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mercoledì 29 ottobre 2014

OLI 416: CGIL - A Roma il Nidil diventa grande

Corre come una maratoneta e tiene alta la bandiera quasi fosse la fiaccola olimpica.
C’è chi sorride al suo passaggio – Ma che ci fa qui?E’ impazzita! – osservano alcuni
Lei si chiama Carla: Guardi è la prima che ho trovato. Avevo quella dell’ulivo, sarei potuta venire anche con quella, ma non so dov’è finita… così ho portato questa, tanto è lo stesso! Qui nessuno lo dice, ma sono tutti elettori del Pd!
Carla ha la faccia di una che il Partito l’ha visto in tutte le salse: Pci – Ds – Ulivo – Ds + Margherita – Pd. Con Ochetto, Rutelli, Prodi, Veltroni e ha visto il partito liquido. E in quel fiume di gente che scorre verso il Colosseo, dove, per la prima volta, si manifesta contro le scelte di un segretario del Pd, Carla sembra davvero fuori posto. Un uomo la stessa bandiera la tiene bassa, listata a lutto, come a giustificarsi. Tanto sta commemorando un morto.
Gli altri, quelli che manifestano contro il tradimento, mostrano le molte facce di Renzi nei loro striscioni, così il patto del Nazareno si trasfigura in quello divino della cappella Sistina con Adamo che diventa Renzi creato dal dio Berlusconi. E la dicotomia si ripropone di continuo come se i due fossero fratelli della stessa madre. A Roma, in effetti, sfila un popolo di orfani. Ma sono tantissimi e politicamente in balia dell’attesa che il vuoto lasciato da Renzi a sinistra venga occupato prima di tutto da idee e programmi. Una Cgil rinnovata schiera sul palco tre giovanissimi a fare da conduttori. Una di loro ha la grinta di un dj. In corteo gli striscioni del Nidil muovono i primi passi, piccoli e fragili in confronto a quelli della FIOM o dello Spi. C’è solo da sperare che le altre categorie – zie ricche - con un sano spirito di sussidiarietà, si decidano a far crescere i tanti Nidil distribuiti sul territorio con risorse e persone, affinché si sappia chi tutelano e i giovani possano iscriversi. Una delegata, nel 2009 aveva chiesto esattamente questo durante un congresso della Cgil genovese. Ma allora non era stata cosa. Oggi con Renzi forse tutto cambierà.



(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 9 maggio 2013

OLI 376 - PAROLE DEGLI OCCHI - Tragedia in porto, il giorno dopo

(Genova, 9 maggio 2013 - Piazza Matteotti
 Manfestazione per commemorare le vittime della tragedia avvenuta in porto la notte del 7 maggio - Fotografia di Giovanna Profumo)

martedì 13 marzo 2012

OLI 335: LAVORO - Fiom e loro alla patria

Settimana enigmistica, trova le differenze.
Sono passati dieci anni dalla prima manifestazione in difesa dell’articolo 18 e a Roma venerdì 9 marzo c’è lo stesso sole di allora, ma più parole d’ordine. In corteo striscioni colorati, operai e giovani precari, prodotti a basso costo del mercato del lavoro italiano stile nuovo millennio.
Come nel 2002 l’articolo 18 è, per chi manifesta, un diritto inalienabile e da estendere a chi tutele non ne ha.
Simili le parole. Diversa la sostanza.
In sciopero, oggi, unicamente la Fiom, lasciata sola da chi in quella lotta - appena dieci anni fa - aveva fortemente creduto e l’aveva vinta. E’ un fatto che il nuovo governo riesce a proporre riforme che a Berlusconi era concesso di sussurrare appena.
Al corteo si unisce Vendola, ma è l’unico politico da prima serata. Ci sta il tempo per una breve narrazione ai cronisti e, senza nemmeno raggiungere Piazza San Giovanni, sparisce in una strada laterale.
La Fiom riempie il viali con i suoi iscritti, li colora di rosso. Insieme a loro immigrati, lavoratori dello spettacolo, parenti delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio, studenti e pensionati.
Solitaria sventola una bandiera del Pd. Chi la tiene ha la fierezza del pensatore libero in partito incerto.
Settimana enigmistica, trova le differenze: i dieci anni trascorsi che nel disegno non si possono vedere, l’assenza di Cofferati, l’arrivo in Fiat di Marchionne - narrato dalla rabbia dei delegati Fiom - reintegrati proprio grazie all’articolo 18. La riforma delle pensioni, la continua crescita del precariato, un’incapacità costante di presidiare il lavoro da parte dei partiti e di una larga fetta del sindacato, quarantasei tipi di contratti precari diversi. Le dimissioni in bianco fatte firmare alle donne. La necessità di difendere la costituzione nei luoghi di lavoro. L’articolo 8, voluto da Berlusconi, in cui si consente alle aziende di derogare alla legge.
Trova le similitudini: il concetto, lo stesso di dieci anni fa, che cedendo diritti si crei occupazione. Che la minor tutela per tutti equivalga a minor danno per un maggior numero di lavoratori. Che grazie al sacrificio, quello dei soliti, si faccia il bene della nazione, una nazione che ha scelto di essere competitiva grazie alla bassa retribuzione, in cui non si investe in ricerca.
Un certo clima diffuso e pressante di oro alla patria.
O meglio di loro alla patria.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)


martedì 29 novembre 2011

OLI 322: CITTA' - Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento Tesi

Brandiscono i panni per l’incontinenza come striscioni.
Ci hanno scritto sopra “anziano pensaci tu”. Sono spudorate. Aprono così porte e finestre di stanze che preferiremmo vedessero solo loro e ci mostrano la faccia peggiore dell’assistenza all’anziano. Vengono pagate da un minimo di 450 Euro al mese per venti ore settimanali, ad un massimo di 950 Euro per un tempo pieno.
Giovedì 24 novembre a Genova la manifestazione del Terzo Settore ha visto in un lungo corteo le assistenti domiciliari accanto a bambini e ragazzi e a tutti coloro che a Genova lavorano per assistere poveri, disabili, vecchi e giovani in difficoltà.
I tagli del governo Berlusconi rischiano di abbattersi in maniera implacabile su tutti loro cancellando, a partire dal prossimo anno a Genova, 400 di posti di lavoro insieme ai servizi socio educativi e assistenziali che questa occupazione garantisce. Si tratta di centri per il doposcuola, asili, centri estivi, assistenza infermieristica, presidi nel centro storico. Per ora non sono previsti ammortizzatori sociali e non si sa nemmeno se saranno contemplati.

A distanza di un anno sono tornati in piazza, spinti dalla volontà di non accettare passivamente le scelte economiche del governo Berlusconi e nuovamente pronti a ragionare con Comune e Regione su un utilizzo delle risorse insieme alla possibilità di rinnovare i servizi sociali.
Di seguito il link alle Cento Tesi, frutto del lungo lavoro della rete di persone e organizzazioni che avevano aderito alla prima manifestazione, quella del 4 novembre 2010.
(Giovanna Profumo)