martedì 31 maggio 2011

OLI 303: NUCLEARE - Perché sono contro il nucleare (da fissione)


Essere antinuclearisti è fin troppo facile solamente ragionando sul costo di produzione dell’energia normalmente considerato al netto della dismissione della centrale, o sul problema delle scorie che nessuno sa dove mettere perché non esistono siti immutabili nei secoli.
Ma non solo: si parla di centrali atomiche di terza generazione per dire che la sicurezza è aumentata e che crescerà ulteriormente: vero salvo il fatto che le sicurezze hanno il compito di prevenire ciò che l’esperienza insegna possa accadere, ma non gli incidenti poiché per loro natura sono imprevedibili, infatti quelli noti sono gli eventi descritti nei manuali di gestione, gli altri no.
Uno degli argomenti di chi si ostina a difendere il nucleare è che, dove sono successi incidenti, le centrali sono vecchie. Sarà pur vero ma, non dimentichiamo che all’epoca della loro costruzione l’uomo era già andato sulla luna, che Barnard aveva fatto i trapianti di cuore, che l’informatica aveva già raggiunto una fase di maturità sufficiente a gestire un razzo: insomma i progettisti delle prime centrali non erano degli sprovveduti, eppure quanti errori hanno commesso, uno dei quali appare oggi in tutta la sua evidenza in Giappone. Per averli vissuti personalmente, posso citare alcuni episodi.Ho lavorato per la centrale di Caorso avendo disegnato una speciale attrezzatura per sollevare, oltre uno spessissimo muro antiradiazioni costruito in tutta fretta, alcuni pezzi della turbina che percorsa da vapore radioattivo impediva ai tecnici di lavorare nei suoi dintorni.
Ebbene? Ebbene, se consideriamo questo un piccolo dettaglio cui si è posto rimedio mi domando
quali altri errori sono stati commessi, magari meno evidenti. Il Superfenix è un reattore del tipo autofertilizzante che ha a che fare con il plutonio. Nel periodo dell’avviamento, un mio amico disegnò ciò che lui chiamava il ragnetto, una macchina che muovendosi all’interno dei grandi tubi della centrale, avrebbe dovuto individuare il punto di fuoriuscita di una notevole quantità di sodio, un fluido indispensabile al funzionamento del reattore, ma che per sua natura è altamente infiammabile. Non so se, grazie al ragnetto, il guasto è stato riparato ma chi può garantire che il problema non si ripresenterà con tutte le sue imprevedibili problematiche?
Andiamo avanti. Si dice che il nucleare sia necessario per ridurre la dipendenza dal petrolio. Vero, come è vero che anziché dai paesi produttori, in futuro dipenderemo dai fornitori di uranio; pazienza, anche perché pare che anche l’uranio sia un materiale esauribile.
Ma il vero danno prodotto dell’energia atomica non sta nei suoi pericoli intrinseci comunque reali, ma nell’aver ritardato lo sviluppo delle tecnologie alternative. L’illusione dell’energia a basso costo ha di fatto bloccato la ricerca negli altri settori che a fatica, oggi, stanno cercando di farsi strada nella foresta dei divieti interessati.
Si dice: il fotovoltaico non potrà mai sostituire il nucleare, lo stesso per l’eolico, lo stesso per il solare, lo stesso per l’idraulico, lo stesso per il geotermico, lo stesso per le pompe di calore, lo stesso per le biomasse, lo stesso per tutte quelle forme di energia alternativa, compreso il risparmio energetico, che tutte sommate, qualche problema sicuramente ce lo risparmierebbero sicuramente.
Mi fermo per ragioni di brevità sottolineando solo il fatto che se alcuni paesi del nord, quindi meno favoriti dal sole, hanno obiettivi ambiziosi nel campo delle rinnovabili qualche ragione ci sarà per preferire questa strada a quella nucleare.
Parliamo ora della produzione di energia con la tecnica della fusione nucleare. Nucleare? Ancora? Ebbene si, proprio quel nucleare che andrebbe perseguito e che invece segna il passo perché rallentato dalla miopia dei fautori del nucleare per fissione.
Fissione: si usano materiali che vanno dall’uranio in su nella tavola periodica degli elementi. Se le cose vanno male e fonde il nucleo, come sta accadendo a Fukishima, non resta che isolare il mostro dal resto del mondo incapsulandolo in un grosso sarcofago di cemento, sperando che non si rompa come pare stia accadendo a Chernobyl.
Fusione: utilizza un elemento che si trova nella parte opposta della tabella periodica, quello più diffuso nell’universo e notoriamente non radioattivo, l’idrogeno, che però non ci sta a fondersi con un proprio simile per formare un atomo di elio, producendo anche il calore necessario a produrre vapore. Ci vuole una macchina che riproduca sulla terra le condizioni tipiche del sole. Di queste macchine ne esistono vari prototipi, una di queste è il Jet dove nel 1992, per pochissimi istanti credo meno di due secondi, la fusione è stata ottenuta, sia pure con rapporto energetico negativo cioè immettendo più energia di quanta non se ne sia stata prodotta, ma la via è stata aperta.
Non la faccio lunga sulla sicurezza del sistema, dico solo che se accadesse come a Fukushima, in caso d’esplosione i danni sarebbero pari a quelli di qualsiasi esplosione similare, ma la fusione s’interromperebbe istantaneamente senza danni comparabili con ciò che sta accadendo oggi.
Termino con una considerazione: le centrali a fissione ci sono, e già che il danno è stato fatto (credo sia perfettamente inutile spegnerle perché il pericolo aumenterebbe dato che nessuno sarebbe disposto a spendere per mantenere efficienti costosi macchinari improduttivi) almeno cerchiamo di usarle al meglio ricavandone più energia possibile pur senza mai sottovalutarne la pericolosità, ma per il futuro, almeno non ripetiamo più l’errore cadendo nelle trappole tese dalle sirene nucleariste, sarebbe diabolico; di tempo ne abbiamo già perso in abbondanza, non perdiamone altro.

(Alberto Veardo)

2 commenti:

  1. i francesi ringraziano
    Gin Migone

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  2. Certo che ci ringraziano. Votando sì e abolendo il programma nucleare almeno per cinque anni, o per sempre dato quello che sta succedendo in Europa, e dando un impulso formidabile alla ricerca energetica umano - compatibile, aiutiamo loro, i Francesi(25% di Verdi) ad uscire dal loro nucleare militar-industriale, compresi i ferri vecchi che Sarkò vuole vendere a Berlù. Non è solo questione di soldi e di tasche, come si dice. Angelo Guarnieri

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