VERSANTE LIGURE - DALLE STELLE A MARIA STELLA? (Enzo Costa e Aglaja)
GENOVA - Fabrizio e le sue anime salve (Paola Pierantoni)
GRONDA - Un muro di trentotto quesiti (Stefano De Pietro)
MOVIMENTO 5 STELLE - Putti, human lab e i coccodrilli (Giovanna Profumo)
POLITICA - Arenzano: se candidassero un box? (Angelo Guarnieri)
GENOVA - Valletta Carbonara, i sogni dei residenti (Stefano De Pietro)
IMMIGRAZIONE - La promessa di Monti (Saleh Zaghloul)
CITTA' - Modern Art in Via del Campo (Paola Pierantoni)
GIUSTIZIA - Una buona notizia da Madrid (Angelo Guarnieri)
PAROLE DEGLI OCCHI - Mutazioni stradali (a cura di Giorgio Bergami)
Visualizzazione post con etichetta OLI 333. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta OLI 333. Mostra tutti i post
martedì 28 febbraio 2012
OLI 333: VERSANTE LIGURE - DALLE STELLE A MARIA STELLA?
Non van più della luce
(scoperto si è) i neutrini
da ciò un dilemma atroce,
dai tragici confini:
o Einstein si compiace
o torna la Gelmini.
Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
.
Etichette:
Aglaja,
Einstein,
Enzo Costa,
Maria Stella Gelmini,
neutrini,
OLI 333
OLI 333: GENOVA - Fabrizio e le sue anime salve
Il 25 febbraio festa in Via del Campo e dintorni per l’apertura del negozio–museo nato dove fino a qualche anno fa c’era lo storico e amato negozio di Gianni Tassio. Per tutto il pomeriggio concerti e poesia in ogni angolo.
In piazzetta dei Fregoso per due ore ha risuonato la musica di Fabrizio De Andrè.
Guardando i volti di chi c’era la sensazione è che De Andrè continui a raccogliere intorno a sé il popolo di cui parlano le sue canzoni, mischiato a tanti visitatori e passanti, accompagnati dai loro bambini.
Non potendo utilizzare le canzoni di Fabrizio, come sottofondo alle immagini abbiamo messo una canzone che appartiene ad una tradizione musicale lontana, la Rebètika, nata in Asia Minore, e giunta in Grecia nel 1922 quando due milioni di profughi espulsi dalla Turchia approdarono ad Atene e Salonicco, precipitando nella miseria e nella illegalità. L'uso della droga, in particolare dell'hashish, era diffuso. Vite al margine, ma anche piene di ironia, vitalità e amore. Un mondo molto vicino a quello cantato da De Andrè.
Le parole della canzone dicono:
Giannusena, Giannusena
dove eri che non ti si è vista?
Ero nascosta con i ragazzi, manghes! E ho acceso il fuoco.
Vieni, preparaci un caffè,
accendi il narghilè
e porta da fumare, che abbiamo voglia di stare allegri!
Porta l’hashish, di quello buono,
quello che ti fa girare la testa
e suona il baglamà, facci ascoltare della musica come si deve!
(Paola Pierantoni - Foto dell'autrice)
In piazzetta dei Fregoso per due ore ha risuonato la musica di Fabrizio De Andrè.
Guardando i volti di chi c’era la sensazione è che De Andrè continui a raccogliere intorno a sé il popolo di cui parlano le sue canzoni, mischiato a tanti visitatori e passanti, accompagnati dai loro bambini.
Non potendo utilizzare le canzoni di Fabrizio, come sottofondo alle immagini abbiamo messo una canzone che appartiene ad una tradizione musicale lontana, la Rebètika, nata in Asia Minore, e giunta in Grecia nel 1922 quando due milioni di profughi espulsi dalla Turchia approdarono ad Atene e Salonicco, precipitando nella miseria e nella illegalità. L'uso della droga, in particolare dell'hashish, era diffuso. Vite al margine, ma anche piene di ironia, vitalità e amore. Un mondo molto vicino a quello cantato da De Andrè.
Le parole della canzone dicono:
Giannusena, Giannusena
dove eri che non ti si è vista?
Ero nascosta con i ragazzi, manghes! E ho acceso il fuoco.
Vieni, preparaci un caffè,
accendi il narghilè
e porta da fumare, che abbiamo voglia di stare allegri!
Porta l’hashish, di quello buono,
quello che ti fa girare la testa
e suona il baglamà, facci ascoltare della musica come si deve!
(Paola Pierantoni - Foto dell'autrice)
Etichette:
CITTA',
Fabrizio De Andrè,
Genova,
OLI 333,
Paola Pierantoni,
Rebetika,
Via del Campo
OLI 333: GRONDA - Un muro di trentotto quesiti
La vicenda della Gronda autostradale di ponente si arricchisce in questi giorni di un nuovo capitolo che lascia presagire un terremoto sul progetto dell’opera. Datata 27 gennaio, arrivata a Genova sul tavolo del sindaco il 3 febbraio, ma resa nota al pubblico solo il 23 febbraio, una lettera del Ministero dell’Ambiente boccia di fatto il progetto, ponendo ben 38 punti di incertezza, chiamiamola così, domande alle quali le parti interessate (regione, provincia, comune e società autostrade) dovranno rispondere entro pochi giorni, 45 a partire dalla data della lettera.
Nel documento del ministero si parla di mancanze gravi, specialmente della mancanza nello studio dell’opera della cosiddetta “opzione zero” (per dirla semplice se l’investimento vale la candela), fase completamente omessa dalla Società Autostrade e che adesso, con la sua mancanza a fronte di un progetto già definitivo, rappresenta una voragine nella corrispondenza formale dei requisiti di progettazione.
Di solito una serie così lunga di richieste di chiarimento viene prodotta a fronte di un progetto preliminare. I cui costi sono una frazione minima di quelli di una progettazione definitiva. La buona pratica vuole che per progettare un’opera si faccia prima un progetto “approssimativo”, corredato di una serie di dati per supportare il parere tecnico positivo e l’utilità dell’opera. A fronte della presentazione del progetto preliminare, il ministero fa quasi sempre delle osservazioni e delle prescrizioni, delle quali si tiene ovviamente conto nel progetto definitivo, che dettaglia in modo più puntuale l’opera stessa. Nella Gronda la fase “preliminare” è stata saltata, con gravi costi per la comunità, in quanto una bocciatura del progetto significherebbe uno spreco tra i 100 e i 150 milioni di euro (stimati dai comitati), cifra che sarebbe stata molto inferiore se fosse stata seguita la procedura corretta. Chi pagherebbe quindi questa somma? Facile a dirsi: noi.
Ci sono poi una lunga serie di mancanze nella prevenzione dei danni da amianto, per lo sversamento delle acque di lavaggio nei cantieri di trasformazione dello smarino della galleria finirebbe nei fiumi, nel calcolo dei flussi degli autoveicoli, nella scelta del tracciato, visto che intende connettere due punti passando per un largo arco invece che per la retta che li congiunge, allungando di molto la distanza da percorrere. Sull’amianto i due nogronda Paolo Putti e Mauro Muscarà, supportati da Mauro Solari, ingegnere chimico, rincarano la dose facendo notare che non esistono siti in Italia per lo stoccaggio delle scorie, che quindi non si capisce dove potrebbero essere messe le enormi quantità di questo materiale estremamente cancerogeno ricavato dalla galleria di 14 chilometri che si intende scavare.
Ci sono poi i problemi per le falde acquifere, se ne perderebbero a decine, tutto, a detta dei comitati, per costruire un’opera inutile rispetto ai reali problemi del traffico stradale genovese.
La conferenza stampa dei comitati no-gronda si è svolta a Genova sabato 25 febbraio 2012 presso lo studio dell’avvocato Granara , che sta guidando il ricorso al Tar. Il bello è che praticamente tutti i punti di richiesta del ministero ricalcano le perplessità già indicate dallo studio delle carte effettuato, principalmente, dall’ing. Roberto Campi, no gronda di datata esperienza, e affidate al Wwf che le ha poi presentate a Roma.
Affidiamo alla registrazione completa della conferenza stampa la documentazione delle ragioni dei no gronda e del ministero.
(Stefano De Pietro)
Nel documento del ministero si parla di mancanze gravi, specialmente della mancanza nello studio dell’opera della cosiddetta “opzione zero” (per dirla semplice se l’investimento vale la candela), fase completamente omessa dalla Società Autostrade e che adesso, con la sua mancanza a fronte di un progetto già definitivo, rappresenta una voragine nella corrispondenza formale dei requisiti di progettazione.
Di solito una serie così lunga di richieste di chiarimento viene prodotta a fronte di un progetto preliminare. I cui costi sono una frazione minima di quelli di una progettazione definitiva. La buona pratica vuole che per progettare un’opera si faccia prima un progetto “approssimativo”, corredato di una serie di dati per supportare il parere tecnico positivo e l’utilità dell’opera. A fronte della presentazione del progetto preliminare, il ministero fa quasi sempre delle osservazioni e delle prescrizioni, delle quali si tiene ovviamente conto nel progetto definitivo, che dettaglia in modo più puntuale l’opera stessa. Nella Gronda la fase “preliminare” è stata saltata, con gravi costi per la comunità, in quanto una bocciatura del progetto significherebbe uno spreco tra i 100 e i 150 milioni di euro (stimati dai comitati), cifra che sarebbe stata molto inferiore se fosse stata seguita la procedura corretta. Chi pagherebbe quindi questa somma? Facile a dirsi: noi.
Ci sono poi una lunga serie di mancanze nella prevenzione dei danni da amianto, per lo sversamento delle acque di lavaggio nei cantieri di trasformazione dello smarino della galleria finirebbe nei fiumi, nel calcolo dei flussi degli autoveicoli, nella scelta del tracciato, visto che intende connettere due punti passando per un largo arco invece che per la retta che li congiunge, allungando di molto la distanza da percorrere. Sull’amianto i due nogronda Paolo Putti e Mauro Muscarà, supportati da Mauro Solari, ingegnere chimico, rincarano la dose facendo notare che non esistono siti in Italia per lo stoccaggio delle scorie, che quindi non si capisce dove potrebbero essere messe le enormi quantità di questo materiale estremamente cancerogeno ricavato dalla galleria di 14 chilometri che si intende scavare.
Ci sono poi i problemi per le falde acquifere, se ne perderebbero a decine, tutto, a detta dei comitati, per costruire un’opera inutile rispetto ai reali problemi del traffico stradale genovese.
La conferenza stampa dei comitati no-gronda si è svolta a Genova sabato 25 febbraio 2012 presso lo studio dell’avvocato Granara , che sta guidando il ricorso al Tar. Il bello è che praticamente tutti i punti di richiesta del ministero ricalcano le perplessità già indicate dallo studio delle carte effettuato, principalmente, dall’ing. Roberto Campi, no gronda di datata esperienza, e affidate al Wwf che le ha poi presentate a Roma.
Affidiamo alla registrazione completa della conferenza stampa la documentazione delle ragioni dei no gronda e del ministero.
(Stefano De Pietro)
Etichette:
AMBIENTE,
Gronda,
Ministero,
OLI 333,
Stefano De Pietro
OLI 333: MOVIMENTO 5 STELLE - Putti, human lab e i coccodrilli
![]() | |
New Yorl stories - foto dal web |
Ricorda lontanamente la mamma di Woody Allen in New York stories che, trasformatasi in nuvola, incombe sul figlio, ossessionandolo dallo sky line della città.
Venerdì 24 febbraio alla conferenza stampa al punto di incontro del gruppo genovese il portavoce Paolo Putti non stringe più tra le mani un passamontagna, come nel settembre scorso. I mesi di campagna politica hanno forse influito a modificare il copione a beneficio di maggiore concretezza. I sostenitori del movimento ne hanno fatta parecchia di strada anche da quel padre minaccioso che, con una sola dichiarazione, può danneggiare il lavoro di molti.
Di Grillo non si parla. E nemmeno di grillismo.
In via dei Giustiniani, arteria sofferente del centro storico di Genova, Paolo Putti presenta lo human lab che vuole essere una “restituzione di umanità a un pensiero politico troppo legato ad una visione di tecnici come era quello di urban lab”. Il candidato parla dell’idea di isolamento trasmessa dalla “chiatta in mezzo al mare” dove “un gruppo di persone decidono le sorti urbanistiche della città”, distanti dal contatto con i cittadini, fisicamente separati anche da un ponte levatoio, “ci mancavano i coccodrilli nell’acqua marina…” commenta Putti. E abbraccia un altro modo di far politica, partendo dal desiderio di imparare, dalla consapevolezza (la stessa che ha animato Marco Doria ndr) di sapere di non sapere.
Dibattito con le persone, acquisizione di competenze, promozione della comunità, restituzione di cittadinanza, sono le parole chiave di questa fase della campagna politica che vede i promotori del movimento in campo nei quartieri per ascoltare la gente e i loro bisogni. E’ il tempo del territorio, dell’analisi dei problemi che in ogni parte della città hanno dimensioni diverse. E’ anche il riconoscimento del fatto che la politica deve fornire ai cittadini gli strumenti per essere criticata, per dare alle persone un valore alla partecipazione.
Si giudica con perplessità un Puc “in cui si parla di una città con almeno quarantamila nuove unità e svariate migliaia di nuovi posti di lavoro” e si ricorda la gronda.
Privo della rete di “accoglienza privilegiata” e della “forza dei partiti” – ha rinunciato a livello nazionale ad un milione e seicentomila euro di rimborsi elettorali - senza una sede fissa e strutture, il Movimento 5 stelle fa quello che può e quello che può è già molto, considerato che una giornalista segnala un possibile 7-8% di preferenze.
E’ la battaglia di Davide contro Golia, ammette Paolo Putti che va giocata fino in fondo per produrre il cambiamento, o vincendo le elezioni o in consiglio comunale. Di conti elettorali dice di non farne, ma la parola ballottaggio s’insinua come ipotesi non troppo amena.
E i partiti? Con loro nulla a che fare. Visti dall’info point del Movimento paiono come i coccodrilli evocati da Putti attorno alla chiatta di urban lab.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
Etichette:
Comune,
ELEZIONI,
Genova,
Giovanna Profumo,
Movimento 5 stelle,
OLI 333,
Paolo Putti
OLI 333: POLITICA - Arenzano: se candidassero un box?
![]() |
Pavone ad Arenzano |
La notizia vera e rilevante per Arenzano, importante, popoloso e ricco paese della provincia di Genova, è che finora nella cittadina non è stata svolta alcuna iniziativa pubblica di carattere politico né locale, né globale. Né un manifesto, né un'assemblea, né una riunione in cui i cittadini potessero conoscere le intenzioni politiche e progettuali dei partiti, delle liste civiche, dei candidati sindaci. Silenzio assoluto, con buona pace di tutti i discorsi sulla trasparenza e sulla partecipazione come fondamenti di una buona democrazia. Il vento di Marco Doria si è fermato a Voltri. Ma forse proprio questo vento, che quando si libera crea sconquassi, causa il silenzio tombale che avvolge il dibattito politico nei luoghi pubblici. Da tredici anni Arenzano è retta da una maggioranza di centrosinistra centrata sul Partito Democratico in cui lo svilimento della democrazia è stato proporzionale alla cementificazione del territorio. Certo, ci sono molte decine di persone che si riuniscono nelle panchine, nelle cantine, nelle cucine, nei salotti, nelle sedi di partito e nei bar. Si sono già promesse tre o quattro liste civiche, divise da personalismi e particulari contrastanti, si riuniscono freneticamente gli iscritti di PD e SEL, sono apparso all'orizzonte svariati candidati sindaci che cambiano ogni settimana. Forse ci saranno le primarie il 18 Marzo. Forse, perché la decisione è ancora sottoposta alla valutazione di convenienza, al conteggio dei voti di questo e quell'altro, alle minacce di tessere da rinnovare o disdire.
In questa sitazione è difficile superare il sentimento di angoscia per lo stato della Democrazia in questa cittadina, che contrasta con l'autentico vento nuovo del percorso partecipativo intorno a Marco Doria. Forse sarebbe d'aiuto poter pensare di candidare a sindaco un box, dal momento che negli ultimi vent'anni i box probabilmente hanno superato il numero dei cittadini.
(Angelo Guarnieri - Foto di Paola Pierantoni)
Etichette:
Angelo Guarnieri,
Arenzano,
OLI 333,
Paola Pierantoni,
Pd,
POLITICA,
Sel
OLI 333: GENOVA - Valletta Carbonara, i sogni dei residenti
1656, il magistrato dei Padri del Comune commissiona a otto architetti la stesura di una pianta della città all'interno delle mura, la popolazione della città è pari a 92.999 abitanti, in seguito alla pestilenza è stata quasi dimezzata, iniziano i lavori di costruzione dell'Albergo dei Poveri (il nuovo lazzaretto), nella valletta di Carbonara, 12 ottobre: Giulio Sauli viene eletto doge. (da: www.alterhistory.altervista.org)
Valletta Carbonara resta un po' nascosta alla vista di chi passa distrattamente in circonvallazione a monte, si estende per circa venticinquemila metri quadrati dietro la costruzione dell'ex Albergo dei poveri, del quale costituisce la sorgente delle pietre che ne permisero la costruzione nel lontano 1600. Quell'opera fu per molti anni il fiore all'occhiello di Genova, che si preoccupava dei malati e dei suoi vecchi.
La valletta oggi è semi abbandonata, dopo che il Comune rifiutò di pagare un aumento dell'affitto all'Asp Brignole (il nome attuale dell'istituto), riducendo l'area di utilizzo come vivaio comunale. Proprio di queste parti della valletta si è parlato venerdi sera presso l'auditorium della Parrocchia di San Nicola, in una sala gremita di volontari di varie associazioni (tranne uno, come vedremo in seguito).
L'area della valletta sarebbe l'ideale per una speculazione edilizia che ha cercato di trasformarla prima in residenziale di livello signorile, poi in parcheggi, poi in servizi quali una piscina e un campo sportivo, poi in centri commerciali, poi in tutto questo insieme. Al momento, nel nuovo Puc (piano urbanistico comunale) appena approvato in Consiglio comunale e adesso nella fase di raccolta delle istanze di opposizione, rimane la destinazione a parcheggio, probabilmente per richiesta stessa del Brignole che, in passivo di quaranta milioni di euro, conta di far cassa sfruttando le potenzialità di servizi della zona. La zona è soggetta ad un vincolo archeologico dopo che nel 2009, "non si sa come", in una parte dell'area è spuntato un parcheggio, probabilmente destinato ai dipendenti dell'Azienda che si trova nel centro di una blu-area.
L'incontro di venerdi inizia con una introduzione di Bruno Siri, il patron dell'iniziativa "Comitato Le Serre", in via di trasformazione in Onlus per motivi burocratici di interfacciamento con le istituzioni e la dirigenza del Brignole. Siri racconta che l'intenzione del comitato è quello di chiedere al Brignole di cedere l'uso dell'area (non la proprietà) per dare inizio ad una serie di iniziative agricole e sociali nella zona, come produzione agricola e vivaistica di supporto ad un'agricoltura bio locale, orti urbani ad uso degli abitanti del quartiere, compostiere collettive, e ancora spazi sociali e ricreativi.
Chiamati a fare proposte sono stati Ornella Ricciardi (Amici dell'orto), Francesca e Giorgia (orti sinergici), Alberto Riccio (autoproduzione e filiera corta), Enzo Parisi (Amici dell'Orto botanico dell'Università di Genova, ospitato in una zona della stessa valletta). Inizia poi la fase delle domande e delle proposte del pubblico, che spaziano dalla conferma della destinazione agraria della zona, fino all'utilità dell'inserimento in quelle iniziative di malati di alzheimer. Una in particolare, posta dal sottoscritto, chiede a Siri di spiegare meglio la "questione Puc", perché un parcheggio, fosse anche sotterraneo, appare poco compatibile con i progetti in discussione. E' a questo punto che finalmente spunta in sala il "problema", fino ad allora decisamente trascurato dai relatori, che viene comunque affrontato da Bruno Siri in modo molto distensivo, come se la presenza di quel mostro di cemento sotterrato non interferisse minimamente con la ridicola contrapposizione della campagna pubblicitaria del Puc voluta da Marta Vincenzi ("Basta cemento in collina"). Nonostante il malumore del pubblico, che era in parte all'oscuro della cosa, si prosegue oltre.
A sconvolgere un po' l'andazzo positivista della serata spunta il "tranne uno" Aldo Siri, consigliere Regionale della Lista Biasotti, che dopo aver accusato gli abitanti della zona, in una sala zeppa di volontari di ogni tipo, di scarso senso sociale, fa notare come l'area sarà ben difficilmente messa a disposizione dal Brignole visto che, come detto all'inizio, l'azienda conta di sfruttarla per sanare il debito di bilancio. Ne nascono alcune domande. Bruno Siri riprende alla fine la parola per rispondere a tutti, rimandando le proposte delle varie attività ad una fase successiva per la mancanza di certezza al momento su quanta area sarà possibile ottenere dal Brignole.
Appare evidente che il progetto della Valletta Carbonara resta solidamente ancorato alla costruzione del parcheggio, senza il quale il Brignole non avrebbe alcun interesse a cedere l'area, anche perché essere in disavanzo significa avere dei creditori, i quali certamente non consentirebbero di approvare per la valletta un uso che non sia utile al loro interesse. Ci si dovrebbe a questo punto interrogare invece se non sia più utile chiedere quei soldi a chi ha svenduto il patrimonio del Brignole, stimato complessivamente in 40 milioni di euro di appartamenti, ad un valore molto inferiore a quello di mercato, andare a vedere a chi siano stati ceduti detti immobili e soprattutto a prendere atto di come l'attuale amministrazione non sia stata in grado di far invertire la direzione fallimentare dell'azienda. Che sia che, come per il Belgio, due o tre anni senza dirigenza possa fare solo bene a questo pezzo della storia e dell'economia genovese?
Link utili sul Brignole:
http://notimaz.blog.kataweb.it/2011/03/01/brignole-il-pio-albergo-di-genova/
http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/03/01/news/una_cittadella_dietro_l_albergo_dei_poveri_palestre_e_piscine_ma_anche_un_mare_di_box-13035176/
L'audio completo dell'incontro
(Stefano De Pietro)
![]() |
La scheda della Valletta Carbonara nel Puc recentemente approvato |
La valletta oggi è semi abbandonata, dopo che il Comune rifiutò di pagare un aumento dell'affitto all'Asp Brignole (il nome attuale dell'istituto), riducendo l'area di utilizzo come vivaio comunale. Proprio di queste parti della valletta si è parlato venerdi sera presso l'auditorium della Parrocchia di San Nicola, in una sala gremita di volontari di varie associazioni (tranne uno, come vedremo in seguito).
L'area della valletta sarebbe l'ideale per una speculazione edilizia che ha cercato di trasformarla prima in residenziale di livello signorile, poi in parcheggi, poi in servizi quali una piscina e un campo sportivo, poi in centri commerciali, poi in tutto questo insieme. Al momento, nel nuovo Puc (piano urbanistico comunale) appena approvato in Consiglio comunale e adesso nella fase di raccolta delle istanze di opposizione, rimane la destinazione a parcheggio, probabilmente per richiesta stessa del Brignole che, in passivo di quaranta milioni di euro, conta di far cassa sfruttando le potenzialità di servizi della zona. La zona è soggetta ad un vincolo archeologico dopo che nel 2009, "non si sa come", in una parte dell'area è spuntato un parcheggio, probabilmente destinato ai dipendenti dell'Azienda che si trova nel centro di una blu-area.
L'incontro di venerdi inizia con una introduzione di Bruno Siri, il patron dell'iniziativa "Comitato Le Serre", in via di trasformazione in Onlus per motivi burocratici di interfacciamento con le istituzioni e la dirigenza del Brignole. Siri racconta che l'intenzione del comitato è quello di chiedere al Brignole di cedere l'uso dell'area (non la proprietà) per dare inizio ad una serie di iniziative agricole e sociali nella zona, come produzione agricola e vivaistica di supporto ad un'agricoltura bio locale, orti urbani ad uso degli abitanti del quartiere, compostiere collettive, e ancora spazi sociali e ricreativi.
Chiamati a fare proposte sono stati Ornella Ricciardi (Amici dell'orto), Francesca e Giorgia (orti sinergici), Alberto Riccio (autoproduzione e filiera corta), Enzo Parisi (Amici dell'Orto botanico dell'Università di Genova, ospitato in una zona della stessa valletta). Inizia poi la fase delle domande e delle proposte del pubblico, che spaziano dalla conferma della destinazione agraria della zona, fino all'utilità dell'inserimento in quelle iniziative di malati di alzheimer. Una in particolare, posta dal sottoscritto, chiede a Siri di spiegare meglio la "questione Puc", perché un parcheggio, fosse anche sotterraneo, appare poco compatibile con i progetti in discussione. E' a questo punto che finalmente spunta in sala il "problema", fino ad allora decisamente trascurato dai relatori, che viene comunque affrontato da Bruno Siri in modo molto distensivo, come se la presenza di quel mostro di cemento sotterrato non interferisse minimamente con la ridicola contrapposizione della campagna pubblicitaria del Puc voluta da Marta Vincenzi ("Basta cemento in collina"). Nonostante il malumore del pubblico, che era in parte all'oscuro della cosa, si prosegue oltre.
A sconvolgere un po' l'andazzo positivista della serata spunta il "tranne uno" Aldo Siri, consigliere Regionale della Lista Biasotti, che dopo aver accusato gli abitanti della zona, in una sala zeppa di volontari di ogni tipo, di scarso senso sociale, fa notare come l'area sarà ben difficilmente messa a disposizione dal Brignole visto che, come detto all'inizio, l'azienda conta di sfruttarla per sanare il debito di bilancio. Ne nascono alcune domande. Bruno Siri riprende alla fine la parola per rispondere a tutti, rimandando le proposte delle varie attività ad una fase successiva per la mancanza di certezza al momento su quanta area sarà possibile ottenere dal Brignole.
Appare evidente che il progetto della Valletta Carbonara resta solidamente ancorato alla costruzione del parcheggio, senza il quale il Brignole non avrebbe alcun interesse a cedere l'area, anche perché essere in disavanzo significa avere dei creditori, i quali certamente non consentirebbero di approvare per la valletta un uso che non sia utile al loro interesse. Ci si dovrebbe a questo punto interrogare invece se non sia più utile chiedere quei soldi a chi ha svenduto il patrimonio del Brignole, stimato complessivamente in 40 milioni di euro di appartamenti, ad un valore molto inferiore a quello di mercato, andare a vedere a chi siano stati ceduti detti immobili e soprattutto a prendere atto di come l'attuale amministrazione non sia stata in grado di far invertire la direzione fallimentare dell'azienda. Che sia che, come per il Belgio, due o tre anni senza dirigenza possa fare solo bene a questo pezzo della storia e dell'economia genovese?
Link utili sul Brignole:
http://notimaz.blog.kataweb.it/2011/03/01/brignole-il-pio-albergo-di-genova/
http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/03/01/news/una_cittadella_dietro_l_albergo_dei_poveri_palestre_e_piscine_ma_anche_un_mare_di_box-13035176/
L'audio completo dell'incontro
(Stefano De Pietro)
OLI 333: IMMIGRAZIONE - La promessa di Monti
Disegno di Guido Rosato |
Da una parte circa ogni cinque anni dal 1987, si faceva una regolarizzazione degli immigrati rilasciando ogni volta centinaia di migliaia di permessi a chi era presente irregolarmente, dall’altra parte al primo rinnovo si adottavano interpretazioni talmente restrittive da rendere molto difficile il loro rinnovo.
Quando avveniva, moltissimi non rientravano nei paesi d’origine e finivano per rientrare in clandestinità, rimanendo a lavorare in nero aspettando la successiva sanatoria.
Con l’approvazione della legge Bossi-Fini (L.189/2002) il numero dei permessi di soggiorno non rinnovati è aumentato da decine di migliaia a centinaia di migliaia: secondo il Dossier Caritas 2011, nel solo 2010 i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 684.413.
La Bossi-Fini ha condizionato il rinnovo del permesso di soggiorno al possesso di un contratto di lavoro quando, precedentemente, con la legge Martelli (39/90) e la legge Turco Napolitano (40/98), era possibile rinnovare il permesso anche attraverso la dimostrazione di un reddito sufficiente, e coloro che non riuscivano a dimostrare il reddito e non avevano un contratto potevano comunque iscriversi al collocamento per un periodo non inferiore a 12 mesi.
Inoltre la Bossi-Fini ha ridotto sensibilmente la durata dei permessi, moltiplicando le fasi di rinnovo e di conseguenza le occasioni di perdita del titolo di soggiorno.
La legge Martelli e la legge Turco-Napolitano prevedevano per il primo rilascio una durata biennale dei permessi per lavoro e famiglia, ed al rinnovo una durata non inferiore al doppio della precedente (4 anni).
La Bossi-Fini ha invece legato la durata del permesso alla durata del contratto di lavoro, limitandone la durata massima ad un anno quando il contratto è a tempo determinato e a due anni quando è a tempo indeterminato. Oltre a ciò è stato eliminata la previsione del raddoppio della durata al momento del rinnovo, per cui il nuovo permesso non può avere una durata superiore alla precedente.
L’anno seguente è entrata in vigore la legge 30/2003 sul mercato del lavoro, con contratti di lavoro delle durate più brevi possibili: i precari e le altre categorie più deboli sono divenuti i più esposti a perdere il permesso di soggiorno, essendo soggetti a rinnovi con tempi ravvicinati (ricordiamo che tra l'altro ogni rinnovo costa circa settantatre euro).
E' quindi necessario ed opportuno ritornare, almeno, alle norme della legge Turco-Napolitano.
(Saleh Zaghloul)
Etichette:
Bossi,
Guido Rosato,
IMMIGRAZIONE,
OLI 333,
Permessi di soggiorno,
POLITICA,
Saleh Zaghloul
OLI 333: CITTA' - Modern Art in Via del Campo
3 Febbraio 2012, il ghiaccio congela la spazzatura nella fontana di Via del Campo.
Una natura morta urbana offerta ai turisti che vanno a spiare la cosiddetta colonna infame nostrana.
25 febbraio 2012, il gelo è passato, il ghiaccio è tornato acqua, e la stessa identica spazzatura fluttua liberamente nella fontana, offerta al popolo che affolla la strada per festeggiare la riapertura, sotto forma di shop/museo, del negozio di Gianni Tassio.

(Paola Pierantoni)
Etichette:
CITTA',
OLI 333,
Paola Pierantoni,
spazzatura,
Via del Campo
OLI 333: GIUSTIZIA - Una buona notizia da Madrid
Ieri pomeriggio intorno alle 18, l'Ansa ha battuto la notizia che il Tribunale Supremo di Madrid ha assolto l'ex giudice Baltazar Garzon. Era stato accusato di aver violato la legge del 1978 che aveva concesso l'amnistia e l'impunità a tutti i franchisti che dopo la vittoria del caudillo si erano macchiati dei crimini più orrendi. Centomila si valutano le persone scomparse per azioni violente di vendetta, di rancore, di sopraffazione e di pulizia etnico-politica. I partiti politici che presero in mano la transizione postfranchista, il socialista e il democristiano, preferirono garantire una transizione acquiescente e in qualche caso omertosa – la storia giudicherà se per calcolo o per necessità.
Il giudice Garzon non è stato a questo gioco e ha voluto riaprire la pagina della giustizia nella ricerca di quello che andava condannato perché fosse monito a che non si ripetesse. Nel 2009 aveva avviato un'inchiesta sulla scomparsa degli antifascisti e dei democratici e questa era stata considerata una violazione della legge dell'amnistia dagli ambienti postfranchisti e dai poteri consolidati. Ora è stato assolto dal Tribunale Supremo di Madrid, con voto di sei giudici contro uno, perché le sue decisioni sono state considerate legittime.
Ricordiamo che, nel solco della sua rara etica della giustizia e della politica, il giudice Garzon ha osato incrimirare il criminale Pinochet e i criminali generali argentini della dittatura, riaprendo le tragiche vicende del colpo di stato cileno e dei “desaparecidos”. L'assoluzione è senz'altro una buona notizia, un buon esempio di giustizia giusta, un incoraggiamento alle persone di buona volontà a proseguire nella strada della memoria e della verità.
Molti intellettuali si erano mobilitati in Spagna perché il giudice Garzon non venisse condannato e perché il suo onore di giudice venisse restaurato per intero.
In Oli 331 avevamo già parlato della giustizia e del giudice Garzon. La stessa notizia non trova spazio rilevante nel sistema mediatico, televisivo e giornalistico probabilmente a causa della sua complessità e della sua scarsa appetibilità trombonistica.
Alleghiamo un video, messo in rete la settimana scorsa, in cui il regista Almodovar parla della vicenda.
(Angelo Guarnieri)
Il giudice Garzon non è stato a questo gioco e ha voluto riaprire la pagina della giustizia nella ricerca di quello che andava condannato perché fosse monito a che non si ripetesse. Nel 2009 aveva avviato un'inchiesta sulla scomparsa degli antifascisti e dei democratici e questa era stata considerata una violazione della legge dell'amnistia dagli ambienti postfranchisti e dai poteri consolidati. Ora è stato assolto dal Tribunale Supremo di Madrid, con voto di sei giudici contro uno, perché le sue decisioni sono state considerate legittime.
Ricordiamo che, nel solco della sua rara etica della giustizia e della politica, il giudice Garzon ha osato incrimirare il criminale Pinochet e i criminali generali argentini della dittatura, riaprendo le tragiche vicende del colpo di stato cileno e dei “desaparecidos”. L'assoluzione è senz'altro una buona notizia, un buon esempio di giustizia giusta, un incoraggiamento alle persone di buona volontà a proseguire nella strada della memoria e della verità.
Molti intellettuali si erano mobilitati in Spagna perché il giudice Garzon non venisse condannato e perché il suo onore di giudice venisse restaurato per intero.
In Oli 331 avevamo già parlato della giustizia e del giudice Garzon. La stessa notizia non trova spazio rilevante nel sistema mediatico, televisivo e giornalistico probabilmente a causa della sua complessità e della sua scarsa appetibilità trombonistica.
Alleghiamo un video, messo in rete la settimana scorsa, in cui il regista Almodovar parla della vicenda.
(Angelo Guarnieri)
Etichette:
Almodovar,
Angelo Guarnieri,
Baltasar Garzon,
GIUSTIZIA,
OLI 333,
Spagna
Iscriviti a:
Post (Atom)