mercoledì 2 giugno 2010

OLI 263: GAZA - Questa volta ha vinto Golia?

Questa volta ha vinto Golia. E Golia, contraddicendo il mito fondativo e il libro dei libri, ha preso le sembianze del governo e del potentissimo esercito israeliano.
Davide erano i 700 pacifisti, partiti dalla Turchia con un naviglio di 7 navi, arrivati da 50 nazioni, portatori di storia, sentimenti e culture diverse, intenzionati decisamente e sospinti da motivazioni profonde a portare un non più differibile soccorso alle donne, agli uomini e ai bambini di Gaza, rinchiusi da mesi dalla prepotenza di Golia in un lager senza possibilità di scambi con l’esterno e ormai incapaci di reggersi in piedi. Insomma Davide era la freedom flotilla.
Anche questa volta aveva le fionde. Le abbiamo viste tutti, ben inquadrate e diffuse al mondo dalle telecamere dell’esercito israeliano. Ma cosa potevano contro un gigante armato in ogni parte del corpo, coperto in ogni frammento di pelle, con il capo fasciato come un mostro inconoscibile, senza occhi da poter guardare e dotati di raggi accecanti che sfregiavano l’alba, rendendola ancora più tragica?
Un gigante incattivito dalla sua stessa prepotenza, dai 1500 morti lasciati sul terreno a Gaza, dai 350 bambini recisi come fiori di campo, dai lutti e dalle sofferenze che ha continuato a generare dopo, lasciando il nemico a penare e marcire nel suo stesso dolore e nella sua stessa sete di vendetta. E si sa, il gigante lo sa, che la vittoria e il male che comporta può anche darti una certa euforia, ma alla lunga ti consuma, ti attrae nell’abisso che tu stesso hai scoperchiato.
Il gigante ha colpito, ha sparato con precisione, come gli allenati sanno fare, ma anche con una certa incauta frenesia, come fanno gli impauriti, anche da sé stessi. Almeno nove vite umane sono rimaste sul campo, anzi sul ponte sopra il mare.
Silenzio e censura su tutte le operazioni. Sei ore di silenzio e buco informativo; una strana umiliazione per una delle più potenti reti informative del mondo: quella dell’esercito israeliano e dei media israeliani. Non sapevano cosa dire, dovevano ricostruire, preparare verità adulterate. Oppure provavano vergogna, imbarazzo paura per le conseguenze che ci sarebbero state.
Come i cittadini di Israele e gli Ebrei del mondo, orgogliosi in gran parte per le gesta del loro governo, ma in parte sempre più in difficoltà per le sofferenze che stanno infliggendo al popolo palestinese, al sentimento della pace e alla necessità della convivenza.
Condanna, riprovazione, richiesta di verità da parte di tutto il mondo. Immediate mobilitazioni dei pacifisti ovunque a tutela della pace e della verità. A chiedere ancora condanna della violenza e che, nonostante tutto, due popoli e due stati possano convivere in parità di diritti e doveri, senza muri e senza ingiustizie, senza eletti e senza sottomessi.
Poi lunghissima riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che, fra retorica e burocrazia e qualche sacrosanto furore, si è concluso con una risoluzione di condanna che reclama un’inchiesta per chiarire fatti e responsabilità.
A tutt’ora non si è capito se l’inchiesta sarà neutrale, come ragione vorrebbe, o se sarà affidata ai generali israeliani, magari accompagnati da qualche ministro anche straniero!
Intanto il megafono mediatico per banalizzare e sterilizzare quanto è accaduto è già in funzione.

(Angelo Guarnieri)

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