Visualizzazione post con etichetta Matteo Renzi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Matteo Renzi. Mostra tutti i post

mercoledì 29 ottobre 2014

OLI 416: CGIL - A Roma il Nidil diventa grande

Corre come una maratoneta e tiene alta la bandiera quasi fosse la fiaccola olimpica.
C’è chi sorride al suo passaggio – Ma che ci fa qui?E’ impazzita! – osservano alcuni
Lei si chiama Carla: Guardi è la prima che ho trovato. Avevo quella dell’ulivo, sarei potuta venire anche con quella, ma non so dov’è finita… così ho portato questa, tanto è lo stesso! Qui nessuno lo dice, ma sono tutti elettori del Pd!
Carla ha la faccia di una che il Partito l’ha visto in tutte le salse: Pci – Ds – Ulivo – Ds + Margherita – Pd. Con Ochetto, Rutelli, Prodi, Veltroni e ha visto il partito liquido. E in quel fiume di gente che scorre verso il Colosseo, dove, per la prima volta, si manifesta contro le scelte di un segretario del Pd, Carla sembra davvero fuori posto. Un uomo la stessa bandiera la tiene bassa, listata a lutto, come a giustificarsi. Tanto sta commemorando un morto.
Gli altri, quelli che manifestano contro il tradimento, mostrano le molte facce di Renzi nei loro striscioni, così il patto del Nazareno si trasfigura in quello divino della cappella Sistina con Adamo che diventa Renzi creato dal dio Berlusconi. E la dicotomia si ripropone di continuo come se i due fossero fratelli della stessa madre. A Roma, in effetti, sfila un popolo di orfani. Ma sono tantissimi e politicamente in balia dell’attesa che il vuoto lasciato da Renzi a sinistra venga occupato prima di tutto da idee e programmi. Una Cgil rinnovata schiera sul palco tre giovanissimi a fare da conduttori. Una di loro ha la grinta di un dj. In corteo gli striscioni del Nidil muovono i primi passi, piccoli e fragili in confronto a quelli della FIOM o dello Spi. C’è solo da sperare che le altre categorie – zie ricche - con un sano spirito di sussidiarietà, si decidano a far crescere i tanti Nidil distribuiti sul territorio con risorse e persone, affinché si sappia chi tutelano e i giovani possano iscriversi. Una delegata, nel 2009 aveva chiesto esattamente questo durante un congresso della Cgil genovese. Ma allora non era stata cosa. Oggi con Renzi forse tutto cambierà.



(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 16 ottobre 2014

OLI 415: SINDACATO - 25 ottobre, la Cgil cerca le parole

Sembrava che Susanna Camusso avvesse stigmatizzato bene il senso dell'appuntamento romano di sabato 25 ottobre.
Pareva che, finalmente, e coerentemente, si fosse deciso di fare ricorso a parole sensate - come nella piu chiara tradizione morettiana - e c'era chi, delegato, iscritto, simpatizzante si era rallegrato di quelle parole. Non erano certo parole grosse. Non prospettavano una deriva grillina della Cgil. Si limitavano soltanto a segnare un confine tra chi sarebbe stato benvenuto all'appuntamento e chi era meglio non venisse: Se votate la fiducia non venite in piazza pareva avesse detto Susanna. Peccato che non fosse così.
Peccato che fosse poi arrivata la smentita. Un capolavoro di comunicazione sindacale nel quale veniva anche scritto: Non volendo peccare di dietrologia, devo pensare che ieri la redazione di Repubblica sia stata per qualche attimo fagocitata in una sorta di buco nero che ha deformato le informazioni, con l'invito a chiunque abbia a cuore la creazione di nuovo lavoro, la lotta ferma e risoluta al precariato e alla cattiva occupazione, la progressiva e continua estensione dei diritti - a cominciare dalla maternità, dalla malattia, dalle ferie, dalla giusta causa, dall’applicazione del principio a uguale lavoro uguale retribuzione, a partecipare, allargando l'invito anche a coloro che pur non condividendo le posizioni del sindacato vogliano approfondirle
Ma allora perché manifestare a Roma?
Se l'azione parlamentare non è discriminate e se alla manifestazione sono benvenuti tutti su quali parole si testimonia il dissenso? Se poi, in piazza, venisse Renzi, così per approfondire?
Cosa distingue l'azione sindacale?
È evidente: sono passati dodici anni dallo sciopero (perché di quello di trattava) sull'articolo 18, il contesto è peggiorato, ma proprio il contesto non dovrebbe suggerire ai vertici della Cgil un'azione più incisiva? Un'assunzione di ruolo che preveda anche il rischio di contarsi davvero?
Nella vaghezza non si produce confusione?
E ancora, se fosse stato Berlusconi a schernire e umiliare il sindacato come oggi di fatto accade quotidianamente per bocca di Matteo Renzi, quale sarebbe stata la risposta?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

venerdì 13 dicembre 2013

OLI 394 - POLITICA: Pinotti, Genova e la lentezza

Genova è una città che ha grandi potenzialità a volte sembra di non crederci in queste sue potenzialità. Invece si deve poter cambiare, si deve poter andare in fretta, questa è una città che va troppo lenta e oggi abbiamo bisogno di correre proprio perché la crisi morde più forte, se non corriamo rischiamo di non risollevarci più. La prima emergenza è il lavoro 
Intervista a Roberta Pinotti TGR Liguria del 9.12.2013

Genova si è materializzata in tutta la sua identità nella dichiarazione della Sottosegretaria alla Difesa che ha consentito agli spettatori liguri di cogliere le ragioni del perché si è arrivati a questo punto. Lei (la città) non crede in se stessa e va troppo lenta. Genova è persona, è autonoma e responsabile delle sue azioni. Il trucchetto dialettico è noto, non è la prima volta che i politici fanno queste dichiarazioni sul paese, sull'industria, sul turismo, e su tutto quello che dovrebbero gestire e non gestiscono. Ma qui Roberta Pinotti, va oltre, sprona la città, lenta, ad andare in fretta.
Abbiamo bisogno di correre. Dice
Ma dove? Con chi? In base a quale progetto?
Probabilmente dipende solo da Genova e dai genovesi.
Se non fosse andata veramente in onda si poteva pensare che questa intervista fosse tratta da un film di Checco Zalone.
Chi, eletto Renzi, temeva il cambiamento, non si preoccupi. Nel Pd locale, per ora, è tutto come prima
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

martedì 4 dicembre 2012

OLI 359: POLITICA - Sempre gli stessi a vincere?

A Genova “una qualità della vita di serie B” titolava la Repubblica qualche giorno fa dopo l’annuale indagine de il Sole 24 ore che fa scivolare di ben 22 posizioni il capoluogo ligure, al 47esimo posto fra le province italiane, la peggiore del centro nord.
Sulla valutazione hanno influito scippi, rapine, truffe ed è ovvio purtroppo, visto l’alto numero di anziani, ci sono poi tanti pensionati risparmiosi con assegni più alti della media italiana, una città a metà classifica per disoccupazione e lavoro, nuove imprese, desolatamente 101esima per quanto riguarda le nascite.
Una città in attesa, sfiduciata, orfana d’iniziative, sia pure migliorata nel suo aspetto, monocorde anche in politica, una città a sinistra, che al primo turno delle Primarie di coalizione premia il segretario PD. Bersani infatti in Liguria ottiene il miglior risultato del Nord, arrivando a Genova al 53 per cento (50,1 in Liguria). Pochi mesi sono passati dalle Primarie per l’elezione del Sindaco, ma se si va a spulciare i risultati la sorpresa è che i voti di Bersani e i voti di Marco Doria hanno ben poco in comune, ovvero là dove il segretario cresce nei consensi, il Sindaco era andato poco bene e viceversa.
Non risulta lo stesso bacino elettorale. Se a queste Primarie si sono recati alle urne l’otto per cento in più, non è per questo che il profilo elettorale si mostra diverso. Anzi. La correlazione è chiara fra Bersani e Vincenzi-Pinotti, ma risulta strettissima tra Vendola e Doria, arrivato secondo in tredici seggi cittadini, dal centro storico ad alcuni in quartieri storicamente rossi come Lagaccio, Sampierdarena, San Teodoro.
La correlazione più importante che appare poi è tra Doria e Renzi, la più alta: dunque dov’è andato a finire il patrimonio elettorale del Sindaco di Genova? Sono Vendola e Renzi che si fanno carico dei consensi di Marco Doria, secondo Luca Sabatini su la Repubblica del 27 novembre.
Vendola va alla grande in quartieri popolari ma anche in quartieri-bene, dove ha successo pure il sindaco di Firenze fra gli elettori di sinistra e non per i famosi “infiltrati” di destra. Tutti elettori che in primavera avevano comunque consentito al centrosinistra di vincere le elezioni per il Sindaco della città di Genova, pur senza sindaco targato PD.
Ancora una volta il risultato si ripete, un risultato su cui meditare per il Partito Democratico, che va ringraziato comunque per questo bell’esercizio di democrazia.
E’ evidente che nonostante la crisi della politica il centrosinistra tiene a Genova, ma al primo turno non “sbanca” il solito PD, come fragorosamente hanno titolato alcuni giornali, e come hanno esultato i titolati del partito. Presso gli elettori del centrosinistra, che con fantastico entusiasmo hanno partecipato, quasi la metà non ha votato il segretario PD e non si potrà contare in eterno sui “vecchi” affezionati iscritti o simpatizzanti. Dal sito del Partito Democratico sono trentamila gli elettori del 2 dicembre e Bersani “sbanca” sì con il 70 per cento: un aiutino dal 15 per cento circa di Vendola?
I cittadini genovesi hanno messaggiato che sul territorio, giovane segretario a parte, la gestione della politica, così com’è, non va, che si attendono con ansia le primarie per i futuri parlamentari. Si aspettano che il rinnovamento non sia una parola vuota, grazie a Nichi e a Matteo.
(Bianca Vergati)