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venerdì 13 dicembre 2013

OLI 394: SOMMARIO

OLI 394: PAROLE DEGLI OCCHI - La lunghissima panchina

Foto di Paola Pierantoni

Molte panchine sparirono negli anni scorsi da Genova. Questa lunghissima panchina sta a dimostrare che non sono poi così pericolose. Le rimettiamo anche altrove?

OLI 394 - PUC: Alla fine della Fiera

Mercoledì 11 dicembre presso il Municipio Medio Levante si è avuto un pacifico esempio di come si può ragionare tra cittadini e rappresentanti delle Istituzioni senza perdere la bussola, lontano dai disastri in parlamento, piazze e web. L’occasione è stata un incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle con giovani volontari esperti e garbati, per discutere sul destino della Foce e dei suoi spazi degradati, luoghi su cui si è ormai ipotizzato di tutto, dallo stadio alla Fiumara 2.
 Una prova di percorso di partecipazione, un concorso di idee, “un interpelliamo i residenti”  auspicato e mai avvenuto, al di là dei comitati.
Si apprende dai giornali ( Repubblica, e Mercantile 29/11) di un megaprogetto sul palazzo dell’ex Nira-Ansaldo, edificio dismesso da tempo, per il quale si erano prospettati dapprima nuovi uffici. Per quali società? visto il lavoro che non c’è; e poi un grande albergo per le manifestazioni in Fiera, quali? se pure il Salone Nautico s’è ristretto.
Aste deserte per l’ex Nira, ma gli uffici di Sviluppo Genova - altro mistero di partecipata - da agosto stanno studiando in segreto la proposta di un’immobiliare di Torino, presentata a tre giorni dalla scadenza del 2 dicembre, in Commissione comunale. Si prevedono megastore alimentare e altri servizi commerciali per circa 7mila metri mq, più magazzini , perché si comprendono alcune costruzioni precarie intorno al palazzo, un albergo, palestre per quattromila mq, residenze, non manca proprio nulla: 23mila mq di superficie, a cui aggiungere un migliaio di posti auto. Finalmente, ironizza il consigliere comunale 5 Stelle in Municipio, potrà sbarcare in città la grande firma alimentare che mai v’è riuscita ed uno pensa a tutte le aiuole cittadine che da anni cura l’azienda in questione, una fortuna in giardinieri per aprire supermercati a Genova.
Premesso che qualcosa se ne dovrà pur fare di quel palazzo, a tirarlo giù nemmeno se ne parla, del resto è un immobile pubblico in un posto bellissimo, vista mare e quant’altro, come ci si arriverà? Un bel problema che l’Amministrazione dovrebbe assolutamente risolvere prima di ogni “ sì” a qualunque ipotesi, la stretta stradina sotto la sopraelevata non reggerebbe il traffico, visto il maxiparcheggio proposto: il quartiere della Foce ne ha già abbastanza di servitù di viabilità.
Nel limbo l’ipotesi stadio, il patron ha ora grosse grane con il fisco. Anche in questo progetto si prevedevano però centri commerciali, mentre è recentissima la presentazione di un Polo permanente della Nautica in Fiera da parte degli operatori del settore. Oddio che affollamento e quanto interesse tutti insieme!
E se invece si puntasse ad una rigenerazione urbana, in una visione d’insieme globale, riqualificando tutto il litorale da Boccadasse al Porto Antico, spiagge comprese, recuperando gli edifici dismessi per puntare ad una vocazione turistica? Follia cedere patrimonio pubblico in una posizione di pregio per uno stadio, attrattiva soltanto per una parte di genovesi, i tifosi di una squadra. Al di là dell’impatto urbanistico, dei max trenta posti di lavoro, come dice la brochure della Sampdoria, non se ne vedono i vantaggi per città e quartiere. Restituire invece agli abitanti il desolato piazzale Kennedy per farne un “belvedere-giardino” sopraelevato all’altezza della scogliera, vista mare con dei gradoni a rovescio come gli antichi teatri, per ricoverarvi sotto le auto dei residenti e di chi vuole passeggiare fino a Boccadasse o arrivare, tornare dall’Acquario, lungo un nuovo collegamento pedociclabile. In Fiera una cittadella del tempo libero, aperto tutto l’anno, polo per gli sport del mare e del benessere, parco acquatico, albergo: un’offerta turistica permanente per chi viene a Genova a visitare l’Acquario, fare una scappata in Riviera, si ferma un po’ e scopre che Genova è bella e non vuole morire.
L'equilibrio economico? Un po' di permute tra enti e riordino, una volta per tutte, negli intrecci di autorità portuale, comune, fiera e altro ancora.
(Bianca Vergati)

OLI 394: MOVIMENTO 9 DICEMBRE - No destra No sinistra No centro

De Ferrari, 10 dicembre, ore 16. Intorno al monumento di Garibaldi sono radunate un centinaio di persone. Sul palco un uomo sui trent'anni parla, o meglio grida, con voce affaticata e arrochita. Ne ho registrati dieci minuti, e ne propongo, di seguito, ampi e testuali stralci. Mi sembra una lettura interessante, a cui premetto alcuni pensieri.
Alcune frasi, complete del tono in cui sono state pronunciate, potrebbero essere riferite a molte altre e diverse situazioni di protesta, in contesti diversissimi. Frasi atemporali, ascoltate e applaudite in altri tempi e in altre piazze.
Lo scarto drammatico è che qui il metro di valutazione del mondo è appiattito all’unica differenza tra il ‘rubare’ e il ‘non rubare’. Come se bastasse, come se non vi fosse altro su cui misurare chi governa e detiene un potere, come se, dato il ‘non rubare’, ogni altra scelta politica fosse indifferente.
Così la parola d’ordine universale del momento, il ‘se ne devono andare’, è un grido indifferenziato, dentro a cui non c’è più né pensiero, né discrimine, né articolazione.
Dice l’oratore: “No destra, no sinistra, no centro, no altro, no sindacati, solo cittadini italiani”. Cittadini indifferenziati, destrutturati. E quindi senza potere, in balia di chi se li prende. E c’è un gran sgomitare, per prenderseli.
Dal palco un altro oratore dice: “Noi siamo il frutto di quello che ci è stato fatto“, e coglie il punto: crisi economica e disoccupazione fino alla miseria, a fronte di inerzia, corruzione, conservazione dei privilegi, devastazione del nostro patrimonio industriale, culturale, storico e paesaggistico. Chiusura in sé della classe politica fino a portarla a una distanza quasi incolmabile con la cittadinanza. Un sindacato diviso, incapace di trovare unità per dare voce alla richiesta di diritti e al disagio frammentato portato dalla disoccupazione, dal precariato, dalle delocalizzazioni, dall’immigrazione.
E’ una situazione pericolosa, potenzialmente aperta al fascismo.
In Grecia il pericolo si è materializzato in un 10 / 12 % di consensi ad Alba Dorata, raccolti nelle aree più povere e disagiate, esasperate dalla crisi.
Su un traghetto in Grecia, ad ottobre, ho colto la conversazione tra un signore di sess'antanni, che rivendicava il suo voto ad Alba Dorata, e una signora di circa quaranta. Il primo parlava della classe politica greca, la corruzione, tutti che hanno rubato, la crisi conseguenza di ladri che se ne devono andare, l’Europa come una minaccia. Discorsi completamente sovrapponibili a quelli pronunciati dal movimento 9 dicembre, o da Grillo. La signora obiettava, con timidezza, che Alba Dorata le faceva paura.
Qui da noi Grillo, a ragione, aveva detto a suo tempo che il consenso al suo movimento aveva neutralizzato questa possibile deriva. Ma la modalità sempre gridata, semplificatrice, denigratoria, accusatoria dei suoi discorsi non è antitetica, ma coerente, con questa possibile involuzione della situazione politica.
Così come lo è stato il fatto che Genova sia stata tenuta per cinque giorni consecutivi priva di ogni mezzo di trasporto pubblico da una protesta che non ha voluto o saputo trovare altre strade.
Qualche giorno fa in Italia c'è stato un altro fatto politico, i quasi tre milioni di persone che hanno utilizzato, per forzare un cambiamento, il metodo delle primarie, osteggiato, rivendicato, imposto, e comunque inedito fino a non molti anni fa. E' possibile ipotizzare che il mondo della protesta delle piazze informatiche e fisiche, e quello che ha ancora scommesso sulla  rappresentanza politica, riescano a comunicare?


Cronaca di dieci minuti:
Un primo oratore, poco più di trenta anni, dalle modalità del parlare uno degli organizzatori locali del movimento: “Portare avanti l’iniziativa, con forza. La voce del movimento lo impone, i giornali scrivono qualunque cosa, sono la macchina del fango … … Per quelli che vogliono scrivere qualcosa e vogliono riprendere questa situazione le persone deputate a parlare sono Simone, la Marina e Luca. Basta. Abbiamo deciso che sono solo questi tre. Non vogliamo censurare, ma è perché questa gente prende due parole, due, le gira, le inverte, e cambia completamente il significato. Basta che salga qualcuno e dica una cosa un po’ a sproposito, questi riprendono, fanno l’inquadratura, quattro secondi, dieci secondi, e viene che questa è una piazza di pazzi. Non è vero! Perché voi non siete pazzi! Dobbiamo essere rispettati! Domani per cortesia venite in piazza, è importantissimo, venite domani mattina per piacere, qui succederà la cosa più bella del mondo, vedrete veramente l’anima del paese domani mattina! Ci stiamo organizzando nelle scuole, qualcuno dice non dovete permettere di lasciare la scuola, non è vero! E’ la piazza la scuola! Noi rispettiamo la scuola, vogliamo farla crescere, vogliamo togliere i vincoli, vogliamo restituire i soldi alla scuola! Vogliamo queste cose. Deve essere un’Italia di persone che stanno bene, che si recuperano, che recuperano il lavoro, che recuperano fiducia nelle istituzioni, l’Italia delle persone che si levano il casco, perché sanno che non vogliamo gli scontri … a Genova non si è mossa una pietra, nessuno ha tirato niente contro nessuno! Il Berlusca … qui sono tutti venduti, che facciamo? Questi ci hanno marciato, forse anche grazie a me, perché anche io sono uno di quegli imbecilli, guardatemi in faccia, sono uno di quegli imbecilli che ha dato peso a quella gente, che gli ha dato forza, però poi, se sei una persona onesta quando ti accorgi che quello che ti sta a fianco ruba te lo togli fuori di casa te lo butti fuori di casa, te lo levi dalle palle, e allora se ne devono andare. Nonostante che non abbiamo fatto casino, non abbiamo fatto niente di quello che ci hannno chiesto, spaccare, imbellinare, ci dispiace, lo dico col cuore, siamo dispiaciuti, perché non possiamo fare un cazzo di corteo, ma obbediamo, vogliamo una piazza pulita, siamo stufi della illegalità, e per quanto ci faccia male la rispettiamo la legalità. … ho dei fogli da leggere, se qualcuno vuole leggerli, perché io sono scoppiato, e voi siete rimasti qui nonostante la fatica, nonostante ci siano stati dei vuoti di comunicazione, nonostante non ci sia stato il corteo tanto desiderato, e siete rimasti qui semplicemente perché non volevate il corteo, volevate la vostra piazza, e le cose anche noiose le diciamo perché rispettiamo tutti. Se qualcuno mi dice mi leggi questa cosa? Perché voglio parlare della scuola, voglio parlare dell’ospedale, va bene, va bene”.

Arriva un altro oratore: “Blocchiamo l’Italia per poterla finalmente sbloccare, oggi il popolo si alza in piedi, decide di ribellarsi alla casta, questo paese ha bisogno di qualche cosa di più di un palazzo, ha bisogno di speranza, il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo! Noi siamo il frutto di quello che ci è stato fatto! E’ il principio generale dell’universo! Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Gli uomini muoiono, le idee no! Io non sento la mancanza dell’idea, sento la mancanza dell’uomo! Non siamo qui per quello che sperate di fare, siamo qui per quello che avete fatto. Il nostro compito è riferire le notizie, non fabbricarle, quello è il compito del governo. Mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere. L’unica battaglia persa è quella che si ha paura di combattere! Voglio diventare io il protagonista delle mie favole, mi sono stancato di fare da spettatore! Le vere decisioni si misurano con l’azione, se non agisci non hai veramente deciso. ‘L’azione è l’arma più potente per cambiare il mondo’: Nelson Mandela…. Ci vogliono far passare per estremisti, fascisti, mafiosi, facinorosi non hanno capito che questa volta il popolo italiano li ha stanati, nonostante il massiccio attacco mediatico di tutti i servi dei parassiti i cittadini italiani in toto scenderanno tutti nella piazze e lì li deligittimeranno in nome della nostra Costituzione! Basta con i corrotti e con gli infiltrati nelle nostre istituzioni! L’era degli usurpatori è finita, è ora che torni sovrana la nostra Costituzione! No destra, no sinistra, no centro, no altro, no sindacati, solo cittadini italiani. No violenza, no prevaricazione, rispetto dell’ordine costituito e della nostra Costituzione. Questa classe politica è illegittima e usurpatrice, è stato sancito anche dalla Corte Costituzionale. Atti fatti e patti fatti presi in nome del popolo italiano sono illegittimi. Dal Trattato di Lisbona in poi è tutto nullo (?), vanno restituiti tutti i soldi estorti in base a patti infami, anticostituzionali". 
 (Paola Pierantoni - foto dell'autrice)

OLI 394: SAN BENEDETTO - 43 anni dopo, su la testa!

“Su la testa” era scritto sulla torta preparata per il 43mo anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto festeggiato lo scorso 8 dicembre a Genova a cui hanno partecipato 450 persone riunite per ricordare Don Andrea Gallo fondatore della Comunità mancato lo scorso 22 maggio.
“Su la testa” urlava il Gallo ai suoi ragazzi esortandoli a non mollare, ma oggi, per i ragazzi di Andrea è una giornata difficile; la nostalgia è forte e la commozione è viva. La mattina si è svolta la messa nella Chiesa di San Benedetto celebrata da Don Luigi Ciotti che, come il Gallo, incita a “trovare il coraggio di non fare compromessi” dice “nella vita siamo chiamati a scegliere da che parte stare. Abbiamo solo questa vita per amare i fratelli, per riconoscere le avversità, abbiamo solo questa vita per metterci in gioco. Non basta indignarsi, l'indignazione si cura dando dignità alla vita, alla libertà alla democrazia alla nostra Costituzione…”.
Don Luigi ricorda che “Don Gallo aveva intuito in vita che l'unica verità che rende liberi è il servizio, è il mettersi in gioco” dice “Don Andrea è stato capace di abitare il suo tempo, anche noi dobbiamo essere capaci di abitare il nostro tempo con lucida sapienza, lui aveva intuito i cambiamenti non è mai rimasto prigioniero del passato”
Don Luigi ricorda che Don Federico 43 anni fa ha detto un “si” a Don Andrea “che è diventato sorpresa, la sorpresa della gratuità, la sorpresa del dono, la sorpresa della nascita della Comunità, la creazione di un punto di riferimento per sentirsi amati ed accolti”
E la Comunità di San Benedetto è diventato un punto di riferimento per tanti ragazzi e ragazze che in 43 anni hanno “camminato” con Andrea. Ma oggi Andrea non c’era. Andrea era nel cuore dei ragazzi. “Su la testa” ragazzi.
(Maria Di Pietro - Galleria immagini di Ivo Ruello e Paola Pierantoni)

OLI 394: ESTERI - Voci dalla stampa internazionale

Nelson Mandela: citazioni
CommonDreams elenca alcune citazioni di Nelson Mandela poco diffuse dai media principali:
- “Quando gli Stati Uniti d'America o la Gran Bretagna svolgono le elezioni non chiedono osservatori provenienti dall'Africa o dall'Asia, ma quando abbiamo gli elezioni vogliono gli osservatori.”
- “Si dice che nessuno conosce veramente una nazione fino a quando non è stato all'interno delle sue carceri. Una nazione non dovrebbe essere giudicata dal modo in cui tratta i suoi primi cittadini ma i suoi ultimi”.
- “Superare la povertà non è un compito di carità, è un atto di giustizia. Come la schiavitù e l'apartheid, la povertà non è naturale. E’ prodotta dall'uomo e può essere superata e sradicata dalle azioni degli esseri umani.”
- “Sappiamo troppo bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi.”
- “Nessuna singola persona può liberare un paese. Si può liberare un paese solo se agisci in un collettivo.”
- “Se c'è un paese che ha commesso atrocità indicibili nel mondo sono gli Stati Uniti d'America. Essi non si preoccupano degli esseri umani.”
 https://www.commondreams.org/headline/2013/12/06-0

Nelson Mandela: Reagan e il regime dell’apartheid
McClatchyDC: “Possiamo abbandonare un paese che si è schierato con noi in ogni guerra che abbiamo combattuto, un paese strategicamente essenziale per il mondo libero?” Domanda Reagan in un’intervista alla CBS del 1981. L'amministrazione Reagan ha invitato gli alti funzionari della sicurezza sudafricana negli Stati Uniti, violando un embargo delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno posto il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che avrebbe imposto sanzioni economiche a Pretoria. Reagan aveva anche iscritto Mandela nella lista internazionale dei terroristi degli Stati Uniti” http://www.mcclatchydc.com/2013/12/06/210943/in-ronald-reagan-era-mandela-was.html

Nelson Mandela: cancellato nel 2008 dalla lista USA dei terroristi internazionali
CNN: "L'ex presidente sudafricano Nelson Mandela sarà rimosso da una lista dell’anti terrorismo degli Stati Uniti nel quadro di un disegno di legge che il presidente Bush ha firmato Martedì 1 luglio 2008." http://edition.cnn.com/2008/WORLD/africa/07/01/mandela.watch/

Nelson Mandela: lacrime di coccodrillo
SpyGhana: "Non era Israele uno dei più potenti amici dell’apartheid del Sud Africa? Mandela era "un uomo di visione", "il padre della sua nazione", "un uomo umile", "un combattente per la libertà" quando lo Stato di Israele sosteneva solidamente del Sud Africa? Ronald Reagan, l'America e l'Occidente, in generale, vedevano Mandela come "un combattente per la libertà"? Il libro di Jimmy Carter "Palestine: Peace Not Apartheid" parla, direttamente o indirettamente, di questa relazione tra l'apartheid del Sud Africa e lo Stato di Israele?" http://www.spyghana.com/nelson-mandela-death-stop-shedding-crocodile-tears-part-l/

Nelson Mandela: la riabilitazione
CounterPunch: "Mandela ha trascorso gran parte della sua vita adulta trattato come un “terrorista”. Bisognava premiare il suo lungo cammino per la libertà e la fine del regime di apartheid razziale del Sud Africa. Mandela fu riabilitato in un “statista” in cambio della rapida trasformazione del Sud Africa in un avamposto del neoliberismo, privilegiando il genere di apartheid economico che molti di noi in occidente ne stanno, ora, subendo una forte dose."
http://www.counterpunch.org/2013/12/06/mandela-a-dissenting-opinion/

(Saleh Zaghloul)

OLI 394: ESTERI - Tutto era di Ben Ali

Centro di Sfax
[Ho vissuto in Tunisia per alcuni mesi. Quello che riporto sono degli stralci di discorsi che mi hanno fatto varie persone tunisine in riferimento alla situazione politica nel loro paese. Le persone, maschi o femmine e di diverse estrazioni sociali, riportavano tutte una visione omogenea della realtà anche se non credo del tutto veritiera. Per chi non lo sapesse Ben Ali fu il presidente della Tunisia dal 1987, deposto nel 2011 con la rivoluzione dei gelsomini.]

Uscivi di casa, andavi a prenderti un caffè al bar e davi i soldi a Ben Ali: perché la produzione del caffè era monopolio suo o della sua famiglia.
Prendevi la macchina, andavi a fare benzina e davi i soldi a Ben Ali: perché le aziende che estraevano petrolio erano tutte sue o della sua famiglia.
Ti accendevi una sigaretta e davi i soldi a Ben Ali; chiamavi tua moglie e davi i soldi a Ben Ali, perché le compagnie telefoniche erano tutte sue o della sua famiglia.
Qualunque cosa facessi davi soldi a Ben Ali.

La moglie di Ben Ali, la quale è raccontata sia come la figlia del generale in capo sia come una parrucchiera e a volte entrambe le cose contemporaneamente, aveva la fissa per le scarpe, ne possedeva di tutte le fogge: con i tacchi, senza tacchi, incastonate di diamanti.
La moglie di Ben Ali voleva prendere il posto di Ben Ali e si faceva vedere sempre in televisione.
Quando la moglie di Ben Ali è scappata si è portata via metà del tesoro di stato (in lingotti d'oro) nascosto nelle valigie.

E' furbo Ben Ali.
Ben Ali era il portiere di Bourguiba ma quando Bourguiba ( il presidente dell'indipendenza e fondatore dello stato tunisino moderno) si ammalò lui diventò i suoi occhi e il suo braccio. E quando la sua voce è diventata troppo debole, Ben Ali parlò al posto suo. Il popolo pensava di ascoltare Bourguiba attraverso la voce di Ben Ali ma era Ben Ali che parlava.
Quando l'eroe della rivoluzione è morto per tutti i tunisini Ben Ali era già il volto e la voce dello stato.

La famiglia d Ben Ali e quella della moglie hanno organizzato la Tunisia come se fosse la loro azienda e i cittadini tunisini fossero i loro schiavi.

Ma si stava meglio.
Il latte costava tre volte di meno. Il pane costava la metà.
La polizia se la chiamavi veniva, ora la polizia ha paura ad intervenire. La polizia pensa solo a chiederti soldi.
Prima se pensavi che qualche negoziante ti stesse fregando chiamavi la polizia e questa prima lo picchiava e poi controllava.
Nessuno ti fregava perché tutti avevano paura.
Quando c'era Ben Ali una donna poteva camminare senza paura nel centro di Tunisi e non c'era la spazzatura abbandonata ovunque.
Ora nessuno vuole più lavorare, prima tutti lavoravano perché avevano paura ora che hanno la libertà nessuno vuole fare nulla.

Con la rivoluzione tutto è peggiorato ma adesso deve avvenire una nuova rivoluzione.
Gli esponenti di Ennhada (movimento della rinascita, partito filo islamista ora al governo in coalizione) sono tutti pazzi perché hanno passato troppi anni in prigione.
Quelli di Ennhada  non capiscono più nulla a furia di pregare.
Quelli di Ennhada stanno riscrivendo la costituzione tunisina.
Quelli di Ennhada vogliono che le donne vadano in giro con il bourqa ma lo sanno tutti che in Arabia Saudita le donne vanno in discoteca e sotto il bourqa sono tutte truccate e bevono.

Alla fine con Ben Ali si stava meglio.

Ho incontrato in nave un signore tunisino che vive in Francia, una persona colta e distinta che mi ha confidato la paura che Ben Ali, o le persone a lui vicine, si stiano organizzando per presentarsi alle prossime elezioni. Questo signore ha concluso che il problema della politica in Tunisia è un problema culturale e fino a quando non si creerà un'alternativa culturale e ideologica ad Ennhada e a Ben Ali le rivoluzioni potranno solo peggiorare le cose.

L'articolo è stato aggiornato al 17 dicembre 2013.

(Arianna Musso)

OLI 394 - POLITICA: Pinotti, Genova e la lentezza

Genova è una città che ha grandi potenzialità a volte sembra di non crederci in queste sue potenzialità. Invece si deve poter cambiare, si deve poter andare in fretta, questa è una città che va troppo lenta e oggi abbiamo bisogno di correre proprio perché la crisi morde più forte, se non corriamo rischiamo di non risollevarci più. La prima emergenza è il lavoro 
Intervista a Roberta Pinotti TGR Liguria del 9.12.2013

Genova si è materializzata in tutta la sua identità nella dichiarazione della Sottosegretaria alla Difesa che ha consentito agli spettatori liguri di cogliere le ragioni del perché si è arrivati a questo punto. Lei (la città) non crede in se stessa e va troppo lenta. Genova è persona, è autonoma e responsabile delle sue azioni. Il trucchetto dialettico è noto, non è la prima volta che i politici fanno queste dichiarazioni sul paese, sull'industria, sul turismo, e su tutto quello che dovrebbero gestire e non gestiscono. Ma qui Roberta Pinotti, va oltre, sprona la città, lenta, ad andare in fretta.
Abbiamo bisogno di correre. Dice
Ma dove? Con chi? In base a quale progetto?
Probabilmente dipende solo da Genova e dai genovesi.
Se non fosse andata veramente in onda si poteva pensare che questa intervista fosse tratta da un film di Checco Zalone.
Chi, eletto Renzi, temeva il cambiamento, non si preoccupi. Nel Pd locale, per ora, è tutto come prima
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)