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mercoledì 22 maggio 2013

OLI 378: SOMMARIO

OLI 378: PAROLE DEGLI OCCHI - Don Andrea Gallo (1928 - 2013)

(Don Andrea Gallo - Foto di Giovanna Profumo)
Genova, 22 Maggio 2013 
E' mancato oggi Don Andrea Gallo. 
Genova e l'Italia perdono un testimone di fede e di laicità. 
Un uomo che dava voce ai deboli, a chi era ai margini e a chi voleva cambiare in meglio il paese. 
Resistenza e partecipazione sono tra le molte cose che Andrea lascia a chi lo ha amato.
Ci mancherà.

OLI 378: PALESTINA - Welcome to Israel

Richiedere l'apertura dell'email privata ed avere accesso alla pagina personale di facebook ai turisti in arrivo all'aeroporto di Tel Aviv, non è più una violazione alla privacy.
 Il procuratore generale israeliano Yehuda Weinstein, il mese scorso, ha affermato che gli agenti della sicurezza dell'aeroporto Ben Gurion sono stati autorizzati "legalmente" ad entrare negli account privati di email dei turisti. L'eventuale rifiuto potrebbe concludersi in un divieto d'ingresso nel Paese, come sta succedendo negli ultimi anni soprattutto a giovani turisti.
Le autorità israeliane giustificano tali controlli una “necessità di garantire la sicurezza del Paese”.
 I controlli non avvengono solo per entrare nel paese, ma anche quando si è in partenza da Tel Aviv: non è un caso raro subire ore di interrogatorio all'aeroporto, non è un caso raro che i servizi di sicurezza israeliani effettuino ricerche con google per verificare contatti, interessi, orientamenti politici e possibili amicizie con palestinesi. Se ti etichettano come “personaggio sospetto”, la security può trattenerti anche una notte prima di farti uscire dal paese.

Lo scorso 31 luglio all'aeroporto di Tel Aviv, in uscita dal paese, sono stata giudicata “altamente pericolosa” dalla sicurezza israeliana. Per questo perquisita e trattenuta. Il mio bagaglio è stato sequestrato e dopo il primo interrogatorio durato 3 ore, che mi ha fatto perdere il volo, sono stata scortata in una stanza di 4mq. per la perquisizione fisica e per il secondo interrogatorio durato ulteriori 3 ore.
 …...“Come mai sei venuta da sola in Israele?” “Dove hai alloggiato?” “Quali città hai visitato”, “Hai incontrato qualcuno?” “Conosci qualcuno in Israele?” “E' la prima volta che vieni qui?” “Come mai non hai prenotato alloggi prima della partenza?” “Hai il sospetto che qualcuno ti abbia parlato in arabo?” “Mi dai il cellulare?” “Dove vivi?” “Come si chiamano i tuoi genitori?” “Chi hai incontrato a Gerusalemme?”, “Qualcuno ti ha ospitato”?, “Hai notato qualcuno sospetto?”, “Dove lavori?” “Quanti giorni sei stata a Gerusalemme?, e nel deserto? e... e... e...?” “Hai intenzione di tornare?” “I nomi dei tuoi amici che sono venuti in questo Paese?” “Come mai viaggi senza una guida turistica?” “Perchè sei venuta qui?” “Hai delle bombe?”, “....si hai capito bene, hai delle bombe, delle armi con te?” “Di che religione sei?” “Capisci l'arabo?” ”Sei mai stata in un paese arabo?” …
Sconcerto, paura, agitazione, rabbia.... sono le prime emozioni che ricordo. Le domande vengono ripetute più di una volta in sequenze diverse; devo ricordare quello che ho dichiarato in precedenza!
Durante il sequestro del bagaglio, dico a loro che è assurdo questo interrogatorio, che in nessun altro aeroporto di paesi che ho visitato mi hanno trattato così. Dico che c'è una privacy da rispettare.
Loro mi rispondono che sono tenuti a fare i controlli per la sicurezza del Paese, dei cittadini e della mia.
Trovavo tutto questo fastidioso e imbarazzante, ma mi rendevo conto che mi conveniva collaborare.
Sono stata fortunata per le sole 6 ore e mezzo di interrogatorio e il non aver risposto “sotto giuramento” mi ha aiutato a trovare delle alternative alle risposte esatte: “non prenoto mai quando viaggio”, “cercavo su internet l'alloggio di volta in volta”, “ho incontrato tanti turisti” “la maggior parte del tempo l’ho trascorso a Gerusalemme” “ho alloggiato dalle suore”, “ho visitato i luoghi sacri” ecc.
La verità
Sono stata un mese nei Territori Occupati Palestinesi: ho visitato Ramallah, Hebron, Nablus, Jenin, ho condiviso le mie giornate con persone locali che mi hanno ospitato e accompagnato in giro con entusiasmo, ho intervistato e fatto riprese che ho spedito in Italia dalla posta di Gerusalemme prima di partire, sono stata testimone di situazioni che i media mettono a tacere, ho visitato campi profughi; i controlli ai check point e ai posti di blocco erano all'ordine del giorno.
E' un reato?
E' un reato ascoltare storie che raccontano di assedio ed oppressione con cui ogni giorno i palestinesi devono fare i conti? 
L'interrogatorio ha lo scopo di demotivare le persone che vogliono tornare in Palestina, ci sono cascata anch'io : l'essere sotto pressione e il sentirmi psicologicamente aggredita e invasa della mia intimità mi ha portato a pensare di non voler più tornare... ma questo pensiero è durato solo pochi giorni.
(M.R. - foto da internet)

OLI 378: SINDACATO - Epifani e l'estetica della piazza

Da la Repubblica 20 maggio 2013
Alla Fiom invece Epifani rimprovera quella che definisce “l’estetica delle piazze”. Quando si hanno responsabilità di governo il punto non è tanto stare nelle piazze quanto risolvere i problemi che le piazze propongono, “perché l’estetica delle piazze, cioè stare lì e non risolvere mai i problemi, non funziona. La gente ti chiede soluzioni”
Guglielmo Epifani, nuovo segretario Pd, è stato alla guida della Cgil per otto anni (dal 2002 al 2008). Sergio Cofferati, suo predecessore nel sindacato, nonché membro del Parlamento Europeo per lo stesso partito, era a Roma in piazza sabato 18 maggio. C'è chi dice che il secondo avrebbe agito nello stesso modo fosse stato segretario del Pd e al posto del primo.
E’ evidente che esiste un problema di estetica nel Pd e nel sindacato.
Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze non può e non deve essere liquidata come una boutade. Impone a chi fa politica o sindacato una riflessione: cosa si va fare in piazza? E soprattutto: per quale ragione negli ultimi dieci anni solo in Piazza sono state poste le richieste più urgenti ai governi del paese?
E’ stato per soddisfare un senso estetico che sono state occupate strade e piazze al G8 di Genova? Quanto compiacimento estetico muoveva i Girotondi? Quale sottile pulsione ha spinto i tre milioni che si sono riversati a Roma per l’articolo 18 nel marzo 2002? Cosa ha accompagnato i moltissimi che si sono ritrovati, in tante manifestazioni, contro le politiche di smantellamento di stato sociale e diritti?
Ma è sufficiente pensare alle donne: per quale pulsione estetica sono andate in tutte le piazze italiane  il13 febbraio 2011? In nome di cosa si sono riviste quest’anno per ballare nel billion rising?
Certo, a Roma, il 18 maggio c’era la satira dei cartelli ed esasperazione, ma c’era anche sul palco il pacato disappunto di Sandra Bonsanti, la denuncia di Gino Strada e la rabbia di Fiorella Mannoia, che chiedevano per ogni persona presente di risolvere i problemi.
Nessuno di loro era lì per un esercizio di stile.
Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze rivela l’uomo Guglielmo Epifani, la sua scissione tra partito e sindacato come se le due componenti non potessero stare insieme nella storia del leader.
E svela inoltre la difficoltà di sanare i dissidi di quella parte del Pd che è Cgil e che non incontra la Fiom di Landini, l’assenza di Susanna Camusso racconta anche questa storia, fatta di scissioni e tattiche interne di cui ai lavoratori e ai disoccupati non importa davvero nulla.
L’estetica delle piazze è un concetto che offende, evoca la perdita di tempo, il nulla di fatto. Se a dirlo è l’ex segretario generale della Cgil l’offesa ha un peso maggiore: rasenta il disprezzo.
Sabato 22 giugno a Roma ci sarà la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil. La prima manifestazione unitaria dopo tanto tempo. In agenda parole d’ordine simili a quelle che sono state dette sabato: Lavoro, equità, contratti.
Cosa sceglierà il Pd? E che farà Epifani?
Rinunceranno all’estetica della piazza?


(Giovanna Profumo - galleria fotografica dell'autrice)

OLI 378 - ESTERI: Voci dalla stampa internazionale

1) The Economist, 18 maggio 2013: Israele è uno Stato ebraico e gli ebrei hanno diritti superiori ed i Karaiti non sono ebrei. Se così sono visti gli ebrei karaiti, si può immaginare come sono visti cristiani e musulmani.
Nell’articolo intitolato “Chi è l’ebreo?” si legge tra l’altro quanto segue: “Quando è che un Ebreo non è un Ebreo? Quando egli è un Karaita. O almeno così dice il capo del Rabbinato di Israele che, dopo 65 anni di relativa armonia con un'antica setta ebraica, riapre uno scisma vecchio e amaro. Negli ultimi mesi, i rabbini che lavorano per il ministero israeliano della religione hanno ritenuto invalidi i matrimoni Karaiti, multato i macellai per pretesa di essere kosher ed hanno chiesto agli uomini Karaiti che sposano donne ebree ortodosse di convertirsi, e a volte di dover subire Tavila o il battesimo. “Israele è uno Stato ebraico e gli ebrei hanno diritti superiori - dice il portavoce del capo del Rabbinato -, ed i Karaiti non sono ebrei". "Siamo già ebrei - protesta Moshe Firrouz, un ingegnere informatico che è a capo del Consiglio dei Saggi dei Karaiti - il Rabbinato ci sta negando la nostra libertà religiosa."
http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21578098-old-religious-argument-once-again-rears-its-angry-head-whos-jew

2) The Financial Times, 16 maggio 2013: Il ruolo del Qatar nella crisi siriana, come comprare una "rivoluzione" affinché non diventi una rivoluzione. Nell’articolo di Roula Khalaf e Abigail Fielding Smith si legge, tra l’altro, quanto segue: “Qatar ha speso fino a 3 bilioni di dollari nel corso degli ultimi due anni, sostenendo la ribellione in Siria, una spesa di gran lunga superiore a qualsiasi altro governo”. "Il piccolo stato con un appetito pantagruelico è il più grande donatore per l'opposizione politica, fornendo generosi pacchetti ai disertori (si parla di circa 50.000 dollari l'anno per un disertore e la sua famiglia)”.
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/86e3f28e-be3a-11e2-bb35-00144feab7de.html#axzz2U0q6R0Up

3) www.cdc.gov : Il 58% delle piscine pubbliche (negli USA) sono contaminate.
In un comunicato stampa dei CDC ( Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) in Atalanta (USA) si legge che: “Uno studio delle piscine pubbliche svolto durante la stagione di nuoto dell’estate scorsa, ha scoperto che le feci sono spesso introdotti nell’acqua delle piscine dai bagnanti." "Lo studio ha trovato che il 58 per cento dei campioni dei filtri delle piscine esaminate sono risultati positivi per E. coli, batteri normalmente presenti nell'intestino umano e nelle feci.”
http://www.cdc.gov/media/releases/2013/p0516-pool-contamination.html
(Saleh Zaghloul - immagine di Guido Rosato)



OLI 378: COMUNE - Prove (mal organizzate) di partecipazione al Puc

Puntata bis sulla partecipazione, oggi quella dei cittadini alla stesura del Puc, il Piano urbanistico comunale, ossia quel documento che delinea come sarà Genova nei prossimi dieci anni. Con uno scarto da cannoniere della nazionale e inventiva inattesa dopo le linee della giunta Vincenzi che fece disegnare il Puc in una barca dimenticata in darsena (il famoso Urban Lab), il vicesindaco Bernini decide che è necessario un "percorso partecipato" prima di riprendere in mano il Puc in consiglio comunale, prima ancora di rendere note le risposte degli uffici alle oltre ottocento segnalazioni inviate da associazioni, cittadini e servizi stessi del comune.
La cosa viene organizzata con i municipi, e si svolge durante riunioni aperte nei nove municipi, a cominciare da quello di Voltri. I tempi sono però strettissimi, e dalla partecipazione molto sentita ma poco numerosa della riunione nel Medio Levante in via Mascherpa alla Foce, si capisce che la comunicazione è, come al solito quando si parla di comune, davvero poco efficace. In via Mascherpa la cosa viene fatta notare, due consiglieri si ribellano spiegando che sono stati apposti i cartelli di avviso in tutte le bacheche pubbiche del municipio. Niente mail, niente Facebook, nessun mezzo post ottocentesco nonostante il presidente ammetta di essere un informatico, e che intende migliorare questo lato della comunicazione. Però "dopo", aggiungo io, dopo il Puc. Per fortuna che i gruppi consiliari si sono mossi con i propri elettori, che hanno divulgato loro, certo non con quella capillarità che una campagna pubblicitaria, ad esempio in televisione e sui media cittadini avrebbe consentito di sviluppare. Sarà l'esperienza, sarà l'abitudine, anche la sala scelta non poteva contenere più di 50/60 persone, e tutti erano seduti.
A margine del metodo, il contenuto: l'amministrazione vuole conoscere cosa ne pensa la cittadinanza del Puc. Alla Foce viene travolta da infiniti problemi di manutenzione, dall'argomento nuovo stadio, qualcuno lamenta che tra il momento della notizia della riunione e la data stabilita siano passati pochissimi giorni (circa una settimana, per Voltri è andata peggio, due giorni). Comunque, una riunione sul Puc, senza avere ancora a disposizione le osservazioni e le controdeduzioni degli uffici, con pochi giorni di preavviso, in un clima da "tanto alla fine fate comunque quello che volete" che la dice lunga su come sia il clima là fuori degli uffici patinati, ma ormai non troppo, di Tursi e del "matitone".
Non è nemmeno più un problema di contenuti, è diventato il metodo usato che lascia fuori i cittadini, che consente alla giunta di avere scritta la parola "partecipazione" sui giornali ma, nella realtà dei fatti, nulla più che una operazione di facciata anche mal organizzata.
(Stefano De Pietro)

OLI 378: VIAGGI - Senegal, il diario di Giulia

Demi, 29 aprile
Ieri , per cena, Dù ci ha preparato patate fritte e omelettes
Si è fermato con noi un bambino silenzioso con la maglia da calciatore.
Gli ho offerto parte della mia omelette ripiena di uova fritte.
“Sa và?” “Oui sa va bien.”
Niente sonno questa notte. Le uova di ieri o le zanzare? Dormo con il lenzuolo rimboccato sotto al cuscino. L'aglio che ingoio mattina e sera non basta a proteggermi, mi gratto sprigionando afrore di Karitè. Ho un labbro gonfio, ma da questa sera avrò una zanzariera.
Questa mattina ho percorso una strada diversa per l'Oceano. Ho trovato sulla riva, un pesce palla svuotato. A casa l'ho messo su un muretto al sole perché finisca di essiccare, lo porterò a Genova.
Ho trovato anche una borsa di plastica traforata con la pubblicità dei dadi Maggi e un contenitore giallo che appenderò sopra al lavandino. Ora anche la nostra cucina sta diventando colorata. Il cesto intrecciato con foglie di palma che avrei voluto aggiustare, è stato gettato via: puzzava troppo di pesce, hanno detto. Ho incontrato un pescatore che riposava le mani su un bastone tenuto orizzontale dietro le spalle.
Il pesce, in una rete, penzolava sulla schiena
Nel pomeriggio sono venuti parenti e amici di Dù per delimitare una stradina verso una porta che non c'è ancora.
Ai lati sono state messe piante grasse. Poi si andranno a prendere le conchiglie per lastricarla. Usa così dove le onde del deserto e del mare s'incontrano.
Io che do da bere a piante e oche, ho seminato semi di mango con la luna piena
Curiosità: la ricchezza qui si misura in mucche.
L'uomo che ha venduto a Dù questo quadrato di sabbia ne ha 150. Non so dove siano adesso. Torneranno dopo la stagione delle piogge, che qui va da luglio a settembre, quando tutto sarà verde. Così si dice.
(Giulia Richebuono)

OLI 378: TEATROGIORNALE - L'assassino del piccone

repubblica.it: longo(pdl) l'assassino col piccone gli avrei sparato con la mia pistola

Il processo deve ancora iniziare e gli ultimi spettatori entrano in aula con grossi barattoli di pop corn, facendo alzare le persone già sedute, rovesciando le bibite gasate.
-Scusi, un attimo, Maria come stai? E signora, che vuole, devo passare. Non vede che la mia amica mi aspetta! Mi hai tenuto il posto? No? Mi pareva! E adesso?
Nella sala, un anfiteatro moderno con le tribune a gradoni e le luci al neon, suona una sirena, entrano quattro poliziotti, tre avvocati e l’accusato. Il pubblico si agita, una donna grida, qualcuno fischia. Un neon sopra i palchi lampeggia: SILENZIO.
Al suono di un gong il primo avvocato sale sul palco, guarda il pubblico, sorride leggermente.
- Io ho una pistola, una Ruger Lcr fabbricata in America.
Pausa, lentamente estrae una pistola e la mostra al pubblico.
- Perché ho una pistola? Con chi credete di parlare? Se io mi fossi trovato quella mattina, in quella strada, io non mi sarei fatto uccidere, io non mi sarei andato a nascondere da qualche parte. Io avrei preso la mira.
L’avvocato punta la pistola sull’accusato.
- Bastava sparare alle gambe per farlo smettere. Scende giù dal palco e gli si avvicina.
- Se non si fosse fermato, avrei sparato di nuovo alle gambe e poi
Ora l’avvocato è vicinissimo all’accusato, la canna della pistola gli sfiora le labbra.
- Gli avrei sparato addosso.
Con una mossa repentina l’avvocato prende l’uomo per i capelli, lo caccia a terra e gli infila la pistola in bocca.
- Dente per dente, occhio per occhio. Tu hai ammazzato tre dei nostri e noi oggi ammazziamo te.
Il pubblico esplode, c’è chi vuole che l’esecuzione si compia lì, davanti a loro e per mano dell’avvocato, c’è chi urla vergogna e incita i poliziotti a intervenire per fermarlo.
La luce al neon sopra i palchi lampeggia: SILENZIO.
L’avvocato lascia la testa dell’accusato, sfila la pistola lucida e riprende.
- Noi, che non siamo vittime, ci armeremo e vi verremo a stanare nelle vostre tane per bonificare le nostre terre. Ma chi proteggerà le nostre madri, le nostre figlie, le nostre mogli? Dobbiamo chiedere giustizia dopo aver pianto sui loro cadaveri? Io dico di no. Io dico che dobbiamo dare una punizione esemplare, un avvertimento che valga per tutti loro.
 Una parte del pubblico si alza in piedi e applaude. Il secondo avvocato sale sul palco, è un uomo pelato, con una bocca troppo grande e balbetta un po’.
- Ma di cosa stiamo parlando? Certo che fa paura l’idea che uno cammina per la strada così e poi zac! ma anche andare in giro armati è pericoloso, che poi ci si spara a un piede. Io dico, lasciamo perdere, mettiamo questo qui in prigione che poi non è mai bello finirci, e speriamo che non succeda più. Ho finito.
L’avvocato come si è alzato torna a sedersi. Nessuno applaude, qualcuno dice qualcosa ma non si capisce.
Il terzo avvocato va verso l’accusato e l’aiuta ad alzarsi.
- Questo è un uomo. E quest'uomo è colpevole di omicidio. Una società sana deve pensare a tutti i suoi figli, anche a quelli malati, anche a quelli violenti e permettergli di vivere senza nuocere agli altri. E la nostra società ha sottovalutato dei segnali che potevano aiutare quest’uomo a non macchiarsi di questo crimine? O prevenire in qualche modo l’evento così da non dovere piangere le sue vittime? Quest’uomo è colpevole ma io vi chiedo: in che tipo di società vogliamo vivere? In una società basata sulla vendetta oppure crediamo nel valore della vita umana, crediamo in quella forza che ha l’essere umano di modificare se stesso e di riabilitarsi? Crediamo nella Dichiarazione universale dei diritti umani, non perché, per caso, siamo in Europa ma perché crediamo nei valori di tolleranza e di uguaglianza che sono alla base della nostra cultura e della nostra società?
L’avvocato rimane fermo davanti al pubblico. Qualcuno dagli spalti più alti inizia ad applaudire. Sirena di chiusura, tutti escono in fila.
Musica. Entrano le ballerine in tanga e piume: pop corn e cannucce volano giù dalle gradinate.
(Arianna Musso - Foto da internet)