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martedì 13 dicembre 2011

OLI 324: IMMIGRAZIONE - Il decreto Salva-Italia interviene positivamente sui permessi di soggiorno

Il decreto salva-Italia interviene anche sui permessi di soggiorno dei migranti e lo fa positivamente operando la seguente modifica al Testo Unico sull’Immigrazione: “In attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno (…), il lavoratore straniero può legittimamente soggiornare nel territorio dello Stato e svolgere temporaneamente l'attività lavorativa”. La validità ai fini del soggiorno e del lavoro della ricevuta della domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno diventerebbe così una disposizione legislativa. Si trattava infatti di una buona prassi adottata dal 2001 a Genova (unica città in Italia) e dal 2006 in tutto il territorio nazionale. Nel 2001 la Cgil di Genova aveva contrattato l’emanazione di tre circolari da parte dei Centri per l’Impiego, Asl e Anagrafe con le quali si disponeva la validità della ricevuta della presentazione della domanda di rinnovo del permesso di soggiorno ai fini dell’avviamento al lavoro, dell’assistenza sanitaria e dell’iscrizione anagrafica. Nel 2006 l’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato emana la direttiva del 5 agosto che estende questa buona prassi a tutto il territorio nazionale.
Con l’approvazione del decreto salva-Italia questa prassi amministrativa intelligente viene elevata al rango di disposizione di legge risolvendo non pochi problemi interpretativi che provocavano diverse applicazione. E’ significativo che questo provvedimento sia inserito nella manovra economica che intende salvare il nostro paese, i tecnici liberi da puri calcoli elettorali si rendono conto e riconoscono l’importanza del contributo del lavoro dei migranti alla crescita. Consolidando, infatti, la regolarità del soggiorno si combatte il lavoro nero dei migranti favorendo i contratti di lavoro regolari ed assicurando alle casse di stato i relativi contributi Inps, Inail, Irpef e le altre imposte.
Ci sarebbero molti altri provvedimenti di consolidamento della regolarità del soggiorno e di ampliamento dei diritti di cittadinanza che avrebbero effetti moltiplicatori del contributo degli immigrati alla crescita del Paese, rendendolo allo stesso tempo più vivibile e civile. L'auspicio è che questo sia soltanto un primo passo nella giusta direzione.
(Saleh Zaghloul)

martedì 6 dicembre 2011

OLI 323: PENSIONI - Chi calcola l'incalcolabile?

Eravamo sotto di due anni e mezzo rispetto alla media europea dell’età di pensionamento.
Da lunedì la soglia è stata varcata e siamo pienamente entrati nella corrente che trascina sempre più avanti l’età in cui si può lasciare il lavoro, riducendo l’entità dei trattamenti pensionistici. Strada obbligata, si afferma, a causa dell’allungamento della vita e del faticoso ingresso delle persone giovani in un lavoro pienamente retribuito e “contribuito”.
Il governo Monti ha compiuto il salto in modo talmente secco da togliere il fiato. Tanto che lo stesso Alberto Brambilla - presidente del Nucleo di Valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro – intervenendo martedì 6 dicembre alla trasmissione “Tutta la città ne parla” su Radio 3, dopo aver sostenuto che l'aggancio del pensionamento alla cosiddetta “speranza di vita” è necessario, ha affermato che il salto è stato troppo brusco, tale da sconvolgere le prospettive esistenziali di molte persone.
Che si viva più a lungo è un dato di realtà.
La realtà però è fatta anche di aspetti apparentemente incalcolabili, della cui concretezza e importanza ci si accorge dolorosamente solo dopo decenni, quando il danno è irreversibile, o chiede immensi costi di recupero.
Come quando una comunità si trova a dover investire miliardi per il recupero di un’area imbottita di inquinamenti nocivi abbandonata dopo anni di irresponsabile sfruttamento: quale è, calcolandolo dall’inizio alla fine, il bilancio economico complessivo per la collettività?
L’apparentemente “incalcolabile” dell’aumento dell’età del pensionamento è legato alla domanda: ma cosa fanno oggi le persone che in età ancora vitale sia intellettualmente che fisicamente, si trovano libere dall’impegno quotidiano del lavoro retribuito? Se ne stanno a guardare la televisione e i lavori stradali, o fanno qualcosa che ci serve?
Per l’esperienza che ho, grande parte delle persone svolgono un lavoro meno qualificato delle proprie potenzialità e competenze, o comunque un lavoro che utilizza solo una parte molto delimitata e circoscritta della propria creatività.
La liberazione del proprio tempo riapre i giochi, a vantaggio di tutti.
Io vedo donne e uomini in pensione che fanno gratuitamente cose straordinarie, nella cultura, nell’intervento sociale, nell’espressione artistica.
Se le persone lasceranno il lavoro più vecchie, più stanche, più malate tutto questo andrà perduto. Quanto costa questa perdita? Qualcuno lo ha calcolato?
Chissà poi se qualcuno ha calcolato l’altra conseguenza dell’aumento della speranza di vita: l’aumento degli anziani anzianissimi, quelli per i quali la promessa di una vita più lunga è stata largamente mantenuta, ma non quella - su cui si glissa - dell’auto sufficienza e di una salute splendida fino ad un istante, ma proprio un istante, prima di morire. Quanta parte hanno i pensionati - soprattutto le donne - nell'assistenza a queste persone? Se li teniamo al lavoro fintanto che anche loro inizieranno ad avere dei problemi, che si fa?
(Paola Pierantoni - disegno di Guido Rosato)

OLI 323: POLITICA - Il governo Monti e il trionfo dell’ambivalenza

Rispetto alle misure del governo, molti cittadini sperimentano emotivamente il trionfo dell’ambivalenza.
Il colpo subito dalla consueta platea a basso reddito è durissimo, e dato che, realisticamente, non ci si può fare nulla, la reazione adeguata sarebbe la rabbia. Che però, a tradimento, viene stemperata dal sollievo di non avere più davanti il lestofante irresponsabile, autoriferito ed indecente a cui eravamo abituati, sostenuto da una pletora di ridicoli ministri a libro paga. Di fronte a noi invece c'è un signore colto e competente, che si rivolge agli interlocutori con educazione, che sa parlare in italiano, che risponde alle domande dei giornalisti senza insultarli. Circondato da ministri che sanno di cosa parlano, tra cui una donna che con il suo pianto ci fa capire che si rende conto della portata di quel che sta facendo, e che la cosa non le è indifferente. Tutto è serio, dignitoso, responsabile. Non più un governo esclusivamente funzionale agli interessi economici e giudiziari di un insopportabile riccastro, ma un governo che si propone una politica nazionale ed europea.
Vista ed interpretata da destra. Facendo cassa a spese anche di chi ha redditi appena superiori a quello della povertà, forzando le resistenze del Pd, e il dissenso dei sindacati, molto più dei veti del Pdl.
La prossimità al cosiddetto baratro taglia le gambe a chi è felice di essere uscito dall’incubo berlusconiano, ma dissente da un governo che non vuole e/o non può contrastare potenti interessi: quelli dei ricchi, quelli della chiesa, quelli della casta militare.
Incerti i tempi e i modi in cui potrà nascere una nuova giustizia sociale, fondata su una nuova idea dell’economia, anche perché al punto di non ritorno ci siamo arrivati con la vasta corresponsabilità dei milioni di concittadini che hanno portato per tre volte Berlusconi al governo, ammirandone e invidiandone il modello, e di una opposizione che, in anni ed anni, non ha saputo proporre una prospettiva diversa.
(Paola Pierantoni - disegno di Guido Rosato)

martedì 22 novembre 2011

OLI 321: VERSANTE LIGURE - L’intimo è politico

Ma quale esaltazione!
La situazione è seria:
è in crisi la Nazione
non c’è da far baldoria
miseria, recessione
qui tira brutta aria
paure, depressione
stan peggio solo in Siria
(ma Silvio è in confusione:
che intima goduria!).


Versi di ENZO COSTA
Vignetta di AGLAJA
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