martedì 28 giugno 2011

OLI 307 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - PSICODRAMMA (Enzo Costa e Aglaja)
NO TAV - Quella benna contro la gente (Stefano De Pietro)
G8 / PUNTO G - Genere, globalizzazione e Cgil (Paola Pierantoni)
G8 / PUNTO G - Il femminismo secondo Marta Vincenzi (Paola Pierantoni)
ANZIANI- Stoccolma, Rivarolo e le inaugurazioni del PD (Giovanna Profumo)
SANITA' - Sanità per gli “ultimissimi” (Angelo Guarnieri)
ENERGIA - Legambiente ha le idee confuse (Stefano De Pietro)
ENTROTERRA - Cogorno, ronde e mazze da baseball (Eleana Marullo)
PAROLE DEGLI OCCHI – Citazioni a catena (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Pannella e le carceri d'Italia (Marco Pannella)

OLI 307: VERSANTE LIGURE - PSICODRAMMA

Ha un Ego che ’gigante’
è dire una robetta
è enorme, devastante
e poi cova vendetta
su chiunque sia innocente:
precari ed in bolletta
statali, odiata gente
artisti, schiatta infetta
li insulta di frequente
mentendo poi a manetta.
Lo curo inutilmente
(ridicola paghetta)
lavoro mio usurante
a Freud darò disdetta
sentendomi impotente
è meglio che io smetta:
la faccio vanamente,
l’analisi a Brunetta.



Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA

OLI 307: NO TAV - Quella benna contro la gente

27 giugno 2011, presidio No Tav in Valsusa sgomberato dalla Polizia. Sfuggito al commento dei giornalisti è l'operato della macchina "forbice", che ha tagliato le strutture incurante della presenza di persone nella sua area di lavoro. Il fatto viene denunciato da Alberto Perino, leader dei No Tav, che parla senza mezze misure di un tentativo di omicidio.
Certamente si tratta di una forzatura dai risvolti penali, perché la legge non autorizza certo lo sfondamento di cortei usando benne gigantesche in diretta prossimità della testa della gente. Se ne ricava un'idea di mancanza di professionalità da parte della dirigenza dell'ordine pubblico, interessata solo a "far presto" senza curarsi minimamente delle possibili conseguenze di tale operato. Il ministro Maroni parla invece di uno sgombero effettuato con grande merito da parte delle forze dell'ordine.
Adesso si attende la reazione dei No Tav che, se sfocerà in una denuncia, causerà l'apertura di un'indagine da parte della magistratura. Di certo in questa storia resta l'immagine di una "benna" che taglia delle strutture metalliche sulle quali sono saldamente aggrappate delle persone: non è certo l'immagine di una grande democrazia occidentale.
http://www.youreporter.it/video_Scontri_no_tav_infuria_la_battaglia_sassaiola_1 (la benna in azione)
http://tv.repubblica.it/copertina/perino-riempiti-di-lacrimogeni-da-far-paura/71543?video (intervista a Alberto Perino, leader dei No Tav)
(Stefano De Pietro)

OLI 307: G8 / PUNTO G - Genere, globalizzazione e Cgil

Monica Lanfranco di Marea
Nella pila di documenti raccolti ai tempi del G8 ritrovo una mia lettera del 7 giugno 2001 alle donne della Segreteria della Cgil genovese. Parlavo della iniziativa “Punto G, genere e globalizzazione”, organizzata un mese prima del G8 di Genova dalla "Marcia mondiale delle donne", protagonista la rivista Marea. In allegato c’era il materiale preparatorio della conferenza.
Il tono era quello di una disperata invocazione: “ … Vi chiedo di leggere questo materiale e di pensarci su … si tratta di una occasione di riflessione da non perdersi assolutamente, alla quale aderire, alla quale invitare a partecipare … è ovvio che vi sono diversi gradi di radicalità che emergono dai documenti, ma se così non fosse, che discussione sarebbe? Confrontarsi con pensieri in cui la radicalità della analisi non è ancora del tutto mediata è indispensabile a poter pensare davvero. Poi si potrà mediare sulle azioni …”
Laura Guidetti di Marea
L’adesione non ci fu. Fu “permessa” solo la partecipazione individuale, che in assenza di informazione e promozione, fu naturalmene scarsissima. In una lettera del 13 giugno Laura Guidetti, una delle organizzatrici, scrisse: “Avremmo desiderato maggiore attenzione e adesione … un’altra occasione mancata per sperimentare lavoro comune e collaborazione col sindacato”.
Conservo precisa memoria della mia emozione lacerata tra l’entusiasmo per la ricchezza di pensieri e di esperienze che vedevo espressa in quella sala, e la rabbia per la cecità della organizzazione a cui appartenevo.
Lidia Menapace e Valentina Genta di Marea
In uno dei documenti preparatori Lidia Menapace scriveva: “Dovendo di necessità far ricorso al diritto di espressione politica (non militare!) attraverso le manifestazioni, è decisiva la scelta delle forme … dobbiamo constatare che il militare esercita ancora un appello diffuso sul maschile e si diffonde anche tra le donne … dunque i movimenti di lotta cerchino nella loro memoria storica altri simboli, altre forme che siano efficaci e che rendano impossibile la provocazione violenta del potere … “
Oltre ai temi della mondializzazione le donne mettevano in discussione le forme di lotta che il movimento stava scegliendo: la questione della zona rossa da violare, in modo più o meno simbolico. Cosa sarebbe potuto nascere da un incontro, da una alleanza, tra il sindacato e il movimento femminista? Magari si sarebbe potuto capire quale poteva essere, in quella occasione, la “mossa del cavallo” esaltata da Vittorio Foa come strategia alternativa allo scontro diretto, capace di spiazzare l’avversario.


Susanna Camusso
Oggi, a dieci anni di distanza, un convegno internazionale (*) organizzato dalle donne di Marea (**) e aperto agli uomini, ha fatto riempire la grande sala dell’Aula magna di S. Salvatore. Stesso titolo di dieci anni fa ma nessun “amarcord”, nessuna rievocazione, solo un guardare all’oggi e al futuro. Che immenso sollievo, che senso di speranza!
E stavolta per la Cgil c’era la massima carica: Susanna Camusso, segretaria generale, donna, e protagonista del movimento delle donne nel sindacato.
Al traino, una minuscola rappresentanza del "gruppo dirigente" della Cgil genovese.
(*) http://puntoggenova2011.wordpress.com/
(**) http://www.mareaonline.it/
(Paola Pierantoni)

OLI 307: G8 / PUNTO G - Il femminismo secondo Marta Vincenzi

Poche ore dopo la conclusione del convegno internazionale "Punto G – Genere e globalizzazione" ricevo due mail relative all'intervento di Marta Vincenzi.
Provengono da due donne, divise da almeno trenta anni di età ma unite da livello culturale, capacità di pensiero ed una grande competenza e attenzione sui temi del femminismo e del rapporto tra donne e lavoro.

La prima si dice "sgomenta" per quello che ha detto Marta Vincenzi. Le è rimasta impressa l'affermazione che sui temi del lavoro non è esistito un vero e proprio movimento autonomo delle donne, e che è ora che le donne comincino a darsi da fare per cambiare il mondo. Per fortuna Susanna Camusso nel suo intervento ha fatto notare che "le donne hanno sempre preso in mano la propria vita, anche lavorativa, al traino di nessuno, anzi, anticipando lotte e conquiste maschili … per esempio la giornata lavorativa di otto ore è stata conquistata dalle operaie tessili e dalle mondine, ben prima che dalle lotte dei metalmeccanici … interessante interesse delle donne per la vita oltre il tempo di lavoro!"
Peccato però che lei, la sindaco, se ne fosse ormai andata.
La mia amica aggiunge di non essere riuscita a prendere appunti, per cui nel ricordo ci può essere qualche inesattezza.
L’altra amica gli appunti invece li ha presi, e precisa: "Marta Vincenzi non ha parlato del femminismo in generale, ma dell'impegno femminista rispetto alle tematiche del lavoro … Vincenzi ha fatto il seguente distinguo: l'elaborazione femminista su corpo, sessualità e salute è stata efficace ed è riuscita a passare anche alle nuove generazioni, viceversa l'elaborazione sui temi del lavoro sarebbe stata debole e scarsa (al traino delle proposte del movimento operaio - maschile) e questa sarebbe la ragione per cui oggi le donne della generazione del neofemminismo hanno difficoltà a confrontarsi con le giovani sui temi della precarietà …"
Naturalmente – annota l’amica – "E’ una lettura assurda e priva di qualunque fondamento storico. Camusso ha così dovuto ricordare che non è esistito un femminismo, ma sono esistiti diversi femminismi (ad esempio quello sindacale). E' vero che il confronto tra generazioni sul lavoro (che non c'è, oppure è sempre più spesso precario, privo di tutele e prospettive) è difficile, ma le ragioni non sono certo quelle indicate dalla Sindaco!".

Platea sbagliata per le approssimative affermazioni di Marta Vincenzi: una sala in cui di donne che hanno lottato per la loro autonomia nel lavoro e nel sindacato ce ne erano parecchie, insieme alle giovani autrici di “Non è un gioco da ragazze – Femminismo e Sindacato: i Coordinamenti Donne FLM” – Prefazione di Anna Rossi Doria - Ediesse 2008.





Le giovani lavoratrici di oggi, precarie e no, non erano lì per caso.

Non era un caso che ci fossero le cassintegrate della Omsa ...





... e il gruppo "Generazioni di donne".

Un passaggio di testimone nel movimento femminista è stato finalmente avviato.
Anche sui temi del lavoro.
E altrove?


(Paola Pierantoni - Foto dell'autrice)

OLI 307: ANZIANI - Stoccolma, Rivarolo e le inaugurazioni del PD

La casa di riposo è a Solna.
Il centro di Stoccolma è a quindici minuti di metropolitana.
La casa di riposo è il ricordo di un viaggio dell’estate scorsa.
All’estero, in certi luoghi, ci si finisce per accompagnare qualcuno in visita. E’solo il caso che ti ci porta e non fanno mai parte dell’album di fotografie.
La casa di riposo di Solna a Stoccolma è una palazzina liscia liscia che affaccia sulla strada principale. Chi accompagno mi spiega che i degenti sono tendenzialmente divisi per età, ad ogni piano corrisponde una fascia di tempo. L’ultimo piano, quello più vicino al paradiso è per i più anziani. Il reparto è accogliente come la hall di un albergo: divani svedesi, televisore, sala da pranzo spaziosa che un’addetta sta spazzando dopo cena, l’ora del nostro arrivo. Una porta a finestre è spalancata su un lungo balcone pieno di piante. La luce del tramonto schianta sui pensili allineati su tutta una parete. Nella sala accanto un gruppo di ospiti chiacchiera.
La porta della stanza dell’anziana è preceduta da una targhetta con il suo nome ed una fotografia nella quale è inquadrata assieme alla persona che più si occupa di lei nel reparto. E’ uno scatto amicale. All’interno, un grande bagno per disabili precede sulla sinistra una camera spaziosa con cucinino e frigo. La stanza è arredata con alcuni oggetti cari alla donna: un tavolino da tè, un bureau, due poltrone e alcuni quadri che l’hanno accompagnata tutta una vita.
Lì i degenti fanno molte attività. Chi può esce e vive il quartiere. Ed è assolutamente normale che l’assistenza all’anziano venga fornita al massimo livello, al di là del reddito. La casa di riposo di Solna è pagata dalle pensioni dei degenti stessi.
Sul Secolo XIX , nei giorni scorsi, un’inchiesta ha svelato il livello di assistenza fornita in alcune case di cura genovesi. Anziani affamati, fatti dormire nel “locale destinato alle attività riabilitative”, parcheggiati davanti al televisore ore ed ore, messi a letto subito dopo cena e alzati all’alba il mattino successivo.
Molti dettagli atroci sono stati forniti dalla lettera di Marta Bianchi apparsa il 27 giugno sul SecoloXIX.
Marta Bianchi è lo pseudonimo di una dipendente di "Anni azzurri – Sacra Famiglia di Rivarolo". Prima di essere trasferita lì, spiega, lavorava alla “Casa Protetta Villa San Teodoro, piccola struttura con soli 18 anziani, con addirittura certificazione di qualità, già lodata dal Cardinal Bagnasco e dal sindaco Vincenzi, che dopo le lodi (“fiore all’occhiello per il Comune” la definì) nulla fece per evitarne la chiusura. Ciò permise, guarda caso, alla Sacra Famiglia di aprire con largo anticipo i battenti assorbendo qualche dipendente e 17 dei 18 anziani. La metà dei quali morì nei primi sei mesi dal trasferimento”.
Nel 2009 su Oli 227 Paola Pierantoni, occupandosi di assistenza pubblica, forniva dettagli sull’evento: “L’inaugurazione più recente, celebrata in grande spolvero, è quella della struttura “La sacra famiglia” di Rivarolo, che ha avuto il privilegio di una procedura di accreditamento insolitamente rapida. Pare che la qualità della residenza sia ottima. Di certo ottima è la stampa di cui gode sul sito del PD". (*)
(Giovanna Profumo)

OLI 307: SANITA' - Sanità per gli “ultimissimi”

Ci sono undici persone in Liguria in attesa di risposte appropriate per i loro bisogni di salute fisica e mentale. Una piccola quantità se confrontata con il milione e seicentomila abitanti ai quali la Regione Liguria ha il dovere costituzionale di garantite il diritto alla salute attraverso strumenti efficaci ed efficienti di prevenzione, cura e riabilitazione. Un problema trascurabile o di soluzione immediata, un granello, se immesso nei complessi nodi strutturali, economici, finanziari, politici in senso proprio e ampio, che la Regione Liguria in questi giorni si trova costretta ad affrontare. E che non pochi mal di pancia, conflitti, ansie provoca.
E’ in ballo tutta la politica sanitaria, ormai solidamente incamminata sul primato, forse inevitabile, ma certamente non brillante nei risultati, della visione aziendalistica dei bisogni sanitari, nell’ottica di politiche di bilancio, che non devono moltiplicare buchi, ma sempre più sottoposte alle logiche restrittive e punitive verso il Servizio Sanitario Pubblico, finora tra i migliori e meno costosi del mondo, nonostante sprechi, mafie, malesanità, familismo amorale, e partitismo immorale. Ma intanto alla chetichella, sono stati introdotti i tickets anche sui farmaci generici della fascia essenziale e “salvavita”, e si continua ad intaccare uno dei principi costituzionali e fondamentali della sanità pubblica: la gratuità.
Ma veniamo ai nostri undici cittadini liguri in attesa di appropriate risposte ai loro bisogni di salute. Un caso che mette in discussione, come già fanno i tifosi del privato asociale e del libero mercato, un altro principio fondamentale del nostro Servizio Sanitario Nazionale: l’universalità e l’uguaglianza di tutti i cittadini.
La notizia ci viene dalla newsletter del Senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Da un recente convegno nazionale, il primo, tenuto il 9 giugno, è risultato che nei sei O.P.G. (luoghi di detenzione e cura) esistenti in Italia sono internate circa 1500 persone. Di queste “389 risultano dimissibili perché non socialmente pericolose, ma al 31 maggio 2011solo 130 sono state dimesse dopo la denuncia e le sollecitazioni della Commissione d’inchiesta”. Degli altri: 7 sono morti e per 200 è stata prorogata la permanenza.
La mancanza di fondi era la causa dell’impossibilità di accogliere le persone espressa da Presidenti di Regione e responsabili delle Asl. Ebbene, grazie all’impegno e alla tenacia della Commissione d’inchiesta, i fondi sono stati trovati e il Ministero della Salute ha stanziato 5 milioni di euro. Eppure, continua il Senatore Marino, 10 regioni non solo non hanno approntato nessun percorso per le dimissioni, ma non hanno presentato alcuna richiesta di fondi.
Ecco un elenco: il Lazio per 41 cittadini, l’Abruzzo per 6, la Campania per 75, la Calabria per 11, la Sicilia per 31, il Friuli Venezia Giulia per 7, la Liguria per 11.
Ci sorprende trovare la Liguria in questa lista, anche perché, dalla legge Basaglia in avanti, ci sono state positive esperienze di ritorno di questi pazienti nel proprio ambiente.
Nel ringraziarlo per il lavoro fatto e per l’impegno controcorrente, ci permettiamo di consigliare al Senatore Marino di fare qualche telefonata più stringente ai suoi compagni di partito e conterranei: presidente di Regione, Assessore alla Sanità, direttori di Asl e di Dipartimenti di Salute Mentale.
(Angelo Guarnieri)
 

OLI 307: ENERGIA - Legambiente ha le idee confuse

Giuseppe Lisciotto, Gatto mutante
www.giuseppelisciotto.it
Sul sito di Legambiente (*) è stata pubblicata la proposta di legge popolare per lo sviluppo delle energie rinnovabili, intese come una rosa ristretta di voci relative alla produzione e alla ricerca, dimenticando completamente il nucleare a fusione, calda e fredda. E anche qualcos'altro.
Primo appunto, tecnico: ci si riferisce ad un generico "nucleare", intendendo forse quello a fissione ma dimenticando che i processi a fusione (ancora da realizzare per l'utilizzo civile ma già dimostrati in via teorica e sperimentale) sono anch'essi "nucleari" ma sono adatti alla produzione di energia elettrica in modo sicuro. Si dimentica anche qualsiasi riferimento alla fusione fredda, che proprio nei laboratori Enea aveva avuto alcune risposte affermative grazie a Giuliano Preparata e il suo team, senza voler citare le attuali celle dell’Energy Catalyzer di Rossi e Focardi (**). Invece, nella legge si vieta esplicitamente qualsiasi forma di finanziamento per il fantomatico “nucleare”.
Secondo appunto, politico: l’energia prodotta viene considerata “di pubblica utilità” e quindi si è obbligati ad immetterla in rete pubblica secondo regole stataliste. Dietro a questa apparente ottimizzazione si nasconde in realtà la volontà di mantenere il controllo del mercato dell’energia, che non diventa libero tra cittadini-produttori, ma è soggetto alle tariffe imposte dall’AEG (Autorità per l’energia e il gas).
Si sarebbe auspicata invece un’apertura alla possibilità dei cittadini di “far da sé”, con la libertà di vendere il surplus al vicino di porta. Così invece si fanno fuori eventuali consorzi condominiali, che con la vendita di energia ricaverebbero un utile. Si pretende di far passare il sistema della produzione diffusa attraverso la cruna dell'ago della gestione centralizzata, abortendone i vantaggi.
Esiste anche un motivo psicologico che gioca a favore della liberalizzazione, cioè che vivere la filiera produttiva dell'energia fin dall'inizio comporta una presa di coscienza del suo costo effettivo. Di conseguenza, ci si aspetta un comportamento più ragionevole, che tenda al risparmio "in casa propria", senza pretendere una "sovraproduzione" in casa d'altri (l'Enel, appunto).
Terzo appunto, ambientalista: a fronte di un'impostazione rigida della parte economica, è stato invece completamente dimenticato il problema dell'impatto visivo e ambientale degli impianti, ad esempio del fotovoltaico. Provate ad immaginare una città cosparsa di pannelli ovunque, senza alcuna regola. L'argomento è totalmente assente dalla norma proposta.
In conclusione, sull’onda del successo del referendum sul nucleare (a fissione!) si rischia adesso di affidare la politica energetica italiana in mano alla scia speculativa dei produttori delle attuali sorgenti alternative (fotovoltaico, eolico), assestando la mazzata finale alla ricerca di sistemi di maggiore efficienza e minore impatto.
* http://risorse.legambiente.it/docs/legge.0000001403.pdf
** http://www.energycatalyzer.com/threads/video-ny-teknik-tested-the-energy-catalyzer.7/
(Stefano De Pietro)

OLI 307: ENTROTERRA - Cogorno, ronde e mazze da baseball

Cogorno, amena località dell’entroterra ligure, tra la Val Fontanabuona e la Val Graveglia, colline digradanti verso il letto dell’Entella, oliveti sulle fasce terrazzate e vista su Chiavari e Lavagna, che si uniscono alla foce del fiume, sulla costa.
Se la descrizione evoca un luogo tranquillo, la realtà sembra essere differente: parecchi segnali inquietanti arrivano dalla vallata.
Come ogni estate, infatti, aumenta il numero dei furti nelle abitazioni, villette isolate o abitazioni familiari, molto ambite dai ladri di appartamento (Il Secolo XIXed. levante, 22/06/2011). La media, preoccupante per un comune che annovera circa 5300 abitanti, è di un furto alla settimana.
Altrettanto inquietante è l’affissione di manifesti che invitano all’arruolamento a ronde per il controllo del territorio. Sui manifesti troneggia, come unico segno grafico, una mazza da baseball; è poi ben leggibile il bollo di affissione del comune, con scadenza al 3 giugno 2011.
Forse l'iniziativa può essere collegata alla proposta di creare delle ronde nel Tigullio, da parte del sottosegretario leghista al Ministero della semplificazione, Francesco Belsito, che l’ha riproposta di recente (“Ronde leghiste nel Tigullio”, Corriere mercantile 18/06/2011).
Il taglio ai finanziamenti dei piccoli comuni da parte dello Stato ha inferto un grave colpo ai servizi di controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine. Ne deriva una percezione di insicurezza per cui molti lettori del blog che riporta la notizia (http://www.menabonews.it/notizie/primo-piano-liguria.php?id=15983 ) si dichiarano favorevoli alle ronde ed alle ricadute positive che deriverebbero dal controllo, (sedicente) pacifico e disarmato, del territorio.
E allora che c’entra la mazza da baseball?
(Eleana Marullo)

OLI 307: PAROLE DEGLI OCCHI – Citazioni a catena


Foto di Giorgio Bergami ©

“So foul a sky clears not without a storm”. Su un muro della città vecchia, già imbiancato per cancellare scritte precedenti, lo spray scuro degli anarchici ha tracciato queste parole di William Shakespeare, citando la traduzione italiana con cui Vinicio Capossela apre il suo ultimo album Marinai, profeti e balene, rubata al Bardo di Avon non però da La tempesta, come alcuni hanno scritto, bensì da Re Giovanni (The Life and Death of King John, atto IV, scena II).
Una metafora del tempo che stiamo vivendo e di ciò che probabilmente ci attende.

OLI 307: LETTERE - Pannella e le carceri d'Italia

Abbiamo ricevuto da Marco Pannella e invitiamo a diffondere:

Ciao,
ti chiedo di inserire il mio 1min e 30 al TG5 nella tua bacheca di facebook, nel tuo blog, e anche di passare la voce in tutti i modi possibili per segnalarlo a quanti più siti e blogger (perfino radicali :-> ).
Ecco i link al video:
su youtube

(Marco Pannella)

martedì 21 giugno 2011

OLI 306 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - DA LEGARE (Enzo Costa e Aglaja)
VINCENZI - I mezzi della politica e la solitudine delle donne (Giovanna Profumo)
CITTA' - Io ti scaccio, tu scappi (Ivo Ruello)
SCUOLA - Ventimila abilitati al nulla (Eleana Marullo)
CACCIA - Regione, Corte Costituzionale e tramonto (Angelo Guarnieri)
TRASPORTI: Il "Colombo" vola basso (Stefano De Pietro)
LIGURIA - I giovani e l'entroterra (Paola Pierantoni)
SOCIETA' - Inciviltà stradale (Stefano De Pietro)
PAROLE DEGLI OCCHI – Monumento (a cura di Giorgio Bergami)

OLI 306: VERSANTE LIGURE - DA LEGARE

Sparava i suoi “pensieri”
con deliranti grida
concetti semiseri
berciava a mo’ di sfida
di testa era un po’ fuori
ma salda avea la guida
di sé, dei suoi furori.
Si aggrava (sorte infìda!):
l’han visto l’altroieri
sul palco di Pontida.


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA


OLI 306: VINCENZI - I mezzi della politica e la solitudine delle donne

Lo foto spicca in un paginone di Repubblica ed Genova del 16 giugno. E’ una sindaco al volante di un autobus che sorride complice del gioco che qualcuno le ha chiesto di fare. La didascalia illumina il lettore: “Marta Vincenzi alla guida di un bus. Ieri il sindaco ha viaggiato sui mezzi Amt per verificare la situazione dei trasporti”. Il titolo è ancora più esaustivo “Vincenzi, un giorno da passeggero”.
Raffaele Niri spiega che si è trattato di “un blitz” della sindaco che, dopo le polemiche emerse sulla stampa, ha deciso di verificare di persona il livello del servizio. Un blitz che “avrebbe dovuto rimanere segreto”. Infatti Marta Vincenzi “ha ritenuto di non avvisare nessuno, né la stampa” – che tuttavia offre una dettagliata cronaca di tutti gli autobus sui quali la sindaco è salita – “né le televisioni, né i suoi collaboratori”.
Legittimo domandarsi perché questa sia una notizia anziché una pratica, quantomeno settimanale, che avrebbe potuto permettere a Marta Vincenzi di verificare negli anni del suo mandato cosa accadesse prendendo una a caso una delle molte linee dove i volti dei passeggeri esprimevano attesa, fastidio o sollevato stupore sotto le pensiline.
Il primo cittadino non dovrebbe essere anche il primo passeggero di Amt?
Questo uno dei nodi da sciogliere.
Del resto, con Bersani a Genova, la stampa locale offre un quadro mortificante. Cena da Pintori, anche quella dettagliatamente segreta - esattamente come il blitz sui mezzi AMT - dove si incontrano il segretario del Pd con alcuni esponenti “bersaniani”, Marta Vincenzi nel ruolo di convitato di pietra. Cena di soli uomini che forse non avevano i “mezzi” per offrire il pasto alla prima cittadina di Genova, risparmiando ai lettori la fatica di comprendere su quale scoglio andrà a sbattere la prossima campagna per le elezioni del sindaco. Emerge il ricordo della London Valour.
Ma la sferzata finale viene offerta da Il Venerdì di Repubblica uscito il 17 giugno che, sempre a firma di Raffaele Niri, offre un titolo assai dinamico: “Io, sindaco donna, so come sbattere i pugni sul tavolo”, dove si parte dal senso di solitudine di Marta Vincenzi che “nella lapide che sovrasta il suo ufficio legge solo nomi di uomini” per presentare il libro intervista “38 più una” con Mario Peternostro. “Non cerco a priori la solidarietà femminile nelle battaglie che faccio, perché non sopporto la retorica delle cordate vestite di femminismo. Tranne poi addolorarmi e stupirmi quando le ritrovo schierate nella conservazione”, dichiara Marta Vincenzi. Nel pezzo emerge che i maschi gestiscono molto, troppo e pare che le dicano “Sai, c’era da sbattere i pugni sul tavolo, un uomo lo sa fare meglio”. Nel pezzo la sfida, per la sindaco dei bilanci sul suo mandato da fare esclusivamente con uomini.
Sarebbe davvero bello capire dove Marta Vincenzi ha scorto “la retorica delle cordate vestite di femminismo” e in quale occasione ha provato stupore e si è addolorata nel vederle agire. Perché dopo il 13 febbraio, per le donne italiane le parole sono diventate più importanti. Della solitudine, in politica, sul lavoro, in famiglia la maggioranza di loro sanno già tutto.
(Giovanna Profumo)

OLI 306: CITTA' - Io ti scaccio, tu scappi

Venditori al Porto antico, tra le "piccole fioriere"
In una lettera pubblicata sul Secolo XIX dello scorso 13 giugno Giuseppe Costa, presidente di Costa Endutainment, denuncia i problemi di viabilità e di sicurezza esistenti nella zona antistante l'Acquario: carenza di gestione del caotico traffico turistico da parte della Polizia Municipale e presenza eccessiva di venditori ambulanti, troppo insistenti, a suo dire. Costa chiede una maggiore collaborazione di soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare l'accoglienza turistica.
Ora, chi conosca e frequenti la zona dell'Acquario nei giorni festivi, sa che c’è un certo affollamento tra turisti, carrozzine, venditori ambulanti: chi si fa fotografare con il galeone alle spalle, chi contratta. Ma sa anche che i venditori “stanziali”, che vigilano con pazienza accanto ai loro lenzuoli distesi per terra, non sono affatto insistenti, e per proporre la merce attendono un segno di interesse dei passanti. Semmai è fastidioso l’assillo dei (non molti) questuanti “volanti”, che ti inseguono proponendoti l’elefantino portafortuna, per non parlare degli insopportabili raccoglitori di firme dei "Lautari", che ti mettono in mano una biro e ti chiedono imperativamente "Sei contro la droga?", con stile spiacevolmente analogo a quello degli attivisti di Lotta Comunista che in Via San Lorenzo ti interpellano con aggressivi "compagno!".
Arriva il controllo...
Comunque, lo stesso giorno, sempre sul Secolo XIX, troviamo le risposte di Gianni Vassallo e Francesco Scidone: il primo, assessore al commercio, rivendica i risultati ottenuti nella lotta all'abusivismo pur nella carenza di mezzi a disposizione.
Più interessante quello che dice Francesco Scidone, assessore alla sicurezza, che ricorda la sua proposta di "Mettere fioriere in modo da lasciare spazio solo al trenino ed al passaggio dei turisti": invece, lamenta, "hanno messo fioriere piccole, solo per questioni estetiche".
...e i venditori si allontanano
Ecco, finalmente, un intervento - purtroppo non accolto, che avrebbe permesso di estirpare alla radice il problema: sicuramente i venditori non si sarebbero limitati a spostarsi di cinquanta metri più in là o più in qua, forse avrebbero desistito dalla vendita, forse sarebbero addirittura tornati ai loro lontani paesi d'origine...
Limitare lo spazio di transito come mezzo per scacciare i venditori ricorda la proposta di abolire le tempie per ridurre i suicidi: sarebbe solo controproducente, anche per i desiderati e vagheggiati turisti.
E poi in questa città non ci sono solo turisti e trenini …
Piuttosto chi amministra la città dovrebbe fare un pensiero su come uscire dal gioco ripetitivo “io ti scaccio e tu scappi; io me ne vado, e tu ritorni” che si gioca più volte al giorno intorno all’Acquario.
In attesa di poter tornare al lavoro
Questo "gioco" non è certo una prerogativa genovese: è facile assistere ad identiche scene ad Atene, Firenze, Roma.
Sarebbe però più serio tentare di affrontare il problema prendendo atto che domanda ed offerta a ridosso dell'acquario si incontrano con reciproca soddisfazione.
Allora perché non dedicare aree e spazi alla vendita ambulante con regolare licenza, anche in zone turisticamente pregiate, concentrando i controlli sulle merci contraffatte?
Un’iniziativa di questo tipo furono i mercatini dei migranti in varie piazze genovesi (Piccapietra, S. Lorenzo, Matteotti, Martinez) organizzati negli anni 1996 e 97 dal Comune di Genova e dal Forum Antirazzista. La proposta di dedicare spazi a mercati permanenti in allora non fu accolta. Ma, arrivando ai nostri giorni, perchè non pensare ad un’integrazione con il progetto del Suq permanente, non limitato ad una decina di giorni di giugno?
(Ivo Ruello - foto Paola Pierantoni)

OLI 306: SCUOLA - Ventimila abilitati al nulla

The Teacher (da The Wall, Pink Floyd, 1982)
Passata sotto silenzio sulle cronache, ecco arrivare un’altra pessima notizia per “l’Italia peggiore”, o meglio, precaria. Oggi alla Camera verrà votata la fiducia per il decreto sviluppo, che legifera, tra le altre cose, anche sulle graduatorie ad esaurimento delle scuole primarie. Nel testo è saltato un comma che permetteva a circa 20mila abilitati (dal 2008 al 2011) di accedere alla torre d’avorio delle graduatorie ad esaurimento, ossia le liste da cui si attinge per assegnare le supplenze annuali e che permettono di entrare di ruolo.
Gli esclusi sono coloro che si sono laureati di recente, o stanno per farlo, ai corsi abilitanti in Scienze della formazione primaria e in Didattica della musica, promossi dallo Stato sotto l’egida del ministro Gelmini. Dopo una lunga lotta, un emendamento avrebbe consentito di accedere alle graduatorie, ma la mattina del 20 giugno, ossia poche ore prima della fiducia, questo è stato stralciato, vanificando sforzi e speranze degli aspiranti insegnanti. Ora infatti si ritrovano a seguire corsi abilitanti al nulla e discriminati, per opportunità, rispetto ai colleghi laureati prima del 2007/08. Una lettera che circola in rete denuncia la situazione ed il silenzio mediatico che la circonda. “È inutile – si legge – che in così tanti, dai Presidenti di Corso di laurea, ai docenti, al Ministero dell’Istruzione stesso, ci ripetano che i nostri corsi di laurea sono abilitanti all’insegnamento, se poi non esiste un modo in cui possiamo spendere questa abilitazione; paradossalmente risultiamo formalmente uguali agli altri venuti prima di noi, ma sostanzialmente diversi nelle opportunità: questa non è vera uguaglianza.
E quale unica colpa abbiamo?
Quella di essere più giovani, perché nati dopo. Ennesima conferma, questa, del fatto che l’Italia non è un Paese per giovani” (http://www.giornal.it/Pagine/Articolo/articolo.asp?id=33679).
Un’ultima notazione: non solo giovani e giovanissimi, tra le file degli esclusi. Ci sono anche quelli che, dopo aver preso una prima laurea e aver brancolato nel precariato per anni, hanno colto i corsi abilitanti nella facoltà di Scienze della formazione come un’occasione per trovare un minimo di stabilità lavorativa, per avere opportunità e qualifiche davvero spendibili. Sono persone che, dopo laurea, dottorato e master, si accingono a prendere la seconda laurea e rischiano di trovarsi ben oltre i 30 anni con l’ennesimo foglio di carta straccia in mano. L’Italia si merita questo spreco?
(Eleana Marullo)

OLI 306: CACCIA - Regione, Corte Costituzionale e tramonto

Deve essere opinione diffusa, non so se maggioritaria, ma fino ai referendum poco importava, che la Corte Costituzionale si occupi soltanto delle leggi ad personam, o ad aziendam o ad partitum, che riguardano il presidente del consiglio (vacante) Berlusconi. E che sia un organo dello Stato di grande importanza e di poteri strabordanti, composto in maniera determinante da toghe rosse, incallite e resistenti e da sopravviventi comunisti, designati o eletti per perseguitare il suddetto Presidente del consiglio e impedirgli con ogni sorta di malevolenza di portare avanti la sua illuminata politica di governo dell’Italia.
Che possa invece anche occuparsi di tramonto apparirà sicuramente strabiliante, così come il fatto che rientri nei suoi compiti valutare le leggi regionali per vagliarne la rispondenza al dettato costituzionale.
Ma tant’è questo è proprio il compito della Corte costituzionale e i giudici che la compongono lo applicano con saggezza, competenza e rigore, senza cedere alla forza della loro posizione di potere, ma con il necessario e possibile equilibrio. E soprattutto nel rispetto assoluto del principio costituzionale per il quale la legge è e deve essere uguale per tutti.
Ma veniamo al tramonto.
La Corte Costituzionale ha bocciato la norma della Regione Liguria che permetteva la caccia agli uccelli migratori mezz'ora dopo il tramonto.
Con sentenza N°191, del 15 giugno 2011, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo della legge regionale 15/ 2010 che consentiva di cacciare in appostamento (imboscate, agguati) gli uccelli migratori (provati come migranti e in ricerca affannosa di riparo) mezz’ora dopo il tramonto (l’ora più dolce per essere ammazzati).
La norma della Regione Liguria ha violato la normativa venatoria statale, che impone il divieto di caccia al calar del sole. Tempo dei bilanci, dell’esame di coscienza, della preghiera e della preparazione al sonno, ai sogni, alla notte e alla danza delle stelle.
Le associazioni di protezione e vera sensibilità ambientale (Italia Nostra, L.A.C., LIPU, WWF, ENPA, Lega Ambiente, V.A.S.) avevano presentato prontamente un esposto che il governo ha dovuto recepire, impugnando la legge regionale ligure. Per la quale avevano votato a favore (repetita iuvant) i consiglieri regionali (26) di PD, PDL, Lega e Marilyn Fusco e contro (5) i consiglieri di PRC, IDV e Lista Biasotti.
Si è astenuto il consigliere di SEL e non si capisce ancora perché.
Certo la lobby dei cacciatori è ancora forte. Ma non si capisce come sensibilità e valori della sinistra possano sostenere simili norme. Non basta più l’ex retro-pensiero che i cacciatori votano e gli uccelli no.
Infine il comunicato delle associazioni : “E’ stato riaffermato un principio di legalità contro l’ennesima violazione della normativa venatoria statale a cui il Consiglio Regionale, in buona parte prono alle istanze dell’estremismo venatorio, ci ha abituati… "
E il comunicato degli uccelli: “Ringraziamo i giudici piumati della Corte Costituzionale per aver avuto compassione del nostro volo, dei nostri affanni, della bellezza che doniamo al mondo. Ci proponiamo tutti insieme, uccelli di tutto il mondo, di votare anche noi. Prima o poi”
(Angelo Guarnieri - Foto Paola Pierantoni)

OLI 306 - TRASPORTI: Il "Colombo" vola basso

L'Aeroporto di Stansted in un modellino al Science Museum di Londra.
Aeroporto di Stansted, Londra, Regno Unito. Organizzazione capillare, segnaletica chiara, spazi aperti, nessuna illuminazione elettrica diurna dell'ambiente comune grazie alle ampie superfici vetrate, si scende dall'aereo e si va a piedi, circondati da personale di controllo, in una strada obbligata da due cime di segnalazione. In pochi minuti, nonostante una coda inusuale di circa 500 persone, si passa la frontiera, si scorgono funzionari che dall'alto analizzano la situazione alla ricerca di visi sospetti. I bagagli sono già sul nastro al nostro arrivo.

Aeroporto Cristoforo Colombo, Genova, Italia, una settimana dopo. Dall'aereo si scende e ci si trova su un piazzale dove per trovare l'uscita ci si affida a "dove vanno tutti". Si sale a piedi due rampe di scale, si arriva a far vedere i documenti in una fila che termina sotto un cartello di divieto di accesso, anche qui ci si affida a dove van tutti; le valige arrivano dopo dieci minuti di attesa: distanza tra aereo e nastro, centro metri. E poi, la chicca finale, la foto qui sotto parla da sola. Troneggia in basso nel cartello anche un sottinteso non infastiditeci con richieste d'informazioni, visto che le stesse possono essere richieste solo per fax o email. Genova, come Repubblica Marinara, avrebbe ancora da insegnare al Nord Europa. Ma come Comune della Repubblica Italiana gli standard europei sono distanti.

Aeroporto di Genova, il cartello di benvenuto per i turisti stranieri e di bentornato per gli italiani.
Foto © 2011 - Stefano De Pietro
(Stefano De Pietro)

OLI 306: LIGURIA - I giovani e l'entroterra

Azienda agricola nell'entroterra genovese
Il comunicato Istat “Occupati e disoccupati” del 1 aprile 2011 (*) confronta i dati occupazionali dell’ultimo trimestre 2010 con quelli dell’ultimo trimestre 2009.
Leggendoli salta agli occhi una novità: il sensibile aumento (+2,5%) degli occupati in agricoltura, a fronte della continua perdita nella industria (-2,4%) e nelle costruzioni (-3,9%).
Sul web magazine Agronotizie (**) una analisi di Coldiretti sottolinea la crescita della componente giovanile del lavoro agricolo: “Dopo anni di fuga dalle campagne il trend si sta invertendo … sono sempre di più i giovani che vedono nell'agricoltura uno sbocco professionale”. A conferma, il fatto che gli iscritti alle 23 facoltà di Agraria sono in crescita in tutta Italia, con aumenti che vanno dal 6% al 30%.

Coltivazione di piccoli frutti, adatta al nostro entroterra
Pare però che questa novità non riguardi la nostra regione: infatti sia Paolo Arvati (La Repubblica, 5 aprile 2011), sia Monica Zunino (Corriere Mercantile, 19 aprile 2011) riferiscono che nello stesso periodo in Liguria si sono persi 2000 occupati nei settori di agricoltura, silvicultura e pesca.
Che ne sarà, ci siamo chiesti, della piccola attività agricola e di allevamento di cui avevamo parlato in Oli 278 (***): ci sarà stato un ritorno indietro? Le difficoltà avranno prevalso?
No, per fortuna. Ora nella piccola azienda si è aggiunto un giovane, più il lavoro che viene esternalizzato: sistemazione del terreno, recinzioni, norcineria … Non vi sono per ora margini di accumulo, l’attività paga solo il lavoro che viene prestato, e resta indispensabile il finanziamento regionale del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013: per ora i soldi, materialmente, non sono ancora arrivati, ma prima o poi …
I "maiali felici" sono raddoppiati di numero
Nel frattempo nuovi maiali (temporaneamente) felici hanno sostituito gli epigoni, i salami stanno stagionando, nuove attività (coltivazione di piccoli frutti, lamponi, uva spina, mirtilli, ribes) sono in fase di impianto, altre (allevamento di capre per la produzione di formaggi, e di galline per le uova) sono programmate a breve.
Il giovane perito di agraria che ha avviato l’impresa sembra reggere bene l’isolamento della vita campestre, e l'altro giovane socio  non pare rimpiangere i lavori precari che si è lasciato alle spalle. Aree crescenti di bosco vengono recuperate dall’abbandono, una antica mulattiera riprende servizio, via vai di persone e saluti al posto del silenzio.
Alle spalle di tutto ciò c'è la decisione di una famiglia di salvaguardare un vasto terreno boschivo di proprietà, sottraendolo al degrado, e questo si è tramutato in una opportunità di lavoro per ora per due ragazzi, nel futuro, si può sperare, anche per altri.
Ma perché la Liguria non riesce a promuovere in modo più significativo e diffuso queste attività, queste disponibilità? Perché perdiamo occupazione in un settore che altrove è in crescita? Perché non riusciamo a mettere insieme una politica di salvaguardia del territorio, di aumento della occupazione, di risparmio energetico, di sensibilizzazione alla qualità dei prodotti alimentari e di rispetto per il benessere animale?
Il futuro del cibo di qualità e della economia regionale, ad esempio, sta nella spocchia di Eataly, o nel sostegno a reti distributive come quella dei Gruppi di acquisto solidale (****), o altre forme (mercatini rionali) che facilitino l’arrivo dei prodotti locali ai compratori?
(*) http://www.istat.it/salastampa/appuntamenti/calendario.html
(**) http://agronotizie.imagelinenetwork.com/attualita/2011/04/07/agricoltura-l-occupazione-cresce-ed-e-giovane-13104.cfm
(***) http://www.olinews.info/2010/11/oli-278-zootecnia-i-maiali-felici-che.html
(****) http://retiglocali.it/gasprovge/i-gas-di-genova-e-provincia/
(Paola Pierantoni - foto dell'autrice)

OLI 306: SOCIETA' - Inciviltà stradale

"Vuoi il mio posto? Prendi il mio handicap": si tratta di una campagna contro il parcheggio abusivo nelle zone riservate ai portatori di handicap, caldeggiata da un "meetup" di Beppe Grillo a Sanremo (IM). Il biglietto, autoprodotto e utilizzato dagli attivisti del movimento di Grillo, sarà posto nel tergicristallo delle auto posteggiate in modo irregolare, stigmatizzando su un problema molto diffuso in Italia. L'iniziativa del meetup sanremese riprende quelle già svolte in passato, segnalate in un articolo del 2006 di parcheggi.it (http://www.parcheggi.it/index.php?page=viewnews.php&rc=1&idNews=630).
Ed è solo un lato della medaglia. Al problema dell'uso dei posteggi per disabili da parte dei furbetti, si aggiunge quello dell'uso delle zone a pagamento, dove in mancanza di una norma nazionale l'uso gratuito degli spazi a pagamento è vincolato da norme contrattuali negli accordi tra comuni e concessionari, per cui si assiste a disparità di trattamento nei vari comuni italiani. Un primo tentativo di ordinamento è stato fatto dalla Commissione trasporti della Camera a maggio 2011, con indicazioni chiare sull'obbligo di sosta gratuita quando gli "stalli" per disabili siano tutti occupati.
L'iniziativa del meetup sanremese non perde comunque d'attualità: potrebbe essere un buon esempio da importare anche in altre città d'Italia.
(Stefano De Pietro)

OLI 306: PAROLE DEGLI OCCHI – Monumento

Foto di Giorgio Bergami ©


martedì 14 giugno 2011

OLI 305 - SOMMARIO

VERSANTE LIGURE - COLPITO AL QUORUM (Enzo Costa e Aglaja)
MOSTRE - Esperienza Italia: ma come è possibile? (Paola Pierantoni)
REFERENDUM - Passato è il battiquorum! Eccome! (Angelo Guarnieri)
REFERENDUM - Quorum: festa alla genovese (Foto di Paola Pierantoni)
CITTA' - I "mercati" della politica (Giovanna Profumo)
INFORMAZIONE - Comune ancora senza date (Stefano De Pietro)
INFORMAZIONE - Buchi nella memoria del G8 (Ivo Ruello)
CULTURA – Melina Mater Matuta (Michele Fiore, Ferdinando Bonora)
INFORMAZIONE - Class action contro la Rai (La redazione)
PAROLE DEGLI OCCHI – La gioia (Foto di Giorgio Bergami)
LETTERE - Eclissi di Luna, venite al Righi! (Walter Riva)

OLI 305: VERSANTE LIGURE - COLPITO AL QUORUM

Eppure avevo fatto
di più, più che di tutto:
un normativo atto
che il voto avea distrutto
poi l’audience ho distratto
lasciandola all’asciutto
di news, più (di soppiatto)
date sbagliate: e il frutto
di ogni mio misfatto?
Il quorum! Sono in lutto.



Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA

OLI 305: MOSTRE - Esperienza Italia: ma come è possibile?

Una si chiede: ma come è possibile?
Cioè, come è possibile che una mostra del livello e delle dimensioni di “Fare gli italiani. 150 anni di storia nazionale” (http://www.bitculturali.it/online/?p=20901 ) - allestita per le iniziative di "Esperienza Italia" alle Officine Grandi Riparazioni di Torino - salti a piè pari il modo con cui si è compiuto in Italia uno degli snodi cruciali della storia delle moderne nazioni occidentali?
Il passaggio delle donne da persone senza diritti e senza personalità giuridica a cittadine e lavoratrici con pari diritti, le fasi di questo percorso attraverso le grandi vicende storiche nazionali, come il cammino delle donne sia stato condizionato ed abbia condizionato l’evoluzione culturale, sociale, economica e politica del nostro paese, mi sono parsi completamente invisibili.
Si tratta di una omissione gigante che toglie valore a una mostra per altri versi curatissima, interessante e suggestiva.
Volendo motivare quanto sopra, si può girare a piacimento il coltello nella piaga, a partire dal
Personaggi del risorgimento all'ingresso della mostra - Foto P.P.
silenzio dei busti femminili delle donne del risorgimento nella sala iniziale: in un quarto d'ora di ascolto ho sentito parlare, a turno, solo le statue maschili.
Si scorrono i primi anni del novecento senza che emerga il movimento e il dibattito sul suffragio femminile nei primi anni del ‘900, e il ruolo di intellettuali come Anna Maria Mozzoni ed Anna Kuliscioff. Non vediamo riferimenti alle prime legislazioni sociali e al loro muoversi sull’ambiguo crinale tra protezione e conferma di uno stato di minorità.
Idem per le lotte di mondine, cucitrici, filatrici, magliaie, tabaccaie, braccianti che “ispireranno e porteranno avanti il movimento femminile italiano” (*)
Donne in fabbrica durante la prima guerra mondiale
Una vasta sezione dedicata alla prima guerra mondiale che ignora totalmente l’ingresso di massa delle donne nella industria meccanica (duecentomila tra il 1915 e il 1918), e l’influenza che ebbe non solo sulla coscienza di sé e del proprio ruolo economico, sociale e politico, ma anche sull’ergonomia e l’organizzazione del lavoro delle fabbriche (**)
Ampio capitolo sul fascismo in cui nulla viene detto sulla legislazione, l’iconografia e la cultura che in quegli anni ridefinirono l’immagine e il ruolo sociale e familiare della donna, con conseguenze profonde sull’Italia post bellica, fino all’oggi. (***)
Nessuna traccia del D.L. 2 febbraio 1945 n. 23 che estese alle donne il diritto di voto, esercitato per la prima volta alle elezioni amministrative dell’aprile 1946.
Per il resto le telegrafiche citazioni ad aborto, divorzio, riforma del diritto di famiglia annegano in un mare di “smemoria”: invisibili la conquista della parità salariale nei primi anni ’60, l’istituzione degli asili nido quali “servizio sociale di interesse pubblico” del 1971, i consultori familiari nel 1975, la legge di parità del 1977, quella sulle pari opportunità del 1991 … (****)
Meno male: le annunciatrici televisive ci sono - Foto P.P.
Ciliegina sulla torta: l’unico grande pannello dedicato ad immagini di donne riguarda (indovinate un po’?) le annunciatrici televisive.
In sintesi, manca totalmente il senso di una delle trasformazioni epocali di questi 150 anni di storia nazionale, il cui evolversi sarà determinante per decidere se avremo ancora un ruolo nelle società avanzate. A lungo andare distrazione e maschilismo portano più banalmente alla incompetenza.

Una delle stazioni di Ochestoria! - Foto Ivo Ruello

Per i curatori della mostra:
Gioco consigliato “Ochestoria!” (vedi il sito: http://www.generazioni-di-donne.it/)
Letture consigliate:
(*) Breve storia del movimento femminile in Italia, Camilla Ravera - Editori Riuniti 1978
(**) 8 marzo 2005 – Donna, salute e storia, Sportello Sicurezza Cgil di Genova
http://www.olinews.it/blogger/donnasalutestoria.pdf
(***) Le donne nel regime fascista, Victoria De Grazia – Marsilio 1993
(****) Date che ci riguardano, a cura del gruppo “Generazioni di donne”
(http://www.generazioni-di-donne.it/Ochestoria/Cronologieleggieventi13marzo.pdf )
(Paola Pierantoni)