martedì 16 novembre 2010

OLI 278: INFORMAZIONE - Il consumatore etico tra inganni, seduzioni e scommesse

Annibale Carracci, La bottega del macellaio, 1583 - 1585
Il tema del consumo di carne (bovina) si è conquistato un richiamo sulla prima pagina di Repubblica del 10 novembre. Il titolo è rassicurante: “Bistecca, la seconda vita. Chi mangia carne non rovina l’ambiente – cibo e gas serra, un ecologista smonta le accuse”. L’occasione viene dal libro Meat. A benign extravagance, il cui autore, Simon Fairlie, ridimensiona l’entità dei danni ambientali (emissioni di gas serra e deforestazione) che “grandi organizzazioni internazionali”, tra cui la FAO, imputano alla zootecnia. L’articolo è corredato da una tabella secondo cui l’Italia, per consumo di carne bovina, è ottava tra undici nazioni, e da due incisi in grassetto: “Simon Fairlie invita a prendere con cautela le tabelle fornite da enti internazionali”, e “Il bestiame contribuisce all’inquinamento nella misura del nove per cento”.
Il tutto trasmette al lettore un messaggio di sereno via libera.
Per trovare qualche frase che segnali l’esistenza di punti critici bisogna spulciare tutto il lungo articolo: “Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di cereali vengono utilizzati negli allevamenti dei paesi industrializzati, a beneficio del 20 per cento della popolazione mondiale” … “Se un colpevole c’è, non è l’allevamento in genere, ma sono i metodi industriali ed intensivi”.
Peccato però che la tranquillizzante tabella sia costruita in modo opinabile, perché l’Italia è confrontata con nazioni scelte “ad hoc” tra le più carnivore del pianeta, e si limita al consumo di carne bovina che costituisce meno di un terzo del consumo italiano di carne pro capite, il 42,3 % del consumo è carne suina – dati Eurostat 2006 (*). Così i dati europei ci vedono sì al nono posto, ma tra 39 nazioni (**).
Peccato anche che non si dica che l’allevamento intensivo domina quasi totalmente il mercato della carne, in primissimo luogo quella suina.
Tra disinformazione e un mercato che ti seduce con prezzi che Safran Foer definisce “artificialmente bassi” (aggiungendo: “quello che non compare sullo scontrino lo pagheremo per anni tutti quanti”) cosa può fare il consumatore “etico” che pure non intende rinunciare a carne, uova, latte, formaggi? Quanta fatica spende per trovare quello che cerca? E poi a cosa può servire la sua piccola goccia nell’oceano degli interessi di mercato?
Foer osserva che “la carne etica è una cambiale, non una realtà”, e che “chiunque sostenga con serietà l’opzione della carne etica dovrà mangiare parecchi piatti vegetariani”. Ma dice anche che “mangiare con una tale intenzionalità esplicita” è una forza dal potenziale enorme, e che le nostre scelte quotidiane possono “plasmare il mondo”.
Se ci guardiamo intorno, possiamo cogliere dei segnali: mercatini agricoli in città con banchetti di uova che espongono fotografie di galline libere, e banchi di salumi istantanee di maiali che grufolano all’aperto; il macellaio abituale che va a controllare che i bovini che compra vivano effettivamente all’aperto; Luciana Littizzetto che ringrazia a nome di galline ovaiole allevate a terra; il volantino della stessa catena distributiva che sottolinea l’adozione di “un codice etico teso a garantire il benessere animale” …
Una clientela inizia ad esistere e il mercato tenta di rispondere.
(*) http://www.saluteanimale.novartis.it/salute-benessere/suini/consumi-procapite.shtml
(**) http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090806101552AA8d3wt
(Paola Pierantoni)

1 commento:

  1. Invio due considerazioni per approfondire una realtà disastrosa e non conosciuta:
    1)A Cancun si deve discutere dell'impatto della produzione del cibo. Secondo Via Campesina Internazionale tra le principali CAUSE DEL RISCALDAMENTO GLOBALE c’è il sistema alimentare industriale:

    La agricoltura industriale è responsabile dell’ 11 - 15%
    La deforestazione causa il 15 - 18%
    La trasformazione, imballaggio e trasporto di alimenti provoca il 15 - 20%
    La decomposizione dei rifiuti organici: il 3 - 4%
    Insomma, il sistema alimentare industriale genera tra il 44 e il 57% delle emissioni globali di gas con effetto serra.

    L’agricoltura sostenibile dei contadini, produttori familiari e indigeni raffredda il pianeta
    2) l'85% dei mangimi usati negli allevamenti (in gran parte intensivi) italiani contengono SOIA OGM, proveniente da Argentima e Brasile, cioè da 10.000KM.( fonte Sarcina- Corriere Sera 28 gennaio 2010).
    L'Italia ( e l'Europa) non sono quindi OGM Free, perchè mangiamo tutti i giorni cibi OGM

    Antonio Lupo Presidente Comitato Italiano Amigos Sem Terra

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