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mercoledì 24 aprile 2013

OLI 374: SOMMARIO

OLI 374: PAROLE DEGLI OCCHI - 25 aprile 2013, Porrajmos

(Foto di Giovanna Profumo)

Giardini Tiergarten - Berlino: Dettaglio del monumento in ricordo dei cinquecentomila Rom e Sinti uccisi dal nazismo in quello che è definito porrajmos, l'olocausto del popolo gitano.

OLI 374: CITTA' - Boccadasse, l’ultima spiaggia

È un luogo incantato... Con la persona amata è poetico. Consiglio a tutti di farci un salto al tramonto..” Così l’ultimo Tripadvisor  (17 aprile), postato su Boccadasse, dove i genovesi portano gli amici, che arrivano da fuori per godere la vista inaspettata di uno dei più  affascinanti borghi marinari d’Italia, dove lo scrittore Camilleri fa abitare la fidanzata del famoso commissario Montalbano.
Tanti luoghi patrimoni dell’Unesco non reggono il confronto. Ci si va per guardare il mare con le case colorate dei paesini  di Liguria, a pochi passi dalla spiaggia i bambini a tirar pietre nell’acqua sotto gli occhi di nonni o di mamme. Basta il sole e mangi il gelato anche se fa freddo, è un via vai di grandi e di piccoli, che passano il tempo a fare i salti dal muretto per atterrare sul morbido della coltre di pietrine.
“Una  miniportofino nel cuore della city”, lo descrive un altro post e gli Uffici del Commercio hanno pensato bene di concedere ad un ristorante di collocare i suoi tavolini in uno spazio  tale, che gli accessi alla spiaggia e alla piazzetta si sono ridotti della metà.
Dalla Costa Azzurra a Cadaques, nessuno ti impedisce di arrivare al mare: baretti, ristoranti, pub, tutti hanno uno spazio ben definito, mentre  a Genova, nell’unico incantevole luogo che c’è in città, una corolla di tavolini circonda l’arco della spiaggia ed ha ristretto il passaggio a chi scende la mattonata. Proseguendo, dopo i tavolini di quasi un metro di lato con poltroncine da regista, sono posizionati un contenitore dei rifiuti,  legittimamente due cassoni di pescatori, alcune barche ( ma soltanto due hanno il permesso) e quindi per arrivare in spiaggia un varco di tre metri e basta. Una nonna ha protestato, scrivendo al Comune.
Ben vengano attività che animano i luoghi d’attrazione per il turismo. Fanno allegria i tavolini in blu, sono accoglienti, ma s’impedisce di arrivare al mare, è rimasta da un lato soltanto una piccola scala, ora non ci si può più sedere sul muretto le gambe ciondoloni: si è risposto, scherzando ma non troppo, che quelli che arrivano non hanno più l’età per saltare.
Due maestre volenterose hanno portato ieri i loro alunni a Boccadasse, era uno sgusciare impervio, stretti fra zainetti e gambe di tavolini a un palmo di naso e la spiaggia sottostante.
Questa la cronaca del 23 aprile e chi scrive fa un giretto a Boccadasse, interpella un vigile che passava di lì, fa notare la situazione al ristoratore, che asserisce essere tutto regolare, ha già ricevuto un sopralluogo.
Oggi 24 aprile, magia però,  i tavolini sono stati assiepati, allontanati di un metro dal bordo del muretto e dalla scaletta: evviva, è stato lasciato più spazio per potersi sedere di nuovo a ciondoloni!
A pensare male... Non è proprio tutta colpa degli uffici, che comunque pare concedano ad occhi chiusi suolo pubblico, come se un marciapiede o il posto più bello che Genova ha, fossero la stessa cosa, con tutto il rispetto per chi lavora.
Chi abita lì da generazioni assicura che i boccadesini sono sollevati quando c’è lo “sciocu”, il vento di scirocco, così non viene nessuno - peccato! è così bella - e tutti i cittadini ne dovrebbero poter godere.
Dispetto ed indignazione ha sollevato il respingimento da parte della Regione circa la richiesta di mettere una pedana sulla spiaggia per piazzarci tavolini (Decr. R. n.3 del 7/1/2013), mentre altri ambirebbero ad una bella squadra di lettini: in fondo occupano lo spazio di un asciugamano. Ma non tutti hanno i soldi per il lettino e tanti fanno le vacanze in città. E Boccadasse ha un vincolo di paesaggio, è spiaggia libera, è spazio di tutti, è un bene da preservare, forse c'è in giro uno strano concetto di bene comune.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)


OLI 374: POLITICA - Tra imbecilli e mascalzoni

“Se c’è qualcuno che non ho insultato, chiedo scusa!!”. L’urlo di Lucy, che sta girando in questi giorni in rete, ben esprime la frustrazione di molti italiani dinanzi allo spettacolo di impotenza che stanno esprimendo PD e M5S dopo le recenti elezioni: impotenza eclatante quella del Partito Democratico, diviso nelle sue diverse (troppe) anime, ondivago tra la ricerca di una collaborazione di qualche natura con M5S e la conseguente inevitabilità di un abbraccio mortale con il PdL, che si risolva in un governissimo, governo di scopo, o inciucio che lo si voglia chiamare.
Dall’altro lato l’immobilismo de facto di M5S, anch’esso diviso fra chi chiedeva un’apertura di credito al PD (forse minoranza, ma chi lo sa?), ed i duri e puri, chiusi a qualunque ipotesi che non sia un governo a cinque stelle: divisi tra meetup, massima espressione di democrazia (sembrerebbe), diktat del duo Grillo-Casaleggio, e streaming ad intermittenza.
In mezzo noi, io come moltissimi altri, che ci chiediamo prima stupiti, poi imbufaliti, come sia possibile una così enorme lontananza della classe politica dalle nostre emozioni, le emozioni di chi ha implorato il PD di votare Rodotà presidente della Repubblica, di chi ha scatenato l’inferno alla notizia della candidatura di Franco Marini alla massima carica dello Stato: costernati, infine,davanti all’autolesionismo dell'affossamento di Romano Prodi.
Non meno imbufalito mi sento verso M5S, anche se con minor titolo, non essendo stato loro elettore, vedendo i capigruppo Crimi e Lombardi, chiedere, durante le consultazioni con Napolitano I (attenzione, da non confondere con Napolitano II), l’affidamento dell’incarico per formare un nuovo governo al movimento di Grillo, senza indicare un nome preciso, riservandosi eventualmente di dare un nome entro 48 ore. Come pretendere un incarico di fronte ad una tale vaghezza? È facile ora gridare al golpe, o al golpettino, chiamare prima la gente in piazza, poi cercare di frenarla.
Ha ragione Sergio Staino, nella sua vignetta su il Venerdì di Repubblica del 5 aprile scorso? Ironia acre, di fonte PD (prima della catastrofe), ma difficile da non condividere.
Sconsolati, attendiamo senza ansia le mosse del prossimo governo, che dovrà stare ben attento a non contrastare gli interessi finanziario-giudiziari del Caimano, vincitore senza meriti incoronato da autolesionisti, opportunisti, velleitari…
Il giornalista Francesco Merlo, questa settimana conduttore del programma Prima Pagina su Radio Tre, sta usando come leitmotiv quotidiano un aforisma di Gesualdo Bufalino: “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com'è difficile scegliere!”.
Sarà forse eccessivamente manicheo, ma anche tragicamente attuale.
(Ivo Ruello - immagini da  internet e da sergiostaino.it)


OLI 374: POLITICA - Fave e governo

Qualche giorno fa, dal fruttivendolo marocchino, in Via del Campo a Genova: voglio comprare delle fave, il loro aspetto non mi convince troppo. Conosco il fruttivendolo, gli chiedo: "scusi, come stanno le fave?".
La risposta è lapidaria: "così così, ma sempre meglio del vostro governo".
(Paola Pierantoni - immagine da internet)

OLI 374: SCHIAVITU' - A Genova Iqbal ha fatto scuola

(foto di Giovanna Profumo)
Mentre la scorsa settimana parte della classe politica italiana offriva ai cittadini uno spettacolo pietoso, a Genova i ragazzi della compagnia teatrale di Enrica Origo, attrice e maestra elementare, mettevano in scena la storia di Iqbal Masih, bambino, operaio, sindacalista, assassinato per il suo impegno contro la schiavitù infantile, il 16 aprile 1996.
A diciotto anni esatti dalla morte di Iqbal, Genova è tornata Città dei Diritti, dedicando alla memoria di questo stupendo bambino una giornata con tre momenti di riflessione.
Accanto ad Enrica Origo, regista del racconto teatrale, Ehsan Khan sindacalista pakistano che aveva liberato Iqbal dal fabbricante di tappeti che lo teneva schiavo.
Quarantatre bambini - età compresa tra dieci e sedici anni - nella sala del Munizioniere di Palazzo Ducale, hanno dato voce alla breve e coraggiosa esistenza di Iqbal, una vita incatenata al lavoro per riscattare un debito contratto dal padre.
In un mondo possibile, l’assassinio di un dodicenne viene raccontato dai suoi coetanei che, attraverso il
(foto di Giorgio Bergami)
teatro, si sono fatti portavoce di migliaia di altri ragazzi schiavi del mercato globalizzato.
Come vediamo il sole e la luna – ha detto Ehsan Khan a Palazzo Tursi - possiamo riconoscere il problema della schiavitù dei bambini, chiedendoci da dove provengano caffè, banane, diamanti, abbigliamento, succhi di frutta, cellulari, computer, cotone.
Ehsan Khan ha ricordato la campagna promossa contro i prodotti Apple e contro Al Gore vincitore di un Premio Nobel ipocrita che, secondo il sindacalista pakistano, andrebbe restituito alla luce del ruolo che lo stesso Gore riveste nella compagnia informatica.
Khan ha, poi, chiesto ai presenti alla conferenza pomeridiana a Palazzo Tursi: Pensate davvero di non avere schiavi? Chi di voi ritiene di non avere schiavi? Ed ha segnalato iniziative ed inchieste promosse dai sostenitori della Global March Against Child Labour e della Slaveryfootprint che, attraverso la rete, favoriscono la crescita di una maggiore consapevolezza di quello che l’infanzia subisce nel mondo.
(Giovanna Profumo - Foto di Giorgio Bergami e dell'autrice)

Pubblichiamo di seguito il testo dell'intervento di Camillo Arcuri su Iqbal, che è stato letto da Enrica Origo in occasione della conferenza.