martedì 28 giugno 2011

OLI 307: SANITA' - Sanità per gli “ultimissimi”

Ci sono undici persone in Liguria in attesa di risposte appropriate per i loro bisogni di salute fisica e mentale. Una piccola quantità se confrontata con il milione e seicentomila abitanti ai quali la Regione Liguria ha il dovere costituzionale di garantite il diritto alla salute attraverso strumenti efficaci ed efficienti di prevenzione, cura e riabilitazione. Un problema trascurabile o di soluzione immediata, un granello, se immesso nei complessi nodi strutturali, economici, finanziari, politici in senso proprio e ampio, che la Regione Liguria in questi giorni si trova costretta ad affrontare. E che non pochi mal di pancia, conflitti, ansie provoca.
E’ in ballo tutta la politica sanitaria, ormai solidamente incamminata sul primato, forse inevitabile, ma certamente non brillante nei risultati, della visione aziendalistica dei bisogni sanitari, nell’ottica di politiche di bilancio, che non devono moltiplicare buchi, ma sempre più sottoposte alle logiche restrittive e punitive verso il Servizio Sanitario Pubblico, finora tra i migliori e meno costosi del mondo, nonostante sprechi, mafie, malesanità, familismo amorale, e partitismo immorale. Ma intanto alla chetichella, sono stati introdotti i tickets anche sui farmaci generici della fascia essenziale e “salvavita”, e si continua ad intaccare uno dei principi costituzionali e fondamentali della sanità pubblica: la gratuità.
Ma veniamo ai nostri undici cittadini liguri in attesa di appropriate risposte ai loro bisogni di salute. Un caso che mette in discussione, come già fanno i tifosi del privato asociale e del libero mercato, un altro principio fondamentale del nostro Servizio Sanitario Nazionale: l’universalità e l’uguaglianza di tutti i cittadini.
La notizia ci viene dalla newsletter del Senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Da un recente convegno nazionale, il primo, tenuto il 9 giugno, è risultato che nei sei O.P.G. (luoghi di detenzione e cura) esistenti in Italia sono internate circa 1500 persone. Di queste “389 risultano dimissibili perché non socialmente pericolose, ma al 31 maggio 2011solo 130 sono state dimesse dopo la denuncia e le sollecitazioni della Commissione d’inchiesta”. Degli altri: 7 sono morti e per 200 è stata prorogata la permanenza.
La mancanza di fondi era la causa dell’impossibilità di accogliere le persone espressa da Presidenti di Regione e responsabili delle Asl. Ebbene, grazie all’impegno e alla tenacia della Commissione d’inchiesta, i fondi sono stati trovati e il Ministero della Salute ha stanziato 5 milioni di euro. Eppure, continua il Senatore Marino, 10 regioni non solo non hanno approntato nessun percorso per le dimissioni, ma non hanno presentato alcuna richiesta di fondi.
Ecco un elenco: il Lazio per 41 cittadini, l’Abruzzo per 6, la Campania per 75, la Calabria per 11, la Sicilia per 31, il Friuli Venezia Giulia per 7, la Liguria per 11.
Ci sorprende trovare la Liguria in questa lista, anche perché, dalla legge Basaglia in avanti, ci sono state positive esperienze di ritorno di questi pazienti nel proprio ambiente.
Nel ringraziarlo per il lavoro fatto e per l’impegno controcorrente, ci permettiamo di consigliare al Senatore Marino di fare qualche telefonata più stringente ai suoi compagni di partito e conterranei: presidente di Regione, Assessore alla Sanità, direttori di Asl e di Dipartimenti di Salute Mentale.
(Angelo Guarnieri)
 

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