domenica 2 maggio 2010

OLI 257: AFGHANISTAN - Una tavola per il futuro, in skate a Kabul

I medici di Emergency sono stati liberati. Potranno ritornare a salvare vite umane e soprattutto bambini, come raccontava la moglie di uno dei volontari, che rileggendo alcuni messaggi del marito alla Tv, ne sottolineava lo sgomento di fronte alla strage dell'infanzia.
Perché si parla di missioni di pace ma giovanissimi afgani fanno migliaia di chilometri sotto gli chassis dei camion pur di fuggire da quell'inferno e si sentono fortunati ad arrivare in Occidente mentre i più piccoli rimangono lì, orfani di casa, affetti, giochi.
Nella Kabul devastata dalla guerra, dove gli adulti tirano avanti in condizioni difficilissime, i giovani, il 68% della popolazione, devono crescere alla svelta senza alcuna educazione e la scuola è per pochi. La felicità negli occhi di un bambino afgano? Tra gli orrori, la povertà, i bombardamenti è magari andare a scuola. Se per un ragazzino europeo è realtà, in Afganistan spesso sembra un sogno impossibile.
Ma Skateistan (http://www.skateistan.org), organizzazione no profit, ha fatto di più: combina lezioni scolastiche con l'insegnamento dello skateboard. L'iniziativa è ad opera di un giovane australiano, Oliver Percovich, a cui giovani volontari americani ed europei, sono venuti a dare una mano. “Lo skateboard è un pretesto – dice – perché attraverso il gioco, l'educazione al rispetto e alla cultura, i ragazzi afgani stanno insieme fra loro e con il resto del mondo”.
Lo scorso ottobre è stato inaugurato lo skate Park coperto, di 1800 mq, costruito su un insediamento concesso dal comitato olimpico afgano grazie alle donazioni. Così si sta concludendo il primo semestre con lezioni di gruppo per 270 giovani afgani, dove si mette al centro l'aspetto ludico, necessario per la crescita, oltre ad impartire lezioni che vanno dall'informatica all'insegnamento dell'inglese. Lo skate non solo come attività socializzante ma propedeutico per vincere la paura di sé e degli altri.
“Per molti ragazzi, spaventati dalla violenza che li circonda, è un percorso importante” afferma ancora il giovane direttore australiano della scuola, convinto di non stare importando la cultura occidentale: sempre più spesso ormai ogni iniziativa umanitaria viene connotata politicamente, come è successo per Emergency.
Ma lo skateman va avanti, anzi la sua prossima sfida è realizzare strutture dedicate alle donne, anche se qualcuno gli sta dando del pazzo come già all'inizio di Skateistan.
(b.v)

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