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venerdì 3 maggio 2013

OLI 375: SOMMARIO

OLI 375: PAROLE DEGLI OCCHI - Piccoli Barilla

(Foto di Giovanna Profumo)
Bambini in attesa del laboratorio di cucina offerto loro dalla Barilla
Al Porto Antico nei giorni scorsi due stand - Amici del Mulino e la Giornata nel mondo Buono - offrivano a grandi e piccini la possibilità di accostarsi all'importanza di "nutrirsi correttamente sperimentando tutte le dimensioni del mondo buono di Mulino Bianco", come indicato sul promo dell'iniziativa. 
Poco distante, sempre all'Expo, si teneva Equa, la Fiera del commercio Equosolidale

OLI 375: CITTA’ - Il Grifo d'argento a Settis, voce nel deserto

Lunedì 29 aprile Genova ha premiato con il Grifo d’argento Salvatore Settis, archeologo, storico, ex direttore della Normale di Pisa, professore con incarichi prestigiosissimi e lauree ad honorem, ma balzato alla notorietà perché costretto a dimettersi dalla direzione della Commissione per i Beni Culturali, dopo aver aspramente criticato la gestione del Ministero dei Beni Culturali durante il governo Berlusconi.
Nella sala degli affreschi cinquecenteschi di Luca Cambiaso di Villa Imperiale, restaurata grazie al Fai, il professore è apparso particolarmente combattivo, forse grato per essere stato candidato da un comitato ad hoc (e dal blog di Caterpillar di Rai2) alla Presidenza della Repubblica.
Nel suo libro più famoso, “Paesaggio Costituzione e cemento” del 2010, Settis si è confrontato con il baratro che separa i principi di difesa e tutela del territorio sanciti dalla Costituzione, dalla realtà di degrado dello spazio che abitiamo.
“Il degrado di cui stiamo parlando non riguarda solo la forma del paesaggio e dell'ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono, è una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile da indifferenza, leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura, malcostume diffuso e monetizzazione di ogni valore.
Un'indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire, preservare e fare “mente locale”, contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Oggi più che mai pare necessario parlare di paesaggio. Quanto mai attuale, pensando all’Ilva di Taranto, dove il diritto al lavoro si è contrapposto al diritto alla salute, ad un ambiente salubre. E la mente è corsa all’altro candidato alla Presidenza, Stefano Rodotà, alla sua lotta in difesa della Costituzione, dei diritti.
Ma indignarsi non basta. E nell’ultimo libro “Azione popolare Cittadini per il bene comune” Settis si batte contro l'indifferenza che uccide la democrazia, contro la tirannia antipolitica dei mercati per rilanciare l'etica della cittadinanza.
“Puntare su mete necessarie come la giustizia sociale, la tutela dell'ambiente, la priorità del bene comune sul profitto del singolo. Far leva sui beni comuni come garanzia delle libertà pubbliche e dei diritti civili. Recuperare spirito comunitario, sapere che non vi sono diritti senza doveri, pensare anche in nome delle generazioni future. Ambiente, patrimonio culturale, salute, ricerca, educazione incarnano valori di cui la Costituzione è il manifesto per la libertà, l’eguaglianza, il diritto al lavoro di tutti. La comunità dei cittadini è fonte delle leggi e titolare dei diritti, deve riguadagnare sovranità, cercando nei movimenti civici il meccanismo-base della democrazia, il serbatoio delle idee per una nuova agenda della politica. Occorre dare nuova legittimazione alla democrazia rappresentativa, facendo esplodere le contraddizioni fra i diritti costituzionali e le pratiche di governo, che li calpestano in obbedienza ai mercati".
Dunque per ricreare la cultura che muove le norme, ripristina la legalità, progetta il futuro, serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità con un actio popularis, che risale al diritto romano, un’azione di un cittadino qualsiasi nell’interesse pubblico.
In un'intervista a Repubblica del 28 aprile Settis arriva addirittura a rivalutare le lotte dei comitati, definendoli sentinelle e anticorpi in difesa del bene comune.
Perbacco!Quanti condividono?
 Il sindaco Doria sembrava convinto nel consegnare il premio e come buona pratica ha avviato un "percorso di partecipazione" per far conoscere a tutti i cittadini, Municipio per Municipio, il nuovo Piano Urbanistico Comunale messo a punto da Marta Vincenzi. Un Puc da rivisitare, prima dell'approvazione definitiva, per la crisi economica, per sopravvenuti eventi luttuosi come l'alluvione, ma in particolare per le Osservazioni della Regione, che ad esempio in ottemperanza alle liberalizzazioni della Normativa europea, elimina i vincoli alla presenza di esercizi commerciali, restringe ulteriormente le maglie sull'edificabilità in aree agricole...
Un percorso più che condivisibile, pur nel pieno rispetto del ruolo degli uffici e degli investimenti.
Peccato che appaia una partecipazione più sulla carta che effettiva, visti i tempi, entro giugno si dovrà concludere presso i Municipi: più che altro appare un'informativa, di cui forse non se ne sentiva la necessità. Si apprezza comunque la "sperimentazione della Partecipazione".
(Bianca Vergati - immagine di Guido Rosato)

OLI 375: SOCIETA' - Crimini, suicidi e anomia ai tempi della crisi

Capita di essere sommersi da sensazioni, profumi o ricordi; oggi mi è capitato con un parola: anomia.
Mi ha rimbombato nella testa come soluzione o spiegazione, non saprei, della condizione di questo momento.
Anomia come insoddisfazione e ricerca di “alternative” (anche criminose/illecite?) per porre fine alla mancanza di obiettivi raggiunti. O irraggiungibili.
Ma se la riuscita sociale è così in crisi, cosa si può fare affinché la riuscita personale ne esca in qualche modo soddisfatta?
Durkheim parlava di anomia prodotta da indeterminatezza degli obiettivi; ma questo vortice di orizzonti possibili si è schiantato lontano da qui, producendo un unico orizzonte, finito, limitato e paurosamente sovraffollato.
La prospettiva che immaginava Durkheim era una crescita dei suicidi nei momenti di crisi: l'Istat arriva in aiuto sottolineando che: “nel 2012 sono stati registrati 3048 suicidi, di cui 1412 per malattia, 324 per cause affettive e solo (aggiungo io) 187 per motivi economici. Cifre inferiori rispetto all'anno precedente, quando su 2986 casi, 198 erano dovuti a ragioni finanziarie”, e che quindi no, non è la crisi economica a spingere al suicidio. E che il suicidio non è, in ogni modo, la soluzione alla crisi. Sociale, personale o economica.
Mi rimane entrare nella prima prospettiva e perseguire con fini illeciti la scalata al successo? Sebbene comportamenti di questo tipo dovrebbero essere riconducibili a individui degli strati sociali più bassi, senza cultura e senza mezzi per conquistare un posto al sole. Un tempo una famiglia economicamente stabile, una laurea ed essere nati nell'emisfero ricco del mondo erano condizioni vantaggiose.
Sembra che ci si sia appiattiti verso il basso, e che anche i mezzi illeciti scarseggino, o che siano prerogativa di chi ha già molto e voglia semplicemente di più.
(Bice Pollastri)

OLI 375: CULTURA - A chi appartiene il fronte mare?

Una domenica qualunque al porto antico riserva una novità poco piacevole. L'intero molo a ponente dei magazzini del cotone viene utilizzato per una esposizione di servizi charter navali, con "ingresso a invito" ci fa notare l'addetta all'ingresso. Gli stand di plastica bianca oscurano completamente la visuale a chi non può pregiarsi di appartenere alla ristretta fascia di aventi diritto, qualcuno sbircia nei rari punti di contatto rimasti con il porto dietro, stretto fra la struttura e il muro. Molte automobili sono posteggiate sulla strada, al di fuori dei posteggi segnati. Eppure il porto antico, anche se dato in gestione ad una azienda privata, dovrebbe essere patrimonio di tutti, e così anche il paesaggio. Ribelliamoci e scriviamo una mail a portoantico@portoantico.it richiedendo che siano rimosse le strutture che impediscono la visione del panorama.
(Stefano De Pietro - foto dell'autore)

OLI 375: AMBIENTE - Degrado del bosco e fine delle istituzioni collettive, gli effetti imprevisti della pianificazione ambientale

In risposta a AMBIENTE - Da Gerbonte al Monte Gottero, i boschi demaniali ai privati contro il degrado

1,86 periodico. Ecco la percentuale delle foreste demaniali. Apparentemente poco rilevante, almeno sotto il profilo della superficie. In realtà, "demaniale" è un termine specifico, un dettaglio (o se si vuole una parte) del più ampio settore pubblico, mentre "privato" appartiene a una categoria molto generale e a una contrapposizione che finisce per essere generica, quella con il "pubblico". E di "pubblico" ce n'è molto di più, un pubblico che afferisce a ogni livello dell'amministrazione, che attribuisce al bosco specifiche funzioni (come se non ne avesse), per esempio quelle di interesse militare, ma soprattutto di "privato".
L'intervento (OLI 374) mi sembra proporre tre riflessioni:
* come si distribuiscono e come sono gestite le altre foreste "non demaniali" – oltre il 98%? Esiste una larga quota di boschi di generale attribuzione pubblica, ma una larghissima maggioranza sono i boschi di proprietà genericamente privata. E su questi ultimi la manutenzione è in generale modesta, in qualche caso scandalosa. D'altronde tutti i boschi sono soggetti a un regime normativo molto restrittivo che sembra garantire un riconosciuto interesse pubblico per il bosco e che dovrebbe essere oggetto di qualche riflessione;
* di cosa si tratta? Boschi e foreste sono la stessa cosa sotto il profilo del "materiale" (legno), ma le seconde sono appunto beni unitari, come sembra affermare il Wwf; da questo punto di vista "demaniale" non è un attributo relazionale che descrive appunto il carattere della proprietà, ma un attributo sostanziale, uno statuto giuridico importato da Napoleone. Rimando alla voce "Forêt_domaniale" sulla versione francese di Wikipedia. Non sarebbe male una riflessione su questa "sostanza";
* la natura della proprietà e la sua regolazione. Questo terzo punto mi sembra centrale: il limitato interesse privato sul bosco e già citato interesse pubblico corrispondono anche a una larga diffusione di consorzi e altre forme di proprietà collettiva. Su questi soggetti si è più volte intervenuti con l'intenzione di promuoverne la privatizzazione, ma soprattutto le pretese iniziative di tutela della pianificazione regionale hanno accompagnato (se non causato) il degrado delle istituzioni collettive legate al bosco e al pascolo.
Ci sono luoghi in cui queste istituzioni e le regole che consentivano l'accesso al bene (e al suo consumo) erano la vera struttura della comunità locale. Il venir meno di queste istituzioni è stata – nel bene e nel male, più spesso nel male – la vera rivoluzione dell'approccio regionalista.
Forse nelle foreste demaniali si nasconde un problema ben più rilevante del 2% di cui stiamo parlando, le modalità con cui lo stato è intervenuto negli ultimi 40 anni in agricoltura, le caratteristiche della pianificazione nelle aree extraurbane. Ricominciare a parlarne è sempre un bene, soprattutto se fuori dalla retorica della "nuova agricoltura".
(Carlo Bertelli - foto da internet)

OLI 375: CITTA' - Sabato 4 maggio aperitivo solidale con Ambulatorio Città Aperta

L’Associazione Ambulatorio Città Aperta, è "un'associazione di medici, infermieri e volontari che vuole rendere effettivo il diritto alla salute proprio di ogni essere umano, di qualunque provenienza geografica, religione e status sociale. Offrire un'assistenza medica di base agli immigrati "irregolari" - che la legge non garantisce perché orientata a regolare solo l'emergenza - è un modo per esercitare un'azione politico-sociale".
Così è stato anche nel passato: l’Associazione Ambulatorio Città Aperta faceva parte del coordinamento di associazioni del Forum antirazzista e, dalle carte dell’Archivio del forum, si possono ricostruire alcune tappe importanti della sua storia.
Nel corso del 1997 si portava avanti la discussione del disegno di legge sull’immigrazione Turco-Napolitano. Nell’incertezza legislativa sull’argomento, alcuni enti ed ospedali avevano introdotto pratiche discutibili: l’Istituto Gaslini aveva posto, tra le condizioni di ricovero, l’accettazione di stranieri extracomunitari in ospedale (eccetto le urgenze) soltanto dietro garanzia di pagamento. In quella occasione l’Associazione Ambulatorio internazionale Città Aperta si mobilitò e organizzò sull’argomento un convegno (tra i cui invitati compariva anche Tahar Ben Jelloun).
Insieme alle altre associazioni del Forum antirazzista, si batté – sempre nel corso del 1997 – perché la legge in discussione recepisse la necessità di garantire, a livello ministeriale e regionale, il diritto alla salute di tutti i cittadini, indipendemente dal titolo di soggiorno.
Più tardi, nel 2001, poco prima della fine del Forum Antirazzista e della emanazione della disastrosa legge Bossi-Fini, si batté insieme alle altre associazioni del forum per instaurare una collaborazione con la questura.
Successivamente, l’Associazione Ambulatorio Città Aperta ha continuato a garantire il diritto alla salute, così come è garantito dalla Costituzione italiana (art. 32) e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 35) e nonostante gli ostacoli legislativi dovuti a norme sempre più escludenti e demagogiche (oltre alla già citata Bossi-Fini, si ricordano gli obbrobri anticostituzionali sanciti dal Decreto Maroni nel 2008).
Per continuare a sostenere il suo servizio a tutela del diritto alla salute, l’Associazione Ambulatorio Città Aperta ha bisogno di essere sostenuta: per questo ha organizzato un aperitivo di autofinanziamento e tesseramento per sabato 4 maggio 2013 alle 19.30, in Piazza Cernaia 3/6, presso Il Formicaio.
E’ necessario sostenere il cammino di chi veglia sui diritti fondamentali, per non accorgersi, un giorno, di averli smarriti per sempre.
(Eleana Marullo)

OLI 375: TEATROGIORNALE - L’ispettore Derrick

Da repubblica.it: Segreto dell'ispettore Derrick."Da ragazzo soldato delle SS" San Teodoro, Sardegna. Ristorante Esagono.
La zuppa alla “Mario” era sparita dai piatti assieme alla prima bottiglia di Vermentino.
Una signora bionda sorrideva, il braccio destro era appoggiato alla sedia accanto alla sua. Teneva tra le dita un tovagliolo bianco. Di fronte a lei una coppia di settantenni corpulenti in camicia floreale, lei in camicia verde, lui rosa. Dopo due o tre sorrisi la signora bionda si alzò, un cameriere l’aiutò a spostare la sedia. In inglese disse qualcosa circa la toilette e, portandosi via il tovagliolo bianco, si diresse verso una porta nascosta da un separé.
Entrò nel bagno degli uomini e si mise a bussare alla porta del gabinetto.
-Host apri.
Nessun rumore, la donna bionda si attaccò alla maniglia e la abbassò diverse volte.
-Host, non abbiamo tutta la sera, apri. Pensa se entrasse qualcuno.
Horst Tappert, per il mondo l’ispettore Derrick, era chiuso in bagno da una ventina di minuti. Continuava a sudare e aveva la gola secca. Fece girare la chiave. La moglie lo tirò fuori dal gabinetto e, sempre nascosta dal separé, lo tamponò di acqua di colonia.
- Host smettila, sono italiani, cosa vuoi che ne sappiano della Germania. Ha fatto una battuta, umorismo italico, sono governati da un signore che fa le corna nelle foto di stato. Quindi ora la smetti e torni di là con Brenda e Johnny, che sono americani, non fanno battute politicamente scorrette e non riusciranno mai a mangiare delle aragoste alla catalana senza il nostro aiuto.
L’ispettore Derrick era affannato ma cercava di stare il più dritto possibile. Non era la prima volta che gli accadeva d’avere una crisi di panico. Negli anni ottanta accadeva spesso, oggi era stata colpa del vino, della giornata al mare che gli aveva ustionato le dita dei piedi (la testa no, portava il cappello), di Brenda che non smetteva mai di parlare. E di quell’italiano, naturalmente, ma gli italiani sono così, sempre a scherzare, non bisogna prenderli sul serio. E' dai tempi di Mussolini che gli italiani non bisogna prenderli sul serio.
- Host, sei pronto? Possiamo tornare a tavola?
L’ispettore Derrick fa segno di sì con la testa. In realtà continua a pensare alla faccia di quell’italiano: mi ha dato del nazista solo perché sono tedesco, non mi ha neanche riconosciuto, non sa che io sono l’Ispettore Derrick. L’ultima crisi di panico l’ho avuta un’anno fa, sono migliorato. Prima bastava un’allusione così, generica, al nazismo per farmi perdere il controllo, ora invece mi devono dare proprio del nazista per farmi andare in panico.
Sono migliorato. La moglie lo porta per mano fino al tavolo, Brenda e Johnny avevano già attaccato le aragostine alla catalana facendone scempio e schizzando di sugo la tovaglia immacolata.
-Host – disse la moglie in tedesco e stringendogli la mano - Sono sessant’anni che ti torturi, basta. Se non ti hanno scoperto fino ad ora…
-Si, certo- Le sussurrò lui all’orecchio.
Ormai aveva ripreso il controllo di sé, solo un leggero tremore alle mani denunziava il suo malessere appena passato. Con coltello e forchetta sezionò lentamente la sua prima aragostina, la ingioiellò di cipolla rossa e se la portò alla bocca su un piedistallo di pane carasau.
-Italiani, non sapranno fare le guerre ma le aragoste le sanno cucinare.
(Arianna Musso - foto da internet)