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giovedì 28 maggio 2015

OLI 426: ELEZIONI REGIONALI 2015 - Di tutto, di più

Una cosa è certa, i liguri sopravvivranno anche questa volta alla tornata elettorale, molti di loro sedotti dal lungo ponte diserteranno le urne, e visto che i più la considerano una battaglia persa non saranno nemmeno in preda al leggero senso di colpa indotto dal senso civico
E’ tale la disillusione che armi e bagagli partiranno sereni poiché nessuno è stato in grado di convincerli del contrario, tanto più lunedì sera, durante la diretta di Sky tg 24 che dava visibilità solo a 4 candidati, lasciando fuori dalla diretta Bruno, Musso, Piccardi e Batini
Per chi non abbandona la trincea elettorale lo sguardo scruta una scheda che ricorda le promozioni di un supermercato, con una campagna politica che, a livello giornalistico, ha parlato di tutto tranne che dei problemi reali delle persone. Hanno vinto le solite generiche promesse che garantiscono ai sogni di diventare realtà. Il fatto che l'elettore non capisca con quali e quante risorse si possano concretizzare non è un dato da campagna politica.
Qui siamo e i programmi, redatti nel migliore marketing politico, ci fanno sentire l'impossibile a portata di mano. Dall'abbattimento del 50% delle liste d'attesa negli ospedali, alla possibilità di effettuare gli esami primari direttamente dal medico di famiglia, alla realizzazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, fino alla gestione collettiva dei beni comuni e al redditto minimo di autonomia. Il gioco di seduzione dell'elettore non ha regole. E  sulle reti ammiraglie appaiano anche i Cinquestelle, non più vittime dei veti grillini i cui strali, contro chi osava farsi anche solo inquadrare da una telecamera, falciavano uomini e donne con accuse sessiste e minacce dal web.
Così in TV agli anziani si ricorda la truffa di cui sono vittime, il taglio sulle pensioni che ha sottratto loro 18
miliardi e vengono promessi progetti di invecchiamento attivo. Si disegnano scenari in cui utilizzare h24 sale operatorie e c'è chi, da destra, dichiara che “gli ospedali saranno aperti anche di notte”. Se non fosse abbastanza ci sarà lavoro per cinquantenni e giovani e c'è chi promette il definitivo superamento di un sistema di gestione della regione in mano alle lobby, rivendicando la purezza dell'atto di rottura da un partito che non incarna più gli ideali del passato. Nella regione più vecchia d'Italia, con un problema di assistenza agli anziani grosso come un elefante, non è stato detto con chiarezza nulla sulle badanti, sullo stato delle strutture di accoglienza, sui costi che gravano sulle famiglie e sulla lenta ed inesorabile cancellazione della presenza pubblica in questo settore. Ma in piazza, tra i militanti, in occasione del comizio di Civati, c'era chi, accennando alle cure per madre malata, confidava di dover sostenere una spesa media di milleduecento euro al mese per assisterla in casa.
A sinistra del Pd due liste cugine si contendendo i voti, ma non le parole, distinguendosi solo su Gronda e Terzo Valico. I continui tagli in tutti i settori – occupazione, scuola, trasporti, sanità, manutenzione delle strade, gestione del territori – sotto elezioni sono spariti, soffocati dalle promesse. Come è stato garantito che, certo, ad elezioni finite ogni candidato presenterà i conti ed i finanziatori della propria campagna politica. Nessuno ha fatto i nomi dei componenti della propria giunta.
Si può fare di meglio?
Almeno andare a votare.
(Giovanna Profumo - immagine dell'autrice)

OLI 426: ELEZIONI REGIONALI 2015 - Chi si ricorda il Modello Sicilia?

La regione dei centomila pensionati che si vedranno restituire cinquecento euro, pare divenuta a livello nazionale il caso più emblematico di queste prossime elezioni, tanto che programmi tv, dal Biscione a Sky si sono trasformati in palcoscenici impensabili fino a poco tempo fa per la giovane candidata dei 5 Stelle. Lei, l’Alice dallo sguardo diretto e impavido non appare proprio quella delle meraviglie. Nei dibattiti dal vivo si alza pure per spiegare meglio, spiazzando i candidati uomini, perché la Lella, l’altra donna candidata, pare evitarla accuratamente. Del resto nemmeno veniva nominata la Liguria fra le regioni al voto, poi qualche “mina vagante” come Sergio Cofferati e il suo " non gioco più”, il “rompiamo le righe” della sinistra-sinistra, il Pd locale che mai ha scordato d’essere Ds e mai ha digerito lo sgambetto dell’autocandidatura della delfina spezzina, hanno fatto di questa regione del Sud del Nordovest il sedicente laboratorio della “nuova gauche”.
Più che contro Paita, è contro l’esagerato centrista ex sindaco di Firenze che si è candidato un altro sindaco, quello di Bogliasco, civatiano, incredibilmente dimessosi dal Pd, seguito a ruota dal suo mentore Pippo. Ora il Pippo vagheggia un Podemos all’italiana con la imminente formazione “Possibile”, auspicando la vittoria di Luca Pastorino, per riscattare “valori e ideali, che con Renzi paiono scomparsi”, dichiara.
Uno psicodramma in Liguria, di cui l'astuto Silvione ha fiutato il tesoro nascosto. Pure Matteo Salvini non aveva recepito l'occasione e pronto aveva disarcionato il suo candidato Rixi, sicuro fosse terra di nessuno: invece in Liguria la destra è riuscita a raccattare mare e monti, fra macerie scaiolane, ex Alleanza Nazionale, liste fumose, con un candidato paracadutato, fuori dalle beghe locali, che ha messo d’accordo tutti: un colpo di genio il valletto Toti (OLI 421).
 Magari salverà la Paita il buon Enrico Musso, l’ex candidato sindaco, l’unico a restare fuori dall’ammucchiata "volemmose bene per la Liguria".
Anche per il Movimento 5 Stelle ligure si era provato a far finta di niente, ma, ora che i sondaggi danno un testa a testa fra il portavoce di Berlusconi e la spezzina Paita senza che nessuno arrivi alla fatidica soglia di maggioranza governabile, si è diffuso pure in tv il panico di toppare continuando ad ignorarli e così la bella Alice sta avendo un boom di ascolti e di pubblicità gratis.
Che succederà? Alleanze da pazzi. Ci sarà una grande koalition, una media koalition, lavoreranno insieme
la sinistra-sinistra e i pentastellati? A cuccia nel cassetto dei ricordi il modello Crocetta-Grillini in Sicilia, dove si era avviata in assoluto la prima collaborazione politica dei 5 Stelle, naufragata in pochi mesi; l’uomo di cultura Crocetta, quello che da sinistra credeva nella rinascita della sua incantevole terra, è rotolato negli scandali; fresco fresco di questi giorni il voto di scambio alle Regionali e che proprio non ne sapesse nulla...
I 5 Stelle siciliani ora stanno alla finestra, non li si sente fiatare sull’ambiente, la cultura, il turismo sostenibile, l’arte, i temi condivisi con l'uomo di cultura Crocetta, mentre la rinascita della Sicilia non si vede, citiamo l'esempio della gestione turistica delle isole Egadi, considerata forse periferia del regno. Spiagge incantate, in cui nessuno raccoglie la spazzatura, meravigliosi sentieri a picco sul mare travolti dalle frane, percorsi comunque da alcuni audaci stranieri appassionati di trekking, siti di grande pregio, le cui visite sono al buon cuore di giovani esperti volontari che non beccheranno un euro perché l’incarico pare sarà affidato dal primo giugno: in compenso se vai all’ufficio del turismo ti rispondono che cartine, piantine, informazioni le puoi trovare nei depliant che sono in ristampa. Più di cento persone erano in attesa a Favignana per visitare una delle più belle tonnare del mondo, lo stabilimento Florio, acquisita dai Beni Culturali, restaurata cinque anni fa, dove puoi vedere anche reperti della famosa battaglia delle Egadi fra Romani e Cartaginesi: un tempo dava lavoro a tutte le isole, che furono possedimenti dei genovesi Pallavicini, poi dei Florio e ancora del genovese Parodi, oggi ci si può accedere quando è disponibile qualche volontario il sabato o la domenica. Riusciranno i 5 Stelle ad essere costruttivi in Liguria?
(Bianca Vergati - immagini dell'autrice)

venerdì 17 aprile 2015

OLI 424: SINISTRA - In assenza del Messia si parla di maria

Dove eravamo rimasti?
Che per le Regionali della Liguria don Farinella aveva sognato di unire M5S e sinistra-sinistra in una grande coalizione senza riuscirci, e che poi era stato proposto e votato Giorgio Pagano per alleare almeno Rete a Sinistra e Altra Liguria (due componenti nelle quali erano confluiti SEL, Rifondazione, verdi, civatiani, lista Doria e tutti quelli che nel Pd si oppongono a Renzi) e che era quasi fatta, ma poi la pubblicazione di un carteggio mail ha dato la stura ad una coalizione, sostenuta da Cofferati, sfavorevole a Pagano, così è partita la candidatura di Pastorino (anche lui sindaco ma di Bogliasco, nonché parlamentare). Allora Giorgio Pagano ha rinunciato a candidarsi per non portare su di sé l’onta di aver scisso la sinistra, però Altra Liguria non ha appoggiato Pastorino ed ha deciso di presentarsi da sola insieme ai Verdi.
Situazioni che nemmeno gli sceneggiatori di House of Cards arriverebbero a immaginare...
Così da anime della sinistra i potenziali elettori si sono trasformati in anime in pena.
Quello che rimane di questa catastrofe, militanti sopravvissuti, era in Largo Pertini sabato mattina per la presentazione del candidato Antonio Bruno della lista l’Altra Liguria e ai giardini Luzzati domenica ad un incontro-aperitivo a favore della legalizzazione della cannabis, organizzato dai sostenitori di Pastorino.
Alla prima iniziativa è venuto a buttare uno sguardo anche Pierfranco Pellizzetti – analista raffinato e crudele del contesto politico regionale – che con un certo compiacimento non ha fatto che ribadire, interpellato, quello che già aveva scritto su Pagano, Pastorino e compagni, alimentando l’impressione che esista davvero la schiera dei promotori “del tanto peggio, tanto meglio”.
Alla seconda iniziativa, con ragionevole ritardo, si è presentato Pastorino, sulla scia di una tradizione consolidata per la quale i candidati sono come le spose. Per fortuna i suoi giovani supporters avevano preparato seriamente l’incontro sviluppando, anche in assenza del candidato, il tema cannabis nelle sue molteplici sfaccettature: utilizzo a fini terapeutici, personale, imprenditoriale e come rilancio delle aree agricole abbandonate dell’entroterra. Mentre il Consiglio comunale genovese ha approvato una mozione favorevole
alla legalizzazione. Accrescendo in chi scrive la convinzione che il milione di metri quadri vista mare, con tanto di moli, afferenti all’Ilva di Cornigliano potrebbero essere convertiti alla coltivazione e lavorazione della pianta, se dovesse venir meno la vocazione siderurgica del sito.
Al dibattito ai giardini Luzzati, grazie ai relatori informati sulle inchieste andate in TV, è stato possibile un approccio costruttivo al tema della legalizzazione dell'oro verde, a partire dalla possibilità di sottrarre alla criminalità organizzata - Camorra SpA - un mercato che in Colorado ha creato legalamente 10.000 nuovi posti di lavoro, più il gettitio fiscale che permettermebbe un'entrata di otto miliardi di euro annui.
Gli interventi dei presenti hanno dato voce alla fatica di chi, gravemente malato, è sottoposto alla sadica burocrazia del sistema sanitario per ottenere cannabis, e dei consumatori che rivolgendosi alla rete illegale dello spaccio, rischiano di assumere sostanze tagliate e gravemente dannose. Peccato che gli operatori del Sert non siano intervenuti, che fossero assenti i medici del lavoro che, per legge, devono verificare il consumo di droghe nei siti produttivi e che poco si sia detto sulle piantine coltivate dai militari italiani a Firenze.
Così in assenza del messia a sinistra si è parlato di maria.
Un saggio provvidenziale inizio. Una speranza per il coltivatore diretto di Ospedaletti finito in manette dopo aver convertito la produzione della sua azienda alla coltivazione illegale di canapa.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 19 febbraio 2015

OLI 421: ELEZIONI REGIONALI - Riusciranno i nostri eroi?

“Essere protagonisti”, sottolinea il giovane Stefano Quaranta, occhialini, ascetico, con il tono appassionato di chi ci tiene a rimarcare che non vuole stare alla finestra, come se quel voto unanime Pd per il Presidente della Repubblica avesse scompigliato uno scenario immobile, quasi la brezza capitolina fosse divenuto un uragano, finiti i tempi da comprimari. Di nuovo in prima fila a rivivere l’impegno in Parlamento, “l’avventura” come la definisce l’altro giovanotto.
L’altro è Luca Pastorino, nell’immancabile smilzo cappottino blu, un dejà vu in puro stile modaiolo fiorentino, chissà se qualcuno glielo dirà prima o poi. Sindaco di Bogliasco, ha fatto del suo Comune un vanto pazzesco, peccato che per colpa del governo abbia dovuto portare al massimo l’Imu, ma “le prime case sono salve” si è giustificato, peccato che vi siano, soprattutto, seconde case, 4456 abitanti. Eletto deputato Pd, civatiano, fiero di essere panda nel suo partito, anche se dal solito loggione, cioè dal fondo della sala qualcuno gli grida “perché non te ne esci?”, sentendolo lamentarsi del solito Pd.
Ecco i due quarantenni, sono la strana coppia che si è presentata a Palazzo Tursi per la kermesse di Rete a Sinistra sabato 7 febbraio. Una strana coppia per rappresentare una storia due punto zero. Dalla platea una sfilata di “io vorrei”, il risultato di un sondaggio sulla “Liguria che vorrei”. Sanità eppoi ancora sanità, con qualche buona proposta, perché è pur vero che rappresenta quasi il totale della spesa regionale, l’immarcescibile politica di genere, riferita alle candidature ovviamente, un po’d’ambiente, che pare in testa al gradimento, infine il tema del lavoro che non fa mai male. Il tutto esposto con toni vibranti, anche da impiegati regionali, preoccupati del futuro: dove mai troveranno un altro assessore al Personale come Matteo Rossi, ex Sel, che ha difeso per loro “una indennità-disagio di 13,02 euro lordi al giorno per i dipendenti delle fasce più basse, “obbligati a orari non programmabili, impegnati in relazioni interpersonali e procedure complesse..”( http://www.regione.liguria.it/argomenti/media-e-notizie/archivio-comunicati-stampa-della-giunta/item/38716-spese-della-liguria). Le indennità di disagio erano previste fin dal
contratto decentrato del 2004, si era difeso in conferenza stampa l’assessore Matteo Rossi dietro le sue bianche lunettes, sostenendo che tale contratto era stato cancellato a gennaio 2014 e per le fasce più basse, firmato da tutte le sigle sindacali. L’indennità riguardava anche addetti ai magazzini, al servizio posta interno... al gonfalone dell’ente: per quest’ultimo servizio di rappresentanza, un’indennità di 46 euro lordi nei giorni feriali e 154 nei festivi. Se n’è uscito da Sel l’assessore, starà tentando di entrare nel Listino del presidente candidato.
 “Il candidato ora non conta”, insiste Quaranta di Sel, “davanti a questa platea meravigliosa”.
E quando conta?
Dopo l’uscita di Cofferati, pare definitiva, ma non si sa mai, il bolognese è provvisto di porte girevoli, si va cauti, si evoca L’Altra Liguria, altre associazioni in un invito a “ tutti insieme appassionatamente”
L’impressione e il timore di chi ascolta tutti quei volenterosi è che ciascuno si tenga stretto il suo gagliardetto, nessuno pare ricordarsi che l’avversario non è soltanto Renzi o la Lella di Spezia, e che se a destra si mettono insieme, chissà. Del resto, dopo l’elezione del presidente Mattarella l’opposizione a Renzi sembra più soft. Pur se i grillini, loro malgrado devono fare gli sdegnosi, ordini del capo. Ma se c’è un buon candidato nel segreto dell’urna...ufficialmente un’occasione persa.
Altrimenti i numeri parlano chiaro.
Elezioni Europee 2014, Lista Tsipras: 4,51%;. Per Sel alle Politiche 2013: 3,4%; Amm 2012: 5,03%. Gli altri uno zero virgola.
Ma dove si va? Con i cento ribelli antipaita?
(Bianca Vergati - Foto di Giovanna Profumo)

OLI 421: POLITICA - Don Farinella, anima della sinistra

“Noi oggi abbiamo bisogno di una politica orgogliosa del proprio primato, da esercitare senza alcuna subalternità: una politica capace di ascoltare e decidere velocemente. Perché dobbiamo essere veloci, liberarci delle zavorre di chi non vuole mai cambiare e correre, in Italia e in Liguria”. Così Raffaella Paita sul Secolo XIX di lunedì 16 febbraio.
Recentemente mi è stato fatto notare che in quest’ode al turbo, comunque e a tutti costi, c’è un’eco del passato, una certa visione del mondo, decisamente futurista. In questo caso futu-lista.
Corsa, cambio di passo, velocità,  in ambito Pd, potrebbero diventare argomenti per una tesi. Ma nell’intervento della candidata c’è qualcosa di più: la volontà di imporre un modello preciso di alleanze, quando, dichiarando di volersi rivolgere a tutta la “società ligure”, scrive “basta con la ripartizione di ruoli tra centro e sinistra”. Là dove con centro si vorrebbe dire anche destra, ma non si fa per pudore elettorale.
La mutazione genetica del Pd in Liguria si compie plasticamente sulla scia della politica di Renzi, ma ha origini più antiche, a partire dal tacito accordo che vedeva i due Claudii (Scajola e Burlando) spartirsi il territorio della regione. In momenti topici di Claudii ne abbiamo collezionati tre (quando si aggiungeva il Riva, quello dell'Accordo di Programma per l'Ilva)
Per questo sarebbe – o sarebbe stato – importante cogliere l’appello di don Farinella che, in base ad una tradizione genovese che vede alcuni preti (Gallo, Balletto, Tubino) in prima linea nella difesa degli ultimi e nelle battaglie politiche, ha chiamato a raccolta nella sua chiesa chi alle prossime elezioni presenta programmi simili o si definisce ancora di sinistra, un’assemblea tesa prendere atto che da soli – sia M5S che i gruppi di sinistra – perdono, un invito a chi è disorientato per tutto quanto sta accadendo a tornare ad “occuparsi di politica”.
“La storia indica la strada, non i nostri desideri che possono restare anche sterili. O si vuole cambiarne il corso o si vuole esserne solo testimoni e testimoni inutili.” ha detto Farinella.
Pare che ad oggi, quest’appello all’unità, non abbia avuto ascolto. Alice Salvatore a San Torpete, il 13 febbrai, non è venuta e Paolo Putti che, comunque, nei Cinquestelle, rappresenta l’ala critico-costruttiva non è parso intenzionato a farsi carico di un “percorso” unitario, consapevole che, dopo aver abbracciato l’estrema antipolitica grillina, con molta difficoltà i militanti liguri potrebbero convergere un’area caratterizzata da forti componenti partitiche (Sel, Sinistra Pd, Tsipras).
Sarebbe necessario un miracolo.
E’ probabile che in assenza di una lista credibile a sinistra in molti rinunceranno a votare, con buona pace della Paita, capace in extremis forse di coinvolgere i civatiani . In assenza di un miracolo, restano, per chi fosse interessato alla Liguria due testi “Il libro bianco sulla Liguria” promosso da Controvento e “L’Italia che Vorrei. Ripartire dalla Liguria” voluto da don Farinella.
Se per ora non “podemos” i due libri potrebbero diventare spunto per parlare veramente di programmi futuri. Senza fretta.
Ma, dopo le elezioni, cosa resterà di questa voglia di far polituca?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 5 febbraio 2015

OLI 420: POLITICA - Il Movimento 5 Stelle alle regionali 2015

(Paolo Putti e Beppe Grillo il 15 aprile 2012 )
L'organizzazione della squadra per la competizione elettorale per le prossime regionali in Liguria, nel Movimento 5 Stelle, è stata legata ad un piccolo post-scriptum di un post sul sito beppegrillo.it: "Paolo Putti non è il referente dello staff di Beppe Grillo per le elezioni regionali in Liguria". Per comprendere cosa sia accaduto, occorre fare un passo indietro, a novembre 2014, quando Putti era stato indicato da Casaleggio e Grillo come il referente per le elezioni regionali per la parte di organizzazione delle "regionalie" (le primarie del M5S), svolte come al solito online e aperte a chiunque fosse registrato sul sito del Movimento 5 Stelle.
Lo scopo di questo affidamento, differente da quello delle elezioni nazionali (affidate al gruppo consiliare savonese del M5S) e poi di quelle europee (sempre affidate a Savona ma questa volta ai loro parlamentari) era un messaggio molto forte di Grillo alla presenza di situazioni di litigio permanente tra vari gruppi territoriali, come accade in Liguria da sempre. Putti, evidentemente, era stato considerato in grado di dirimere tali conflittualità, ed in effetti, a differenza del 2010 quando il Movimento non si era agglomerato, questa volta il M5S si presenterà con una lista ben nutrita di 24 candidati consiglieri.
Graticole, incontri, banchetti, presenza sui territori, tutte le regole classiche del M5S, poi apparentemente in modo inatteso nasce una proposta diversa per la scelta del candidato presidente, che era invece indicata nelle indicazioni dello "staff" milanese da effettuarsi tra i 24 candidati con un'elezione online, La "proposta Putti" viene esplicitata in un articolo pubblicato il 12 gennaio 2015 sul sito genova5stelle.it e sostenuta da molti consiglieri e attivisti liguri. La proposta era quella di aprire alla possibilità di scegliere un candidato esterno al Movimento, consentendo a chiunque di indicare un nome sia tra i candidati già precedentemente scelti che nella "società civile", come già fatto per le quirinarie nel 2013. Poi, una elezione online tra gli iscritti cinquestelle avrebbe consentito di votare, consentendo quindi di allargare la possibilità di vittoria alle regionali 2015.
Ma il risultato è stato un no secco di Grillo, e a distanza di pochi giorni da questo, è uscito il post scriptum citato in apertura.
Non si intende entrare nel merito delle scelte del capo politico del Movimento, ognuno è libero di indicare delle strade politiche che ritiene migliori e se ne assume, come sempre, gli onori e gli oneri di fronte agli elettori; certamente il metodo di comunicazione scelto lascia con l'amaro in bocca chi ha visto e vissuto da vicino l'impegno dimostrato da Paolo Putti per traghettare il Movimento verso le regionali 2015 in Liguria.
(Stefano De Pietro - foto di Giovanna Profumo)

mercoledì 12 novembre 2014

OLI 417: REGIONALI 2015 - Se non ora, quando?

Si dice che ormai la partita sia quasi chiusa e che sulle primarie per le regionali liguri 2015 del centro sinistra i giochi siano praticamente fatti. Si avverte un vago senso di resa anche nei militanti più radicali che, dalla lettura dei quotidiani, nemmeno osano proporre un nome e pare si siano in maggioranza allineati nel sostenere Cofferati. Niente di troppo vincolante, sia chiaro, ma qualcosa che si può serenamente trattare durante una cena – la politica genovese alimenta una tradizione abbastanza consolidata di pasti – definita su la Repubblica ed Genova "Patto della Lanterna" dove tutti o quasi si sono messi d’accordo (Lista Doria, Sel, Civatiani, Prc) per sconfiggere i renziani liguri. Le primarie fissate per il 21 dicembre mirano a ridurre l’affluenza e l’eventuale danno, quindi è bene far fronte.
Chi non comprendesse i motivi per i quali un neoeletto al Parlamento Europeo debba essere candidato in Liguria, se ne faccia una ragione e prenda nota della recente frase di uno scafato militante Pd: il problema è che non abbiamo nessuno.
Ma sarà vero?
Forse il Pd e una certa rappresentazione della sinistra non hanno nessuno.
L’affluenza alle elezioni Europee ha prodotto un dato implacabile: solo il 57% degli aventi diritto è andato a votare sei mesi fa. Mentre nel 2010 in Liguria, per le regionali, l’affluenza era stata del 60,92%.
Il 40% non si è presentato a votare e probabilmente non lo farà la prossima primavera, alla faccia del premier che sventola la stessa percentuale per rivendicare un consenso ottenuto alle europee.
Ma sarà vero che non c’è via di uscita e nemmeno alternativa in Liguria?
Cosa dicono le ragazze di Se non ora quando? Le stesse, che si battono per la preferenza di genere nella legge elettorale regionale e che con precisione avevano prodotto e messo in rete un sondaggio dove si indicavano i nominativi di donne competenti e preparate da proporre nella carica di assessore comunale? Nessuna di queste donne potrebbe essere della partita? Penso a Michela Costa, Alessandra Ballerini, Deborah Lucchetti, Manuela Cappello e alle altre.
E le molte associazioni, quelle in prima linea per la difesa del territorio, per il diritto allo studio e alla salute cosa dicono?
Davvero, in una regione che frana fisicamente e politicamente, ci possiamo accontentare di andare al voto aderendo ai soliti rituali?
Non è vero che non c’è nessuno. E’ l’assenza di politica che ci rende deboli e un pochino ciechi.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 417: REGIONALI 2015 - L'usato sicuro: il candidato sindacalista

“I sindacati li sento, li guardo, non so sinceramente cosa vogliano fare”, risponde serafico Sergio Cofferati a Lilli Gruber , su Ottoemezzo, il 4 novembre, come se a Roma a sfilare ci fosse stato il suo ologramma. Fa l’occhiolino a sinistra e si mette l’elmetto da pompiere, tante le sollecitazioni commoventi, come le definisce lui, a presentarsi alle primarie Pd, in vista delle elezioni regionali in Liguria.
 Proprio non sa , ma pochi giorni dopo, dal foyer del teatro Carlo Felice lo comunica al mondo, per fare un favore alla comunità, pare sottendere il suo accettare la sfida. Non dice che il Pd genovese non sa più che a santo votarsi, a fronte della novella Lella di Spezia, una renziana della seconda ora come Pinotti e dintorni. E vorrebbe schierare un usato sicuro. Insomma, tutto un nuovo che avanza per la gioia degli affranti cittadini-elettori. Soltanto sei mesi fa, alla vigilia delle elezioni europee l'ineffabile Sergio dichiarava urbi et orbi (Oli 404): “Cinque anni sono molti, ma il mio lavoro dovrebbe ancora proseguire all’insegna della continuità dell’impegno” . Gulp, ma non era venuto a Genova per fare il papà?
Sarebbe stato interessante un suo commento alla Commissione in Comune per l’inserimento dei lavoratori Ilva, svoltasi il giorno prima dell’alluvione: sono 765 e la situazione si trascina dal 2005. “Ma non sono lavoratori che faranno corsi di formazione per essere ricollocati, ritorneranno all’Ilva”, afferma un rappresentante sindacale al grido di “tornate sul web” rivolto ai grillini, che chiedono chiarezza sui ruoli assegnati. Era per dare maggior dignità agli incarichi, spiegano i 5 Stelle e altri, ma i sindacati non l’hanno presa bene a sentire qualcuno che sindaca nelle loro proposte.
 Come recita la delibera, “tra impiegati, operai e persone con conoscenze informatiche”, 163 sono gli assegnati alle manutenzioni, 131 al Verde, 99 ad Amiu “per ripristino ambientale”, 28 ad Aster “per attività specialistiche”, mentre 28 operai saranno nelle scuole “per lavori di pubblica utilità”, che non significa fare il bidello o aggiustare un banco.
 Con il dovuto rispetto dei lavoratori, le collocazioni non appaiono del tutto congrue alle esigenze del Comune e della città, dai 42 uscieri, ai 58 per i cimiteri e altre decine di incarichi fumosi. E’ un accordo-pilota, il primo in Italia, eppure... Storia amara è quella dell’Ilva, ma forse i cinquecento euro oltre la cassa integrazione conforteranno un po’ i lavoratori: tanti ragazzi precari prendono quei soldi lì come stipendio globale, se mai lavorano.
 Si capisce il furore dei dipendenti Ilva, cause note purtroppo, dai proprietari, ad una gestione dissennata, alla crisi del settore.Comunque i sindacati rassicurano, precisano che al Comune non costerà nulla, paga tutto la Società per Cornigliano. Che è una società nata con Statuto a firma del sindaco Pericu, per la bonifica delle aree siderurgiche, al 45% ne è proprietaria Regione Liguria e per l’altra metà Comune e Provincia, in una sorta di matrioske verso altri rami sempre pubblici, con finanziamenti governativi e poteri d’appalto. A retribuzione zero ne è presidente il vicesindaco di Genova, prima presidente di quel Municipio.
Solidarietà per i lavoratori, ma chi parla per loro ha un’aria fumosa, un’aria stizzita, un’aria feroce anche con chi cerca di dare un aiuto.Viene il dubbio se per davvero si sono avute a cuore le vite degli altri, il futuro delle persone, che magari in questi dieci anni di trattative avrebbero potuto ricollocarsi altrove, ancor prima della crisi economica globale, invece di far credere ad un posto di lavoro nell’acciaio, che non ci sarebbe stato più.
Ecco, questi sono i sindacati di cui anche Cofferati è stato per anni la guida, oggi più che mai sulla scena, al ricordo dei tre milioni in piazza di dodici anni fa, quando si approssimavano la globalizzazione moderna, il web e il cellulare - non per parafrasare Renzi, ci mancherebbe - ma perché nel bene e nel male, il tempo ha lasciato segni indelebili.
(Bianca Vergati)