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sabato 25 gennaio 2014

OLI 396: SANITA' - Brignole, la morte di un gigante

Un buco di bilancio che sfiora i 40 milioni di euro, al 2013. Una favola che poteva avere un lieto fine si chiude come quella della Piccola Fiammiferaia. Questo grazie ad un mix di responsabilità micidiale, perché la politica ha male agito e purtroppo anche il sindacato non è stato all'altezza della situazione, ha spiegato Antonello Sotgiu, ex dirigente della Cgil. Al suo fianco Michela Costa, Direttore Generale al Brignole dal 2003 al 2008 e Mario Calbi, che la favola dell’assistenza agli anziani a Genova la conosce sin dal 1970.
Allo Zenzero il 14 gennaio, si è cercato di raccontare la storia dell’Albergo dei Poveri partendo proprio dagli anni Settanta quando nel territorio non c’era assistenza domiciliare e solo il ricovero era la soluzione. Grandi “universi concentrazionari” ha spiegato Calbi, parafrasando Foucault, laddove la famiglia, intesa come nucleo protettivo di cura e assistenza, stava evaporando. Il sogno politico di quegli anni era de-istitutizzare, togliere per creare servizi servizi territoriali, ambulatoriali integrati, piccoli istituti di quartiere, con commissioni di controllo costituite da parenti, ospiti e lavoratori. Un sogno che si stava realizzando con un drastico calo dei ricoveri a favore dell’assistenza domiciliare, quando è cambiata la visione politica. E, ha spigato Sotgiu, si è agito con la logica delle clientele, sia per quanto riguardava i servizi che per la parte relativa all’utilizzo del patrimonio disponibile. Anche i cittadini, invitati a vigilare hanno preferito tacere, per l’ansia di vedere il parente rispedito a casa. Mentre la politica nominava presidenti senza competenze manageriali.
Un gigante, così viene definito il Brignole da Michela Costa, per patrimonio immobiliare, autonomia gestione e quattrocento anni di storia. Un gigante stremato dal disordine amministrativo e dai debiti, in grado però, nel 2003 di ripartire grazie al capitale umano professionale di cui disponeva, se questo cammino fosse stato appoggiato dalle istituzioni.
Un gigante che poteva far confluire su di sé, con un’operazione di unificazione, l’istituto Doria e che avrebbe potuto ripartire dando una risposta agli anziani e ai loro bisogni con un’unica azienda pubblica, a sua volta integrata dai servizi del privato-sociale grazie ad un patto che impegnava Regione, Provincia, Comune, e Asl 3. Un patto che è saltato nello spazio di pochi giorni perché qualcuno ha ritenuto che era assolutamente impossibile, impensabile poter mettere un milione e mezzo di Euro su questa partita. Le stesse dirigenze, gli stessi politici che per errori poi banali hanno pagato botte di quattro milioni e mezzo con qualche conto ancora aperto ha detto Sotgiu.
Però il risparmio del 36% in meno c’era, insieme ad un livello di produttività molto alto e posti letto coperti del 95%. Ci doveva essere un provvedimento che non facesse morire asfissiata l’azienda. Nel 2007 il Brignole poteva offrire servizi pubblici e sopperire a funzioni varie per 150 Euro al giorno a posto letto di riabilitazione. Tutto questo nel pubblico. Non c’è stato verso di trovare questo denaro. Nessuno ha mai risposto. Così l’ipotesi è stata cedere il personale in altri enti pubblici, perdendo know how per assumere nuovo personale con altri contratti. Così Michela Costa ha restituito le chiavi. Ed ha chiarito ai presenti in sala: Quest’azienda non è morta da sola perché si volevano fare i servizi domiciliari, ma si voleva che tutti i servizi pubblici venissero convenzionati a qualcun altro. Ed è esattamente quanto si è conseguito perché oggi questa città che, dal punto di vista demografico, sappiamo come è, non ha più servizi pubblici residenziali per gli anziani.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

giovedì 7 febbraio 2013

OLI 364: GENOVA - San Valentino con Le Serre

Un anno fa pareva non ci fosse speranza per la Valletta di San Nicola (OLI 333) . I nodi da sciogliere erano troppi insieme ai soldi sprecati e a quelli in ballo.
Loro parlavano di orti urbani, vivai e serre storiche, per un’area dove la parola parcheggio occhieggiava furbastra tra le fronde del territorio in abbandono, fissata nero su bianco nel PUC. E ne parlavano mentre andava in onda l’agonia dell’Istituto Assistenziale Brignole grazie ad una gestione amministrativa dissennata e priva di controllo.
Oggi la situazione per l’Istituto Brignole, al quale fa capo l’area, è come allora, ma almeno ci si può permettere di sperare.
Cambiata la giunta comunale, l'intenzione dei nuovi arrivati sembra essere quella di bloccare l’edificazione dei silos (su cui anche la Regione ha espresso parere negativo) alla Valletta di San Nicola e di acquisire l’area di proprietà del Brignole – non appena superati i vincoli della legge di stabilità. Per questo, il vicesindaco Stefano Bernini e l’assessore Valeria Garotta si sono dimostrati interessati alla proposta del Comitato Le Serre che ha elaborato un progetto affinché l'area venga utilizzata come giardino di quartiere, con orti urbani collettivi e individuali, con la valorizzazione turistico-museale delle serre contenenti le collezioni di felci e piante esotiche e una sperimentazione per la riproduzione vivaistica di flora autoctona.
Il Comitato presenterà il proprio progetto in un incontro pubblico il 14 febbraio alle ore 21.00 nell’Auditorium della Parrocchia di San Nicola.
(Giovanna Profumo)

martedì 15 maggio 2012

OLI 343: TRASPARENZA - Regione, che fine fanno i fondi UE?

È di qualche giorno fa la notizia che l’Europa si è attivata per gettare basi efficaci ed efficienti di controllo sui fondi comunitari. Il Secolo XIX titola “Frodi e trucchi, così l’Ue regala milioni” (11 maggio 2012). L’opportunità per parlare dell’argomento è un seminario, organizzato in collaborazione con l’Olaf (ufficio antifrode dell’Unione Europea) nell’ambito del programma “Hercule II” (), che si propone di proteggere gli interessi finanziari dell’Unione. “La Liguria è oggetto di interesse della criminalità organizzata che opera in particolare dove ci sono flussi di investimenti pubblici. Vigilare è fondamentale quanto il continuo scambio di informazione e conoscenza tra i vari soggetti addetti al controllo” dichiara l’assessore regionale al bilancio Rossetti (ibid.). Ma in cosa consistono esattamente le frodi compiute sui fondi europei? Spesso coloro che hanno proposto il progetto incassano i soldi senza portare a termine l’obiettivo per cui i fondi erano stati erogati, oppure si viola la procedura o si dirotta il finanziamento ad un’altra società rispetto a quella indicata sul bando. La conseguenza è “una mostruosa dispersione di denaro”, che ancora “non viene filtrata attraverso un’adeguata rete di monitoraggio”. La Regione è l’ente che raccoglie e dà il via libera alle richieste di finanziamento: per questo nella struttura, esiste un’autorità di “Audit”, che ha il compito di vigilare sulle procedure e assicurare una sana gestione finanziaria ( ). In questo quadro, di lotta allo spreco in difesa della legalità, riesce difficile comprendere alcune scelte della Regione Liguria. Il POR FESR 2007-13 (Programma operativo del fondo europeo di sviluppo regionale) ha messo a disposizione della Liguria 530 milioni di euro per perseguire gli “obiettivi strategici comunitari di Lisbona (crescita e occupazione) e di Göteborg (sostenibilità dello sviluppo)” in diversi settori (o assi), ossia: “innovazione, energia, sviluppo urbano, valorizzazione delle risorse naturali e culturali”. In pratica, il POR FESR finanzia aiuti diretti alle imprese, infrastrutture collegate alla ricerca e all’innovazione, strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo locale. All’interno della Commissione di sorveglianza, che ha, tra i suoi compiti, quello di approvare i criteri di selezione delle opere finanziate, compare il nome di Valerio Balzini, segretario generale di Confcooperative Liguria, che è attualmente sotto processo con l’accusa di concorso in turbativa d’asta nell’ambito di uno dei filoni di un’inchiesta su – appunto – i fondi europei. Si tratterebbe, secondo l’accusa, di appalti creati ad arte dai vertici del Cda dell’Istituto Brignole. L’indagine sul Brignole è un filone di una maxi inchiesta sulla presunta “spartizione di fondi europei che sarebbero stati pilotati grazie a stretti rapporti tra alcuni politici, consulenti e dirigenti di società cooperative” (Il Secolo XIX, 15 maggio 2012). Sul sito della Regione non sono indicati i criteri con cui sono stati scelti i componenti della commissione di sorveglianza: forse questa precisazione, in un’ottica di trasparenza, legalità e tutela degli interessi finanziari della Comunità Europea, dovrebbe essere presente.
(Eleana Marullo)

martedì 3 aprile 2012

OLI 338: SANITA' - La privatizzazione del Brignole allo sbando

Genova - L’Asp (Azienda pubblica Servizi alla Persona) Emanuele Brignole è una struttura per l’assistenza alla persona che vanta una storia ultracentenaria e che oggi si vede al centro di un’operazione di risanamento economico rispetto alla quale è legittimo porsi domande precise. Mentre un gruppo di volenterosi costituisce un comitato per salvare l’area verde della Valletta Carbonara (vedi Oli 333), di proprietà del Brignole, il 23 marzo 2012 sul sito dell’azienda il responsabile del procedimento avvisa che il fax relativo al bando di gara per la "PROCEDURA NEGOZIATA per la costituzione di una società mista cui affidare la gestione delle attività assistenziali e delle strutture ad esse dedicate CIG 4039306CBF non è attivo. Prega di utilizzare esclusivamente i seguenti numeri: FAX: +39 010-2445230 TELEFONO +39 0102445.1/270/216".
Trattasi di un bando per appalto pubblico, con scadenza di presentazione delle offerte o delle domande di partecipazione il 31 maggio 2012, obiettivo la “Costituzione di una società mista con socio privato al 49% e contestuale affidamento alla società mista, con ruolo operativo per il socio privato, delle attività assistenziali svolte nelle residenze dell'Asp e dei servizi connessi”.
I dipendenti dell’azienda parlano chiaro e su Il Secolo XIX del 1 Aprile 2012 - con una lettera rivolta all’assessore regionale Lorena Rambaudi - chiedono perché il Brignole si ritrovi con un debito di quarantacinque milioni di euro. E fanno riferimento allo “spacchettamento”, al “taglio delle rette assistenziali” e alla “volontà politica di svendere il Brignole”. Chiedono all’assessore alle politiche sociali e terzo settore di trovare il tempo per parlare con utenti, parenti e lavoratori.
Certo si avverte una fretta nel procedere al bando, proprio a ridosso delle elezioni comunali.
Cosa vuol dire tutto ciò? Si stanno forse mettendo in saldo il core businnes e l’attività per cui è nata l’Emanuele Brignole? Considerando la grave situazione finanziaria del Brignole, chi si accollerà i debiti? L’azienda pubblica sta diventando una bad company sulle spalle dei cittadini? Ma la legge nazionale 207/2001 prevede che questo si possa fare? La Regione ha disposto una norma specifica?
Da semplici cittadini, lasciamo aperte queste domande, convinti che importi a molti il destino della cosa pubblica, della sua gestione passata, presente e futura.
(Giovanna Profumo e Stefano De Pietro)