martedì 17 aprile 2012

OLI 339: AMBIENTE - Cartoline dalla passeggiata di Nervi

“Lovely!”, esclama la bionda turista che fotografa con il suo ipad tutto quanto vede intorno in passeggiata a Nervi: un incantevole visione a picco sulla scogliera frastagliata, il mare che si frange, le tamerici, il pitosforo profumato e il vecchio porticciolo dalle case colorate, un percorso che ti porta ai Parchi maestosi sia pure trascurati, con il roseto quasi una bozza di colori.
Non ti aspetti perciò angoli di degrado e d’incuria, che invece vi sono, dovuti a cittadini che gettano carta, bottigliette, vaschette del gelato sulle rocce, ma presenti anche presso stabilimenti balneari, chioschi, società sportive. Già, pure le innumerevoli società sportive, “ presidio del territorio” come amano definirsi, ammucchiano materiale fatiscente, assi, corde marce insieme a tanniche e ferri rugginosi, c’è soltanto da scegliere di fronte a vecchi depositi di legno serrati dai lucchetti. E trovi barche in ogni anfratto, al di fuori delle collocazioni consentite sulle quali oltre al permesso si paga l’occupazione suolo pubblico.
C’è poi chi non paga nemmeno il canone e allora dichiara di fare manifestazioni per beneficenza, ma pretende dall’assessore al Demanio il dragaggio del porticciolo per una previsione di costi intorno ai cinquecentomila euro: tanto quanto il fondo stanziato per il ripristino di tutto il litorale del Levante.
Dunque i cittadini hanno delegato le Istituzioni a concedere spazi pubblici, ad occupare un bene comune quali il mare, le spiaggia, ora interdetti da cancellate e questi spazi sono trattati spesso come sopra. La concessione contempla il buon ordine dello spazio ottenuto insieme alla manutenzione della spiaggia e spesso invece vedi cicche vecchie di anni con rimasugli del bar soprastante.
Le mareggiate non c’entrano, si tiene in ordine giusto giusto nei dintorni, poi ci deve pensare il Comune.. A quando una verifica puntuale della manutenzione del Demanio privatizzato?
Spiccano nelle arcate sottostanti poveri giacigli, immaginabili rifugi di disperati: l’Italia è anche questo.


(Bianca Vergati - foto dell'autrice)

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