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venerdì 17 ottobre 2014

giovedì 16 ottobre 2014

OLI 415: PAROLE DEGLI OCCHI - L'amico ritrovato


Genova, 16 ottobre 2014, Via Luccoli 98 r
Nell'aprile del 2013 era stata organizzata una veglia per la chiusura della libreria Assolibro di Via San Luca. 
A distanza di un anno e mezzo, Fabio Masi e i suoi soci sono nuovamente in centro storico con il  negozio L'amico ritrovato. Una bella notizia per la città.

OLI 415: CITTA’ - Come se si stesse su un vulcano


Due rappresentazioni a confronto dello stesso territorio, con i torrenti Bisagno e Fereggiano, a 210 anni di distanza l’una dall’altra. Le avevamo già pubblicate dopo l’alluvione del 4 novembre 2011 (OLI 319), senz’altro commento che la didascalia: 
Sopra: 
dall'Album topografico di Genova e suoi dintorni, penna ed acquerello colorato, circa 1797, Genova, Collezione Topografica del Comune, inv. n. 1127 (particolare). 
Sotto: 
da Google Earth, 9 agosto 2007.
Le ripubblichiamo ora tali e quali, aggiungendo stavolta alcune riflessioni.
Dopo tre anni la replica dello spettacolo è andata in scena quasi identica, ma più intensa e straziante, il 9 ottobre 2014. Solo l’orario della rappresentazione è cambiato: se fosse rimasto lo stesso, invece che a notte fonda, il numero delle vittime sarebbe stato ben maggiore dell’unico sventurato travolto dalla piena.
Di sicuro ci sono responsabilità degli amministratori locali – Comune e Regione – che non hanno diramato per tempo l’allerta fidandosi più di uno sballato modello previsionale che non dei loro occhi, che non potevano non vedere quant’acqua stesse precipitando da ore dal cielo.
Ma il preavviso non avrebbe comunque fermato la furia dei torrenti: i negozi, i laboratori, le cantine, i magazzini e gli altri locali a pianterreno o seminterrati sarebbero stati in ogni caso allagati.
Se – altra grave mancanza di chi gestisce il territorio – si fossero mantenuti gli alvei perfettamente puliti, sgombri da alberi, arbusti e cespugli che son pittoreschi a vedersi quando è bel tempo e ospitano animali selvatici, ma riducono di molto la portata nei momenti di piena, probabilmente si sarebbe ridotto il danno, però quasi certamente non si sarebbe evitato lo straripamento, data l’entità delle precipitazioni in relazione allo stato di un territorio ormai irreparabilmente compromesso da un secolo e mezzo di urbanizzazione sempre più intensa e irrispettosa di un ambiente che da sempre è soggetto per sua natura a periodiche inondazioni.

Luigi Garibbo dis. e inc., Veduta del Ponte della Pila sul Bisagno presso alle mura di Genova,
poco dopo il suo diroccamento per la gran piena de' 26 Ottobre del 1822.
Ben lo sapevano i nostri antichi, che nel medioevo costruirono il lunghissimo ponte di Sant’Agata (le poche arcate superstiti nel greto del Bisagno non sono che una minima parte delle originarie 28 che si estendevano da Borgo Incrociati fino alla chiesa di Sant’Agata, presso piazza Giusti) per garantire la continuità del transito anche nei momenti di piena.
Lo stesso fecero gli ingegneri sabaudi che nei primi decenni del XIX secolo realizzarono la nuova carrozzabile verso la Toscana, il cui primo tratto (via Minerva, oggi corso Buenos Aires) correva su un terrapieno sopraelevato di alcuni metri sul piano di campagna, in previsione delle rare ma sempre in agguato alluvioni che, allora come oggi, interessavano la piana estesa tra le odierne piazza Tommaseo e vie Galata e Cesarea. La strada fu abbassata solo con l’attuazione del piano regolatore del 1877, col quale, dopo l’annessione a Genova di sei comuni a levante del Bisagno nel 1873/’74, si disposero case dove prima erano orti.
Poco male se un tempo finivano sott’acqua per qualche ora campi coltivati e pochi edifici rurali sparsi qua e là.
Assai peggio è quanto avviene oggi e continuerà sicuramente ad accadere in futuro, senza rimedio, dato l’assetto assunto da questa porzione di città di cui, in modo assai poco lungimirante se non addirittura colpevole, si è consentito nei decenni lo sviluppo in tale area critica.
L’asfalto e le costruzioni hanno ricoperto le pendici delle colline impermeabilizzandole e obbligando la pioggia a correre in basso invece di essere parzialmente assorbita dal terreno, specie grazie alla speculazione edilizia dal secondo dopoguerra fino ad oggi, considerando pure i numerosi parcheggi interrati in gran voga negli ultimi anni. I corsi d’acqua nei fondovalle sono stati ridotti d'ampiezza e in parte nascosti sotto strade sicuramente funzionali e anche belle, come il viale Brigata Bisagno e Brigate Partigiane, ma esiziali nei momenti di piena: è ben noto come la portata di un fiume o torrente coperto si riduca di colpo in maniera considerevole nel momento in cui il pelo dell’acqua tocca la sommità del condotto, con conseguente esondazione.
Questo video impressionante, girato da una finestra dirimpetto e con drammatiche voci fuori campo, realizzato e pubblicato su Facebook da Maria Principalli, documenta quanto successo l’altra notte col Fereggiano:


Chi risiede o lavora in queste zone deve purtroppo prendere atto di tale amara realtà, elaborare la consapevolezza che dopo periodi più o meno lunghi di quiete il dramma si ripresenta inesorabile, abituarsi a convivere con questo pensiero, agire di conseguenza. 
Nell’ultimo mezzo secolo la cadenza era all’incirca ventennale: 1953, 1970, 1992, 2011 (per limitarsi al bacino del Bisagno, senza parlare di altre zone altrettanto a rischio con tempi diversi). Ora dopo appena tre anni ci risiamo, complici i rivolgimenti climatici in atto a livello planetario. Non possiamo sapere quando sarà la prossima.
È come stare sulle pendici del Vesuvio, di cui con beata incoscienza molti godono il magnifico ambiente e lo splendido panorama, pur sapendo con fatalistica rassegnazione che prima o poi il vulcano si risveglierà e allora sarà la fine per la miriade di case che ospitano circa 600.000 abitanti, che si spera riescano a mettersi tutti in salvo coi piani di evacuazione da tempo predisposti. Ma laggiù accadrà una volta soltanto, qui invece chissà quante volte ancora, con l’acqua al posto del fuoco.
Occorre partire da questa considerazione, con realismo
Di sicuro si deve cominciare col perseguire almeno la riduzione del danno, curando la costante manutenzione e pulizia dei greti e monitorando di continuo l’efficienza dei tombini, investendo risorse economiche innanzitutto in queste azioni minute e assai poco d’immagine, ma utili per la collettività, piuttosto che in grandi opere visionarie.
Se i soldi non bastassero, si possono sempre coinvolgere i cosiddetti  “angeli del fango” e nuovi volontari, in ricorrenti giornate di faticosa ma gratificante festa tutti insieme non a spalare fango, ma a prevenirlo periodicamente sotto il coordinamento organizzativo dei municipi. O avvalersi - se mai sarà avviato - del  nuovo Servizio civile obbligatorio per tutti, come lo era il vecchio servizio miliate di leva, di cui si sta cominciando a parlare a livello nazionale.
Assai più impegnativo, ma indispensabile, è il completamento dello scolmatore del torrente Fereggiano e di altri rivi, per condurli a sfociare direttamente in mare attraverso una galleria solo in piccola parte scavata e poi interrotta per intricate vicende burocratiche e giudiziarie.
Ma poiché, come probabile, nonostante queste azioni gli eventi potranno comunque ripetersi, sia pur – si spera – con minore intensità e frequenza, è opportuno che si stabiliscano norme di comportamento per tali occasioni, da diffondere capillarmente tra la cittadinanza coinvolta affinché le faccia proprie, a partire dall’infanzia, stimolando anche la capacità di autonoma valutazione del rischio senza attendere i comunicati ufficiali. Qualcosa si era cominciato a proporre, anche con manifesti disegnati dalle scuole, ma molto resta ancora da fare.
Rimane il problema delle attività al pianterreno, già duramente provate nel 2011 e ora di nuovo ferite in modo gravissimo, con la prospettiva di esserlo ancora non si sa quando e quante volte. Altrettanto vale per i mezzi di trasporto privati, posteggiati ovunque nelle aree inondabili.
Quali soluzioni si potrebbero escogitare, che siano davvero praticabili e non fantascientifiche?
Sarebbe utile oppure no scoperchiare il Bisagno nel tratto terminale fino alla Foce, come alcuni sostengono, demolendo la copertura realizzata ottant’anni fa, rifatta con gran dispendio da poco ma soltanto a metà (alta incompiuta, per un'incredibile alluvione di ricorsi in un contesto dove l'accusa di tangenti è stata tangibile)? Ce la sentiremmo di annullare un’arteria di grande traffico, vanificare quanto già speso e alterare radicalmente un compiuto e valido contesto urbano degli anni Trenta?
Questi ed altri interrogativi possono essere materia di elaborazione per architetti, urbanisti e pubblici amministratori in diretto e costante confronto con i cittadini, con l’obiettivo di risolvere problemi vitali prima di abbandonarsi a sogni fantasmagorici e redditizi per pochi.
Il dibattito è aperto.
(Ferdinando Bonora)

OLI 415: POLITICA - Alluvione a Genova, eppure c’è chi ci guadagna

Sospironi di sollievo, paccate sulle spalle, sorrisetti a fior di labbra, un dileguarsi rapido in sala rossa al primo Consiglio comunale dopo l’alluvione: era magari passato il flash Ansa che Grillo era stato contestato proprio in città dai volontari del fango. Quasi una vittoria elettorale, rabbrividendo al ricordo della superiorità relativa dei 5stelle nelle ultime politiche in Liguria, mica ci si fida del 40 per cento del Pd alle europee.
All’una e mezzo il portone di palazzo Tursi è semichiuso, dentro un nugolo di agenti della polizia municipale spiegano cortesi che “il pass si può già ritirare, ma il consiglio è rinviato di un’ora”, siamo ormai al numero trenta e meno di cento sono i posti a sedere. Intorno capannelli di persone, intravedi visi noti, in primis esponenti di Municipi non coinvolti dai tragici eventi, che solerti!
Si aprono le porte del loggione della sala rossa, il pubblico si distribuisce; da sinistra partono urla, fischi: sono i contestatori che rumoreggiano, alzano un cartello trafugato con il tacito consenso della bionda vigilessa. Inizia il consiglio, qualche graffio, in verità un susseguirsi di carezze contropelo, le persone si guardano interdette, qualcuno cerca d’interrompere ma è subito zittito fragorosamente. Appare chiaro, anzi chiarissimo che la destra del loggione è presidiata dalla “gente Pd”, che si è mescolata anche tra i “facinorosi” e tra gli ignari. Si svela la strategia: occupare più posti a sedere per non far partecipare grillini, leghisti, chissà quali persone qualsiasi venute a protestare o più semplicemente ad assistere al Consiglio comunale. Che prosegue tranquillo, soltanto una voce  fuori dal coro, un solo consigliere 5stelle, che chiede le dimissioni del primo cittadino, mentre i suoi colleghi, pur intervenendo con critiche durissime non fanno altrettanto.
Il resto è tutto uno stringersi stretti al sindaco Doria per “solidarietà a chi fa lo stesso mestiere”, come sottolinea il capogruppo nell’unico intervento a firma Pd in un Consiglio che poteva buttar male, preoccupato il Pd non tanto di far fare brutta figura al sindaco, ma delle sue possibili dimissioni, che manderebbero tutti a casa, in primis questo Pd. Una stretta mortifera.
Non si  chiede però che cosa si farà per la sicurezza dei genovesi da qui alla fine delle grandi opere, ancorché necessarie, non si chiede conto dell'operato dei dirigenti comunali, brillanti assenti.
L’attacco invece è a testa bassa, furente contro la Regione, con cui non c’è più sintonia, si enuncia senza troppo rammarico.Vengono in mente le stringenti prescrizioni regionali fatte al Puc, che esortavano, fra l’altro, ad una maggiore puntualità delle norme riguardo al dissesto idrogeologico: osservazioni impositive così fastidiose per il Pd. Tragica nemesi l’allerta mancata, le inefficienze dell'ente, probabilmente si attacca la Regione per l’incombente candidatura della Paita di La Spezia, per fortuna del Pd assessore con delega anche alla protezione civile.
Quanti piccioni con una fava, si potrebbe cinicamente dire in questi giorni. In un sol colpo forse il Pd genovese si libera del governatore in scadenza, degli spezzini, compreso il giovane ministro della giustizia e potrà così sciogliere la riserva sulla candidatura alle elezioni regionali dell’attuale segretario Lunardon, comparso in consiglio comunale anche lui nel pubblico della sala rossa insieme allo staff: tutti adesso hanno il cappello renziano, ma i soliti noti sono sempre lì nel rispetto della continuità e non faranno per ora, bontà loro, cadere questa giunta, di cui detengono la maggioranza e, in ostaggio, Marco Doria, il sindaco espiatorio come l'ha definito il Manifesto, con i suoi limiti.
Mentre in Liguria, a Genova, forse non vedremo più sulla cresta dell'onda le incredibili coppie a sinistra, Raffaella Paita, assessore regionale, e consorte Luigi Merlo, presidente Autorità Portuale, più Sara Armella, presidente Fiera, e consorte Giovanni Lunardon, segretario regionale Pd.
(Bianca Vergati - foto Giovanna Profumo)

OLI 415: ALLUVIONE - Facite ammùnia

Il Colonnello Bernacca, durante una delle sue famose previsioni in Tv.
(foto da internet)
L'alluvione del 2014 sarà ricordata come quella della perfetta organizzazione dell'assenza. Si comincia in giornata con la completa assenza di allerta, nemmeno un livello 1. La protezione civile ligure si difende dietro ai modelli, che non avrebbero fornito alcuna indicazione in merito, fatto indiscutibile quanto indicativo di un concetto di sicurezza cattedratico, affidato non più ai sensi o ai saperi locali, ma ad una formula matematica che pretende di averli intrappolati in un sistema di calcolo automatico. Come non ricordare l'effetto butterfly, il Caos tanto studiato negli anni 60 e 70, il battito di ali in Cina che cambia il tempo in America, ma ancora di più il buon Colonnello Bernacca, che ci insegnava ad aprire la finestra di mattina per capire se pioverà. Certo, la situazione meteorologica attuale è più di tipo tropicale, più difficilmente prevedibile in termini di quantità di precipitazione, che diventa anche concentrata. In questo la disposizione a valli del territorio genovese non aiuta, anzi, peggiora la situazione, concentrando l'acqua in molti rii che poi convergono, alla fine, in pochi torrenti impetuosi.
La successiva assenza è quella della protezione civile del Comune, organizzata per muoversi a seguito di uno stato di allerta che appunto è mancato. Poco conta che la redazione di Primocanale fosse al suo posto in studio ed in giro per la città, avendo fiutato l'evento. Poco importa che piovesse da ore. Poco importa se Francesca Baraghini con la sua troupe si fosse presentata poco prima di mezzanotte al Matitone per avere almeno qualche notizia dalla Giunta e l'avessero fermata ai cancelli, in mancanza "di un appuntamento", da un custode che la stessa Baraghini afferma non sapere nulla dell'alluvione in corso, mentre ai piani alti si riuniva il Centro operativo comunale per iniziare a parlare di emergenze.
Un'altra assenza, quella del coordinamento nelle operazioni di ripristino delle zone alluvionate e tra le parti in causa. Alcuni semplicissimi esempi: in piazzale Kennedy la Polizia municipale lunedi pomeriggio ancora non disponeva di un computer per velocizzare le operazioni di registrazione delle auto alluvionate portate lì, costringendoli ad un doppio lavoro; in sede, non si riusciva a parlare con chi avrebbe potuto forse mandarne uno, magari uno dei palmari recentemente comprati e che pare non siano poi così utili all'uso quotidiano.
Ancora, le aree blu, dichiarate gratuite nel piano di emergenza dal venerdi successivo, sono segnalate come tali solo il sabato in un corposo comunicato stampa insieme a mille altre notizie, e poi di nuovo il lunedi mattina con un comunicato ad hoc, non avendo avuto efficacia il precedente nemmeno nei cartelli luminosi del Comune stesso, lasciando quindi i parchimetri funzionanti e nessun avviso su di essi da parte di Genova parcheggi, che dichiara di non essere in grado di disattivarli in poche ore. Con il risultato che molti genovesi hanno pagato il posteggio. Sono particolari in sequenza, che però dipingono la realtà di un piano di emergenza costruito solo sulla carta, mai provato, che perde di vista gli obiettivi e quindi non ne sa verificare il raggiungimento. Ma pagato a colpi di premi ai dirigenti.
E questa, per concludere, è l'ultima assenza, la maggiore, quella maiuscola: l'assenza di serietà. D'altronde è una caratteristica del nostro paese ben conosciuta all'estero, da noi la situazione può diventare grave, gravissima, ma mai seria, l'importante è far vedere che si è fatto qualcosa. Facite ammùnia!,
(Stefano De Pietro)

OLI 415: SINDACATO - 25 ottobre, la Cgil cerca le parole

Sembrava che Susanna Camusso avvesse stigmatizzato bene il senso dell'appuntamento romano di sabato 25 ottobre.
Pareva che, finalmente, e coerentemente, si fosse deciso di fare ricorso a parole sensate - come nella piu chiara tradizione morettiana - e c'era chi, delegato, iscritto, simpatizzante si era rallegrato di quelle parole. Non erano certo parole grosse. Non prospettavano una deriva grillina della Cgil. Si limitavano soltanto a segnare un confine tra chi sarebbe stato benvenuto all'appuntamento e chi era meglio non venisse: Se votate la fiducia non venite in piazza pareva avesse detto Susanna. Peccato che non fosse così.
Peccato che fosse poi arrivata la smentita. Un capolavoro di comunicazione sindacale nel quale veniva anche scritto: Non volendo peccare di dietrologia, devo pensare che ieri la redazione di Repubblica sia stata per qualche attimo fagocitata in una sorta di buco nero che ha deformato le informazioni, con l'invito a chiunque abbia a cuore la creazione di nuovo lavoro, la lotta ferma e risoluta al precariato e alla cattiva occupazione, la progressiva e continua estensione dei diritti - a cominciare dalla maternità, dalla malattia, dalle ferie, dalla giusta causa, dall’applicazione del principio a uguale lavoro uguale retribuzione, a partecipare, allargando l'invito anche a coloro che pur non condividendo le posizioni del sindacato vogliano approfondirle
Ma allora perché manifestare a Roma?
Se l'azione parlamentare non è discriminate e se alla manifestazione sono benvenuti tutti su quali parole si testimonia il dissenso? Se poi, in piazza, venisse Renzi, così per approfondire?
Cosa distingue l'azione sindacale?
È evidente: sono passati dodici anni dallo sciopero (perché di quello di trattava) sull'articolo 18, il contesto è peggiorato, ma proprio il contesto non dovrebbe suggerire ai vertici della Cgil un'azione più incisiva? Un'assunzione di ruolo che preveda anche il rischio di contarsi davvero?
Nella vaghezza non si produce confusione?
E ancora, se fosse stato Berlusconi a schernire e umiliare il sindacato come oggi di fatto accade quotidianamente per bocca di Matteo Renzi, quale sarebbe stata la risposta?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 415: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Ecco una donna coraggiosa, una donna araba del Bahrain, Zainab Al-Khawaja, è stata arrestata per aver strappato una foto del re. Non otterrà nei media occidentali nemmeno una piccola parte dell’elogio che essi stanno dedicando alle coraggiose donne curde: ai media occidentali non importa nulla del popolo curdo e delle donne curde, essi elogiano chiunque, persino i kamikaze, quando combattono contro i nemici dell’occidente. 
Gulf Center for Human Wrights, 14 ottobre, 2014: "Zainab Al-Khawaja è stata arrestata oggi 14 ottobre 2014, durante un'udienza in tribunale programmata per affrontare l’accusa di aver strappato una fotografia del re (del Bahrain)." "Sono la figlia di un uomo fiero e libero. Mia madre mi ha portato in questo mondo libera, ed io darò alla luce un bambino libero (Zainab è incinta al nono mese) anche se in prigione. E’ mio diritto, e mia responsabilità, di una persona libera,  protestare contro l'oppressione e gli oppressori" ha detto Zainab ai giudici.
http://gc4hr.org/news/view/776

Per gli USA la conferenza del Cairo non è per ricostruire Gaza ma è per ricostruire l’Autorità Palestinese: la maggior parte dei soldi americani andrà a Ramallah. 
New York Times, 12 ottobre 2014: "Kerry ha promesso 212 milioni dollari in nuovi aiuti, $ 75 milioni dei quali andranno per la ricostruzione di Gaza, mentre il resto verrà indirizzato verso l'Autorità palestinese, compresi i programmi in Gerusalemme Est e in Cisgiordania." http://www.nytimes.com/2014/10/13/world/middleeast/us-pledges-212-million-in-new-aid-for-gaza.html?ref=todayspaper&_r=1

Sul Daily Mail belle foto dalla Corea del Nord del fotografo Aram Pan di Singapore 
The Daily Mail, 29/05/2014: “Dentro l'enclave comunista nel 2013, il fotografo Aram Pan è stato testimone di vivaci mercati, di uomini e donne che si divertono in un parco acquatico all’occidentale, di chilometri e chilometri di colture pronti per il raccolto, che hanno mandando in frantumi tutte le sue illusioni su ciò che poteva essere una vacanza in Corea del Nord”. http://www.dailymail.co.uk/news/article-2638213/Tourist-took-camera-inside-North-Korea-expected-really-really-sad-people-shocked-seemingly-ordinary-lives-citizens.html

Il supermercato di prostituzione minorile ed i sceicchi del petrolio 
The Star, 13 ottobre 2014: “In Hyderabad, nel sud dell'India, la storia di Tasleem non è rara. Dal 1990, la città è stata il terreno di caccia per gli uomini provenienti da paesi arabi ricchi di petrolio in cerca di giovani spose vergini. Alcune di appena 11 o 12 anni. Il contatto tra i poveri musulmani della città con i ricchi uomini anziani provenienti dai paesi del Golfo è iniziato negli anni '70 e '80 da persone espatriate da Hyderabad. La situazione è peggiorata negli ultimi due anni, diventando di fatto un supermercato della prostituzione minorile”. http://www.thestar.com/news/world/2014/10/13/indias_prostitute_brides_girls_raped_as_temporary_wives.print.html

Manifestazioni razziste in Israele contro gli immigrati africani Israeliani gridano "Negri andate a casa vostra" e portano bandiere stile ISIS alla manifestazione contro gli immigrati africani in Israele. 
https://www.youtube.com/watch?v=rVyCfJ5cOOA

Reuters è molto confusa circa il Medio Oriente
The Globe and Mail (fonte Reuters), 09 ottobre 2014: "La rabbia dei curdi per Kobani ha anche ravvivato rancori di lunga data tra i simpatizzanti del PKK ed i gruppi islamisti turchi che sono collegati al movimento Hezbollah in Libano e che ora sembrano essere schierarsi con lo Stato islamico." I gruppi islamisti turchi di cui parla Reuters sono del movimento Hezbollah turco, sunnita, che combatte contro il regime siriano e non ha legami con Hezbollah in Libano, sciita, che combatte a fianco del regime siriano.
http://www.theglobeandmail.com/news/world/islamic-state-kobani/article21002229/

Questo video, con le sorelle siriane Faya Yunan e Rihan Yunan, è salito in meno di sei giorni a 630.000 visualizzazioni su youtube. "Per i nostri paesi": Siria, Iraq, Libano e Palestina. Con sottotitoli in inglese.
Youtube, 09 ottobre 2014: https://www.youtube.com/watch?v=4GO52i0xui8

David Brooks, editorialista del New York Times, avrebbe dovuto dichiarare il servizio militare di suo figlio nell’esercito israeliano? 
New York Times, 8 ottobre 2014: “Non credo che avrebbe avuto l'obbligo di dire che suo figlio ha fatto questa scelta, non più di quanto se suo figlio si fosse arruolato nelle forze aeree USA (anche se riconosco che Israele è un paese più controverso nella mente delle persone)”. E’ possibile che non veda la differenza? Gli USA è il paese di Brooks, l'altro è un paese straniero, controverso o no. Vuole davvero dire che se il figlio del giornalista servisse in un esercito straniero, siriano ad esempio, non avrebbe dovuto dichiararlo ai lettori? http://publiceditor.blogs.nytimes.com/2014/10/08/david-brooks-son-idf-times-public-editor/?_php=true&_type=blogs&smprod=nytcore-ipad&smid=nytcore-ipad-share&_r=0
(a cura di Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)