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giovedì 28 febbraio 2013

OLI 367: ELEZIONI - Previsioni Meteo

Tsunami. Onda anomala. Gigantesca. Devastante. Si abbatte. Stravolge. Per sempre. Metamorfosi. Tempesta grillina. Gigantesco Vaffa-Day. Seppellisce definitivamente. Uccide. Macerie. Prima. Seconda. Terza. Repubblica. Altamente infiammabile. Inutile stampella. Rabbia sociale. Scagliandola. (*)

La regione devastata mancava di un’adeguata stazione meteo.

(*) parole tratte dall’articolo ‘Dopo lo tsunami’ di Massimo Giannini, La Repubblica, 26 febbraio 2013
(Paola Pierantoni - immagine da internet)

giovedì 14 febbraio 2013

OLI 365: PALESTINA - Israele non applica la pena di morte

Sono più di 3848 i palestinesi arrestati nel 2012, secondo i dati ufficiali diffusi dal Dipartimento di Statistica presso il ministero degli Affari dei detenuti di Ramallah, tra cui 881 bambini e 67 donne. La media mensile degli arresti è stata di 321 palestinesi, quella giornaliera di 11.
Gli arresti da parte delle forze militari israeliane sono all'ordine del giorno: accademici, giornalisti, insegnanti, figure di spicco in campo politico della società palestinese, componenti dei comitati popolari vengono aggrediti ed arrestati con la scusa della “sicurezza”.
Sono tanti i prigionieri che protestano con lo sciopero della fame, il caso più discusso in questi giorni è quello di Samer Tarek al-’Issawi di 34 anni arrestato per la seconda volta il 7 luglio 2012 con l’accusa di aver organizzato attività politiche e visitato alcune zone della Cisgiordania; il pubblico ministero israeliano ha chiesto di condannarlo a vent’anni di carcere. Samer viveva nel villaggio di al-'Issawiya a nord est di Gerusalemme. I suoi genitori sono stati più volte arrestati; nel 1994 è morto il fratello di Samer di 16 anni ucciso da un soldato israeliano durante gli scontri che seguirono il massacro della moschea di al-Ibrahim a Hebron. Un altro fratello è detenuto in un carcere israeliano e lo hanno messo in isolamento, non può incontrare la sua famiglia. Samer, che ha già perso 47 chili, sta portando avanti una battaglia contro le condizioni di vita a cui sono costretti i detenuti palestinesi nel sistema carcerario israeliano.
" ... non sapere se tuo figlio morirà, attendere con angoscia che ti dicano che non ce l'ha fatta. Non potergli stare vicino in un simile momento”, ha dichiarato la mamma, “Lo so, dobbiamo essere coraggiosi: ci hanno preso la terra, hanno ucciso nostro figlio, e ora hanno in mano Samer e Medhat".
I militari israeliani non perdono l'occasione per arrestare durante le manifestazioni anche attivisti internazionali che protestano insieme ai palestinesi contro l'occupazione. Sabato scorso a Canaan è stato arrestato un attivista italiano, Marco Di Rienzo, uno inglese dell'ISM (International Solidarity Movement) e 12 palestinesi di cui 4 giornalisti. Gli attivisti stavano costruendo il quinto villaggio formato da tende come segno di protesta contro gli insediamenti illegali israeliani.
Di Renzo ha deciso di seguire lo sciopero della fame avviato tre giorni fa in solidarietà con i detenuti politici palestinesi in carcere in Israele, in particolare con Samer Issawi.
Il ministero dell’Informazione in Cisgiordania ha paragonato il protrarsi della detenzione di al-’Issawi ad “una condanna a morte, eseguita lentamente da uno Stato che dichiara di rispettare le leggi internazionali e si vanta di non applicare la pena di morte”.
(Maria Di Pietro )

OLI 365: ILVA - Purtroppo, in Clini

Corrado Clini, Ministro dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, è stato invitato sabato 9 febbraio alla Prima Conferenza Programmatica del PD di Genova, titolo Connessioni, fare per fermare il declino.
Interpellato sulla questione ILVA, il Ministro ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Il relatore della legge su Ilva ha fatto un lavoro preziossimo in una situazione molto difficile. Quello che noi abbiamo fatto è stato applicare le direttive europee. Sostanzialmente abbiamo riscritto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) utilizzando come riferimento la lista delle migliori tecnologie che vanno applicate nella siderurgia europea, pubblicate dalla Commissione Europea a marzo del 2012, l’abbiamo trasferita nell’autorizzazione per ILVA, abbiamo detto all’azienda: questo è il contesto nel quale le attività industriali possono essere esercite. 
Abbiamo detto chiaramente all’azienda che non c’erano margini di contestazione, cioè se loro volevano aprire una contestazione come avevano fatto negli anni passati - conflitti, attacchi ecc. – noi, sostanzialmente, non avremmo concesso margini, perché ormai il tempo era andato troppo oltre e su questo l’azienda ha accettato e ha sottoscritto un piano di interventi. 
Come sapete c’è in atto una polemica, che è ancora ovviamente in corso, sulla possibilità di chiudere, perché i danni erano troppo grandi, eccetera. Noi siamo rimasti fermi su un principio: che se si rispettano le direttive europee e le leggi nazionali c’è la garanzia per la protezione dell’ambiente. Ci sono dei problemi di eredità del passato che sono pesantissimi, ma che vanno separati, perché altrimenti, se non si afferma questo principio, viene a mancare un riferimento che non vale solo per l’ILVA, ma che vale per qualunque attività. E su questo abbiamo tenuto il punto. C’è un dialogo in corso con la magistratura di Taranto che mi sembra si stia evolvendo in modo positivo. 
L’azienda oggi a Taranto è in condizioni di produrre pienamente perché l’unico sequestro rimasto attivo riguarda una quota di prodotti finiti in un periodo per altro molto limitato. 
Il problema che abbiamo ora è, purtroppo – posso dire purtroppo perché avrei voluto non avere questo problema di fronte – la verifica dell’affidabilità dell’azienda in termini di investimenti per attuare completamente le prescrizioni dell’AIA. Su questo stiamo lavorando con l’impresa. Abbiamo chiesto all’impresa – come è già stato chiesto, per altro giustamente, anche dalle organizzazioni sindacali – di legare la riqualificazione industriale, prevista dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, con un piano industriale dell’impresa e con un piano finanziario e su questo stiamo lavorando. 
Io sono abbastanza confidente, perché credo che una parte importante dei problemi è stata risolta. Abbiamo anche previsto nella legge, nel caso in cui l’azienda non sia in grado di corrispondere ai suoi impegni, subentrano altre procedure di gestione dello stabilimento perché comunque consideriamo questo un presidio industriale strategico per il paese. 
Penso che anche questo sia un tema che rimarrà aperto nei prossimi mesi, perché sarà necessario continuare a lavorare nell’area, verificare che cosa avviene. In parallelo è partito il piano del risanamento del territorio, abbiamo insediato la struttura a Taranto che si sta occupando di questo, legata anche alla riqualificazione del porto, per cui tutto sommato oggi gli elementi positivi sono molto più importanti degli elementi negativi.
(a cura di Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 365: CITTA' - Il miracolo di Vico Papa

Vico Del Papa si trova nella zona della Maddalena.
Il miracolo si manifesta con particolare evidenza ai passanti alla sera, attraverso una fila di vetrine illuminate che improvvisamente interrompono l’oscurità dei vicoli.
Che sia giorno o che sia sera, comunque, chi guardi attraverso i vetri vedrà persone che ballano, oppure cantano, parlano tra loro con parole o gesti, come i giovani sordi di 'Mani in movimento', fanno yoga, ginnastica, suonano, oppure recitano, giocano con bambini piccolissimi, guardano insieme dei video, fotografano, discutono, ascoltano, si scambiano libri, oppure imparano a comunicare tra loro nell’oscurità.
Il gruppo "Mani in movimento"
Le attività che si svolgono all’interno spaziano su territori molto articolati, espressione di una produzione culturale diffusa di cui sono produttrici e attrici una quantità di associazioni, gruppi, insiemi di persone.
Scorrendo il calendario che definisce gli orari di occupazione degli spazi se ne contano a decine. In alcuni casi sono appuntamenti di confronto e discussione episodici, o almeno non sistematici, in altri invece si tratta di attività permanenti che si svolgono per tutto l’anno, settimana dopo settimana.
Il gruppo "Le vie del Canto"
Come è avvenuto? Che storia c’è dietro? E dove stava, prima, tutta la gente che si avvicenda ora i questi spazi?
Inaugurato meno di un anno fa, il 24 aprile 2012, questo spazio ha preso materialmente vita a partire dallo scorso settembre. Il nome che lo identifica è: “Laboratorio Sociale di Vico Papa” (lo trovate su Facebook ), concepito e realizzato nell’ambito del “Progetto Integrato Territoriale” della Maddalena promosso dal Comune di Genova e finanziato dalla Regione Liguria con i fondi del POR (Programma Operativo Regionale) 2007 / 2013, Asse 3 / sviluppo urbano. Soggetto attuatore RiGenova Srl, società partecipata dal Comune.
Lo scopo, si legge nel dépliant del Comune che nel 2009 fissava caratteristiche e tempistiche del progetto, è “dare valore alle energie esistenti nel quartiere che non hanno luoghi e modi di esprimersi; sostenere le forme aggregative presenti, attrarne di nuove, favorendo l’integrazione col quartiere; rompere l’isolamento dell’area … favorire lo scambio di esperienze e punti di vista dei residenti; aggregare attorno al laboratorio un soggetto culturale collettivo in grado di leggere i bisogni del territorio ed interloquire col sistema decisionale”.
Le frasi di questo dépliant hanno alle spalle un lavoro collettivo, un’esperienza già compiuta, quella del laboratorio sociale “50 rosso” della Maddalena, e si sente.
Negli anni di attuazione del progetto, dalla identificazione dei locali alla loro ristrutturazione, sono intercorsi continui rapporti con le realtà culturali e associative che si candidavano ad utilizzare questi spazi.
Sostenere la produzione culturale diffusa, farla uscire dal sottosuolo dove la spaventosa mancanza di spazi di questa città la relega da anni, metterla in comunicazione con la città, è un progetto politico. Aggiungo: un progetto politico di sinistra.
Paola Borelli, entusiasta ed appassionata responsabile della gestione di Vico Papa, mi dice che è in cantiere una realtà analoga in Via Pre.
Bisogna andare oltre, estendere questi spazi in tutti i quartieri. La vita culturale di Genova non può esaurirsi a Palazzo Ducale.
(Paola Pierantoni -  Foto dell'autrice)

OLI 365: INFORMAZIONE - Hangout, ovvero la Rivoluzione

La schermata di un Hangout così come mostrata sul canale Youtube
In uno spassoso libro di Luciano De Crescenzo intitolato Ordine e Disordine, si fa riferimento al minino di ordine che occorre trovare all'interno della cosa più disordinata che esiste, la rivoluzione, riassumibile in un concetto molto semplice: a che ora ci si vede, chi porta le armi, a chi si deve sparare. Parole sante, che suppongono che la comunicazione di questi dati sia fatta incontrandosi. Oggi il sistema più immediato per mettere su una congrega di carbonari senza soldi e con molte idee si chiama Hangout, è una tecnologia di Google, è gratuita e funziona egregiamente.
Hangout è uno strumento di collaborazione video che consente il collegamento a distanza geografica di dieci postazioni, di mandare in diretta su Youtube la trasmissione e di trovarsela registrata una volta terminata la diretta. E' il pezzetto mancante tra un semplice sistema di trasmissione "televisiva" in streaming e la vera collaborazione interattiva a distanza.
Fare un Hangout richiede un account su Google+ (il nuovo sistema social di Google), una webcam, un computer, oppure uno smartphone collegato a internet. Pochi strumenti che oggi sono in possesso di moltissime persone; ovviamente non devono mancare amici e qualcosa da dirsi.
La tecnologia è così stabile, utile e ben congegnata che il tour elettorale di Beppe Grillo si sta svolgendo interamente in diretta con un operatore sul palco che si collega usando un semplice smartphone ad un Hangout aperto dalla regia a Milano. La regia monta i titoli, fa un minimo di commento e il tutto finisce in onda in diretta, papere comprese, tipo una signora che a Parma arringa il "povero" sindaco Pizzarotti in un fuori onda un po' tragicomico.
Hangout rappresenta una novità editoriale davvero notevole. Mette fuori uso la televisione, consentendo a chiunque, gratuitamente, di disporre un semplice studio di regia basato su pochi comandi. E' interamente online, non richiede quindi l'installazione di programmi sul proprio computer. Si usa in pochi secondi e, una volta accesa la trasmissione, ci si dimentica di stare a centinaia di chilometri di distanza dai propri interlocutori.
Lo strumento ideale per la rivoluzione globalizzata, per dirsi, appunto, a che ora ci si vede, chi porta le armi, a chi si deve sparare, in un modo moderno.
(Stefano De Pietro)

OLI 365: TEATROGIORNALE: Baby sciopero

A partire dal 31 gennaio, OLINEWS pubblica i contributi di Arianna Musso che, ispirandosi ad una notizia, ne trarrà un testo letterario.
da la Repubblica: Sale parto ferme (*)

- Oggi devo nascere!
 Il bambino si sporge oltre le nuvole. Il musetto imbronciato, il pancione in avanti. La bis-bisnonna lo trattiene spaventata, è una donna giovane, morta di parto in un'isola della Sicilia diversi decenni prima. I capelli sono raccolti in una spessa treccia nera.
-Te lo assicuro. Oggi è il grande giorno, l'epifania, oggi nasco io. Fammi volare, alla mamma sono già iniziate le doglie. Non la senti?
La bis-bisnonna lo trattiene per il braccino, cerca con gli occhi qualcuno che la possa aiutare. Lassù, tra le nuvole si vedono solo uccelli pronti ad acchiappare il nascituro appena lei lo lascerà partire. Si prende coraggio ed esclama a voce talmente bassa e impastata da essere completamente sovrastata dalle urla concitate del piccolo:
-Non si può fare. Quest'oggi non puoi nascere. Visto che il piccolo non l'ha sentita ripete con voce più forte, forse adesso troppo forte perché le esce quasi un ruggito.
-Non si può. Quest'oggi non puoi nascere. Hanno altro da fare laggiù. Aspetta domani.
-Ma io devo rivelarmi, devo andare! Insiste il pupo cercando di divincolarsi dalle mani forti che lo stringono, ma la bis-bisnonna continua:
-C'è una gran confusione, non ci sono dottori, non ti possono aiutare, credimi, è una cosa delicata questa, lasciami dire, non è che arrivi tu e patapim! Senti ammia, hanno indetto sciopero, sciopero nazionale di tutti i dottori e di tutte le ostetriche.
-Ma nonna, io nasco da solo, la so la strada, non ti preoccupare.
-Tutti nasciamo soli e tutti moriamo soli. E' che, per amore di nonna, aspetta domani...
Il piccolo spalanca gli occhi grigi e si lascia cadere giù dalla nuvola a peso morto, un gabbiano si butta in picchiata e lo prende al volo. Il bambino lo abbraccia e con la piccola manina saluta la bis-bisnonna che lancia un grido muto. La donna si è sporta dalla nuvola di scatto, quasi a volerlo seguire e lo continua a guardare, la treccia tra le labbra in un moto di angoscia. Quanto dovrà aspettare ora? Chi dovrà attendere? Forse nessuno, forse andrà tutto bene. Ma chi sono queste donne e questi uomini che la fanno stare così in pena? Hanno costruito gli ospedali: bravi. Hanno debellato le setticemia, le gestosi quasi, hanno inventato l'episiotomia, hanno perfezionato il cesareo e tutte le altre cuciture. Bravi. Ma perché proprio oggi, che deve nascere il suo bis-bisnipotino, ci deve essere sciopero nazionale? E tutti i discorsi che sente con il suo orecchio fine di trapassata: contenziosi, colpa medica, legali, responsabilità oggettiva, strutture sanitarie, diritti… tutto le sembra così distante a lei che è morta nel 1924.
(Arianna Musso - foto da internet)
(*)http://www.repubblica.it/salute/2013/02/11/news/sciopero_sale_parto-52438815/?ref=HREC2-7

OLI 365: LETTERE - Vaccinarsi contro il fascismo

Un compagno venticinquenne mi parla dell’ANPI, del circolo di Pegli in particolare, mi dice di quello che fanno, delle cose che organizzano, di quanto ci sia partecipazione e voglia di fare. Mi chiede qualche tempo fa - visto che quest’anno l’ANPI si impegna in particolare rispetto ai temi della legalità e della violenza maschile contro le donne - se mi interessa intervenire, che ha fatto il mio nome alla presidente del circolo. Io non esito, mi sento contenta, mi piace molto questa proposta.
Chiedo come mi devo vestire, quanto devo parlare, quanta gente ci sarà e tutto quanto. Poi arriva sabato pomeriggio, il posto è carino, sul lungomare di Pegli, c’è aria di sagra, c’è da bere e da mangiare, in brevissimo la sala si riempie, c’è calore e grande attenzione.
La presidente introduce, cantano due canzoni, il gruppo musicale dell’associazione Multedo 1930, due canzoni che parlano di donne, poi tocca a me.

Sono emozionata e felice, prendo il microfono, tutto rimbomba e appena inizio a parlare non ho più freddo. La sala mi ascolta e mi guarda con grande attenzione, mi aspettavo tanti uomini - pregiudizi - all’ANPI e invece per la maggior parte sono donne.
Fanno sì con la testa, quando dico che violenza maschile contro le donne è anche il silenzio in cui sono state schiacciate le partigiane, accusate anziché onorate, di non esser state al loro posto. Dicono “è vero!”, e battono le mani.
Dico cos’è per me, parlo di responsabilità, parlo del fatto che non è e non può essere un problema delle donne. Dico che finchè non cambierà la cultura, finchè non si smetterà di accettare che violenza e possesso siano scambiati per amore ci sarà spazio per una cultura maschilista e prevaricatrice.
Poi interviene Andrea - il compagno di cui sopra - parla di legalità, di eroi, dell’impossibilità di costruire “a compartimenti stagni”, dell’urgenza di attivarsi sui valori, senza scivolare nei personalismi, del fatto che il 25 aprile non è una festa facile perché ci ricorda che lì, allora, è stata fatta una scelta, si è scelto da che parte stare e non tutt* hanno scelto allo stesso modo. Gli battiamo le mani, sorride, contento.
Il coro riprende, ci si ristora con il “rinfresco partigiano”, si fanno le tessere, si ascoltano le canzoni vecchie e nuove, note e meno note. È la festa del tesseramento, la festa dell’inizio delle attività previste per l’anno, è una festa calda, forse un po’ malinconica, ma forte, viva. Mi siedo e compilo la tessera, mentre si intonano canzoni e ci si passa vassoi di focaccia e di emozioni, una signora mi bacia sulla testa, mi viene vicino, mi dice “brava, hai detto delle cose giuste”, e parla un po’ genovese e un po’ in italiano e poi si scusa che è emozionata e ci soffermiamo un po’, e mi chiede, e poi un’altra, e un’altra, e mi danno la mano e mi dicono che se ci siamo noi c’è speranza, e io mi confondo e sono più emozionata di loro.
Finchè non cantiamo tutt* Bella ciao, e mentre ci si avvia all’uscita un’altra signora, commossa, con chi le diceva “ma no, ma dai, non si piange!”, sempre in genovese, dice che queste cose non si possono, non si devono dimenticare, che lei l’ha visto com’è, che noi giovani non dobbiamo permetterlo, che non dev’essere mai più. Mi prende sotto il mento, piano, con la mano leggera, mi guarda negli occhi con un’intensità rara “sei bella!” “anche lei, bellissima!”, rispondo, e piango anch’io di quell’emozione. Le do la mia parola: non lo permetteremo.
(Valentina Genta)