VERSANTE LIGURE - A CHE SITO VOTARSI (Enzo Costa e Aglaja)
ELEZIONI - Album da una campagna elettorale (Giovanna Profumo)
MEMORIE PARTIGIANE - Le voci della 6A Zona (Giovanna Profumo)
MIGRANTI - Il Centro Servizi più vulnerabile dei suoi assistiti (Eleana Marullo)
IMMIGRAZIONE - IMU ed i contribuenti immigrati (Saleh Zaghloul)
AMBIENTE - Cartoline dalla passeggiata di Nervi (Bianca Vergati)
SOCIETA’ – Càssego: l’eredità di don Sandro (Ferdinando Bonora)
CULTURA - "Magico artifizio..."
PAROLE DEGLI OCCHI - 15 Aprile 2012 (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Genova, l'Europa e il software libero (Nicola Vallinoto)
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mercoledì 18 aprile 2012
martedì 17 aprile 2012
OLI 339: VERSANTE LIGURE - A CHE SITO VOTARSI
Sogno un bel posto
dove “partito”
stia per “onesto”
e “retribuito
non troppo, il giusto
come pattuito
da un chiaro testo”
e restituito
sempre sia il resto:
c’è, ’sto bel sito?
Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.
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OLI 339: MEMORIE PARTIGIANE - Le voci della 6A Zona
La 6A Zona è stata un luogo geografico, ma anche del sogno, della fuga, dell’attesa.
Indica le valli alle spalle di Genova, dove tra il ‘44 e il ‘45 si erano incontrati coloro che del fascismo volevano vedere la fine.
A teatro la 6A Zona è una voce che svela: “Dopo venti e passa anni che non si faceva politica, che non si parlava, di colpo, in prima fila erano apparsi loro. Un miracolo...”
Poi precisa: “Era una strada; ma per sapere dove portava bisognava inventarsela, percorrerla...”
Accenna alle parole, a quelle più politiche: “lotta di classe, rivoluzione”, per planare su “coscienza, e nostro paese”.
Racconta di un mondo in cui la disciplina condivisa veniva discussa di continuo, un luogo che pretendeva presenza: “la tua dovevi dirla. Magari due parole in croce ma dovevi dirla” e rigore estremo.
Ricorda un universo nel quale una donna - “per la moralità collettiva” - era bene non portasse i pantaloni “piuttosto una sottana lunga” e racconta di “una guerra che c’aveva bisogno di parole, molte, e di principi, ma uguali per tutti.”
Poi indica le montagne e sfiora la neve, le armi, la paura di essere torturati, la fuga dalla città e ricorda che “il giovane, allora, studente, operaio, era escluso dalla vita. Proprio escluso. Non contava, né in casa né fuori” e di come la montagna fosse stata occasione per diventare grandi.
E’ una voce che, insieme alla musica, ti accompagna nei luoghi della 6A Zona partigiana, ma non è sempre la stessa: perché è la voce di Marietta, di Carlo, di Scrivia, Denis, Lesta. E Bisagno. Ragazzi di allora interpretati da giovani studenti di Merano che di questa storia hanno raccolto il testimone. Dopo sessantasette anni.
Il lavoro si basa su testi curati da Manlio Calegari su fonti testimoniali, rielaborati per il teatro da Marcello Fera e Lorenza Codignola.
6A Zona – Storie di una formazione partigiana andrà in scena martedì 24 aprile al Teatro Duse alle ore 20.30.
(Giovanna Profumo)
Indica le valli alle spalle di Genova, dove tra il ‘44 e il ‘45 si erano incontrati coloro che del fascismo volevano vedere la fine.
A teatro la 6A Zona è una voce che svela: “Dopo venti e passa anni che non si faceva politica, che non si parlava, di colpo, in prima fila erano apparsi loro. Un miracolo...”
Poi precisa: “Era una strada; ma per sapere dove portava bisognava inventarsela, percorrerla...”
Accenna alle parole, a quelle più politiche: “lotta di classe, rivoluzione”, per planare su “coscienza, e nostro paese”.
Racconta di un mondo in cui la disciplina condivisa veniva discussa di continuo, un luogo che pretendeva presenza: “la tua dovevi dirla. Magari due parole in croce ma dovevi dirla” e rigore estremo.
Ricorda un universo nel quale una donna - “per la moralità collettiva” - era bene non portasse i pantaloni “piuttosto una sottana lunga” e racconta di “una guerra che c’aveva bisogno di parole, molte, e di principi, ma uguali per tutti.”
Poi indica le montagne e sfiora la neve, le armi, la paura di essere torturati, la fuga dalla città e ricorda che “il giovane, allora, studente, operaio, era escluso dalla vita. Proprio escluso. Non contava, né in casa né fuori” e di come la montagna fosse stata occasione per diventare grandi.
E’ una voce che, insieme alla musica, ti accompagna nei luoghi della 6A Zona partigiana, ma non è sempre la stessa: perché è la voce di Marietta, di Carlo, di Scrivia, Denis, Lesta. E Bisagno. Ragazzi di allora interpretati da giovani studenti di Merano che di questa storia hanno raccolto il testimone. Dopo sessantasette anni.
Il lavoro si basa su testi curati da Manlio Calegari su fonti testimoniali, rielaborati per il teatro da Marcello Fera e Lorenza Codignola.
6A Zona – Storie di una formazione partigiana andrà in scena martedì 24 aprile al Teatro Duse alle ore 20.30.
(Giovanna Profumo)
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OLI 339: MIGRANTI - Il Centro Servizi più vulnerabile dei suoi assistiti
(foto da internet) |
Oggi il Centro servizi integrati ha un futuro più precario ed incerto dei suoi assistiti. Da principio, il Centro riceveva finanziamenti con una programmazione biennale, successivamente si è passati ad una cadenza annuale. Attualmente, il Centro presta assistenza e servizio con una programmazione mensile, senza sapere il destino che attende la struttura e le persone che ci lavorano. Al momento in cui si scrive, infatti, il Bilancio 2012 del Comune di Genova non è stato approvato e rimarrà come pesante eredità alla nuova amministrazione: nel frattempo si procede giorno per giorno. Altro fattore di debolezza per il Centro Servizi, è la sua dimensione cittadina: è una struttura piccola, che vive grazie al finanziamento del Comune e non afferisce a strutture regionali o nazionali. Si viene a creare, quindi, una situazione per cui chi assiste è in una situazione precaria e vulnerabile come chi è assistito. Ma chi lavora non sapendo se il suo ufficio funzionerà ancora dopo dieci, quindici giorni, con che tranquillità può procedere? Che servizio può offrire?
(Eleana Marullo)
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OLI 339: IMMIGRAZIONE - IMU ed i contribuenti immigrati
Con il decreto Salva-Italia è stata introdotta l’imposta ordinaria sul valore degli immobili posseduti all’estero dalle persone fisiche residenti in Italia. L’aliquota d’imposta è pari al 7,6 per mille della base imponibile, consistente nel valore degli immobili risultante dall’atto di acquisto degli stessi o dai contratti. L’intenzione del legislatore è quella di colpire i grandi patrimoni detenuti all’estero e molto probabilmente non si è accorto che questa norma colpisce migliaia di lavoratori immigrati di basso reddito residenti in Italia: edili, Colf, addetti alle cure dei persone anziane, camerieri ecc. Molti immigrati hanno dovuto vendere la loro prima casa nel paese d’origine per poter fare fronte alle spese del loro progetto d’immigrazione in Italia. Ma altri, dopo anni in Italia, hanno preferito investire i loro pochi risparmi per comprare o costruire una casa nel paese d’origine.
Le norme sul rinnovo del permesso di soggiorno e sulla cittadinanza sono arretrate, vengono applicate in modo restrittivo e non forniscono alcuna garanzia di integrazione e di permanenza in Italia: centinaia di migliaia di immigrati ogni anno non riescono a rinnovare i permessi di soggiorno, mentre sono pochissimi coloro che ottengono la cittadinanza italiana. Chi ha potuto realizzare il proprio progetto migratorio, diventando cittadino italiano, è giusto che paghi l'imposta sugli immobili che detiene all’estero, mentre è iniquo applicare l'imposta a chi non ha alcuna garanzia sulla sua permanenza in Italia e sul mantenimento del proprio permesso di soggiorno. Ci vuole buon senso ed equità: quest'ingiustizia va eliminata in Parlamento quando si discutono gli emendamenti di correzione riguardanti l'applicazione dell’Imu.
(Saleh Zaghloul - disegno di Guido Rosato)
Le norme sul rinnovo del permesso di soggiorno e sulla cittadinanza sono arretrate, vengono applicate in modo restrittivo e non forniscono alcuna garanzia di integrazione e di permanenza in Italia: centinaia di migliaia di immigrati ogni anno non riescono a rinnovare i permessi di soggiorno, mentre sono pochissimi coloro che ottengono la cittadinanza italiana. Chi ha potuto realizzare il proprio progetto migratorio, diventando cittadino italiano, è giusto che paghi l'imposta sugli immobili che detiene all’estero, mentre è iniquo applicare l'imposta a chi non ha alcuna garanzia sulla sua permanenza in Italia e sul mantenimento del proprio permesso di soggiorno. Ci vuole buon senso ed equità: quest'ingiustizia va eliminata in Parlamento quando si discutono gli emendamenti di correzione riguardanti l'applicazione dell’Imu.
(Saleh Zaghloul - disegno di Guido Rosato)
OLI 339: AMBIENTE - Cartoline dalla passeggiata di Nervi
“Lovely!”, esclama la bionda turista che fotografa con il suo ipad tutto quanto vede intorno in passeggiata a Nervi: un incantevole visione a picco sulla scogliera frastagliata, il mare che si frange, le tamerici, il pitosforo profumato e il vecchio porticciolo dalle case colorate, un percorso che ti porta ai Parchi maestosi sia pure trascurati, con il roseto quasi una bozza di colori.
Non ti aspetti perciò angoli di degrado e d’incuria, che invece vi sono, dovuti a cittadini che gettano carta, bottigliette, vaschette del gelato sulle rocce, ma presenti anche presso stabilimenti balneari, chioschi, società sportive. Già, pure le innumerevoli società sportive, “ presidio del territorio” come amano definirsi, ammucchiano materiale fatiscente, assi, corde marce insieme a tanniche e ferri rugginosi, c’è soltanto da scegliere di fronte a vecchi depositi di legno serrati dai lucchetti. E trovi barche in ogni anfratto, al di fuori delle collocazioni consentite sulle quali oltre al permesso si paga l’occupazione suolo pubblico.
C’è poi chi non paga nemmeno il canone e allora dichiara di fare manifestazioni per beneficenza, ma pretende dall’assessore al Demanio il dragaggio del porticciolo per una previsione di costi intorno ai cinquecentomila euro: tanto quanto il fondo stanziato per il ripristino di tutto il litorale del Levante.
Dunque i cittadini hanno delegato le Istituzioni a concedere spazi pubblici, ad occupare un bene comune quali il mare, le spiaggia, ora interdetti da cancellate e questi spazi sono trattati spesso come sopra. La concessione contempla il buon ordine dello spazio ottenuto insieme alla manutenzione della spiaggia e spesso invece vedi cicche vecchie di anni con rimasugli del bar soprastante.
Le mareggiate non c’entrano, si tiene in ordine giusto giusto nei dintorni, poi ci deve pensare il Comune.. A quando una verifica puntuale della manutenzione del Demanio privatizzato?
Spiccano nelle arcate sottostanti poveri giacigli, immaginabili rifugi di disperati: l’Italia è anche questo.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
Non ti aspetti perciò angoli di degrado e d’incuria, che invece vi sono, dovuti a cittadini che gettano carta, bottigliette, vaschette del gelato sulle rocce, ma presenti anche presso stabilimenti balneari, chioschi, società sportive. Già, pure le innumerevoli società sportive, “ presidio del territorio” come amano definirsi, ammucchiano materiale fatiscente, assi, corde marce insieme a tanniche e ferri rugginosi, c’è soltanto da scegliere di fronte a vecchi depositi di legno serrati dai lucchetti. E trovi barche in ogni anfratto, al di fuori delle collocazioni consentite sulle quali oltre al permesso si paga l’occupazione suolo pubblico.
C’è poi chi non paga nemmeno il canone e allora dichiara di fare manifestazioni per beneficenza, ma pretende dall’assessore al Demanio il dragaggio del porticciolo per una previsione di costi intorno ai cinquecentomila euro: tanto quanto il fondo stanziato per il ripristino di tutto il litorale del Levante.
Dunque i cittadini hanno delegato le Istituzioni a concedere spazi pubblici, ad occupare un bene comune quali il mare, le spiaggia, ora interdetti da cancellate e questi spazi sono trattati spesso come sopra. La concessione contempla il buon ordine dello spazio ottenuto insieme alla manutenzione della spiaggia e spesso invece vedi cicche vecchie di anni con rimasugli del bar soprastante.
Le mareggiate non c’entrano, si tiene in ordine giusto giusto nei dintorni, poi ci deve pensare il Comune.. A quando una verifica puntuale della manutenzione del Demanio privatizzato?
Spiccano nelle arcate sottostanti poveri giacigli, immaginabili rifugi di disperati: l’Italia è anche questo.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
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OLI 339: SOCIETA’ – Càssego: l’eredità di don Sandro
Càssego, 14 aprile 2012. Foto Giorgio Bergami |
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Càssego, Museo contadino. Foto Giorgio Bergami 1976 |
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Càssego, indumenti di mezzalana. Foto Giorgio Bergami 1976 |
Atteggiamento diffuso non solo in ambito rurale, ma ancor più nelle pubbliche amministrazioni urbane.
L’evento è stato fotografato da Giorgio Bergami, già autore quasi quarant’anni fa delle immagini che nel frattempo venivano proiettate, riguardanti i primi allestimenti del museo e il suo patrimonio di testimonianze di vita e di lavoro delle passate generazioni.
(Ferdinando Bonora)
OLI 339: CULTURA - "Magico artifizio..."
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Henry Parke, Panorama di Genova e Sampierdarena da San Benigno, 1822. |
Ferdinando Bonora
"Magico artifizio...": gli esordi della realtà virtuale
Nei panorama di Henry Parke, Luigi Garibbo e altri,
tra Genova, Firenze e il resto del mondo
Mercoledì 18 aprile 2012 alle ore 17.00
aula magna del Liceo Classico Statale Andrea D'Oria
via Armando Diaz, 8 - Genova
ingresso libero
I panorama, invenzione di un pittore inglese di fine Settecento, sono immensi quadri raffiguranti vedute di città o campagne a 360°, da chiudere a cilindro e osservare ponendovisi al centro, ricavandone coinvolgenti illusioni.
In gran voga nel XIX secolo, specie in Inghilterra, Francia e Stati Uniti, dopo essere stati a lungo trascurati dalla critica d’arte, solo di recente se n’è rivalutata l’importanza nella storia della rappresentazione del reale.
Anche Genova fu oggetto d’attenzione da parte di pittori di panorama e una sua veduta totale venne esposta a Londra nel 1828. Altre celebri raffigurazioni vanno intese come panorama, forse però rimasti allo stadio di bozzetti o esercitazioni e mai tradotti in formato gigante.
Luigi Garibbo, pittore genovese trasferitosi a Firenze, verso il 1840 vi costruì un edificio in muratura per realizzare ed esporre panorama, tuttora esistente sia pur molto trasformato e misconosciuto dagli stessi fiorentini: l’unico realizzato in muratura in Italia e il più antico sopravvissuto al mondo.
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Luigi Garibbo, Lo Stabilimento del Panorama a Firenze, circa 1845. |
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PAROLE DEGLI OCCHI - 15 Aprile 2012
(foto di Giovanna Profumo - 2012) |
OLI 339: LETTERE - Genova, l'Europa e il software libero
Ho letto con molto interesse il programma della coalizione di centrosinistra presentato da Marco Doria e ho apprezzato la sua dichiarazione che si tratta di un punto di partenza. Al riguardo ci sono due punti che, sembra, siano stati sottovalutati: il rapporto con l'Europa e l'adozione del software libero.
Genova è la porta dell'Europa sul Mediterraneo. Il rapporto della nostra città con l'Europa e con il Mediterraneo resta di cruciale importanza. Basti pensare a Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, alla rete di città europee Eurocities e ai relativi progetti comunitari (Cascades, Mixities, Pepesec, Smart City solo per citarne alcuni), ai Caffè Europei con gli eurodeputati che riportano sul territorio le attività del Parlamento europeo, al Festival Musicale del Mediterraneo, al Suq, e a molte altre iniziative che vedono la nostra città come crocevia politico e culturale tra i paesi del Nord Africa e del Sud Europa. Rileggere il programma con uno sguardo cosmopolita può aiutarci a collocare i problemi della nostra città nella giusta dimensione.
La promozione e l'uso del software libero nel Comune, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle strutture sanitarie e negli enti amministrativi genovesi consentirebbe un notevole risparmio economico e una ricaduta occupazionale per le realtà locali che sviluppano con le piattaforme floss (free and libre open source software). Il passaggio dal software commerciale al software libero presenta dei vantaggi quali l’assenza di costo di licenza e, in riferimento al sistema operativo Linux, una maggiore sicurezza da virus e da attacchi informatici. Molte amministrazioni comunali del Trentino - per fare un esempio concreto - hanno scelto di passare dall'Office di Microsoft a Open/Libre Office con risparmi annuali di decine di migliaia di euro. Per il passaggio si sono organizzati corsi di formazione con aziende locali piuttosto che pagare licenze proprietarie a multinazionali che fatturano in altri paesi. Senza contare che, anche a livello locale, avremmo l'esempio virtuoso dell'ospedale Galliera che ha migrato da diversi anni al software libero.
[Web: www.mfe.it www.softwareliberoliguria.org]
(Nicola Vallinoto)
Genova è la porta dell'Europa sul Mediterraneo. Il rapporto della nostra città con l'Europa e con il Mediterraneo resta di cruciale importanza. Basti pensare a Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, alla rete di città europee Eurocities e ai relativi progetti comunitari (Cascades, Mixities, Pepesec, Smart City solo per citarne alcuni), ai Caffè Europei con gli eurodeputati che riportano sul territorio le attività del Parlamento europeo, al Festival Musicale del Mediterraneo, al Suq, e a molte altre iniziative che vedono la nostra città come crocevia politico e culturale tra i paesi del Nord Africa e del Sud Europa. Rileggere il programma con uno sguardo cosmopolita può aiutarci a collocare i problemi della nostra città nella giusta dimensione.
La promozione e l'uso del software libero nel Comune, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle strutture sanitarie e negli enti amministrativi genovesi consentirebbe un notevole risparmio economico e una ricaduta occupazionale per le realtà locali che sviluppano con le piattaforme floss (free and libre open source software). Il passaggio dal software commerciale al software libero presenta dei vantaggi quali l’assenza di costo di licenza e, in riferimento al sistema operativo Linux, una maggiore sicurezza da virus e da attacchi informatici. Molte amministrazioni comunali del Trentino - per fare un esempio concreto - hanno scelto di passare dall'Office di Microsoft a Open/Libre Office con risparmi annuali di decine di migliaia di euro. Per il passaggio si sono organizzati corsi di formazione con aziende locali piuttosto che pagare licenze proprietarie a multinazionali che fatturano in altri paesi. Senza contare che, anche a livello locale, avremmo l'esempio virtuoso dell'ospedale Galliera che ha migrato da diversi anni al software libero.
[Web: www.mfe.it www.softwareliberoliguria.org]
(Nicola Vallinoto)
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