giovedì 18 settembre 2014

OLI 412: CULTURA - Perché Tripadvisor boccia il Museo Lombroso?


Il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, a Torino, racconta la storia delle teorie dello scienziato che studiò genio, follia e delinquenza con la convinzione di poter riconoscere i tipi umani attraverso il metodo sperimentale, con misurazioni e rilevazioni morfologiche del corpo.
Le teorie, superate, dello studioso, sono affrontate criticamente nel percorso museale: si  evidenziano sia i caratteri del metodo lombrosiano che gli errori che commise, mettendo in luce le conseguenze che ne derivarono.
Nella sala principale campeggia lo scheletro di Lombroso stesso, che, a dimostrazione dell'immensa fiducia che aveva nella scienza e nel suo metodo, lasciò come ultima disposizione testamentaria quella di essere esposto al pubblico, insieme alla serie di reperti raccolti nel corso della sua ricerca.
Alla fine dell'esposizione alcuni pannelli aiutano il visitatore a contestualizzare storicamente ciò che ha visto e a riportarlo al presente, illustrando le evoluzioni legislative e gli avanzamenti metodologici della criminologia.
L'esposizione può non essere adatta ad ogni pubblico ed ad ogni età, per via della materia trattata e dell'impatto visivo che crani, calchi e maschere di cera dei condannati, insieme ad armi e corpi del reato possono generare.
Eppure la pioggia di commenti negativi che il museo ha ricevuto su Tripadvisor ha ben altra origine: la maggior parte delle critiche accusa il museo di razzismo nei confronti dei caratteri fisiognomici del Meridione e ne reclama la chiusura immediata.
Quel che appare chiaro è che, nei visitatori che si sono espressi in questo modo, non esiste la percezione della distanza storica che separa l'osservatore dall'oggetto rappresentato.
La coordinata temporale viene completamente ignorata e non compare alcuna consapevolezza del fatto che sia trascorso più di un secolo e mezzo di scoperte e innovazioni scientifiche dalla formulazione delle teorie lombrosiane.
L'osservatore partecipa dell'oggetto osservato e qualsiasi tentativo di comprensione (questo dovrebbe essere lo scopo di un museo) muore sul nascere, alla mercé di pulsioni emotive e giudizi di pancia. Manca quella che potrebbe essere definita “la prospettiva etica”: in antropologia il termine “emic” si riferisce al punto di vista degli attori sociali, alle loro credenze e ai loro valori, “etic” al contrario attività riferimento alla rappresentazione dei medesimi fenomeni ad opera del ricercatore o osservatore esterno.
Per visitare un museo è necessario uscire dalla “prospettiva emica” e riconoscere la distanza storica che separa dall'idea rappresentata, con un'operazione concettuale che, rendendoci estranei ad essa, ci permette di comprenderla appieno.
Qual è il rischio di approcciarsi alla storia senza avere l'idea della distanza e privi di una “prospettiva etica”, da osservatore esterno? Si finisce, in questo caso, a prendere di mira un museo che assolve degnamente al compito di offrire una testimonianza storica.
Ma si rischia anche, in altri contesti, di divenire manipolabili alle strumentalizzazioni storiche che quotidianamente ci vengono propinate.
Possiamo chiedere la chiusura di tutti i luoghi che ricordano lati oscuri della storia dell'umanità, da Buchenwald ai musei della “stregoneria”, oppure possiamo comprendere, capire, apprendere: bisogna scegliere se affidarci agli umori di pancia oppure al senso critico.
(Eleana Marullo - foto dell'autrice)

1 commento:

  1. Dopo aver letto questo articolo, sono andato a leggermi le valutazioni su Tripadvisor.
    Non ho visitato il museo, ma mi pare che se così tanta gente si è sentita offesa, qualche ragione la devono pur avere. Anche magari solo per via delle modalità di esposizione.

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