martedì 20 dicembre 2011

OLI 325: RACCONTO DI NATALE - La prova

Genova, anno 2040

L'ambulanza aziendale del secondo turno arrivò puntuale come sempre. Infermieri e badanti si avvicinarono all'area di sosta dove l'autista, con professionale esperienza, aveva appena completato la manovra di parcheggio. Uno sbuffo d'aria accompagnò l'apertura del portellone centrale ed il personale paramedico, ordinatamente, salì sul mezzo ormai fermo.
“Come sta oggi, ingegner Ferretti?”, disse un'infermiera tastando il polso di un vecchio incartapecorito e scheletrico.
“Meglio grazie”.
“Ieri ci ha fatto proprio spaventare lo sa?”
Un giovanissimo in camice bianco aiutò un'attempata signora a mettersi in piedi.
“Le mie povere ossa!”
“Coraggio signora; con calma e ce la facciamo”.
“Ce la dobbiamo fare. Mi mancano ancora tre anni”.
In fondo all'ambulanza un altro infermiere misurava la pressione di un anziano obeso costretto su una sedia a rotelle.
“90/140. E' sempre alta dottor Venturi. Sta facendo la cura?”
“Sì, certo”.
“Ma mangia anche un po' meno?”
Terminati i controlli di rito, gli impiegati claudicanti, una decina in tutto, si avviarono verso i cancelli dell'azienda controllati a vista dal personale addetto. Giunti nei pressi della timbratrice, già tutti pronti con il badge in mano, il gruppo si arrestò e si fece silenzio. Un uomo di mezza età, alto, ben vestito, con occhi piccoli e neri, stava entrando da un ingresso secondario. Aveva un braccio appeso al collo ed un vistoso cerotto sulla fronte, postumi evidenti di un incidente piuttosto grave che tuttavia non gli valsero alcuna compassione.
“E' lui!”, si sentì mormorare da più parti.
“Quel maledetto!”, aggiunsero voci più aspre ed indignate.
Il mormorio, diventò un vociare diffuso e quindi si trasformò in aperta contestazione.
“Bastardo! Assassino! Merda!”
Intervennero subito alcuni uomini della sicurezza che spinsero l'uomo verso un ascensore dove si dileguò. Non era previsto che venisse in contatto con i dipendenti; non era previsto ma era accaduto. Qualcosa non aveva funzionato nei meccanismi di controllo. Ormai, però, era troppo tardi per rimediare.
Giunto al primo dei tre piani geriatrici, il dottor Venturi, liberatosi dall'assedio degli infermieri, diede fondo alle sue modeste energie ed attraversò tutto corridoio urlando dalla sua sedia a rotelle.
“E' qui! L'ispettore è qui!”
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(Nino Miano)

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