costruire avviene con il parere contario del Municipio, che però sulla risposta favorevole degli uffici centrali non fa nulla per organizzare un incontro con i cittadini nel quale valutare il grado di sostenibilità sociale del nuovo inserimento.
L'occasione di questa pratica consente un approfondimento sul pasticcio del nuovo Puc. Nel permesso a costruire, un articolo pone un paletto ben chiaro alla sua validità: l'entrata in vigore di norme in contrasto col permesso rilasciato ne determina la decadenza, se i lavori non fossero ancora iniziati. Ma nel nuovo Puc, si avvalora invece la tesi che tutti i permessi rilasciati prima della sua adozione sono da ritenersi validi: alla faccia della salvaguardia del territorio, del "costruire sul costruito", delle linee verde, blu e sbirulò.
Così il principio di salvaguardia viene messo in cantina per tutti i permessi a costruire emessi prima del 7 dicembre 2011: quasi una data spartiacque, o meglio spartisoldi, nel comune di Genova.
(Stefano De Pietro)
Intervista del Movimento 5 Stelle ad Andrea Risso

OLI 360: AMBIENTE - Posti barca, posti asilo e buchi nell'acqua

Allora Signora, lo vuole comprare un bel posto barca a Chiavari? – il sorriso accattivante è quello del venditore di lungo corso
No grazie. Non sono interessata. Ma mi tolga una curiosità: quanto ha pagato la sua azienda per gli oneri di urbanizzazione?
Ma che razza di domanda è questa? – il sorriso sfiorisce, al suo posto un franco disappunto.

Fiera di Genova, Salone delle Identità Territoriali, 24 novembre, diversi stand per promuovere qualsiasi cosa: dalla donna imprenditrice, all’essenza alla lavanda, al canestrello, fino all’acciuga di Camogli, e perché no? Anche il posto barca. Un evento tra mercatino del Tirolo, fiera gastronomica, Ted Conference: in cerca di identità, appunto.
L’agente di posti barca risponde vago alla domanda accennando a milioni di euro a favore del Comune di Chiavari. Il progetto – brochure alla mano – dovrebbe fare incassare all’ente pubblico una bella cifra: 149 posti barca e 147 posti auto. Quindi sarebbe interessante sapere con precisione il beneficio effettivo per chi non ha un natante da parcheggiare, giusto per persuaderlo che il porticciolo vale la candela.
E se un posto barca corrispondesse a un posticino in un asilo nido?
O a un posto a letto in residenza protetta per un anziano?
In Liguria ce ne sono pochi – mi dice un’amica che va in barca – in Francia è pieno.
Ride dei circa 350 posti barca in costruzione a Ventimiglia, poco lontani da Villa Hanbury e dal confine.
Il cantiere, visto dall’alto pare un cratere sul mare, destinato a soddisfare le voglie di approdo anche dei pirati.
Tre anziani seguono imperturbabili l’avanzamento lavori.
Forse hanno capito che il buco nell’acqua esiste.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 360: ESTERI - Integralismo religioso del terzo tipo

Tutti gli integralismi religiosi sono da condannare, non soltanto quello musulmano e quello cristiano ma anche quello ebraico. L’informazione italiana, purtroppo, trascura molto il fondamentalismo ebraico. Non vi è stata, infatti, alcuna traccia delle due notizie riguardanti questo integralismo riportate la prima dal  Daily Mail del 28 novembre e la seconda da Israel Hayom del 7 dicembre. Notizie che se riguardassero la religione o un paese musulmano avremmo trovato in prima pagina su tutti i giornali e tra le più importanti di tutti i telegiornali. Il Daily Mail racconta del processo contro un rabbino della comunità ebraica di New York che avrebbe abusato sessualmente di una ragazzina per diversi anni. I genitori della ragazza avevano portato la loro figlia ribelle di 12 anni da lui dopo che lei aveva violato diverse rigorose regole della setta ebraica Satmar Hasidic, tra cui la lettura di riviste come Cosmopolitan e People, e aveva osato indossare calze troppo sottili. Il Rabbino Weberman, leader rispettato della piccola comunità, doveva ricondurre la ragazza all'osservanza della dottrina ultraconservatrice. Invece, qualche anno più tardì, la giovane ha confidato che il rabbino abusava sessualmente di lei.
La notizia di Israel Hayom riguarda invece un cartello pubblicitario a Gerusalemme che ha suscitato un grande scalpore tra gli attivisti che operano contro l'esclusione delle donne dalla sfera pubblica in Israele. Il cartello ordina alle donne di nascondersi per non tentare gli uomini in preghiera. "Aspetta tuo marito dietro il furgone bianco e luoghi del genere in modo da non essere un ostacolo per chi prega", dice il cartello, fotografato dal Canale 2 israeliano.
Al di là delle dichiarazioni della destra italiana che ha sempre strumentalizzato il maschilismo islamico e i diritti delle donne musulmane per diffondere il razzismo tipico della parte peggiore dell'Italia, e promuovere e giustificare la guerra contro i popoli ai quali appartengono queste donne, fondamentale sarebbe che la sinistra italiana - quella che si è battuta per la pace e per i diritti delle donne - si preoccupasse di tutelare anche le donne ebraiche dall'integralismo ebraico, le donne cristiane dall'integralismo cristiano, allo stesso modo con cui si è preoccupata di tutelare quelle afghane ed egiziane dall’integralismo islamico, altrimenti le battaglie per le donne non hanno efficacia e risultano poco credibili perché rischiano di essere confuse con la campagna antislamica occidentale.
(Saleh Zaghloul  - foto da internet) 

OLI 360: TESTIMONIANZE - Perché vai in Palestina?

Vittorio Arrigoni
Perché vai in Palestina? Al corso di formazione per andare nei territori occupati mi chiedono cosa mi spinge a fare questo viaggio, cosa mi fa paura e cosa mi aspetto.
L'ultima volta che sono stata in Palestina è stato quattro anni fa e da quel periodo sono successe molte cose in quella terra: l'occupazione militare si espande, gli arresti e incursioni sono maggiori, l'operazione piombo fuso che a Gaza mette in ginocchio una popolazione, l'assassinio di Vittorio che avevo conosciuto a Genova e che mi aveva dato il suo libro “Restiamo umani”, la collaborazione al documentario per la traduzione di “Le lacrime di Gaza” ecc.
Ho voglia di tornare in Palestina e interagire con persone che vivono quotidianamente l'occupazione, ho voglia di entrare nelle loro storie e nel loro vissuto e mi piacerebbe tornare in Italia con delle interviste e del girato da mostrare. Se ho paura? Sì certo, sono consapevole di trovare un clima di tensione, ho paura di non saper gestire le eventuali ansie, ho paura di non sapermi muovere da sola in un paese in conflitto e ho l'ansia di subire un eventuale interrogatorio per entrare ed uscire dal paese da parte delle autorità israeliane. Cosa mi aspetto? Giornate cariche di input che mi permettono di mettermi in gioco ogni momento. Certo che le paure ci sono, ma le motivazioni per partire sono maggiori. Prenoto un biglietto aereo e dopo 15 giorni mi trovo sull'aereo per Tel Aviv: prima destinazione Ramallah nei territori occupati, poi si vedrà. Starò in Palestina circa un mese.
Tutto quello che mi motivava e che mi angosciava prima della partenza si è avverato.
A distanza di quattro mesi dal mio ritorno penso sia stato un viaggio forte sia emotivamente sia psicologicamente, un viaggio difficile ma intenso. Ho vissuto incontri emozionanti, ho ascoltato storie che mi sono entrate nel cuore, storie di una Palestina che subisce l'occupazione militare israeliana e che subisce violenze e assedi affinché gli interessi economici israeliani siano difesi e tutelati; ho raccolto storie di palestinesi che hanno ricordato momenti della prima o seconda intifada, ho incontrato i profughi che vivono nei campi sia in Palestina sia in Libano a Chabra e Chatila e che sono entrati per la prima volta nella loro terra. Storie di persone che fanno resistenza non violenta e soprattutto storie di palestinesi che hanno voglia di normalità.
Cerco di documentare e di intervistare, però la maggior parte delle volte è bello stare a contatto con le persone senza una telecamera che separi l'intimità che si crea; sono tutti molto ospitali, ti invitano a casa e con la scusa di bere un tè insieme ognuno entra nella vita dell'altro. Non è sempre facile girare nei territori, i controlli da parte dei militari israeliani sono all'ordine del giorno, le lunghe attese ai check point mi innervosiscono; non riesco ad abituarmi al filo spinato disseminato ovunque, alle torrette di controllo e al muro che divide i due popoli, ai rumori assordanti di alcuni aerei militari che periodicamente sfrecciano nell'aria. Tutto questo è assurdo. Cercherò di raccontarvelo.
(Maria Di Pietro - immagine da internet)

OLI 360: SOCIETA' - Cercando Itaca, a Genova

Ho da poco conosciuto "Itaca Sostiene - Amministrazioni di sostegno solidale".
Ne avevo bisogno, il peso di problemi mai risolti fino in fondo per raggiungere un sempre lontano sereno vivere si è molto alleggerito. Ho trovato con chi condividere le mie vicende familiari.
Sta nell’aggettivo "solidale" il compito e l’obiettivo di questa associazione, nata da pochissimo tempo per l’impegno di un piccolo gruppo di volontari, guidati dalla presidente Barbara Benazzi, che ha messo a disposizione la sua esperienza sul campo e la sua competenza legale per dare vita ad una associazione che si pone come tramite e guida per chi è disorientato, cominciando col conoscere i problemi del territorio, raggiungere le famiglie, costruire un progetto di sostegno.
Alle spalle di questa iniziativa sta la difficoltà di rendere effettivo quanto prevede la legge 6/2004 relativamente all’istituzione "dell’amministrazione di sostegno" che, per migliorare la qualità di vita di persone socialmente deboli, dovrebbe coinvolgere a cascata il tribunale, i servizi sociali, i servizi sanitari, e le associazioni di "automutuo aiuto".
Una bella legge, che intendeva completare l’opera della vecchia legge Basaglia che ha liberato dall’isolamento dei manicomi i sofferenti di malattie psichiatriche considerati un pericolo per la società. Rimaneva però l’istituto dell’interdizione che collocava i pazienti psichiatrici, considerati incapaci di intendere e di volere, fra i cittadini esclusi dai diritti civili.
Questa Legge, istituendo la figura dell’Amministratore di Sostegno, supera l’interdizione e si adatta alle esigenze personali di soggetti fragili sostenendoli nella quotidianità e restituendo loro dignità di cittadini.
La legge 6/2004 inoltre non riguarda solo i pazienti psichiatrici, ma tutti i soggetti temporaneamente o definitivamente non autosufficienti: anziani, ammalati di Alzheimer, di Parkinson, persone afflitte da dipendenze (gioco d’azzardo, sostanze tossiche, alcool ...), i giovani portatori di handicap e le loro famiglie che pensano con preoccupazione al “dopo di noi”.
Farla conoscere era una vera necessità, per sopperire a grossi limiti di applicazione.
Il Tribunale non basta, e il necessario rapporto di collaborazione tra i vari soggetti indicati dalla legge avviene molto raramente perché tante sono le difficoltà che impediscono la continuità di comunicazione fra gli addetti ai lavori.
Così "Itaca sostiene" ha già organizzato primi incontri incontri presso il Municipio 8 Medio levante e presso il Municipio 2 Genova Centro Ovest. Altri se ne organizzeranno, col proposito di sensibilizzare e soprattutto di informare e formare le famiglie.
Sono occasioni in cui il punto di vista del legale si amplia e si completa col punto di vista degli addetti ai servizi, dei medici e in, primo piano, degli utenti: quelli già organizzati in associazioni di automutuoaiuto e i moltissimi isolati nel territorio, in quartieri inquinati da troppi problemi, nascosti in famiglie prigioniere della loro sofferenza, conosciuti quando sono divenuti casi che esplodono drammaticamente. Non è un compito facile. C’è molto lavoro da fare. Io ho deciso di farne parte.
Sul sito http://www.itacasostiene.it/ chiunque sia interessato troverà le informazioni sull’attività della associazione e il calendario delle iniziative in programma.
(Gabriella Banti- immagine da internet)

martedì 4 dicembre 2012

OLI 359: SOMMARIO

OLI 359: PAROLE DEGLI OCCHI - Natale in piazza

foto di Giorgio Bergami

OLI 359: ESTERI - Benvenuta Palestina

Con 138 voti a favore, 9 contro e 41 astenuti, l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato, il 29 novembre, una risoluzione che promuove la Palestina a Stato osservatore non membro presso le Nazioni Unite.
“65 anni fa, in questo giorno, le Nazioni Unite adottarono la risoluzione 181, che divideva la terra della Palestina storica in due stati, e ciò divenne il certificato di nascita di Israele”, ha affermato Abbas di fronte all’assemblea delle 193 nazioni, ricevendo applausi entusiasmanti.
Il 29 novembre del 1947 l'Onu approvò il piano di spartizione della Palestina, con uno Stato di Israele e uno Stato palestinese che invece non è mai nato.
Le pressioni e ricatti al presidente Mahmoud Abbas non sono mancati e fino all'ultimo si è temuto che l'Olp si tirasse indietro.
I voti contrari sono stati quelli di Stati Uniti, Canada, Israele e pochi altri.
I diplomatici israeliani hanno accusato l'Olp di seguire la strada della guerra e non della pace e hanno minacciato di non trasferire i proventi delle tasse all'Anp e di imporre nuove restrizioni sui movimenti. Si tratta di circa 92 milioni di euro che, anziché essere trasferire all'Anp, per conto di cui sono stati raccolti, rischiano di essere trasferiti da Israele alla società elettrica israeliana.
Gli Usa hanno minacciato il ritiro totale degli aiuti economici, come già fatto in occasione del voto di ammissione della Palestina presso l'Unesco.
Il governo italiano, dopo le dichiarazioni del ministro Terzi, durante l'operazione a Gaza “Pillar of Clouds”, di proporre che il voto non avesse luogo, ha cambiato idea forse spinto dal pronunciamento del si di altri paesi europei.
L’aver ottenuto il nuovo status è un passo fondamentale nella lotta per la giustizia. Questo permetterà alla Palestina e ai suoi cittadini, ancora sotto shock per lo sterminio avvenuto a Gaza i giorni scorsi, di accedere alla Corte penale e alle altre sedi giuridiche internazionali dove potrebbe presentare un'istanza contro il governo israeliano.
La reazione di Netanyahu è stata di superbia, ha annunciato la costruzione di 1600 unità abitative in aggiunta alle 3000 previste nel corridoio tra Tel Aviv e Gerusalemme: se ciò si verificasse, spezzerebbe in due parti la cisgiordania e renderebbe impossibile la creazione di uno Stato palestinese.
Intanto ieri l'assemblea generale delle nazioni unite ha approvato una risoluzione con la quale chiede ad Israele l'ingresso di ispettori nei siti nucleari. Un'altra sorpresa negativa per Netanyahu che continua ad ignorare le richieste di alcuni paesi dell'Ue (Francia, Danimarca, Spagna e Svezia) che hanno convocato gli ambasciatori israeliani per comunicare la loro preoccupazione.
Chissà se il portare "democrazia" nei territori occupati attraverso incursioni militari e con l'uso di armi non convenzionali porterà Israele ed essere sempre più isolato dal resto del mondo soprattutto ora che ha gli occhi puntati addosso.
Di certo i palestinesi si sveglieranno anche oggi con i soldati israeliani sul loro territorio, i coloni aggrediranno i contadini e i pescatori, spianeranno terra e sradicheranno alberi, ma una scintilla è stata accesa.
(Maria Di Pietro - Foto da internet)

OLI 359: ILVA - Trasversalità

Sono stata contenta di aver fatto un giro insensato per tornare a casa in motorino. Averci impiegato troppo tempo. Così ho potuto assaporare il desiderio di arrivare a casa presto per scrivere, e ho colto davvero il senso di quella piazza bloccata per l’intera giornata, con la voce che gridava forte dentro di me: “perché con loro non si è fermata e non si ferma l’intera città?” Loro sono gli operai dell’ILVA. 
Di questi minuti il “decreto salva Ilva” che Monti ha definito più ampiamente “salva ambiente, salute, lavoro”. Hanno battuto le mani, quando Grondona ha detto - la voce distorta dalle casse - che c’era il decreto, che si tornava a lavorare. Hanno fischiato e cantato, io con loro, il corteo studentesco partito da Caricamento e solidale alla loro lotta, con loro. Sono arrivata passando sotto i fili di plastica bianchi e rossi della polizia, ho camminato in piazza Corvetto con la mia idea romantica della fabbrica, della lotta. Ho le mani pulite, le fabbriche le ho visitate con la scuola, da bambina. Uno di loro potrebbe essere mio padre? Potrebbe essere mio fratello, un amico, un compagno? Certo. Lo sono, o sento come se lo fossero, forse con idealismo ed emozione, senz’altro senza retorica. 
Solo uomini davanti alla prefettura, e un odore acre di bruciato che mi è rimasto impigliato nel maglione, che non si addice alla piazza di una città. Due cassonetti sono capovolti. Chiedo cos’hanno bruciato, mi dicono “carta”, mi dicono “per scaldarci”. Certo. È freddo. Parlo con alcuni di loro, sono in imbarazzo, io, loro non mi pare, parlano a capannelli, le ruote delle macchine alte come me, fischiano e gridano. Chiedo se li stanno ascoltando. Un signore grande, con le mani in tasca, gli occhi stanchi, mi dice “certo che no, ci stanno prendendo per il culo”. 
Nel suo sguardo c’è anche un “come sempre”, ma non lo pronuncia, lo sento io. Cammino con le mani in tasca anch’io, tra quell’umanità a cui non sono avvezza ma a cui mi sento legata. Arriva il corteo, piccolo ma determinato, slogan e solidarietà: “il nostro futuro, non si tocca, studenti e operai, uniti nella lotta”! Banale, certo. Ma sta accadendo, è una dimostrazione, siamo qui, sono qui. Si può essere, mi chiedo, femminist* senza essere contro il razzismo? Si può essere ambientalist* senza lottare contro l’omofobia? Ci si può spendere per i propri diritti pensando esclusivamente a quelli? Si può essere contro la mafia e non contro il sessismo? Il concetto di trasversalità è scivoloso a volte ma in questo senso, in questo caso, nel non lottare cioè “a compartimenti stagni”, considerando con coscienza che ciò che viene tolto ad un compagno (che sia il nostro migliore amico o un perfetto sconosciuto) viene tolto, in quell’esatto istante, anche a noi, forse è uno strumento chiave. Credo che il cambiamento reale possa avvenire, di qualunque lotta si tratti, quando ogni persona si sente realmente coinvolta. Gli operai hanno bloccato la città, il disagio che manifestavano non ha niente a che vedere con il disagio che ha avuto chi ha fatto tardi, o ha faticato a rientrare a casa. Perché? Perché il primo - e la lotta che ne consegue - ci ricorda che nessun diritto è per sempre e che se non poniamo attenzione e scrupolo ogni giorno un mattino potremmo non aver bisogno di arrivare in orario da nessuna parte, tanto meno al lavoro, poiché - nell’assordante silenzio che a volte si sente - ci avranno tolto anche quello.
(Valentina Genta - Foto dell'autrice)

OLI 359: ILVA - Adriano Sansa e una domanda ai politici genovesi

Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha. 
Voglio trovare un senso a questa situazione, anche se questa situazione un senso non ce l’ha… 
Vasco Rossi

La galleria di immagini che segue contiene i fotogrammi delle quattro giornate dell’Ilva di Cornigliano e dei suoi operai che, mentre c’era chi latitava, scendevano in piazza per scongiurare la chiusura dello stabilimento. Da Genova a Roma, andata e ritorno: davanti al casello di Genova ovest, sotto la pioggia battente di Cornigliano, a Roma davanti a Montecitorio e nuovamente a Genova davanti alla prefettura. In manifestazioni in cui il confine tra la difesa del proprio lavoro e la difesa degli interessi della proprietà risultava incerto. La minaccia della chiusura ha fatto cadere le barriere tra fedeli alla proprietà e irriducibili, anche se per i primi è stata solo la coscienza aziendale a fare la differenza.
Ma le quattro giornate dell’Ilva cosa hanno prodotto?
Primo, ma non è ancora certo: la ripresa della produzione nel Siderurgico tarantino e a Genova, senza le quali l’azienda aveva minacciato la chiusura degli impianti.
Secondo: un decreto legge vigoroso nei toni, ma modesto nei contenuti, che non tutela i deboli. Un testo che non individua le risorse reali per la bonifica ed è vago nell’indicare i criteri relativi alla figura del Garante. A parte il fatto che sarà di nomina del presidente della repubblica e che costerà allo stato seicentomila euro. Un ddl che potrebbe dare alla proprietà il tempo necessario per mettere in vendita l’azienda.
Terzo: la firma di una tregua.
Quarto: un solco profondo tra salute e occupazione, definitivamente diventate merce di scambio.
Quinto: la garanzia temporanea di salario e lavoro
Si poteva fare di più. Tra le altre cose valorizzare il lavoro e le competenze della magistratura, che viene osannata quando reintrega il lavoratori FIOM in fabbrica, ma è massacrata se cerca di proteggerli. Si poteva  vigilare maggiormente su ILVA.
Indiscrezioni giornalistiche indicano come possibile garante Umberto Veronesi. Lo stesso Veronesi citato in un'intervista dal Presidente dell'Ilva Bruno Ferrante come appartenente al gruppo degli "Amici del Venerdì": una trentina di persone delle quali facevano parte sia Emilio Riva che Ferruccio De Bortoli che una volta al mese si incontravano per stare insieme, per discutere. Non è dato sapere chi siano gli altri ventisette amici del venerdì.
I molti livelli di narrazione della vicenda offrono una testimonianza commovente: l'intervista a Adriano Sansa, ex sindaco di Genova che dichiara che Riva voleva contribuire alla sua campagna elettorale nel 1997 con 250-300 milioni di lire. Ma, naturalmente, io rifiutai, ha precisato Sansa.
Legittimo sarebbe porre la domanda a quelli che sono venuti dopo: a Burlando, arrivato in Regione Liguria nel 2005 sulle vele dell'associazione politica Maestrale, e in Comune a Pericu, Vincenzi e Doria: chissà se Riva ha pensato di far loro la stessa proposta. E chissà se loro hanno rifiutato.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)


 

OLI 359: POLITICA - Sempre gli stessi a vincere?

A Genova “una qualità della vita di serie B” titolava la Repubblica qualche giorno fa dopo l’annuale indagine de il Sole 24 ore che fa scivolare di ben 22 posizioni il capoluogo ligure, al 47esimo posto fra le province italiane, la peggiore del centro nord.
Sulla valutazione hanno influito scippi, rapine, truffe ed è ovvio purtroppo, visto l’alto numero di anziani, ci sono poi tanti pensionati risparmiosi con assegni più alti della media italiana, una città a metà classifica per disoccupazione e lavoro, nuove imprese, desolatamente 101esima per quanto riguarda le nascite.
Una città in attesa, sfiduciata, orfana d’iniziative, sia pure migliorata nel suo aspetto, monocorde anche in politica, una città a sinistra, che al primo turno delle Primarie di coalizione premia il segretario PD. Bersani infatti in Liguria ottiene il miglior risultato del Nord, arrivando a Genova al 53 per cento (50,1 in Liguria). Pochi mesi sono passati dalle Primarie per l’elezione del Sindaco, ma se si va a spulciare i risultati la sorpresa è che i voti di Bersani e i voti di Marco Doria hanno ben poco in comune, ovvero là dove il segretario cresce nei consensi, il Sindaco era andato poco bene e viceversa.
Non risulta lo stesso bacino elettorale. Se a queste Primarie si sono recati alle urne l’otto per cento in più, non è per questo che il profilo elettorale si mostra diverso. Anzi. La correlazione è chiara fra Bersani e Vincenzi-Pinotti, ma risulta strettissima tra Vendola e Doria, arrivato secondo in tredici seggi cittadini, dal centro storico ad alcuni in quartieri storicamente rossi come Lagaccio, Sampierdarena, San Teodoro.
La correlazione più importante che appare poi è tra Doria e Renzi, la più alta: dunque dov’è andato a finire il patrimonio elettorale del Sindaco di Genova? Sono Vendola e Renzi che si fanno carico dei consensi di Marco Doria, secondo Luca Sabatini su la Repubblica del 27 novembre.
Vendola va alla grande in quartieri popolari ma anche in quartieri-bene, dove ha successo pure il sindaco di Firenze fra gli elettori di sinistra e non per i famosi “infiltrati” di destra. Tutti elettori che in primavera avevano comunque consentito al centrosinistra di vincere le elezioni per il Sindaco della città di Genova, pur senza sindaco targato PD.
Ancora una volta il risultato si ripete, un risultato su cui meditare per il Partito Democratico, che va ringraziato comunque per questo bell’esercizio di democrazia.
E’ evidente che nonostante la crisi della politica il centrosinistra tiene a Genova, ma al primo turno non “sbanca” il solito PD, come fragorosamente hanno titolato alcuni giornali, e come hanno esultato i titolati del partito. Presso gli elettori del centrosinistra, che con fantastico entusiasmo hanno partecipato, quasi la metà non ha votato il segretario PD e non si potrà contare in eterno sui “vecchi” affezionati iscritti o simpatizzanti. Dal sito del Partito Democratico sono trentamila gli elettori del 2 dicembre e Bersani “sbanca” sì con il 70 per cento: un aiutino dal 15 per cento circa di Vendola?
I cittadini genovesi hanno messaggiato che sul territorio, giovane segretario a parte, la gestione della politica, così com’è, non va, che si attendono con ansia le primarie per i futuri parlamentari. Si aspettano che il rinnovamento non sia una parola vuota, grazie a Nichi e a Matteo.
(Bianca Vergati)

OLI 359: DONNE - Femminicidio: la rete delle donne muove la politica

Il 28 novembre, nella sala Consiliare della Provincia, è avvenuto l’incontro della “Rete di donne per la politica” e di "Se non ora quando" con il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, il sindaco di Genova Marco Doria e l’assessora regionale Rambaudi (vedi Oli 358, "Burlando, Doria e la rete delle donne").
Le donne ottengono un importante risultato: l’adesione di Regione e Comune alla Convenzione “No more”; l’aumento – previa approvazione del Consiglio Regionale - da 120.000 a 300.000 euro del fondo per i centri anti violenza, e l’impegno a salvaguardarne il sistema di ‘rete’ costruito in questi anni sul territorio dalla Provincia di Genova: centri anti-violenza, strutture di accoglienza, pronti soccorso, forze dell’ordine, servizi sociali, psicologi. 
Ma al centro dell'incontro c'era anche l’aspetto politico e culturale e nell’affollata sala della Provincia sono stati espressi pensieri impegnativi. Anna Pesenti dell’Udi parla della violenza della negazione: quella di presentare come casi di ‘malamore’, e non come fatto politico, la violenza verso le donne, o quella della cancellazione dai libri di storia dello sguardo femminile, che produce un racconto non solo incompleto, ma falso: “le guerre non si raccontano così”. Poi Pesenti parla del ‘brivido’ che prova quando sente la parola famiglia, “perché è un coperchio su una pentola che ribolle”, e dice che dovremmo pensare a famiglie non solo ‘di sangue’. 
Silvia Neonato, consapevole della difficoltà del confronto,  offre una sponda alle emozioni in campo sottolineando la diversità, rispetto ad  altri temi di confronto politico, di quello della violenza verso le donne  perché “suscita imbarazzi, vergogna, aggressività, impotenza”.
Una donna del ‘Gruppo donne di Oregina’ che si occupa di Teologia femminista interviene indicando la responsabilità della gerachia cattolica nella diffusione della violenza di genere. 
Nella discussione acquista evidenza anche l’inizio di una riflessione maschile che cresce nei gruppi “Maschile plurale”,  “Uomini in cammino”, in quello degli uomini ex clienti di prostitute, nei centri di ascolto per uomini che usano violenza nelle relazioni di intimità. 
Anche gli amministratori accompagnano i loro impegni con riflessioni politiche. Burlando denuncia l’assenza, nell’azione del Governo, di qualsiasi riflessione e ‘cognizione’ dei costi in termini di perdita di coesione sociale che stiamo pagando a causa delle politiche di restrizione della spesa. In questa situazione mettere in campo una rete che permetta alla violenza verso le donne di venire alla luce è tanto più importante in quanto è difficile acquisire consenso, in tempi di ristrettezze, nel mettere risorse in un settore in cui ‘non c’è allarme sociale’. 
Doria avverte che Regione e Comune sono ormai diventate istituzioni fragili, colpite da uno scarto sempre più grande tra risorse disponibili e necessità di dare risposte. 
L’assessora Rambaudi sottolinea la necessità di promuovere cultura, fino dalla età primissima. Ringrazia la rete delle associazioni delle donne appunto per questo, perché in diverse forme “tutti i giorni fanno cultura”. Indispensable inoltre rafforzare una filiera di servizi in rete, e creare sul territorio punti di ascolto “dove ci sono non operatori, ma associazioni di donne che veicolano il rapporto con i servizi”. Forse più a suo agio dei suoi colleghi, Lorena Rambaudi offre anche qualche sorriso.
Un appuntamento importante ora è per lunedì 10 dicembre alle 11 presso il "Tempio laico" al Cimitero di Staglieno dove, aderendo ad una proposta di "Usciamo dal silenzio", il Comune scoprirà una targa "In memoria di tutte le donne morte per mano violenta di chi diceva di amarle. Perché le loro storie non affondino nel silenzio, ma risveglino coscienze e civiltà. Il Comune di Genova contro il femminicidio". Interverranno l'assessora Fiorini e le donne della "rete".
(Paola Pierantoni - Foto dell'autrice)

OLI 359: RELIGIONE - Il diavolo è all'opera?

“Troppi indemoniati a Milano. Così Scola ha raddoppiato gli esorcisti”, è il titolo dell'articolo di Paolo Rodari (*) su il Foglio del 30 novembre 2012.  L'articolo parla della decisione dell’arcivescovo di Milano nonché cardinale Angelo Scola di raddoppiare il numero degli esorcisti in servizio presso la diocesi da sei a dodici. Il titolo di The Independent del 30 novembre (**) sottolinea l’attivazione di un centralino per rispondere alle richieste: “La Chiesa cattolica ha istituito una hotline esorcista a Milano, la sua più grande diocesi, per far fronte alle richieste ha detto Monsignor Angelo Mascheroni, esorcista capo della diocesi dal 1995, la curia ha anche raddoppiato il numero degli esorcisti per far fronte al raddoppio, in 15 anni, del numero di richieste di aiuto". Mentre Padre Amorth, che è stato il capo degli esorcisti del Vaticano per 25 anni ha detto che ha avuto a che fare con 70.000 casi di indemoniati. Ed ha anche dichiarato che lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica romana sono la prova che "il diavolo è all'opera all'interno del Vaticano"
Un articolo del 29 novembre di The Guardian paragona il livello di tolleranza sessuale tre USA e Germania. L’America, scrive Jennifer Abel, non è più il faro della libertà e della tolleranza per quanto riguarda il liberalismo sessuale, è molto indietro a nazioni come la Germania. Fino a nove anni fa, non solo l'omosessualità, ma anche il sesso orale e anale (e anche la tradizionale posizione del missionario se effettuata tra persone non sposate) erano illegali in vari stati degli Stati Uniti. La cosa stupefacente è che l’articolo di Jennifer Abel parte dalla notizia molto sorprendente sul recente divieto in Germania del sesso con animali. Chi faceva sesso con animali in Germania non aveva certo una buona reputazione ma avrebbe evitato - fino ad ora - ripercussioni legali. "Ora la Germania istituisce il divieto di praticare il sesso con animali che era legale nel paese dal 1969. La motivazione di tale divieto riguarda il consenso che gli animali non sono in grado di dare. Le persone che hanno rapporti con gli animali hanno protestato e fatto causa al governo tedesco chiedendo di continuare a praticare la bestialità.” 
(*) http://www.paolorodari.com/2012/11/30/troppi-indemoniati-a-milano-cosi-scola-ha-raddoppiato-gli-esorcisti
(**) http://www.independent.co.uk/news/world/europe/hi-deliver-me-from-evil-catholic-church-sets-up-an-exorcist-hotline-to-deal-with-demand-8368988.html
(***) http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/nov/29/german-bestiality-ban-us-sex-laws
(Saleh Zaghloul)

OLI 359: SCUOLA - Musica e Grecia in autogestione

E' stata una fortuna, la settimana scorsa, incontrare casualmente Andrea Masotti: pur conoscendoci da anni, ci si vede di rado, per lo pìù in strada o a qualche appuntamento musicale.
Andrea, musicista e musicoterapeuta, è presidente della Casa della Musica, una felice realtà genovese fondata a Genova nel 2007. Quando ci incontriamo, Andrea mi aggiorna sempre in modo entusiasta sul suo lavoro, spesso frenetico, ma comunque gratificante: l’altro giorno, sapendo che da anni mi occupo di musica greca, e suono il bouzouki, mi propone di partecipare ad un incontro organizzato al Liceo scientifico statale “Leonardo da Vinci” con gli studenti, riuniti in autogestione, in cui parlerà di musicoterapia e della Casa della Musica.
Il giorno successivo mi presento, con il mio bouzouki, all’ingresso del Liceo Leonardo da Vinci, un gruppetto di ragazze e ragazzi, notando la custodia, mi si avvicina chiedendo “è della Casa della Musica?”. Poco dopo, arrivano due tra gli organizzatori dell’incontro: sono Michele e Matteo, mi informano che il liceo non è occupato, ma, d’accordo con il preside, è in corso per una intera settimana un’autogestione in cui, parallelamente alle lezioni tradizionali, sono stati realizzati vari incontri.
Gli studenti del liceo sono quasi 1100, dei quali circa settecento hanno partecipato all’autogestione: venerdì scorso, quando siamo andati Andrea ed io, nelle stesse ore, era in corso, nell’aula magna del liceo, un affollato incontro con Sergio Cofferati.
Nel grande cortile del liceo, seduti ordinatamente a terra lungo i muri, gli studenti ci ascoltano, in silenzio, per più di un’ora: solo di tanto in tanto qualche leggero brusio viene immediatamente zittito dai ragazzi che siedono con noi al “tavolo della presidenza”. Andrea spiega cosa è la musicoterapia, poi chiede ai ragazzi cosa inserirebbero in una loro ipotetica “casa della musica”, si scopre che tutte o quasi le richieste dei ragazzi sono presenti nella Casa della Musica che esiste già, a poca distanza, nella zona Darsena del Porto Antico di Genova.
I ragazzi sono interessati, non ascoltano distrattamente: dopo Andrea, io inizio a raccontare loro la musica greca, i balli popolari, numerosi e molto diversi fra loro a seconda delle zone, dalle bande di ottoni della Macedonia, al clarino dell’Epiro, al violino delle isole ed al melange greco-turco delle musiche del Dodecaneso: in conclusione, suono alcuni brani di rebetiko, il genere musicale portato dai profughi greci provenienti dalle coste dell’Asia Minore nel 1922, al termine della guerra tra Grecia e Turchia. Ed i ragazzi ascoltano, applaudono, qualcuno si avvicina per poter provare il suono del bouzouki.
Mentre andiamo via, sento che qui si respira una bella aria, ci si sente al caldo: forse non è tutto perduto, in Italia, sperare è ancora possibile.
(Ivo Ruello)

OLI 359: LETTERE - Sindaco e Anna

Caro Sindaco, oggi ti farò un regalo.
Questo è un invito a cena: minestrone, torta di verdura, torta di mele.
Tutto all'insegna di “kilometro zero” e “decrescita felice”.
Già, queste frasi, che martellano come magli le nostre giornate, sono incarnate in piazza Tavarone al mercoledì, e il martedì in largo Lanfranco e poi nel succedersi della settimana, qua e là in città. Hanno il volto di Anna e di altri coltivatori che portano in città i loro prodotti, davvero buoni. Tutto fila liscio, meteo permettendo. Se invece tu fossi lì quando piove, resteresti senza parole.
Mi domando, ti domando, ma è una città civile, una città che non offre loro un riparo in caso di pioggia? Piccola, ma concreta soluzione in caso di maltempo: offrire loro lo spazio antistante il teatro Carlo Felice? Per Galleria Mazzini non ci provare nemmeno se non vuoi attirarti gli strali dei negozianti che la abitano. Intanto corro a fare la spesa ed accendo il forno.
(Maria Profumo)