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giovedì 19 febbraio 2015

OLI 421: POLITICA - Don Farinella, anima della sinistra

“Noi oggi abbiamo bisogno di una politica orgogliosa del proprio primato, da esercitare senza alcuna subalternità: una politica capace di ascoltare e decidere velocemente. Perché dobbiamo essere veloci, liberarci delle zavorre di chi non vuole mai cambiare e correre, in Italia e in Liguria”. Così Raffaella Paita sul Secolo XIX di lunedì 16 febbraio.
Recentemente mi è stato fatto notare che in quest’ode al turbo, comunque e a tutti costi, c’è un’eco del passato, una certa visione del mondo, decisamente futurista. In questo caso futu-lista.
Corsa, cambio di passo, velocità,  in ambito Pd, potrebbero diventare argomenti per una tesi. Ma nell’intervento della candidata c’è qualcosa di più: la volontà di imporre un modello preciso di alleanze, quando, dichiarando di volersi rivolgere a tutta la “società ligure”, scrive “basta con la ripartizione di ruoli tra centro e sinistra”. Là dove con centro si vorrebbe dire anche destra, ma non si fa per pudore elettorale.
La mutazione genetica del Pd in Liguria si compie plasticamente sulla scia della politica di Renzi, ma ha origini più antiche, a partire dal tacito accordo che vedeva i due Claudii (Scajola e Burlando) spartirsi il territorio della regione. In momenti topici di Claudii ne abbiamo collezionati tre (quando si aggiungeva il Riva, quello dell'Accordo di Programma per l'Ilva)
Per questo sarebbe – o sarebbe stato – importante cogliere l’appello di don Farinella che, in base ad una tradizione genovese che vede alcuni preti (Gallo, Balletto, Tubino) in prima linea nella difesa degli ultimi e nelle battaglie politiche, ha chiamato a raccolta nella sua chiesa chi alle prossime elezioni presenta programmi simili o si definisce ancora di sinistra, un’assemblea tesa prendere atto che da soli – sia M5S che i gruppi di sinistra – perdono, un invito a chi è disorientato per tutto quanto sta accadendo a tornare ad “occuparsi di politica”.
“La storia indica la strada, non i nostri desideri che possono restare anche sterili. O si vuole cambiarne il corso o si vuole esserne solo testimoni e testimoni inutili.” ha detto Farinella.
Pare che ad oggi, quest’appello all’unità, non abbia avuto ascolto. Alice Salvatore a San Torpete, il 13 febbrai, non è venuta e Paolo Putti che, comunque, nei Cinquestelle, rappresenta l’ala critico-costruttiva non è parso intenzionato a farsi carico di un “percorso” unitario, consapevole che, dopo aver abbracciato l’estrema antipolitica grillina, con molta difficoltà i militanti liguri potrebbero convergere un’area caratterizzata da forti componenti partitiche (Sel, Sinistra Pd, Tsipras).
Sarebbe necessario un miracolo.
E’ probabile che in assenza di una lista credibile a sinistra in molti rinunceranno a votare, con buona pace della Paita, capace in extremis forse di coinvolgere i civatiani . In assenza di un miracolo, restano, per chi fosse interessato alla Liguria due testi “Il libro bianco sulla Liguria” promosso da Controvento e “L’Italia che Vorrei. Ripartire dalla Liguria” voluto da don Farinella.
Se per ora non “podemos” i due libri potrebbero diventare spunto per parlare veramente di programmi futuri. Senza fretta.
Ma, dopo le elezioni, cosa resterà di questa voglia di far polituca?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 5 febbraio 2015

OLI 420: POLITICA - Il Movimento 5 Stelle alle regionali 2015

(Paolo Putti e Beppe Grillo il 15 aprile 2012 )
L'organizzazione della squadra per la competizione elettorale per le prossime regionali in Liguria, nel Movimento 5 Stelle, è stata legata ad un piccolo post-scriptum di un post sul sito beppegrillo.it: "Paolo Putti non è il referente dello staff di Beppe Grillo per le elezioni regionali in Liguria". Per comprendere cosa sia accaduto, occorre fare un passo indietro, a novembre 2014, quando Putti era stato indicato da Casaleggio e Grillo come il referente per le elezioni regionali per la parte di organizzazione delle "regionalie" (le primarie del M5S), svolte come al solito online e aperte a chiunque fosse registrato sul sito del Movimento 5 Stelle.
Lo scopo di questo affidamento, differente da quello delle elezioni nazionali (affidate al gruppo consiliare savonese del M5S) e poi di quelle europee (sempre affidate a Savona ma questa volta ai loro parlamentari) era un messaggio molto forte di Grillo alla presenza di situazioni di litigio permanente tra vari gruppi territoriali, come accade in Liguria da sempre. Putti, evidentemente, era stato considerato in grado di dirimere tali conflittualità, ed in effetti, a differenza del 2010 quando il Movimento non si era agglomerato, questa volta il M5S si presenterà con una lista ben nutrita di 24 candidati consiglieri.
Graticole, incontri, banchetti, presenza sui territori, tutte le regole classiche del M5S, poi apparentemente in modo inatteso nasce una proposta diversa per la scelta del candidato presidente, che era invece indicata nelle indicazioni dello "staff" milanese da effettuarsi tra i 24 candidati con un'elezione online, La "proposta Putti" viene esplicitata in un articolo pubblicato il 12 gennaio 2015 sul sito genova5stelle.it e sostenuta da molti consiglieri e attivisti liguri. La proposta era quella di aprire alla possibilità di scegliere un candidato esterno al Movimento, consentendo a chiunque di indicare un nome sia tra i candidati già precedentemente scelti che nella "società civile", come già fatto per le quirinarie nel 2013. Poi, una elezione online tra gli iscritti cinquestelle avrebbe consentito di votare, consentendo quindi di allargare la possibilità di vittoria alle regionali 2015.
Ma il risultato è stato un no secco di Grillo, e a distanza di pochi giorni da questo, è uscito il post scriptum citato in apertura.
Non si intende entrare nel merito delle scelte del capo politico del Movimento, ognuno è libero di indicare delle strade politiche che ritiene migliori e se ne assume, come sempre, gli onori e gli oneri di fronte agli elettori; certamente il metodo di comunicazione scelto lascia con l'amaro in bocca chi ha visto e vissuto da vicino l'impegno dimostrato da Paolo Putti per traghettare il Movimento verso le regionali 2015 in Liguria.
(Stefano De Pietro - foto di Giovanna Profumo)

domenica 23 febbraio 2014

OLI 400: COMUNE - Un 54 che da i numeri!

Il cartello delle "Profonde sintonie" tra Pd e Pdl distribuito
dal M5S in Consiglio comunale a Genova.
L'articolo 54 del regolamento del Consiglio comunale di Genova determina le modalità con le quali possono essere presentate interrogazioni a risposta immediata alla Giunta, con passaggio nella prima ora che precede la seduta del Consiglio, ogni martedi pomeriggio.
Si tratta di un momento importante per molti gruppi, soprattutto per quelli che cercano la visibilità sui giornali, in quanto di solito le domande riguardano il territorio, dove i politici si coltivano la base di consenso per essere eventualmente rieletti la volta successiva. Qualche consigliere ne fa un uso fin troppo copioso, presentandone anche più di cento per ogni seduta. Dei quali forse ne sarà scelto uno, dal Presidente, che in questo contesto fa un po' da "chef aprés dieu", avendo il diritto di estrazione a propria indiscussa preferenza. Cercando, si dice, di mediare in modo che ogni gruppo possa trovare il suo momento di gloria in Consiglio; si dice, "più o meno suppergiù" (cit. Vasco Rossi).
Durante il lungo percorso di revisione del regolamento, durato un anno e mezzo, il "54" ha trovato un humus di discussione molto fecondo, e ne sono stati proposti diversi anche molto differenti. Alla fine si era optato, a maggioranza, per un sistema che levasse al Presidente la scelta, creando una lista di arrivo che avrebbe dato la sequenza di presentazione in Consiglio. In pratica, ci si sarebbe auto limitati ad un solo 54 per consigliere per settimana, e l'ordine di arrivo avrebbe determinato l'ordine di discussione di tutti quelli presentati, con eventuale rimando alla volta successiva nel caso l'ora prima del Consiglio non fosse stata sufficiente ad esaurirli.
Sulla proposta scelta in commissione, in Consiglio, il terzo di fila sul regolamento, cade però la scure del Pd, nella persona del capogruppo Farello, in un qualche modo d'accordo con il Pdl, quasi a suggello delle profonde sintonie romane. Farello in verità in un anno e mezzo si era fatto vedere poco in commissione, anche se ovviamente dal punto di vista regolamentare nulla si può obiettare sulla scelta di rimettere tutto in gioco. Questo scatena anche un po' di proteste della minoranza, Pdl escluso come detto.
Così in Consiglio comunale arrivano altre proposte, come quella di far di nuovo scegliere tutto al Presidente, limitando prima ad una sola presentazione di 54 per consigliere, poi cambiando per metterlo a un numero per consigliere che corrisponde al numero dei consiglieri in aula (40) ma con una scelta di massimo 40 domande, poi cambiando ancora ripescando un'idea cinquestelle di un 54 anche a risposta scritta. Insomma, un pastrocchio ridicolo che blocca per la terza volta il Consiglio comunale, al punto che alcuni consiglieri cominciano ad innervosirsi per lo spettacolo indecoroso che viene mostrato ai cittadini. Settanta mila euro di commissioni in un anno e mezzo di lavoro per arrivare ad una cosa condivisa che in consiglio viene smontata dal Pd e dal Pdl.
Alla fine, per terminarla lì, si decide in conferenza capigruppo che si faranno degli incontri tra i gruppi prima del prossimo consiglio in modo da arrivare con una soluzione nuovamente condivisa, terminare le votazioni e cominciare a litigare sulle cose più urgenti: ad esempio il nuovo Puc.
(Stefano De Pietro)

mercoledì 24 aprile 2013

OLI 374: POLITICA - Tra imbecilli e mascalzoni

“Se c’è qualcuno che non ho insultato, chiedo scusa!!”. L’urlo di Lucy, che sta girando in questi giorni in rete, ben esprime la frustrazione di molti italiani dinanzi allo spettacolo di impotenza che stanno esprimendo PD e M5S dopo le recenti elezioni: impotenza eclatante quella del Partito Democratico, diviso nelle sue diverse (troppe) anime, ondivago tra la ricerca di una collaborazione di qualche natura con M5S e la conseguente inevitabilità di un abbraccio mortale con il PdL, che si risolva in un governissimo, governo di scopo, o inciucio che lo si voglia chiamare.
Dall’altro lato l’immobilismo de facto di M5S, anch’esso diviso fra chi chiedeva un’apertura di credito al PD (forse minoranza, ma chi lo sa?), ed i duri e puri, chiusi a qualunque ipotesi che non sia un governo a cinque stelle: divisi tra meetup, massima espressione di democrazia (sembrerebbe), diktat del duo Grillo-Casaleggio, e streaming ad intermittenza.
In mezzo noi, io come moltissimi altri, che ci chiediamo prima stupiti, poi imbufaliti, come sia possibile una così enorme lontananza della classe politica dalle nostre emozioni, le emozioni di chi ha implorato il PD di votare Rodotà presidente della Repubblica, di chi ha scatenato l’inferno alla notizia della candidatura di Franco Marini alla massima carica dello Stato: costernati, infine,davanti all’autolesionismo dell'affossamento di Romano Prodi.
Non meno imbufalito mi sento verso M5S, anche se con minor titolo, non essendo stato loro elettore, vedendo i capigruppo Crimi e Lombardi, chiedere, durante le consultazioni con Napolitano I (attenzione, da non confondere con Napolitano II), l’affidamento dell’incarico per formare un nuovo governo al movimento di Grillo, senza indicare un nome preciso, riservandosi eventualmente di dare un nome entro 48 ore. Come pretendere un incarico di fronte ad una tale vaghezza? È facile ora gridare al golpe, o al golpettino, chiamare prima la gente in piazza, poi cercare di frenarla.
Ha ragione Sergio Staino, nella sua vignetta su il Venerdì di Repubblica del 5 aprile scorso? Ironia acre, di fonte PD (prima della catastrofe), ma difficile da non condividere.
Sconsolati, attendiamo senza ansia le mosse del prossimo governo, che dovrà stare ben attento a non contrastare gli interessi finanziario-giudiziari del Caimano, vincitore senza meriti incoronato da autolesionisti, opportunisti, velleitari…
Il giornalista Francesco Merlo, questa settimana conduttore del programma Prima Pagina su Radio Tre, sta usando come leitmotiv quotidiano un aforisma di Gesualdo Bufalino: “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com'è difficile scegliere!”.
Sarà forse eccessivamente manicheo, ma anche tragicamente attuale.
(Ivo Ruello - immagini da  internet e da sergiostaino.it)


giovedì 28 marzo 2013

OLI 371: GRILLO - Confessione di un troll mancato

Ho passato più di un’ora, nel pomeriggio, a leggere il post di Beppe Grillo “I figli di NN” ed una piccola parte della smisurata mole di commenti, oltre 4600 nel momento in cui scrivo, in poco meno di sei ore, molti favorevoli all’attuale linea intransigente del M5S, molti altri variamente critici: sono stato fortemente tentato di intervenire, inserire un commento, magari rilanciando il mio intervento su OLI 370. Alla fine non ci sono riuscito, i post sembrano rispecchiare due visioni inconciliabili della situazione: da una parte chi loda M5S e la sua strategia, dura e pura, decisa a raggiungere il 51% o il 100% dei consensi, dall’altra chi invoca un’assunzione di responsabilità di governo da parte del M5S.
Non sembra esserci alcun dialogo tra le due parti, pare prevalere l’esigenza di dire qualcosa di autoreferenziale e basta: ha senso inserire un ulteriore commento? Poi leggo, in calce al post, il post-scriptum di Beppe Grillo “PS: Si ricorda è nuovamente possibile per gli autorizzati segnalare i commenti dei troll”, e mi coglie l’ansia: esprimere un parere discorde dalla linea ufficiale del M5S equivale automaticamente a rientrare nella categoria di troll? Cos’è un troll? Col termine troll, recita Wikipedia, “nel gergo di internet, e, in particolare, delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.”
La mia coscienza mi suggerisce di stare tranquillo, mi sento ragionevole, non provocatore, inserirei il mio nome reale, ma basterebbe? Chi sono gli autorizzati a segnalare un troll? Sembra tutti gli iscritti al blog, mentre per postare un commento non è necessario essere iscritti. Ma se mi iscrivessi al blog, potrei denunciare qualche troll? Perché non potrei essere un troll, pur essendo iscritto al blog? La materia è complicata. E se fossi addirittura uno “schizzo di merda digitale”? Sempre meglio che l’equivalente analogico, d’accordo, ma….
Mi salva la visione di un post (di cui riporto l’immagine) delle 17.07 di tal Pedro Cippo (nome reale o trollesco?), che mi ricorda la scena del film Shining in cui Shelley Duvall legge il manoscritto del marito (Jack Nicholson), costituito da pagine e pagine di una ripetizione maniacale ed ossessiva: “il mattino ha l’oro in bocca”.
No, è meglio lasciar perdere. Le parole sono importanti.
(Ivo Ruello - immagini da internet e dal blog di Beppe Grillo)


giovedì 21 marzo 2013

OLI 370: GOVERNO - Apocalypse Now?

Nuoro, Liceo classico Asproni: su una pagina Facebook nata per condivivere notizie, pensieri e parole tra gli studenti, sono comparsi messaggi omofobi contro compagni di scuola ritenuti omosessuali, con tanto di nomi e cognomi: la reazione è stata pronta, un’assemlea ed una manifestazione con magliette bianche, e l’invocazione di una legge contro l’omofobia. L’ultimo disegno di legge contro l’omofobia si è infranto contro l’asse PdL-Lega-Udc: il pensiero corre all’attuale Parlamento, nel quale le forze in gioco sarebbero ampiamente in grado di approvare tale legge, come molte altre che attendono da anni, se solo si superassero le schermaglie iniziali ed i veti incrociati tra i grandi schieramenti. Il Movimento 5 Stelle, innegabile vincitore delle ultime elezioni, rifiutando di fare accordi con gli altri partiti, chiede un governo M5S, mentre il Partito Democratico, attraverso un incarico a Pierluigi Bersani, porge un programma di otto punti, pensati nell’intento di ingraziarsi il favore dei seguaci di Beppe Grillo.
Allo stato dell’arte, sembra molto difficile che il tentativo di Bersani vada a buon fine, e pare dietro l’angolo il progetto di Giorgio Napolitano di formare un “governo di scopo”, con pochi punti di programma, tra cui una nuova legge elettorale. Con quali voti? Pd e PdL? Gli stessi partiti che non sono riusciti in tale intento nei dodici mesi del governo Monti?
Per evitare un governo del genere, che farebbe sicuramente la felicità di M5S, permettendogli di stare all’opposizione, di gridare all’inciucio (non allontanandosi peraltro troppo dalla realtà), è compito del Partito Democratico accettare la sfida, accettare un governo targato 5 Stelle, andare a scoprire il bluff di Beppe Grillo, se di bluff si tratta.
Nel frattempo gli ultimi sondaggi sembrano dare nuovamente in vantaggio il centro-destra, capace in pochi mesi di far dimenticare agli italiani i Fiorito, i Formigoni, le nipoti di Mubarak, le ruberie dei famigli di Umberto Bossi …
Nuove elezioni in estate o autunno rischiano di rescuscitare un centro-destra morente, ma ancora in grado di affascinare: un tale ferale esito sarebbe interamente addebitabile, in egual misura, ad un Partito Democratico incapace di coraggio, ed ad un Movimento 5 Stelle, capace di recepire l’ira contro la classe politica, eccellente nelle grida di piazza, ma incapace di qualunque sintesi positiva.
Non deludete gli studenti del Liceo Asproni di Nuoro, non deludete chi vi ha votati, potrebbe essere l'ultima volta.
(Ivo Ruello)

giovedì 7 marzo 2013

OLI 368: INFORMAZIONE - Grillo e i giornalisti d'assalto

Roma, 4 marzo 2013, l'uscita di Beppe Grillo è attesa da decine di giornalisti e fotografi che letteralmente assaltano il popolare personaggio scavalcandosi l'un l'altro. Qualcuno (vedi foto a sinistra) sale anche sul tetto di un'autovettura posteggiata, foto rubata da un attivista e pubblicata su Facebook, per cercare di dare una mano al proprietario a trovare il responsabile delle inevitabili ammaccature subite. Nella ressa, una persona che si era appoggiata all'auto di Grillo resta con le dita schiacciate nella portiera (vedi video in basso), che viene immediatamente riaperta e, nonostante la situazione di pericolo per il ferito, ripresa di nuovo d'assalto dai fotografi. Grillo deve intervenire personalmente per tenerli lontani.
Domenica sera, alla fine del primo incontro tecnico a Roma degli eletti,  la stampa blocca la strada, non è ammessa all'interno: gente che lavora, certamente, se di lavoro si può parlare vedendo un simile girone infernale, come a Sant'Ilario aspettando Grillo che voti alla scuola di agricoltura: quindici ore in attesa, al freddo, la polizia che alla fine distribuisce bevande calde alle persone in attesa di scattare una sola foto utile al giornale. Non mi pare che sia questa la stampa che faccia vera informazione. Ha fame di notizie del Movimento 5 Stelle, i cui attivisti se ne stanno tranquilli ben lontani dai riflettori, in attesa di nominare i due portavoce per Camera e Senato, che saranno cambiati ogni sei mesi, scelti a votazione, come nella tradizione del Movimento. I giornalisti, non abituati a questo diniego, stanno letteralmente perdendo la bussola, chiamano amici e parenti nel tentativo di avere un numero di cellulare, appaiono nelle riunioni plenarie, negli incontri dove prima non erano mai stati, pare che il sistema di stare molto lontano da loro ripaghi con un interesse moltiplicato: poi, adesso, con un 30% dei voti, avere una foto di un "grillino" diventa un must irrinunciabile.
Alcuni, negli alti ranghi, cominciano a preoccuparsi sentendo avvicinare il pericolo della fine del finanziamento pubblico all'editoria, che comporterebbe per molte testate la fine di un sistema consolidato di lavoro, e di potere. Una considerazione che riguarda il futuro: dovranno reinventarsi tutto, lavorare davvero su internet per abbattere i costi, livellare le redazioni e "far da sé", come già sta accandendo sulla rete, insomma "bloggare la stampa" e poi, per evidenti necessità di veicolazione pubblicitaria, chiedere al governo che si dia davvero da fare per far arrivare internet a tutti.


(Stefano De Pietro)