giovedì 19 febbraio 2015

OLI 421 - SOMMARIO

PAROLE DEGLI OCCHI - Promozione scientifica (a cura di Giorgio Bergami)
AMBIENTE - Il Marsano tra tradizione centenaria e PUC prossimo venturo (Stefano De Pietro)
ELEZIONI REGIONALI - Riusciranno i nostri eroi? (Bianca Vergati)
POLITICA - Don Farinella, anima della sinistra (Giovanna Profumo)
TURISMO - Non è una città per turisti (Ferdinando Bonora)
ESTERI - Voci dalla stampa internazionale (a cura di Saleh Zaghloul)
TEATROGIORNALE - Coexist (Arianna Musso)

OLI 421: PAROLE DEGLI OCCHI - Promozione scientifica

(Foto di Ferdinando Bonora)
Genova, vico di Pellicceria, febbraio 2014: a due passi dalla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

OLI 421: AMBIENTE - Il Marsano tra tradizione centenaria e PUC prossimo venturo

L'Istituto Agrario Marsano di Sant'Ilario a Genova è un'eccellenza nel panorama della conservazione della tradizione ligure. Fin dai tempi della sua costituzione Bernardo Marsano pensò a qualcosa che servisse alla creazione di posti di lavoro per i giovani attraverso la trasmissione di tradizioni agrarie arricchite dalle "nuove tecnologie". Oggi, una nuova tecnologia potrebbe essere considerata una delle attività più antiche al mondo che si è persa: saper costruire a mani quasi nude un muretto a secco, uno di quei tanti che caratterizzano il paesaggio ligure e che hanno contribuito alla sua trasformazione nel rispetto delle proprietà di drenaggio dell'acqua.
La gara dei muretti a secco che si è svolta giovedì 12 febbraio 2015 tra le classi delle varie succursali della scuola sparse per il territorio della provincia genovese ha trovato una giornata primaverile a mezzo febbraio. Bene per tutti: per i ragazzi che amano, a quell'età, muovere le mani più che piegare la testa sui libri, bene per i professori che hanno modo di conoscerli anche al di fuori dei banchi in un contesto pratico, per gli invitati esperti di muretti a secco ben felici di trasmettere le proprie conoscenze, e per gli ospiti con la fortuna di ammirare il paesaggio mozzafiato che si gode da quel posto selezionato. La professoressa Angela Comenale ci spiega nel video come mai sia così importante non perdere questa tradizione, fatta di saperi locali, lontani, e di natura che si incastra tra le pietre accatastate.
Eppure, in mezzo a questo paradiso, incombe ancora una voce strana del Piano urbanistico comunale che presto passerà in Consiglio a Genova: una strada prevista in zona ma stranamente non disegnata, per scelta, per non segnare graficamente la pretesa assurda di attraversare il Marsano con una viabilità verso il nulla dei terreni a levante, pronti per una possibile speculazione, una cosa che nessuno vorrebbe votare ma che qualcuno pretende con forza ed insistenza.
Una situazione più volte segnalata dalle associazioni ambientaliste, da alcuni gruppi politici, dal Marsano stesso che attende da anni un riconoscimento ministeriale di area protetta che non arriva, senza comprenderne la ragione.
(Stefano De Pietro)

OLI 421: ELEZIONI REGIONALI - Riusciranno i nostri eroi?

“Essere protagonisti”, sottolinea il giovane Stefano Quaranta, occhialini, ascetico, con il tono appassionato di chi ci tiene a rimarcare che non vuole stare alla finestra, come se quel voto unanime Pd per il Presidente della Repubblica avesse scompigliato uno scenario immobile, quasi la brezza capitolina fosse divenuto un uragano, finiti i tempi da comprimari. Di nuovo in prima fila a rivivere l’impegno in Parlamento, “l’avventura” come la definisce l’altro giovanotto.
L’altro è Luca Pastorino, nell’immancabile smilzo cappottino blu, un dejà vu in puro stile modaiolo fiorentino, chissà se qualcuno glielo dirà prima o poi. Sindaco di Bogliasco, ha fatto del suo Comune un vanto pazzesco, peccato che per colpa del governo abbia dovuto portare al massimo l’Imu, ma “le prime case sono salve” si è giustificato, peccato che vi siano, soprattutto, seconde case, 4456 abitanti. Eletto deputato Pd, civatiano, fiero di essere panda nel suo partito, anche se dal solito loggione, cioè dal fondo della sala qualcuno gli grida “perché non te ne esci?”, sentendolo lamentarsi del solito Pd.
Ecco i due quarantenni, sono la strana coppia che si è presentata a Palazzo Tursi per la kermesse di Rete a Sinistra sabato 7 febbraio. Una strana coppia per rappresentare una storia due punto zero. Dalla platea una sfilata di “io vorrei”, il risultato di un sondaggio sulla “Liguria che vorrei”. Sanità eppoi ancora sanità, con qualche buona proposta, perché è pur vero che rappresenta quasi il totale della spesa regionale, l’immarcescibile politica di genere, riferita alle candidature ovviamente, un po’d’ambiente, che pare in testa al gradimento, infine il tema del lavoro che non fa mai male. Il tutto esposto con toni vibranti, anche da impiegati regionali, preoccupati del futuro: dove mai troveranno un altro assessore al Personale come Matteo Rossi, ex Sel, che ha difeso per loro “una indennità-disagio di 13,02 euro lordi al giorno per i dipendenti delle fasce più basse, “obbligati a orari non programmabili, impegnati in relazioni interpersonali e procedure complesse..”( http://www.regione.liguria.it/argomenti/media-e-notizie/archivio-comunicati-stampa-della-giunta/item/38716-spese-della-liguria). Le indennità di disagio erano previste fin dal
contratto decentrato del 2004, si era difeso in conferenza stampa l’assessore Matteo Rossi dietro le sue bianche lunettes, sostenendo che tale contratto era stato cancellato a gennaio 2014 e per le fasce più basse, firmato da tutte le sigle sindacali. L’indennità riguardava anche addetti ai magazzini, al servizio posta interno... al gonfalone dell’ente: per quest’ultimo servizio di rappresentanza, un’indennità di 46 euro lordi nei giorni feriali e 154 nei festivi. Se n’è uscito da Sel l’assessore, starà tentando di entrare nel Listino del presidente candidato.
 “Il candidato ora non conta”, insiste Quaranta di Sel, “davanti a questa platea meravigliosa”.
E quando conta?
Dopo l’uscita di Cofferati, pare definitiva, ma non si sa mai, il bolognese è provvisto di porte girevoli, si va cauti, si evoca L’Altra Liguria, altre associazioni in un invito a “ tutti insieme appassionatamente”
L’impressione e il timore di chi ascolta tutti quei volenterosi è che ciascuno si tenga stretto il suo gagliardetto, nessuno pare ricordarsi che l’avversario non è soltanto Renzi o la Lella di Spezia, e che se a destra si mettono insieme, chissà. Del resto, dopo l’elezione del presidente Mattarella l’opposizione a Renzi sembra più soft. Pur se i grillini, loro malgrado devono fare gli sdegnosi, ordini del capo. Ma se c’è un buon candidato nel segreto dell’urna...ufficialmente un’occasione persa.
Altrimenti i numeri parlano chiaro.
Elezioni Europee 2014, Lista Tsipras: 4,51%;. Per Sel alle Politiche 2013: 3,4%; Amm 2012: 5,03%. Gli altri uno zero virgola.
Ma dove si va? Con i cento ribelli antipaita?
(Bianca Vergati - Foto di Giovanna Profumo)

OLI 421: POLITICA - Don Farinella, anima della sinistra

“Noi oggi abbiamo bisogno di una politica orgogliosa del proprio primato, da esercitare senza alcuna subalternità: una politica capace di ascoltare e decidere velocemente. Perché dobbiamo essere veloci, liberarci delle zavorre di chi non vuole mai cambiare e correre, in Italia e in Liguria”. Così Raffaella Paita sul Secolo XIX di lunedì 16 febbraio.
Recentemente mi è stato fatto notare che in quest’ode al turbo, comunque e a tutti costi, c’è un’eco del passato, una certa visione del mondo, decisamente futurista. In questo caso futu-lista.
Corsa, cambio di passo, velocità,  in ambito Pd, potrebbero diventare argomenti per una tesi. Ma nell’intervento della candidata c’è qualcosa di più: la volontà di imporre un modello preciso di alleanze, quando, dichiarando di volersi rivolgere a tutta la “società ligure”, scrive “basta con la ripartizione di ruoli tra centro e sinistra”. Là dove con centro si vorrebbe dire anche destra, ma non si fa per pudore elettorale.
La mutazione genetica del Pd in Liguria si compie plasticamente sulla scia della politica di Renzi, ma ha origini più antiche, a partire dal tacito accordo che vedeva i due Claudii (Scajola e Burlando) spartirsi il territorio della regione. In momenti topici di Claudii ne abbiamo collezionati tre (quando si aggiungeva il Riva, quello dell'Accordo di Programma per l'Ilva)
Per questo sarebbe – o sarebbe stato – importante cogliere l’appello di don Farinella che, in base ad una tradizione genovese che vede alcuni preti (Gallo, Balletto, Tubino) in prima linea nella difesa degli ultimi e nelle battaglie politiche, ha chiamato a raccolta nella sua chiesa chi alle prossime elezioni presenta programmi simili o si definisce ancora di sinistra, un’assemblea tesa prendere atto che da soli – sia M5S che i gruppi di sinistra – perdono, un invito a chi è disorientato per tutto quanto sta accadendo a tornare ad “occuparsi di politica”.
“La storia indica la strada, non i nostri desideri che possono restare anche sterili. O si vuole cambiarne il corso o si vuole esserne solo testimoni e testimoni inutili.” ha detto Farinella.
Pare che ad oggi, quest’appello all’unità, non abbia avuto ascolto. Alice Salvatore a San Torpete, il 13 febbrai, non è venuta e Paolo Putti che, comunque, nei Cinquestelle, rappresenta l’ala critico-costruttiva non è parso intenzionato a farsi carico di un “percorso” unitario, consapevole che, dopo aver abbracciato l’estrema antipolitica grillina, con molta difficoltà i militanti liguri potrebbero convergere un’area caratterizzata da forti componenti partitiche (Sel, Sinistra Pd, Tsipras).
Sarebbe necessario un miracolo.
E’ probabile che in assenza di una lista credibile a sinistra in molti rinunceranno a votare, con buona pace della Paita, capace in extremis forse di coinvolgere i civatiani . In assenza di un miracolo, restano, per chi fosse interessato alla Liguria due testi “Il libro bianco sulla Liguria” promosso da Controvento e “L’Italia che Vorrei. Ripartire dalla Liguria” voluto da don Farinella.
Se per ora non “podemos” i due libri potrebbero diventare spunto per parlare veramente di programmi futuri. Senza fretta.
Ma, dopo le elezioni, cosa resterà di questa voglia di far polituca?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 421: TURISMO - Non è una città per turisti


Bel colpo, complimenti!
Siamo a Genova in Strada Nuova, oggi via Garibaldi. Dal 2006 riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità nell’ambito del complesso dei Palazzi dei Rolli, l’originale sistema che tra 1576 e 1664 individuò e classificò circa 160 dimore private in grado di offrire degna ospitalità di Stato ai forestieri illustri.
Trascorrono i secoli, cambiano gli stranieri e soprattutto il concetto di accoglienza. Il sontuoso palazzo che nel Cinquecento fu di Angelo Giovanni Spinola ospita oggi una banca dall’altisonante nome tedesco, ma il cartello posto all’entrata esprime una considerazione per coloro che vi si affacciano a dir poco insultante e molto genovese, secondo certi standard attuali. “PROPRIETÀ PRIVATA / Si pregano i / Sigg. Visitatori / di non / sporcare / l’atrio / BENI SOTTO TUTELA”.
La falsa cortesia del “Si pregano i Sigg. Visitatori” si stempera subito nel perentorio invito a “non sporcare l’atrio”, dando a chiunque del potenziale sozzone. Il tutto sormontato da una lapidaria dichiarazione di proprietà privata, quasi che se fosse un bene pubblico potrebbe essere invece impunemente lordato. A rafforzare il concetto, il tutto è concluso dal’annotazione che si tratta di “beni sotto tutela”.
Che ci si preoccupi della tutela del bene è chiaro anche per la cura con cui sono stati predispostii i vistosi cordoni corredati da targhe “VIETATO SEDERSI”, posti davanti ai due monumentali e solidi sedili in muratura concepiti e realizzati quattro secoli e mezzo fa per consentire a tutti di sostare, riposandosi nella bella atmosfera del vasto atrio affrescato. Essi sono tuttora in perfetto stato di conservazione, malgrado le innumerevoli terga che si sono appoggiate nel tempo sui loro lastroni di ardesia. A titolo di confronto, nell’atrio del poco distante Palazzo Rosso – di proprietà pubblica – due ben più delicate panche in legno dipinto sono a completa disposizione di chi desidera sedervisi. Evidentemente i responsabili della gestione di questo palazzo paventano orde di barbari invasori pronti a stravaccarsi sui sedili per farne scempio e a bivaccare spargendo immondizie. Meglio prevenire, anche a costo di suscitare i commenti ora infastiditi e ora sarcastici di coloro – italiani e stranieri  – che notano questi cartelli improntati a quella tipica genovesità fortunatamente sempre meno diffusa ma che stenta a morire, con la sua chiusura così ben sbeffeggiata da Fabrizio Casalino nell’esilarante ridoppiaggio di celebri film, giocato sul tema dell’accoglienza ligure:


Sia pur con le migliori intenzioni, le suddette scritte ottengono uno sgradevole effetto respingente che ben si lega alla generale sciatteria presente ovunque ormai da anni tra cantieri eterni, marciapiedi e strade sconnesse, aiuole rinselvatichite, arredi urbani trasandati (in primis i vergognosi, luridi e sgangherati vespasiani di via Turati e soprattutto piazza Caricamento, a due passi dall’Acquario e accanto alla sosta dei pullman di comitive allibite).
Genova è sicuramente “MORE THAN THIS” – come recita lo slogan del nuovo logo promozionale della città – ma fa ben poco per darlo a vedere. Cerchiamo tutti, cittadini e pubbliche amministrazioni, di dedicarci con impegno e orgoglioso entusiasmo a invertire la rotta.
(Ferdinando Bonora – fotografie dell’autore - filmato da internet)

OLI 421 - ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Miti sull’ISIS
17 febbraio 2015 il  Juan Cole dissipa efficaciamente alcuni miti sull’Isis. http://www.juancole.com/2015/02/todays-about-daesh.html

Gli abusi sessuali da parte di un Imam in Illinois (USA) sono in prima pagina.
New York Times, 16 febbraio 2015. 
http://www.nytimes.com/2015/02/16/us/sexual-assault-suit-against-illinois-imam-highlights-a-communitys-divisions.html?ref=todayspaper&_r=1

A caccia dell’arma climatica
The Guardian, 15 febbraio 2015: "Uno scienziato americano ha espresso la preoccupazione che i servizi di intelligence stiano finanziando una ricerca sul cambiamento climatico per sapere se le nuove tecnologie potrebbero essere usate come armi potenziali. Alan Robock, un climatologo presso la Rutgers University nel New Jersey”. http://www.theguardian.com/environment/2015/feb/15/spy-agencies-fund-climate-research-weather-weapon-claim

Usare il clima come arma
The Independent, 15 febbraio 2015: "Un esperto scienziato americato ha affermato che il governo degli Stati Uniti ha utilizzato il clima in modo ostile, citando l'azione di spargere nuvole durante la guerra del Vietnam (..). Ha anche dichiarato che la CIA aveva seminato nubi su Cuba "per far piovere e rovinare il raccolto dello zucchero". http://www.independent.co.uk/news/science/spy-agencies-could-be-funding-geoengineering-research-in-pursuit-of-weaponising-the-weather-scientists-claims-10047544.html

Human Rights Watch / Israele 
Human Rights Watch, 17 febbraio 2015: “La sentenza della Corte Suprema Israeliana sulla richiesta di un risarcimento danni per la morte di Rachel Corrie invia un messaggio pericoloso alle forze armate israeliane che possono sfuggire alla responsabilità per le azioni illecite, ha detto, oggi, Human Rights Watch.”
 http://www.hrw.org/news/2015/02/17/israel-dangerous-ruling-rachel-corrie-case

Hollywood e la politica
The Intercept, 13 febbraio 2015: “La polemica di quest'anno su film e storia ha portato a una scrollata di spalle sprezzante da parte dei critici culturali che stancamente ci dice che i film sono solo film e che non si dovrebbe prendere a cuore la loro lettura della verità e godersi solamente lo spettacolo." "Hanno ragione, Hollywood non è una aula scolastica, il problema, tuttavia, è che i film (..) possono plasmare la nostra comprensione degli eventi politici”. https://firstlook.org/theintercept/2015/02/13/why-hollywoods-war-stories-need-to-be-true/

(a cura di Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)

OLI 421: TEATROGIORNALE - Coexist


(Foto da IF Italian Factory Magazine)
Il Teatrogiornale è un racconto di fantasia liberamente tratto dalle notizie dei giornali

da Il Corriere.it

Esterno notte, davanti a un muro in una periferia parigina.
Un ragazzo in djellaba bianco e giacca di pelle nera si avvicina al muro, si toglie lo zaino dalla schiena. Ha lo sguardo circospetto. La barba è lunga e nera, sul sopracciglio destro un piercing brilla come una cicatrice. Lo zaino è incrostato di spille e scritte che, illuminate dal lampione, luce gialla che si affievolisce a tratti, rimangono indecifrabili.
Una cartellina rosa con dentro dei fogli neri e rossi, un barattolo bianco col tappo blu.
Il ragazzo allinea questi strumenti sul marciapiede, fa un passo verso destra e rificca la mano nello zaino per tirare fuori qualcosa che luccica nella fioca luce notturna.

- E tagliati sta barba, cretino!

Un ragazzo dalla testa rasata, uscito da un vicolo dietro il lampione, mani in tasca e scarpe militari, gli assesta un calcio sulla spalla facendolo cadere in avanti. Subito dietro il rasato in maglietta nera, uno in maglietta rossa con occhialini giallo limone. Ride nervoso, guardandosi le spalle dopo aver superato il ragazzo in djellaba che si rialza. 
Questi finisce di vuotare lo zaino dopo aver inveito ed essersi massaggiato il braccio. Un rullo di piccole dimensioni, un pennello piatto, tre bombolette spray: nero, rosso e bianco.
Due finestre si accendono e si spengono sopra la sua testa, come due occhi che sbattono le palpebre.
Il ragazzo in djellaba tira fuori dalla cartellina rosa un foglio con disegnato una stella di david e l’appende al muro.

- Lo sapevo che eri un sionista della malora.

Il ragazzo con la maglietta rossa è sempre dietro al più grande e rasato che ritorna indietro di scatto. Il ragazzo in djellaba si ferma e lo guarda con occhi di sfida, sempre tenendo il foglio.
Gli occhi luminosi sbattono accompagnate da delle urla maschili e femminili.

- Fatti gli affari tuoi…Questa è ancora casa mia… Che se ne tornino a casa loro…Che se poi ti vedono… esplodere la casa… Non posso avere paura… casa mia, che se ne tornino a casa loro in islamilandia… Che poi ti vedono.

Le finestre si chiudono. Il ragazzo rasato e l’altro tirano un secondo calcio alle bombolette che rotolano. Ritornano nel buio. Il ragazzo in djellaba tira su le bombolette e attacca una croce a destra della stella di David.
Tre ragazzetti in giacca leggera lanciano una sigaretta nella sua direzione, il ragazzo in diellaba istintivamente mette la mano dove la cicca accesa ha toccato la giacca. I ragazzi gli si avvicinano.

- Ebreo?

E calpestano il foglio con sopra la croce. Il ragazzo si china per raccoglierla e i tre gli tirano in ordine: una gomitata, una ginocchiata e uno schiaffo. Lui cerca di proteggersi il volto ma in quel momento arriva altra gente. Un ragazzo biondo vede la cartellina e la apre: Una mezza luna. Urla e si unisce anche lui al pestaggio. Una ragazza in minigonna e tacchi gli tira un pugno. Anche lei uscita dal buio e dal buio escono altre donne e uomini che si mettono a discutere attorno al ragazzo a terra.

- I morti.

I morti sono l'oggetto della discussione, i morti bambini, i morti giornalisti, i morti donne, i morti soldato. Ognuno ha un morto da reclamare. Visto che hanno smesso di picchiarlo, il ragazzo in djellaba si alza e continua il suo lavoro, mastica insulti e sangue. Attacca le scritte, ci passa sopra con la bomboletta nera, stacca i fogli che lasciano il disegno sul muro, firma in rosso e poi spennella il muro di colla vinilica e vi attacca un suo autoritratto in carta.

La gente lentamente si disperde, solo gli occhi luminosi sopra la sua testa sbattono le palpebre ancora per un po’, come un nevrotico in preda a un attacco di paranoia che non riesce a gestire. In ragazzo in djellaba rimette tutto nello zaino alla rinfusa, vuole tornare a casa, quando dal buio escono tre uomini che guardano la scritta sul muro e il ragazzo con aria di rimprovero:

 - COEXIST. Che cosa vuol dire Coexist?

Il ragazzo si gira sorridendo.

 - Allora voi siete riusciti a leggerlo!

Non riesce ad aggiungere altro perché gli ultimi uomini della notte sono armati di manganelli.

(Arianna Musso - Foto Internet - IF Italian Factory Magazine)

giovedì 5 febbraio 2015

OLI 420: SOMMARIO

OLI 420: PAROLE DEGLI OCCHI - Gita scolastica

(New York - giugno 2014 - foto di Giovanna Profumo)

OLI 420: SCUOLA - Quante bambine perdute?

Incontro la Maestra Tina in via Cairoli, è furibonda.
La settimana scorsa, mi racconta, ho finito il giro delle scuole del circondario. Ogni anno, ad inizio anno scolastico, vado a trovare i miei bambini che sono andati in prima elementare, parlo con le maestre e vedo come stanno. Ma non riuscivo a trovare O. Pensando che fosse tornata in Bangladesh sono andata al negozio di frutta e verdura del papà per avere notizie.
Quando mi vede il papà mi accoglie sorridendo, gli chiedo della bambina e mi dice che è a casa con l'ultima nata. - E la scuola? - Quale scuola? Mi risponde lui. - In Italia tutti i bambini e le bambine devono andare a scuola. Se no vengono i Carabinieri. Il padre si scusa, dice che non sapeva, che da loro non usa. - Mi aiuti lei maestra! E così l'ho accompagnato a fare l'iscrizione a scuola. Ma pensa, quanti mesi ha perso O. di scuola e quanti mesi ha perso la scuola per lavorare con O.? Una bimba sveglia, curiosa, che ha voglia di imparare.
Ma come è possibile che una bambina nata in Italia, che ha fatto la scuola materna nel nostro paese, ad un certo punto sparisca così? Quale sistema di vigilanza abbiamo? La domanda della maestra è importante, e io la ringrazio. Se non ci fosse lei, che di sua iniziativa e utilizzando il suo tempo libero, va a trovare i “suoi bambini”, nessuno si sarebbe accorto di O. E chissà se ci sono altre O. che vivono chiuse tra le mura domestiche ad allevare fratellini, a cucinare e a lavare, a soli sei anni, magari di fianco a casa nostra, che hanno condiviso la stessa aula dei nostri figli l'anno precedente.
(Arianna Musso)

OLI 420: POLITICA - Il Movimento 5 Stelle alle regionali 2015

(Paolo Putti e Beppe Grillo il 15 aprile 2012 )
L'organizzazione della squadra per la competizione elettorale per le prossime regionali in Liguria, nel Movimento 5 Stelle, è stata legata ad un piccolo post-scriptum di un post sul sito beppegrillo.it: "Paolo Putti non è il referente dello staff di Beppe Grillo per le elezioni regionali in Liguria". Per comprendere cosa sia accaduto, occorre fare un passo indietro, a novembre 2014, quando Putti era stato indicato da Casaleggio e Grillo come il referente per le elezioni regionali per la parte di organizzazione delle "regionalie" (le primarie del M5S), svolte come al solito online e aperte a chiunque fosse registrato sul sito del Movimento 5 Stelle.
Lo scopo di questo affidamento, differente da quello delle elezioni nazionali (affidate al gruppo consiliare savonese del M5S) e poi di quelle europee (sempre affidate a Savona ma questa volta ai loro parlamentari) era un messaggio molto forte di Grillo alla presenza di situazioni di litigio permanente tra vari gruppi territoriali, come accade in Liguria da sempre. Putti, evidentemente, era stato considerato in grado di dirimere tali conflittualità, ed in effetti, a differenza del 2010 quando il Movimento non si era agglomerato, questa volta il M5S si presenterà con una lista ben nutrita di 24 candidati consiglieri.
Graticole, incontri, banchetti, presenza sui territori, tutte le regole classiche del M5S, poi apparentemente in modo inatteso nasce una proposta diversa per la scelta del candidato presidente, che era invece indicata nelle indicazioni dello "staff" milanese da effettuarsi tra i 24 candidati con un'elezione online, La "proposta Putti" viene esplicitata in un articolo pubblicato il 12 gennaio 2015 sul sito genova5stelle.it e sostenuta da molti consiglieri e attivisti liguri. La proposta era quella di aprire alla possibilità di scegliere un candidato esterno al Movimento, consentendo a chiunque di indicare un nome sia tra i candidati già precedentemente scelti che nella "società civile", come già fatto per le quirinarie nel 2013. Poi, una elezione online tra gli iscritti cinquestelle avrebbe consentito di votare, consentendo quindi di allargare la possibilità di vittoria alle regionali 2015.
Ma il risultato è stato un no secco di Grillo, e a distanza di pochi giorni da questo, è uscito il post scriptum citato in apertura.
Non si intende entrare nel merito delle scelte del capo politico del Movimento, ognuno è libero di indicare delle strade politiche che ritiene migliori e se ne assume, come sempre, gli onori e gli oneri di fronte agli elettori; certamente il metodo di comunicazione scelto lascia con l'amaro in bocca chi ha visto e vissuto da vicino l'impegno dimostrato da Paolo Putti per traghettare il Movimento verso le regionali 2015 in Liguria.
(Stefano De Pietro - foto di Giovanna Profumo)

OLI 420: COMUNE - Mare, monti e molto affetto

Nella mestizia generale che, come una cappa, avvolge Genova per agenti, non solo atmosferici, può strappare un sorriso la lettura dei quotidiani.
Due interventi meritano la palma per originalità.
Il primo è del sindaco Marco Doria che, intervistato dal Secolo XIX, sulla vicenda Costa dichiara “siamo di fronte ad una società che non ha nessun affetto per Genova”, “una multinazionale le cui scelte sono totalmente anaffettive” . La mente cerca di ricordare quali aziende, negli ultimi anni, abbiano dato prova di un coinvolgimento che non fosse spinto dal profitto o dagli interessi economici. La stessa Costa, azienda in mano ad una storica famiglia genovese, è stata ceduta dalla proprietà ad una società americana anteponendo interessi di famiglia ad italianità del brand. Per non parlare del Secolo XIX, quotidiano che ospita l’intervista, probabile vittima di futuri tagli, dopo che la famiglia Perrone ha ceduto il 77% a John Elkann.
E’ un fatto, purtroppo, che la dimensione affettiva ha poco a che fare con le decisioni aziendali e che, spesso, dipende dai lavoratori – Thyssen, Fiat, Indesit, Ilva sono dolorosi esempi– difendere con gli strumenti che hanno il proprio posto di lavoro o quello che ne resta. Alla politica il compito di mediatore serio e l’autorevolezza per valorizzare quello che c’è in risorse, competenze, capacità nelle aziende genovesi magari cercando di conoscere un po’ meglio i diversi contesti ed i problemi delle società che sono chiamati a tutelare.
Il secondo intervento è di Emanuele Piazza, neo-assessore renziano all’Economia e al Patrimonio del Comune di Genova che, intervistato da Repubblica, presenta il suo ventaglio di idee e suggestioni spaziando dal futuro lavoro per gli ex dipendenti ILVA - sono già ex i cassintegrati del siderurgico? - alla Smart City.
Il titolo del pezzo è accattivante: “Il nuovo assessore lancia la città verticale”. Non sembrerebbe una novità visti ascensori, funicolari e passerelle già raccontati da Luzzati in un bellissimo cartone. Ma poi con Piazza, ci si ritrova a Courmayeur, non Genova, nel leggere delle due telecabine che il comune ha nel cassetto. Una, già finanziata “pronta per fine anno” – di cui OLI aveva scritto - che collegherà Erzelli con Cornigliano. Indispensabile, sembra, per sorvolare sui banali problemi di trasporto pubblico che devono affrontare oggi i frequentatori della mitica collina. L’altra con “un progetto mare-monti” – nemmeno fosse una pizza - sarà “una funivia che dall’area del Porto Antico” salirà “fino ai forti”. Chissà dove verranno piantati i piloni di quest’opera accattivante e quale percorso, che non sia sopra le case, verrà tracciato per permettere a cavi e cabine di sorvolare il Centro Storico di Genova per arrivare fino ai monti. Certamente l’assessore terrà informati i cittadini. Per ora basterebbe potenziare la linea dei bus collinari. O riaprire l'ascensore che collega Brignole a Corso Montegrappa.
Ma non ci dovrebbero essere problemi visto che tra piano Junker, dissesto idrogeologico, Erzelli, l’assessore dichiara che arriveranno “circa 500 milioni sulle linee strategiche della città”
Mare e monti. A qualcuno verrà già l’acquolina in bocca.
(Giovanna Profumo - immagine da Internet)

OLI 420: VERDE- Bolgheri in città

Una notte di dicembre un forte vento ha completamente sradicato un cipresso che era già talmente inclinato, dentro la sua gabbia di asfalto priva di terreno, che si è abbattuto lungo il marciapiede per fortuna senza danni. Il contesto è un monumento vivente da salvare e poco noto, il filare di cipressi antichi che caratterizza Viale Gambaro, una bellezza straordinaria ma totalmente sconosciuta, dove ogni cipresso sopravvive ancora, pur soffocato dal cemento dei marciapiedi.
In città di questi tempi, si assiste alla decimazione di alberi ad alto fusto, in particolare nel centro e a levante. Dopo l’ultima alluvione, dove ogni traccia di verde pare abbia contribuito a intasare i nostri rivi, dopo le numerose trombe d’aria che hanno divelto e sradicato numerosi alberi a dicembre, e dopo la constatazione che alcune piante sono state infestate da insetti nocivi, sia il Comune di Genova che i privati cittadini si sono attivati per tagliare e sradicare alberature come se nulla fosse, oramai presi dal panico o dalla paura di essere danneggiati dalle fronde secolari dei nostri alberi.
Si vedono spesso recinzioni attorno a grandi alberature e dopo qualche giorno solo tronchi spezzati, come se i nostri alberi fossero i reali assassini del nostro territorio e dei suoi eventi naturali…
Non ci si rende conto che gli alberi crollano perché magari sono alla fine della loro vita, spesso perchè non vengono rispettati. Ogni pianta ha necessità di uno spazio vitale che, a seconda del proprio diametro, ha una sua dimensione, ma la maggior parte delle alberature stradali non ha un'area di rispetto adeguata, come ben evidenziato nell’art. 7 del Regolamento del Verde del Comune di Genova. Chi contribuisce ad asfaltare le strade non sa che la base di qualsiasi tronco di albero deve restare libera da qualsiasi traccia di cemento.
Dopo l’abbattimento della pianta, non ci si preoccupa di ripiantare una nuova alberatura, come impone lo stesso Regolamento, trincerandosi dietro la motivazione di piante compromesse per viali troppo fitti.
Di certo mantenere gli alberi costa, però di cultura del verde se ne vede poca. Come la consapevolezza della bellezza del nostro patrimonio naturale vivente, e chi dovrebbe incentivarne la conoscenza poco fa per salvare la bellezza intorno e dentro di noi: diventa più semplice tagliare un albero che intervenire in potatura e manutenzione adeguati.
Intanto si sta per perdere forse l’unico antico filare di cipressi della città.
(Ester Quadri - foto dell'autrice)

OLI 420: DONNE - Natale in Amazzonia

Gardenia mentre taglia la yucca
Gardenia arriva lieve, i piedi scalzi, sulla sua pelle scura spicca il vestitino verde a balze, piccola, sottile, come una bambina. Quando tutti i turisti sono arrivati nel capanno, esce in silenzio, si avvia verso i campi, impugna un machete e con sicurezza taglia un alberello, scava fino alle radici, ne estrae dei grossi tuberi bitorzoluti. È la yucca, che lei pela veloce, riavviandosi al capanno, dove ha predisposto una grande teglia su un fuoco di legna. Lava le grandi patate infangate, predispone grattugie in una vasca di legno e insieme a lei, qualcuno inizia a grattugiare. Come sono goffi tutti, a parte gli italiani! Poi stende la polpa ricavata in un’amaca di foglie, che appende e comincia a torcere: la bella biondina olandese l’aiuta, ma dà un calcio alla bacinella, in cui si stava raccogliendo il liquido. Gardenia è raggelata, quel liquido serviva per fare zuppe, poi setaccia ed infine sparge la farina nella padella fumante e ne ricava una specie di focaccia saporita, che verrà servita come pane. Sguscia all’interno una bimba, enormi occhi neri, è Elisa, figlia di Gardenia, che spia la mamma, è ora di pranzo, poi scivola via .
Il momento dell'arrivo al villaggio
Racconta Gardenia, nel vendere anche braccialetti intrecciati, che quello è il suo lavoro, lei parla una lingua che non è il castigliano, e neppure quella di suo marito, ma sono venuti a vivere lì perché si sta bene, ha trovato come sostenere il bilancio familiare, prende tre dollari a turista, il suo villaggio è ad altre due ore di canoa e se scende in città deve fare mezza giornata di barca. Pochi gli uomini in giro, soltanto alcuni sulla riva a pescare, pensi che saranno a lavorare in città, gli uomini, sarà così. Forse ma anche nella “civiltà” tante, tantissime sono le donne in giro insieme ai loro bambini: vendono jugo di cocco, banane e altri frutti meravigliosi agli angoli delle strade, spingono il loro carretto quando lo hanno, altrimenti si caricano sulle spalle i loro prodotti. Dalle Ande alla costa vedi soprattutto donne, giovani con i loro piccoli, vecchie altere sotto il loro feltro rotondo. Sono una folla le donne, paiono proprio loro a mandare avanti i paesi, paesi emergenti li chiamano, laggiù nel Sudamerica caldo, dolce, sonoro, colorato e così disuguale: ville e villette arroccate dietro alti muri, i vigilantes spavaldi e ingrugniti a tenere lontani i curiosi e i poveri, che vivono in moltitudine in case appena accennate , dai buchi bui per finestre, quando va bene un tetto di eternit, altrimenti di paglia, file di panni stesi, intorno terra polverosa e fango, in cui giocano bimbi, cani, galline.

(Bianca Vergati - foto dell'autrice)

OLI 420: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Glenn Greenwald sulla libertà di espressione
The Intercept, 09 gennaio 2015: “Spero che la celebrazione di questa settimana dei valori di libertà di espressione possa generare una diffusa opposizione a tutti questi violazioni, di lunga data e crescenti, di diritti politici fondamentali in Occidente, non solo di alcuni." 
https://firstlook.org/theintercept/2015/01/09/solidarity-charlie-hebdo-cartoons/

“Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha ordinato un'indagine su un vignetta apparentemente raffigurante il profeta Maometto in un giornale ufficiale palestinese.”
The guardian, 3 febbraio 2015: “La mossa è arrivata a meno di un mese dopo la partecipazione di Abbas insieme ai leader mondiali alla marcia per la libertà di parola a Parigi a seguito di un attacco mortale da uomini armati islamici sulla rivista satirica francese Charlie Hebdo”. “L’artista Mohammed Saba'aneh, musulmano, ha detto che non voleva dire nulla di male. Il dato non era Maometto, ma "un simbolo di umanità illuminata da ciò che il Profeta Maometto ha portato", ha scritto su Facebook.” http://www.theguardian.com/world/2015/feb/03/palestinian-newspaper-prints-muhammad-cartoon

Un terzo degli americani rifiuta l'evoluzione
The Guardian, 29 gennaio 2015: "Pubblicato sulla rivista Science, il sondaggio rivela che il 31% del pubblico americano ritiene che gli esseri umani erano esistiti nella loro forma attuale fin dall'inizio, un ulteriore 24% afferma che gli esseri umani si sono evoluti sotto la guida di un essere supremo.” http://www.theguardian.com/science/2015/jan/29/evolution-gm-food-climate-change-us-survey

Sono una donna americana di New York e non mi era permesso guidare.
PRI, 22 gennaio 2015: “Sono cresciuta in un piccolo villaggio popolato nello stato di New York chiamato Kiryas Joel. E in Kiryas Joel non è permesso alle donne guidare. E’ un paese di ebrei Hasidic ultra-ortodossi. Nella mia città natale, le donne non possono essere incarcerati per guida, come lo è in Arabia Saudita, ma guidare è ancora vietato. Una donna che guida rischia di essere isolata ed i suoi figli espulsi dalla scuola privata Hasidic e può essere scomunicata dalla comunità”. 
http://www.pri.org/stories/2015-01-22/im-woman-america-and-i-wasnt-allowed-drive

327 ebrei sopravvissuti e discendenti di vittime dell’Olocausto condannano “il massacro dei palestinesi a Gaza” operato da Israele e criticano gli Usa per il sostegno economico fornito.
International Jewish Anti-Zionist Network: “Come ebrei sopravvissuti e discendenti dei sopravvissuti al genocidio nazista, condanniamo in modo inequivocabile il massacro dei palestinesi a Gaza e l'attuale occupazione e la colonizzazione della Palestina storica. Abbiamo Condanniamo inoltre gli Stati Uniti per aver procurato ad Israele il finanziamento per effettuare l'attacco, e gli Stati occidentali in genere per l’uso del loro muscolo diplomatico per proteggere Israele dalla condanna. Un genocidio inizia con il silenzio del mondo.” http://ijsn.net/gaza/survivors-and-descendants-letter/

L’Occidente e l’Islam dopo Charlie Hebdo, tutti i nodi vengono al pettine
Il Sole 24 Ore, 15 gennaio 2015: “Quella di Parigi è una storia sbagliata” (..) “Questa è la storia di un'ipocrisia francese e occidentale con la complicità degli stessi alleati musulmani”(..) “Proprio Erdogan fece arrivare in Turchia migliaia di combattenti libici da inviare in Siria, accompagnati da tunisini, algerini, marocchini, ex reduci afghani, ceceni e yemeniti: l'internazionale dei jihadisti doveva servire ad annientare il regime alauita di Damasco. Sarebbero bastati pochi mesi, raccontavano, per far fuori l'allampanato figlio di Hafez, alleato da 40 anni di Mosca e Teheran: ma le storie sbagliate, come si vede, nascono anche da calcoli sbagliati.”
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-14/l-occidente-e-l-islam-charlie-hebdo-tutti-nodi-vengono-pettine-161250.shtml

Israele vieta l'uso di stufe e riscaldamento nei campi di concentramento per i richiedenti asilo africani. Haaretz, 12 gennaio 2015: “La disgrazia morale, di vietare l'uso di stufe per i richiedenti asilo dimostra ancora una volta che la prigione Holot deve essere smantellata ed i suoi 2.200 detenuti rilasciato." http://www.haaretz.com/opinion/1.636571
(a cura di Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)

OLI 420: SEGNALAZIONI - Per invecchiare, un tocco di Zenzero