Visualizzazione post con etichetta Maurizio Landini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Maurizio Landini. Mostra tutti i post

giovedì 12 marzo 2015

OLI 422: ILVA - Landini, media assemblea

Un reporter riprende un lavoratore che fotografa un fotografo mentre scatta primi piani a Landini. L’immagine più evidente che si è nel cuore di una rappresentazione è data dal fatto che, ad un certo punto, due fotografi sistemano un casco ILVA proprio sopra i tubi innocenti che reggono il palco, come se quel casco fosse stato dimenticato da un operaio, ed iniziano a scattare foto.
Quella con Landini, non è, come promesso dal volantino affisso nelle bacheche aziendali, un’assemblea. Ma è incontro a porte spalancate, con stampa, lavoratori e cittadini. Un momento storico per l'ILVA di Cornigliano una giornata che ha dato alla siderurgia genovese visibilità, ma non un’assemblea che significa confronto, riflessione, condivisione di idee, tra lavoratori e sindacato.
Landini - dio lo benedica per il suo impegno politico - ha detto le cose che dice a Ballarò, Piazza Pulita, Servizio Pubblico, ma ha perso un’occasione importante: sentire le opinioni di chi in quella fabbrica lavora e di chi da quella fabbrica è stato messo in cassa integrazione. Dispiace che tutto diventi media, che in questo cacofonico rivolgersi all’esterno non ci sia più tempo per un ascolto autentico, il tempo per le parole. Anche scomode. Quelle che il sindacato non vuole sentir dire. I numeri, investiti in questa partita, sulla carta non permettono di immaginare grandi scenari sul fronte dei salari che drenano  milioni di euro al mese. Un miliardo e duecento milioni dei Riva – ancora da rimpatriare – sono esclusivamente destinati alla legittima realizzazione dell’AIA e 556 milioni, provenienti dalle risorse della cassa depositi e prestiti oltre che dai soldi di Fintecna, sono una cifra che ILVA è capace di fumarsi in 6 mesi soprattutto alla luce dell’anticipata chiusura dell’altoforno 5 – indispensabile per la messa in sicurezza dell’impianto – che ridurrà ulteriormente la capacità produttiva del sito di Taranto già oggi, in perdita. I conti non tornano.
La Newco è ancora un soggetto molto magmatico. Si aggiunga che i Riva hanno fatto ricorso contro lo stato di insolvenza dell’Ilva lamentando che La mano pubblica potrà impunemente non eseguire quelle stesse misure per la realizzazione delle quali ha illegittimamente sottratto a degli imprenditori privati la propria fabbrica. E’ vero che nella fase più delicata della discussione del decreto legge, Claudio Riva aveva chiesto che si terminasse il ciclo delle audizioni in Commissione Senato, prima di procedere alla dichiarazione di insolvenza dell'ILVA, richiesta inascoltata. Che piaccia o meno – e la gestione Riva non è piaciuta affatto – a processo ancora da fare, le scelte strategiche che hanno riguardato l’Ilva rischiano di essere oggetto di ricorsi da molti fronti e sanzioni, comprese quelle della Comunità Europea.
Un ragionamento con Landini poteva mettere a fuoco dove trovare 150 milioni di euro per l’impianto della banda stagnata. Altro spunto di riflessione cosa ne sarà delle centinaia di lavoratori genovesi oggi “utile risorsa” degli enti pubblici, destinati però a rientrare a settembre 2015 con i contratti di solidarietà, e ancora cosa significa nel testo della legge, votata dal parlamento “garanzia di adeguati livelli occupazionali”.
Adeguati, rispetto a quale modello siderurgico? Sulla base di quale piano industriale?
Si fa strada il precedente Alitalia, e qualcuno, purtroppo, vuole afferrarlo al volo.
(Giovanna Profumo)

mercoledì 22 maggio 2013

OLI 378: SINDACATO - Epifani e l'estetica della piazza

Da la Repubblica 20 maggio 2013
Alla Fiom invece Epifani rimprovera quella che definisce “l’estetica delle piazze”. Quando si hanno responsabilità di governo il punto non è tanto stare nelle piazze quanto risolvere i problemi che le piazze propongono, “perché l’estetica delle piazze, cioè stare lì e non risolvere mai i problemi, non funziona. La gente ti chiede soluzioni”
Guglielmo Epifani, nuovo segretario Pd, è stato alla guida della Cgil per otto anni (dal 2002 al 2008). Sergio Cofferati, suo predecessore nel sindacato, nonché membro del Parlamento Europeo per lo stesso partito, era a Roma in piazza sabato 18 maggio. C'è chi dice che il secondo avrebbe agito nello stesso modo fosse stato segretario del Pd e al posto del primo.
E’ evidente che esiste un problema di estetica nel Pd e nel sindacato.
Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze non può e non deve essere liquidata come una boutade. Impone a chi fa politica o sindacato una riflessione: cosa si va fare in piazza? E soprattutto: per quale ragione negli ultimi dieci anni solo in Piazza sono state poste le richieste più urgenti ai governi del paese?
E’ stato per soddisfare un senso estetico che sono state occupate strade e piazze al G8 di Genova? Quanto compiacimento estetico muoveva i Girotondi? Quale sottile pulsione ha spinto i tre milioni che si sono riversati a Roma per l’articolo 18 nel marzo 2002? Cosa ha accompagnato i moltissimi che si sono ritrovati, in tante manifestazioni, contro le politiche di smantellamento di stato sociale e diritti?
Ma è sufficiente pensare alle donne: per quale pulsione estetica sono andate in tutte le piazze italiane  il13 febbraio 2011? In nome di cosa si sono riviste quest’anno per ballare nel billion rising?
Certo, a Roma, il 18 maggio c’era la satira dei cartelli ed esasperazione, ma c’era anche sul palco il pacato disappunto di Sandra Bonsanti, la denuncia di Gino Strada e la rabbia di Fiorella Mannoia, che chiedevano per ogni persona presente di risolvere i problemi.
Nessuno di loro era lì per un esercizio di stile.
Ma questa faccenda dell’estetica delle piazze rivela l’uomo Guglielmo Epifani, la sua scissione tra partito e sindacato come se le due componenti non potessero stare insieme nella storia del leader.
E svela inoltre la difficoltà di sanare i dissidi di quella parte del Pd che è Cgil e che non incontra la Fiom di Landini, l’assenza di Susanna Camusso racconta anche questa storia, fatta di scissioni e tattiche interne di cui ai lavoratori e ai disoccupati non importa davvero nulla.
L’estetica delle piazze è un concetto che offende, evoca la perdita di tempo, il nulla di fatto. Se a dirlo è l’ex segretario generale della Cgil l’offesa ha un peso maggiore: rasenta il disprezzo.
Sabato 22 giugno a Roma ci sarà la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil. La prima manifestazione unitaria dopo tanto tempo. In agenda parole d’ordine simili a quelle che sono state dette sabato: Lavoro, equità, contratti.
Cosa sceglierà il Pd? E che farà Epifani?
Rinunceranno all’estetica della piazza?


(Giovanna Profumo - galleria fotografica dell'autrice)

mercoledì 15 maggio 2013

OLI 377: SINDACATO - La Fiom e il futuro

Da Repubblica ed.Genova, 7 maggio 2013: Scuola, mobilitazione flop, la Cgil convoca i precari, rispondono solo in venti.

Giuseppe Filetto ci racconta che appena una manciata di precari si è presentata all’assemblea indetta da Flc-Cgil per discutere con i lavoratori senza posto fisso. Sono più di duemila nella scuola, ma pochi si sentono rappresentati.
A Bologna, il 30 aprile (OLI 376), Landini ha detto, riferendosi a FIOM e a Cgil, che “o il sindacato torna ad essere quel soggetto in grado di riunificare e permettere alle persone - ai precari, ai giovani alle persone che lavorano - di tornare ad essere insieme protagonisti del proprio futuro per cambiare la situazione, o c’e il rischio che il sindacato” stesso non abbia “più futuro”. Questo per Landini è il “punto di fondo”. Nodo al quale si aggiungono i dodici milioni di cittadini che non hanno votato insieme al sentimento di solitudine che porta a non credere più nella capacità di cambiamento di istituzioni e sindacato.
Il tempo è un altro fattore prezioso per Landini, “Non possiamo più aspettare” è il titolo della manifestazione di sabato 18 maggio a Roma.
L'ex ministro Barca con un video, è intervenuto a Bologna su cittadinanza, esclusione sociale, welfare come fonte di lavoro e innovazione. Bisogna chiudere con il liberismo. Lo stato deve tornare a produrre i servizi, consapevole della propria ignoranza, “la prima delle regole è che le regole si possono cambiare”. Va proposto lo sperimentalismo democratico, quindi la possibilità di modificare i modelli di funzionamento di sanità, scuola, servizi partendo dagli errori per correggerli. Va data una scossa alla macchina dello stato arcaica e autoreferenziale, tale perché funzionale alle classi amministrative, politiche e private che ne ricavano benefici. Barca immagina dei “partiti palestra” dove dibattere.
L’Europa mantenga quanto promesso: con l’unione economica e monetaria è stato ceduto il potere di emettere moneta, fissare i tassi di interesse, comprare quando fosse necessario i titoli del nostro debito, “ma solo una parte di questa sovranità l’abbiamo ceduta a qualcuno, un’altra parte è evaporata” non si è creato “in Europa, se non per la Banca Centrale, un potere di politica sociale, di politica economica che assorbisse e sostituisse gli stati nazionali in ciò che veniva meno”. Il diritto di cittadinanza europeo è stato disatteso. Non il meglio di scuola, sanità e servizi per tutti gli stati, ma solo una competizione tra poveri, proprio partendo dal tema del lavoro.
Sergio Cofferati ha ragionato, nel sindacato ma da europarlamentare, del “rigore a senso unico”. Le persone senza “una vita dignitosa rischiano di essere prigioniere della paura ed avere comportamenti che sfuggono alla razionalità”. Lo scenario è stato a lungo sottovalutato da Berlusconi e Tremonti. Mentre il governo dei tecnici, con la riforma delle pensioni e dell’articolo 18, ha penalizzato il soggetto debole. In Europa è cresciuta la povertà e il lavoro povero. Qui si parla di filantropia, ha detto Cofferati, di tagli lineari di beni e servizi, mentre nell’America di Obama introduce una forma di protezione sanitaria. Vanno riunificate le categorie a partire dal contratto dell’industria, ma anche gli strumenti come il reddito minimo garantito. Valori, rappresentanza sociale, e politica: bisogna ripartire da qui.
Che cosa vuol dire essere di sinistra oggi? – ha chiesto Cofferati.
Continua
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)