martedì 25 ottobre 2011

OLI 317: CITTA' E CANDIDATI – Maddalena: meglio nascere fuori dall’Incubatore?

Porto alcuni vestiti a riparare in una sartoria che ha aperto da pochissimo tempo in Via della Maddalena. Vedere una bella vetrina illuminata e piena di colori, che interrompe la triste sequenza delle saracinesche abbassate è una festa, così dico alla signora: “Allora, l’Incubatore comincia a funzionare ...”, ma sono subito smentita: “L’Incubatore? Solo pubblicità ingannevole”. Infatti mi spiega che, dopo aver visitato i locali proposti dall’incubatore, valutate le condizioni di degrado, i costi di ristrutturazione, le voci per cui erano effettivamente previsti finanziamenti a fondo perduto, e gli affitti, ha ben pensato che era meglio andarsi a cercare qualcosa sul mercato privato. Così ha trovato un locale per un affitto più sostenibile (250 euro mensili), di quelli che le erano stati richiesti per gli spazi dell’Incubatore (sui 300 / 350 euro).
Mi dice: “Non vedi che quasi nessuno ha aderito al bando? La strada continua ad essere deserta”. In effetti è così. Le chiedo: “Ma secondo te che tipo di attività ha senso aprire in una strada come questa? Per che tipo di clienti?” Mi risponde: “Certo non per i turisti! Pochi passano di qui, e il turismo che viene a Genova è un turismo povero. Qui servono artigiani, attività che non si trovano più in giro. Invece, fuori dall'Incubatore, pare che stia per aprire una sala giochi: te la figuri qui la clientela?”
Indirizzare il tessuto economico, tipo e qualità degli esercizi commerciali, è centrale, perché determina il tipo di vita che poi si svolge in un quartiere. Il centro storico dovrebbe tornare ad attirare la popolazione cittadina perché concentra esercizi commerciali che offrono cose e servizi utili, e ristorazione popolare. Non regalini e souvenirs. Tantomeno slot machines. Pare che il Comune non abbia la possibilità di indirizzare le licenze di vendita: si può trovare una via per superare questo ostacolo? Occorre dare una svolta capace di ripopolare in tempo rapido le zone in abbandono, altrimenti il destino di chi ci prova, uno per volta, è segnato.
Dalla chiacchierata viene fuori anche un’interessante storia di mancato accesso al credito: l’impossibilità della mia interlocutrice di ottenere un prestito di 2000 euro per completare gli adempimenti necessari all’apertura dell’attività. Prova con la Confapi, che però non prevede prestiti inferiori a 5000 euro, e per cui serve comunque il possesso di un bene da ipotecare, o di un conto corrente con almeno 2500 euro.
Da noi non è prevista la povertà. Il pensiero corre al microcredito: se ne parla per le donne dei Paesi “svantaggiati”, e invece serve qui.
In rete scopro l’esistenza del “Fondo Microcredito FSE 2007 -2013” della Regione Sardegna (http://www.sfirs.it/documenti/15_309_20110704004335.pdf ), nulla di simile in Liguria. Forse non ho cercato abbastanza, e magari ci arriverà qualche segnalazione incoraggiante.
In attesa, resta la poco incoraggiante osservazione della mia interlocutrice: “Chi mi ha aiutato sono stati solo i fornitori, sono stati loro i miei “finanziatori”, perché hanno accettato di farsi pagare a 90 giorni, a 60 giorni, dandomi un po’ di respiro”.
(Paola Pierantoni)

2 commenti:

  1. Mi sono trovato in una situazione simile l'anno scorso. Però mi sembra strano il tono polemico con cui si evidenzia nella frase "L’Incubatore? Solo pubblicità ingannevole". Alla fine la signora ha aperto la propria attività? Sì. Allora ce la faceva senza l'assistenza di nessuno, a che prò chiedere aiuto all'incubatore? Se ha aperto alla Madda l'Incubatore non è stato un freno anzi, semmai è stato un agevolatore. Ha forse spinto la piccola imprenditrice a farsi i conti in tasca e a IMPRENDERE sulle proprie forze e responsabilmente impegnandosi con i propri fornitori.
    Io ho visto nascere nuove belle attività da noi. L'incubatore ha sovvenzionato alcune di queste e ha sostenuto molte attività esistenti. Il problema che però si evidenzia sempre è che l'istituzione X non aiuta l'impresa Y... è stupefacente. Chi l'ha detto che le istituzioni devono sostenere economicamente i privati?
    L'incubatore ha sostenuto e continua a sostenere anche attività di animazione territoriale di grande rilievo cittadino vedi per ultimo il Festival della Scienza ma negli anni di cose ne abbiamo fatte tante con il loro aiuto, la lista è davvero lunga.
    Allora la questione grave dalla quale provano a distrarci con la sciocchezza che non siamo sostenuti economicamente è un altra ed è relativa al decoro e alla sicurezza cittadina. La gente (turisti e non) non passa perché esiste una situazione di degrado UMANO e di desertificazione sempre più incalzante che generano insicurezza anche a chi conosce e vive il territorio. La responsabilità di questo non è dell'incubatore ma del COMUNE e della PREFETTURA che ogni tanto si riempiono la bocca di termini come degrado, prostituzione, spaccio e criminalità senza mai operare nel modo corretto e decisivo. Siamo in attesa che si decidano a dar risposte con i fatti e la smettano di parlare.

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  2. L'incubatore della Maddalena c'è e lavora. Sul come lavora, magari ci sarebbe da obiettare: problemi burocratici, di "comprensione" sugli intenti dei proponenti, ecc. Sto vivendo personalmente il faticoso iter per ottenere finanziamenti -per una mia cliente- più privilegiata perchè già proprietaria dei muri alla quale è stato contestato, dalla Commissione giudicatrice,che volesse fare il suo locale troppo bello !! ed abbiamo faticato a difendere la qualità del progetto !

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