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venerdì 11 luglio 2014

OLI 410: RIFIUTI - La biotruffa anche per Genova

A me gli occhi! Amiu riesce ancora una volta a ipnotizzare con le sue promesse ma non ad uscire dalla logica ormai superata del “ciclo integrato dei rifiuti”, che ha tra le sue caratteristiche quella di considerarli come una fonte di energia termica (quindi eventualmente elettrica). Questo non consentirà mai di raggiungere gli obiettivi di salvaguardia della materia, dalla plastica al metallo, alla terra contenuta nei rifiuti sotto forma del suo precursore: la frazione umida.
Il processo naturale per il quale esiste la terra nelle sue zone selvagge è la trasformazione dei corpi morti, compresi i vegetali, attraverso il lento lavoro di alcuni batteri aerobici, che vivono in presenza di ossigeno. Questi batteri si nutrono delle sostanze contenute nella materia organica e generano quell’odore che tanto infastidisce, producendo come scarto la parte fertile della terra, tanto gradita alle piante. Questo semplice processo - che necessita solo di una buona materia prima d’ingresso come gli scarti di cucina e il verde derivante dalla manutenzione di parchi e boschi - pare non piacere alla direzione di Amiu, e prima ancora ai tecnici della Regione Liguria, che invece hanno disegnato per Genova un piano con biodigestori anaerobici: grossi serbatoi stagni, all’interno dei quali l’umido viene digerito da batteri anaerobici, che producono il cosiddetto biogas, contenente una percentuale variabile tra il 50% e il 90% di metano. Mentre nella digestione aerobica (detta compostaggio) la riduzione della massa messa in lavorazione si limita ad un 25% (comprendente evaporazione acquea e gas), in quella anaerobica la perdita in uscita sfiora anche del 75%. Come si sposa questo con le direttive europee? Per non parlare dei problemi di tossicità dei fanghi derivanti dal processo come segnalato da un parlamentare europeo.
E’ vero che le stesse direttive parlano di recupero energetico, ma solo dal residuo di una raccolta differenziata spinta, quindi una frazione minimale. Ma nel caso di Amiu, il rischio è che non avvenga, avendo progettato di destinare al biogas, la frazione umida della raccolta differenziata, la migliore, che a programma dovrebbe diventare preponderante.  Invece di favorire un naturale compostaggio, si opta per il metodo industriale con impianti molto più costosi.
Anche per le quote di differenziata, come già in passato, il piano si affida al raggiungimento delle quote minime di legge, senza superarle, e nei tempi massimi di legge (2020), invece che mostrare ai genovesi una reale intenzione di risolvere il problema.
Anche il sistema di prossimità a cassonetti non sortirà alcun effetto, come non lo ha sortito in questi anni. A prova di questo, si intendono acquistare due separatori secco/umido, che avranno alla fine solo lo scopo di avere secco da mandare all’incenerimento attraverso un qualche canale, apparentemente più o meno virtuoso, come i consorzi statali, e umido da usare nel biodigestore e i cui fanghi di risulta, debitamente essiccati con uso di energia termica, saranno a loro volta instradati agli inceneritori.
Non ci sarebbe da stupirsi se poi, legati da un piano industriale che senza i contributi statali per la produzione di energia elettrica dal biogas non starebbe in piedi, si infilino dentro anche “mucche vive” pur di mantenere in funzione il sistema. E con il fantasma del CSS (combustibile solido secondario, ovvero un miscelone di plastica e metalli) che elevato da “rifiuto” a “prodotto”, grazie ad una norma scellerata e alla solita truffa semantica, possa finire bruciato in forni di cementifici e centrali termoelettriche a carbone. Tutto fa presagire mala tempora per i genovesi. Il peggio è sempre possibile.
(Stefano De Pietro - immagine da internet)

giovedì 12 giugno 2014

OLI 408: AMIU - Problemi e soluzioni

La battaglia politica e tecnica sui rifiuti che i giornali caratterizzano all'interno di Amiu e del Comune, si gioca in realtà nei piani dell'amministrazione regionale. La nuova legge regionale sui rifiuti definisce una dimensione regionalizzata nella gestione delle discariche, della "chiusura del cliclo" e in tutto ciò che determina l'uso dei rifiuti una volta raccolti dai comuni.
Amiu ha infatti presentato delle "linee guida per il piano industriale" dove si fa esplicito riferimento al piano regionale con la produzione di CSS e di energia elettrica da biogas ottenuto con la biodigestione anaerobica. Una richiesta del governatore Burlando in sede di conferenza stato-regioni ha spostato al 2016 il termine per il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata: una beffa se si pensa che il Comune di Recco oggi ha dovuto organizzarsi molto rapidamente dopo il caso della Corte dei Conti che lo ha condannato a rifondere il danno erariale derivato dal mancato raggiungimento dei livelli minimi di differenziata. Senza il provvedimento voluto da Burlando, oggi si avrebbe a disposizione una leva legale molto forte per costringere i comuni ligure a diventare virtuosi.
Invece si assiste ad una piroetta funambolica, che è riuscita a trasformare la necessità di cambiare sistema in qualcosa che alimenterà cementifici e centrali elettriche con il CSS e mini centrali a biogas sotto il megawatt. Lo scopo è di non superare il 60% effettivo di differenziata per avere 'roba' da bruciare, esattamente come è stato fatto fino ad oggi per alimentare invece Scarpino. Unica differenza, volendo bruciare, necessita separare l'umido, da qui la necessità di fare il biogas con i biodigestori, per aggiudicarsi così anche i certificati verdi nella produzione di energia elettrica, ed avendo altro secco da bruciare alla fine del ciclo: la tempesta perfetta.
Quali soluzioni avrebbe avuto invece a disposizione la giunta regionale? Ad esempio, quella di finanziare grandi impianti regionali di compostaggio, di spingere quello domestico, di copiare il lavoro fatto a meno di duecento chilometri di distanza a Capannori (oltre il 90% di raccolta differenziata), o a Parma, dove la giunta ha organizzato un vero piano Marshall per impedire l'uso dell'inceneritore con i rifiuti cittadini.
Intanto, mentre il cittadino aspetta, la grande discarica si riempie, il percolato scende a valle, l'aria si appesta di biogas e di CSS. Gli unici ad uscirne in piedi sono le amministrazioni e i dirigenti di Amiu, sempre al loro posto da decenni.
(Stefano De Pietro)

sabato 25 gennaio 2014

OLI 396: TRASPARENZA - A Scarpino non si fotografa

Pare che le aziende impegnate nella gestione dei rifiuti, del gas, delle acque, della depurazione siano particolarmente attente a non far pubblicare foto dei  propri impianti, E' successo già due volte, in occasione di sedute di commissioni consiliari fuori sede: al depuratore di Quarto, gestito da Mediterranea delle acque (gruppo Iren) e in Amiu, la partecipata del Comune, oggi in mezzo allo scandalo dei liquami di Scarpino e delle "liason", non propriamente professionalidi alcuni dirigenti di vertice.
Nel caso del depuratore la telecamera aveva lo scopo (dichiarato) di documentare il funzionamento dell'impianto, e l'autorizzazione richiesta non è mai arrivata. Per quanto riguarda Amiu, il diritto di un Consigliere comunale a fotografare e riprendere si ferma al cancello dell'impianto di trattamento della differenziata a Sardorella, così come nella discarica di Scarpino.
Certo, viene da pensare che entrambe le aziende possano avere qualcosa da nascondere, in realtà non è proprio così. Fa forse solo parte di un modo di pensare che fa della trasparenza un pericolo da combattere, perché il controllo viene mantenuto solamente con la negazione "per motivi di sicurezza".
In Amiu a dare la disposizione è l'ex Presidente Casale in persona, in Iren si lascia fare subordinando l'autorizzazione alla pubblicazione ad un consenso che poi non arriva.
Comunque, qualsiasi cosa non abbiano voluto far fotografare a Scarpino, alla fine un problema esce comunque fuori dal recinto e scende nel fiume.
(Stefano De Pietro - foto di una discarica - da internet)




giovedì 21 novembre 2013

OLI 391: COMUNE - Primi segni di rivolta dei lavoratori, opportunità per Genova

Il cortile di Palazzo Tursi attrezzato per la visione televisiva del Consiglio Comunale
Certo che fa sorridere quanto riportato su Il Secolo XIX di ieri (pag.14, "Doria sotto choc: non so se potremo andare avanti"), sulla  frase di stizza nei confronti del Movimento 5 Stelle da parte del consigliere del Pd Farello, sulle da lui presunte responsabilità dei grillini nella situazione di rivolta creatasi in Amt e nelle altre partecipate. "Soffiate sul fuoco", avrebbe affermato, come se ci fosse bisogno di aggiungere il tiepido venticello di cinque consiglieri comunali di minoranza, cittadini prestati alla politica, di fronte al tifone causato da vent'anni di amministrazione dei professionisti del suo partito, a Genova e a Roma. Ma forse su una cosa Farello ha ragione: se non ci fosse stato proprio il Movimento a fine luglio a stoppare il Consiglio comunale con 800 emendamenti, per dar tempo ai lavoratori di organizzarsi contro questa proposta di delibera, oggi non ci sarebbe bisogno di fare scioperi: tutto sarebbe passato tranquillamente con un bel voto di maggioranza e senza nessuno scandalo per la perdita di verginità del sistema delle principali partecipate genovesi.
Il governo centrale e l'Europa spingono alle privatizzazioni, proprio per questo chi invece sta usufruendo di un servizio pubblico che bene o male funziona non vorrebbe veder sventuto ai privati un bene comune. Non si capisce come mai la Giunta non abbia nemmeno provato la strada del rientro in "azienda speciale", come chiedono da mesi i comitati dei beni comuni e altre associazioni, ai quali il Movimento è legato dai primi giorni di vita. Ed infatti proprio insieme a loro è stato formulato un maxi emendamento alla delibera, che chiede la costituzione di un Comitato di cittadini, inserito in statuto alle aziende, per prendere parte alla vita amministrativa delle partecipate, ritrasformate in aziende speciali, valutando la possibilità di cambiare il sistema di pagamento dal biglietto alla tassa di scopo, e utilizzando un sistema di trasferimento del personale tra partecipate: Questo ultimo strumento era stato proposto dalla giunta stessa prima dell'estate, nel Regolamento per il controllo delle aziende partecipate, ed era stato apprezzato, anche se l'impianto totale del Regolamento era stato ritenuto insoddisfacente perché inefficace.
Chissà che con una organizzazione come quella proposta, la privatizzazione sia possibile ad opera dei lavoratori stessi, neo imprenditori della salute della propria città, senza andare a svegliare i soliti giganti pigliatutto. E non dimentichiamo la possiblità dell'azionariato diffuso.
Dalle ultime notizie risulta che Doria intenda conservare Amt pubblica, e che Vesco, assessore regionale, confermi la proroga di altri due anni del contratto di servizio Amt. Finita la crisi Tpl, occorrerà continuare, insieme ai lavoratori di Amt, ad insistere per la messa in opera della proposta cinque stelle. E continuare ad opporsi anche per la vendita di Farmacie e Bagni Marina, alla privatizzazione di Aster e soprattutto di Amiu: l'arrivo del privato nel sistema dei rifiuti genovese significa inceneritore, chi potrebbe mai perdonarlo a Doria?
(Stefano De Pietro - foto dell'autore)

giovedì 21 febbraio 2013

OLI 366: ECONOMIA - Tares tra imposta e tariffa

Il decreto "Salva Italia" del governo Monti ci regala una nuova tassa in sostituzione di Tarsu e Tia: la Tares. Si sentiva il bisogno di una rivisitazione della norma sui rifiuti, analizziamo insieme i punti salienti per scoprire cosa nasconda la cinquantina di commi di cui è composta.
Il "Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi" è dovuto da chiunque utilizzi una superficie abitativa, commerciale, industriale o agricola a qualsiasi titolo, ha lo scopo di finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti urbani ma anche la manutenzione della città, oltre che i costi di acquisto dei servizi (energia elettrica, acqua, gas). Sostanzialmente è pensata per trasferire ai comuni l'onere di incassare direttamente tali somme, sottintendendo che i trasferimenti da Roma saranno ridotti o eliminati, con l'obbligo di finanziare l'azienda incaricata della raccolta dei rifiuti secondo le sue necessità economiche, comprendenti anche gli investimenti. La tassa che riguarda i servizi si paga sempre a metro quadrato, e il valore va da 30 a 40 centesimi di euro, quindi non costosissima ma aggiuntiva a quanto il cittadino paga già di Imu e Irpef e pagava di Tarsu/Tia. Inevitabile pensare che presto questa tassa di superficie sarà aumentata per dar modo ai comuni di avviare le manutenzioni cittadine che attendono da anni di partire.
Il tributo può essere trasformato in tariffa solo se l'azienda dei rifiuti inizia una misurazione "puntuale" del conferito, che ad esempio a Genova non avviene, anche se voci sindacali di Amiu spiegano che la direzione rassicura che l'azienda genovese continuerà a incassare direttamente la tassa. Il termine "puntuale" non viene definito esattamente, per cui ci si aspetta che sia oggetto di interpretazione da parte dei comuni con le inevitabili circolari interpretative del ministero: il solito tran tran legislativo.
L'unico riferimento alla raccolta differenziata, per nulla tenuta in considerazione nella nuova norma, è per indicare l'obbligo di una diminuzione di tariffa in proporzione alla quantità di differenziata raccolta, nulla più. Molto interessante è invece il riferimento alla eventuale violazione di termini di legge, per cui il cittadino ha diritto a pagare un massimo del 20% della tariffa piena in caso di manifesta e grave violazione delle norme sui rifiuti: la fantasia insegna che se messo in relazione alle quantità di differenziata di legge e reali, in pratica quasi ovunque in Italia sarà possibile chiedere la riduzione. Si vede che il legislatore non conosce affatto la situazione italiana sui rifiuti e che la legge è stata scritta a tavolino solo per dare modo ai comuni di avere a disposizione una leva fiscale utile alla propria sopravvivenza.
Rimandiamo un approfondimento ad alcuni prossimi articoli su Oli.
(Stefano De Pietro - immagine da internet)

martedì 20 marzo 2012

OLI 336: GENOVA – Appello all’Amiu

Dunque, la rumenta galleggiante, alias installazione di modern art nella fontana di Via del Campo oggi, dal lontano 3 febbraio,  è ancora lì (vedi OLI 333).
L’esperimento sta diventando pulp.
O chiamiamo Peter Greenaway per girarci un film, o la puliamo. Che ne dite?
(Paola Pierantoni)

martedì 29 novembre 2011

OLI 322: SCARPINO - Il gassificatore ossigena l'aria di Genova

"Paperopoli, avete presentato Paperopoli!", urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano.
Riassumento l'intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d'installazione di un "impianto di fine ciclo", così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s'intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l'università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d'impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell'inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben "tre" pale, un po' di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità "produttiva" del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell'Unione Europea).
Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare "tutte" le 350 slide sul sito dell'azienda - pubblica - da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la "pittima di Powerpoint" davanti al suo ufficio.
(Stefano De Pietro - disegno di Guido Rosato)