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giovedì 21 marzo 2013

OLI 370: SOMMARIO

OLI 370: PAROLE DEGLI OCCHI - Fila la lana ...


Foto di Paola Pierantoni

Yarn Bombing al Porto Antico: pare siano state quasi mille le persone, praticamente tutte donne, che hanno vestito di lana colorata il Porto Antico.

OLI 370: IMMIGRAZIONE - 27 anni a Genova in meno di 500 battute

immagine da internet
Alcune notizie degli ultimi giorni invitano ad allargare l’orizzonte geografico dell’informazione: una, a scala nazionale, è la nomina di Laura Boldrini come presidente della Camera. La giornalista è stata fino al 2012 portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: sono passate di sovente, negli ultimi giorni, le immagini delle sue missioni in varie parti del mondo, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.
Durante il suo incarico, Boldrini si è occupata spesso delle migrazioni nell'ambito del mediterraneo.
L’altra notizia, a scala regionale, è la presentazione dei dati della Consulta regionale ligure per l’integrazione, elaborati da Agenzia Liguria Lavoro: se nel territorio regionale l’immigrazione continua a crescere, anche se a ritmi molto minori rispetto al passato (+6,7 per cento rispetto al 2010), a Genova l’immigrazione cresce (+ 38.501) ma non compensa la flessione totale della popolazione (-60.479).
Scendendo ulteriormente alla scala comunale, se si scorrono le carte dell’Archivio Forum Antirazzista si riescono a definire alcune tappe della storia dell’immigrazione a Genova negli ultimi 27 anni.
Nel 1986 il tasso tra emigrazione ed immigrazione era negativo, cioè chi emigrava superava ancora (e di migliaia di unità) il numero di chi immigrava. La voce immigrazione nei dati statistici del comune di Genova prevedeva arrivi dalle altre regioni italiane, in primo luogo il Sud, mentre dall'estero si contavano soltanto 706 ingressi, compresi quelli dalla Repubblica di San Marino. Tra le comunità straniere residenti, al primo posto quella iraniana, per la maggior parte rifugiati politici in fuga dalla rivoluzione del 1979 e dalla guerra con l’Iraq. Si contavano poi soltanto 69 marocchini residenti.
L’anno successivo, il 1987, segna ancora un tasso negativo e chi va via supera ancora chi entra, ma la differenza si assottiglia. La comunità marocchina residente fa un poderoso salto in avanti, decuplicando le presenze che passano da 69 a 689, forse per effetto del rincaro dei beni di prima necessità, dovuto alle concessioni di re Hassan II al Fondo Monetario internazionale nei primi anni Ottanta.
Per passare ad un saldo positivo tra ingressi e uscite si deve aspettare il 1996, quando emigrano 960 persone e ne immigrano 2759.
La maggiore comunità residente, in quell'anno, è sempre quella marocchina, al secondo posto si attesta l’Ecuador, che ha sorpassato il Perù e si dirige verso una crescita costante. Tra il 1996 e il 1999 il numero degli albanesi residenti quadruplica (da 113 a 494): negli stessi anni la guerra in Kosovo miete migliaia di vittime e spinge alla fuga la popolazione.
Il sorpasso tra Ecuador e Marocco, come comunità residente, avviene nel 2000, effetto butterfly della dollarizzazione avvenuta in quell'anno nello stato latinoamericano.
Anche secondo l’ultimo rapporto della Consulta, oggi a scala regionale la comunità ecuadoriana è la più numerosa, con più di 22mila presenze, seguita dall’Albania (21.882 persone) e dal Marocco (14.761). Il tasso ingressi/uscite è tornato negativo, nel comune di Genova, causa crisi e denatalità.
La farfalla questa volta sbatte le ali per noi?
(Eleana Marullo)

OLI 370: PALESTINA - Vittorio Arrigoni: ambasciatore di pace

(foto dell'autrice)
Un incontro emozionante domenica sera a Genova con Egidia Beretta Arrigoni e Don Andrea Gallo per la presentazione del libro "Il viaggio di Vittorio", scritto dalla madre, che ripercorre la breve vita di Vittorio Arrigoni rapito e assassinato a Gaza il 14 aprile 2011.
Molta commozione nel ricordare Vittorio. La sua passione per la giustizia e per la dignità umana lo portano a servizio degli oppressi durante i suoi viaggi. Attivista, militante, volontario, pacifista, scudo umano, reporter. Vittorio trova il senso della sua vita in Palestina nella Striscia di Gaza nella prigione a cielo aperto dove gli abitanti non possono varcare i confini neanche per andare a lavorare. Vittorio decide di stare affianco ai palestinesi nella loro quotidiana lotta di sopravvivenza interponendosi tra i contadini e i cecchini israeliani che sparano durante il raccolto, tra i pescatori e la marina militare israeliana che con ogni mezzo violento impedisce la pesca ai palestinesi.
Vittorio vivrà a Gaza 3 anni fino al suo assassinio. Soggetto scomodo per le autorità militari israeliane, inserito già nella black list delle persone sgradite ad Israele, arrestato e poi espulso, Vittorio torna nella Striscia via mare, non si lascia intimidire e continua il suo impegno con l'International Solidarity Movement; decide di restare nell'inferno di Gaza durante "Operazione Piombo Fuso": tre settimane di bombardamenti israeliani su Gaza che tra dicembre e gennaio del 2009 hanno causato oltre 1300 morti e più di 5000 feriti. Vittorio, unico testimone italiano, attraverso il suo blog guerrillaradio ha dato voce alla popolazione martoriata. I suoi reportage sono stati raccolti nel libro "Gaza. Restiamo umani".
"Davanti a tanta disumanità devi restare umano..." mi disse quando lo incontrai a Genova dopo Operazione Piombo Fuso; e Vittorio la disumanità la conosceva bene: raccogliere pezzi dei suoi amici palestinesi e teste di bambini erano le cose più atroci che aveva visto quando girava con le ambulanze della mezzaluna rossa per trasportare i feriti all'ospedale. “...ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman” scrive Vittorio durante la strage a Gaza “non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perchè piango anche io....”.
(foto da internet)
Certi giorni, quando sono sola, mi rifugio nella stanza segreta del mio cuore e lascio che il dolore mi strazi, e piango e lo chiamo, chiamo forte il mio bambino che non c’è più” scrive Egidia nel libro. E per lei Vittorio oggi vive attraverso gli incontri, attraverso la corrispondenza che aveva con lui, attraverso il blog e attraverso le persone che lo hanno conosciuto e che continuano a ricordarlo.
Vittorio, "ambasciatore di pace" e " grande fiore della pace" come lo ha ricordato Don Gallo, sembrava essere insieme a noi domenica, con la sua pipa e il berretto nero, ad esortarci a "restare umani".
E noi domenica lo abbiamo ricordato così:
 “La storia siamo noi, la storia non la fanno i governanti codardi con le loro ignobili sudditanze ai governi militarmente più forti. La storia la fanno le persone semplici, gente comune, con famiglia a casa e un lavoro ordinario, che si impegnano per un ideale straordinario come la pace, per i diritti umani, per restare umani. La storia siamo noi che mettendo a repentaglio le nostre vite, abbiamo concretizzato l’utopia, regalando un sogno, una speranza a centinaia di migliaia di persone. […] 
Il nostro messaggio di pace è un invito alla mobilitazione per tutte le persone comuni , a non delegare al vita al burattinaio di turno, a prendersi di petto la responsabilità di una rivoluzione, rivoluzione interiore innanzitutto, verso l'amore, l'empatia, che di riflesso cambierà il mondo. [...] la pace non è un’utopia e se lo è abbiamo dimostrato che a volte le utopie si concretizzano. Basta crederci, fermamente impegnarsi, contro ogni intimidazione, timore, sconforto, semplicemente restando umani”.  Vittorio Arrigoni, 3 settembre 2008

video dell'incontro del 17 marzo: http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=15797
(Maria Di Pietro)

OLI 370: COMUNE - Benvenuti in sala Rossa!

Prendi una norma di legge di ottobre 2012, condiscila con un lungo periodo di tempo per ottemperare, aggiungici una giunta poco produttiva che si sveglia appena in tempo per non finire con lo scioglimento del consiglio comunale e lo spaghetto è pronto: si tratta del costituendo regolamento per il controllo delle aziende controllate e partecipate del comune.
La proposta di Regolamento sui controlli delle società partecipate viene consegnato all'attenzione dei consiglieri comunali venerdì 8 marzo alle ore 10 circa, per essere discusso nelle Commissioni Affari Istituzionali e Sviluppo Economico il giovedì successivo. Durante la seduta, alcuni gruppi consiliari si "ribellano" alla volontà del Presidente del consiglio comunale di voler già licenziare la delibera per il successivo consiglio di martedì 19, si addiviene alla soluzione di discuterne ancora in commissione lunedì 18. Durante questa seconda seduta, si decide di annullare il consiglio comunale del giorno successivo per effettuare una terza seduta di commissione, fotocopia delle precedenti, nella quale, alla fine, si decide di portare in aula una versione già parzialmente emendata dalla giunta, consegnata la mattina stessa, che accoglie alcune osservazioni ma che, sostanzialmente, lascia i contenuti del regolamento invariati. Gli emendamenti proposti il lunedì pomeriggio da alcuni gruppi sono però relativi alla versione originale della delibera, mentre nel frattempo la stessa ha già effettuato, come detto, alcune variazioni al testo, frutto del lavoro della prima e della seconda seduta. Quindi, alla fine, tutto da rifare, ci si mette d'accordo che venerdì 22 marzo la giunta produrrà una delibera variata, per consentire ai consiglieri, nel weekend, di preparare altre osservazioni per il successivo consiglio del martedì: in un martedì non qualunque, che aveva già all'ordine del giorno il biglietto integrato di Amt, prima della sua morte il 1 aprile. Sarà stato un pesce ...
Il parere di alcuni tecnici sui contenuti del regolamento: un nulla di fatto, una elencazione di obblighi già esistenti, un documento senza contenuti veri. Ed una norma sulla mobilità del personale delle partecipate che in questo regolamento non si inquadra, come fosse un comma di un milleproroghe di fine anno.
Per raccontarne uno solo dei tanti, il punto sulla trasparenza richiama una pagina web che dovrebbe contenere l'elenco delle aziende partecipate dalle partecipate, indicando se negli ultimi tre anni hanno raggiunto il pareggio di bilancio. Stop, null'altro. Eppure la giunta ne aveva di carne al fuoco da mostare: il POA (Piano Operativo Aziendale) ad esempio, i bilanci, i documenti relativi ai controlli. Quei controlli che, si intuisce dalla norma nazionale, avrebbero dovuto partire adesso, a marzo, e che invece saranno procrastinati a ottobre 2013. 
Tutto complesso e disordinato: benvenuti in Sala Rossa!
(Stefano De Pietro - foto da internet)

OLI 370: GOVERNO - Apocalypse Now?

Nuoro, Liceo classico Asproni: su una pagina Facebook nata per condivivere notizie, pensieri e parole tra gli studenti, sono comparsi messaggi omofobi contro compagni di scuola ritenuti omosessuali, con tanto di nomi e cognomi: la reazione è stata pronta, un’assemlea ed una manifestazione con magliette bianche, e l’invocazione di una legge contro l’omofobia. L’ultimo disegno di legge contro l’omofobia si è infranto contro l’asse PdL-Lega-Udc: il pensiero corre all’attuale Parlamento, nel quale le forze in gioco sarebbero ampiamente in grado di approvare tale legge, come molte altre che attendono da anni, se solo si superassero le schermaglie iniziali ed i veti incrociati tra i grandi schieramenti. Il Movimento 5 Stelle, innegabile vincitore delle ultime elezioni, rifiutando di fare accordi con gli altri partiti, chiede un governo M5S, mentre il Partito Democratico, attraverso un incarico a Pierluigi Bersani, porge un programma di otto punti, pensati nell’intento di ingraziarsi il favore dei seguaci di Beppe Grillo.
Allo stato dell’arte, sembra molto difficile che il tentativo di Bersani vada a buon fine, e pare dietro l’angolo il progetto di Giorgio Napolitano di formare un “governo di scopo”, con pochi punti di programma, tra cui una nuova legge elettorale. Con quali voti? Pd e PdL? Gli stessi partiti che non sono riusciti in tale intento nei dodici mesi del governo Monti?
Per evitare un governo del genere, che farebbe sicuramente la felicità di M5S, permettendogli di stare all’opposizione, di gridare all’inciucio (non allontanandosi peraltro troppo dalla realtà), è compito del Partito Democratico accettare la sfida, accettare un governo targato 5 Stelle, andare a scoprire il bluff di Beppe Grillo, se di bluff si tratta.
Nel frattempo gli ultimi sondaggi sembrano dare nuovamente in vantaggio il centro-destra, capace in pochi mesi di far dimenticare agli italiani i Fiorito, i Formigoni, le nipoti di Mubarak, le ruberie dei famigli di Umberto Bossi …
Nuove elezioni in estate o autunno rischiano di rescuscitare un centro-destra morente, ma ancora in grado di affascinare: un tale ferale esito sarebbe interamente addebitabile, in egual misura, ad un Partito Democratico incapace di coraggio, ed ad un Movimento 5 Stelle, capace di recepire l’ira contro la classe politica, eccellente nelle grida di piazza, ma incapace di qualunque sintesi positiva.
Non deludete gli studenti del Liceo Asproni di Nuoro, non deludete chi vi ha votati, potrebbe essere l'ultima volta.
(Ivo Ruello)

OLI 370: GOVERNO: Grillo, Woody Allen, e il M5S

Si è capito chiaramente: gli italiani non hanno nessuna voglia di tornare a votare.
Questa probabilmente non è una buona notizia per Beppe Grillo, ma è ottima per chi ha votato il M5S pensando alla base e non al tragicomico.
Gli elettori del movimento (settantacinque per cento) desiderano fortemente veder nascere un governo. Che è prevedibile debba intervenire con urgenza sul fronte lavoro, sanità, scuola, ambiente e giustizia. Temi per i quali il comico si è fortemente battuto, alimentando consenso attorno alle sue idee.
Se Beppe Grillo smetterà di incarnare il ruolo madre di Woody Allen in New York Stories, lasciando che gli eletti del movimento crescano e provino a fare quello per cui sono stati votati, forse verrà sacrificata, per il governo del paese, la vena narcisista del comico leader, ma verrà colta un’occasione storica unica, dopo anni di malgoverno.
E’ certo che senza M5S in parlamento avremmo rischiato di avere le solite e, in alcuni casi, brutte facce alla presidenza del senato e della camera. Perché nessuno si sarebbe posto il problema di presentare persone con il curriculum di Laura Boldrini e Pietro Grasso, nemmeno il Pd.
In gioco, si capisce, è il ruolo di Grillo nel suo movimento e dei suoi eletti.
Chi fa cosa e con quale delega.
Che si capisce non può e non deve limitarsi al popolo del blog che non rappresenta affatto gli otto milioni di elettori del movimento.
C’è da sperare che M5S non abbia le stesse tendenze suicide della sinistra italiana.
Oggi nessun appello da sottoscrivere, tranne quello al buon senso.
(Giovanna Profumo - foto da internet)

OLI 370: TEATROGIORNALE - Il ritorno degli orchi


Da corriere.it: Il bimbo morto per il cioccolatino avvelenato

C’era una volta in una casetta tre fratelli: Ettore, Giovanni e Sebastiano.

Un giorno Ettore trovò un cestino davanti a casa: dentro vi erano una scatola di cioccolatini, una bottiglia di vino e un mazzo di fiori arancioni. Ettore portò il cestino dentro casa. Dei cioccolatini sapeva cosa farne: nascondersi sotto il tavolo e mangiarseli. Ma la bottiglia di vino? Decise di lasciarla sopra il tavolo. I fiori? Bisognava regalarli a nonna Rina, detta Rana perché quando rideva faceva il verso della rana. Quindi uscì da sotto il tavolo, lasciando lì i cioccolatini, per portare i fiori arancioni alla nonna, dall’altra parte del parco.
 Nel frattempo Giovanni entrò in cucina, aveva fame, erano già le quattro e nessuno l’aveva chiamato per far merenda. Non trovando niente sul tavolo (solo una bottiglia per adulti) decise di guardare sotto il tavolo. E lì cosa trovò? I cioccolatini. Giovanni era un bambino buono e quindi andò a chiamare i suoi fratellini per dividere con loro il bottino.
orco_logo300-3421.jpg (300×342)Sebastiano, il più piccolo dei tre, stava costruendo un aeroporto di Lego, aveva già costruito tre aerei ma voleva averne dieci. Quando arrivò Giovanni, Sebastiano, preso dal suo gioco, acchiappò una manciata di cioccolatini, tutti avvolti in una carta stagnola rossa, e se li mise vicino alla scatola dei Lego. Giovanni uscì di casa per andare a cercare Ettore.
 Nel frattempo Nonna Rana, appena annusò i fiori portati da Ettore, tirò un urlo e disse:
 - Questi fiori sono fiori di orco! Dove li hai presi?
 Ed Ettore raccontò che li aveva trovati davanti alla porta di casa assieme al cestino.
 - Presto
 Disse la nonna.
 - Dobbiamo andare a casa e buttare via tutto quello che c’era nel cestino, gli orchi odiano i bambini. Ettore e la nonna corsero a casa. Sul tavolo la nonna trovò la bottiglia di vino e subito la rovesciò nel lavandino. Appena il contenuto toccò l’acqua si alzò un fumo verde accompagnato da una piccola esplosione.
 - Orchi!
 Esclamò la nonna, sputando nel lavandino. Ettore invece cercò i cioccolatini sotto il tavolo e, non trovandoli, corse in sala. In mezzo alla pista degli aerei c’era Sebastiano, con la faccia riversa su un aereo e con un mucchio di stagnole rosse vicino.
 La nonna chiamò il 118. Si aprì la porta della cucina. Era Giovanni, aveva la scatola dei cioccolatini in mano e la faccia tutta verde. La nonna gli corse incontro.
 - Hai mangiato i cioccolatini?
 Gli chiese.
 - Si, ma solo uno. 
Disse Giovanni e in quel mentre arrivò l’autoambulanza. NINOOONINOOONINOOOOONINOOOOOOooooninoooooooo
 A tutta velocità Nonna Rana e i suoi tre nipotini corsero verso l’ospedale. Arrivati, Giovanni e Sebastiano vennero portati via dai medici
 - Per poterli curare per bene.
 Disse la nonna mentre un poliziotto chiese ad Ettore dove avesse preso quei cioccolatini.
 - Eran davanti alla porta di casa, non so chi li ha messi, non volevo che Giovanni e Sebastiano stessero male.
 Il poliziotto gli mise una mano sulla spalla e gli disse:
 - Non è colpa tua Ettore, ma a volte gli orchi si travestono da uomini e donne normali, magari gentili. Non bisogna accettare da loro nulla, meno che mai i cioccolatini o le caramelle. Sono Orchi e gli orchi odiano i bambini. Gli orchi, le streghe, i lupi, pensiamo che non esistano e che abitino solo nelle fiabe, ma purtroppo non è così, essi vivono attorno a noi, a volte con noi.
 - Ma perché gli orchi odiano tanto Giovanni e Sebastiano?
 - Non lo so, piccolo, non lo so.
 E il poliziotto strinse a se Ettore, un bambino della stessa età di Sebastiano lo stava aspettando a casa.
(Arianna Musso - Foto da internet)

giovedì 14 marzo 2013

OLI 369: POLITICA – Gli amici divisi

La grande maggioranza delle mie amiche e dei miei amici non solo non ha votato Grillo ma, detto in chiaro, proprio non lo può soffrire.
Eppure ho anche carissime e intelligenti amiche e amici che nel Movimento 5 Stelle hanno riposto le ultime, residue, speranze di cambiamento.
Quanto a me, rientro nel primo gruppo.
Ogni tanto mi rimprovero di non aver fatto nessun serio tentativo per far cambiare idea alle care amiche ed amici che mi annunciavano il loro voto grillino. Poi, subito dopo, mi assolvo: il fenomeno elettorale che si è verificato è stato talmente sovrastante che qualche perorazione in più sarebbe stata del tutto inefficace. Dubito inoltre che, pur impegnando tutte le mie forze dialettiche, sarei riuscita a far cambiare idea anche a uno/una solo/a di loro.
Mi interrogo su questo divario, al momento apparentemente incolmabile, nonostante le molte affinità personali, affettive, ma anche di natura sociale, culturale e politica che mi legano a loro, e che legano tra loro alcune di queste persone.
Di certo, penso, sono stati fatti tutti gli errori possibili, sono state commesse tutte le possibili colpe, con l’esito di una realtà politica sconfortante.
Ma questa realtà è riconosciuta e sofferta con la stessa angoscia sia da chi sta nel primo che da chi sta nel secondo gruppo.
E allora, da dove viene una separazione così radicale?
Forse una radice sta “nell’apprendistato politico” che amiche ed amici del primo gruppo hanno alle spalle in misura molto maggiore. Esperienze molto varie, di cui la principale non è quella di aver militato in un partito: in alcuni casi è successo, ma da anni più nessuna di queste persone ha una tessera in tasca. Invece in molti casi c'è l'essere stati delegati sindacali in fabbrica, o parte di associazioni e movimenti che hanno operato politicamente, facendo, nella pratica, i conti con differenze e complessità che impongono la necessità della mediazione non solo come espediente tattico, ma come esito dello sforzo di conoscere, comprendere, accettare, e a volte condividere, le ragioni degli altri.
Nel mio giro amicale ad avere questo retroterra non sono solo le persone più "grandi" di età, ci sono anche delle giovanissime. Tutte comunque reagiscono con  insuperabile diffidenza ai tratti della comunicazione di Grillo: violenza verbale,  semplificazioni, tratto autoritario, sistematica svalutazione degli "altri", identificazione tra leader e movimento.
Sull'altra sponda prevale senza discussione il sollievo per la scossa che è stata data, la fiducia in un rinnovamento impersonato dalle facce sconosciute che si affacciano. Peraltro, si può osservare, non sono le sole: il 66% degli eletti del PD sono new entries. Tra loro il 41% di donne.
Certamente eravamo giunti a un passaggio che imponeva una discontinuità, e al Movimento 5 Stelle va riconosciuto il merito di aver interpretato questa esigenza, spingendo in questa direzione anche le altre forze poltiche.
Ma lo tsunami senza le consapevolezze e le disponibilità di cui si è detto rischia di produrre, di rimbalzo, un nuovo affondamento nella palude: indebolimento della parte più progressista del Pd, liquidazione di Sel, nuove opportunità ad una destra variamente interpretata;  il tutto a maggior ragione se la concretezza e le speculazioni della crisi economica verranno rese ancora più pressanti dall'incertezza politica.
Ripenso, perché li ho vissuti nei primi anni '70, a due momenti di passaggio non meno radicali: l'azzeramento della vecchia struttura sindacale fondata sulle Commissioni interne, spazzate via da un’inedita forma di democrazia, il delegato eletto su lista bianca nei luoghi di lavoro. E il separatismo femminista, quando le donne allontanarono gli uomini dai loro gruppi politici e dai loro cortei. Mentre si compivano questi atti di rottura la trama dei rapporti e della mediazione tuttavia non fu interrotta, ed è questa trama che ha sorretto e dato una prospettiva a quelle fasi di cambiamento.  
(Paola Pierantoni)