martedì 8 novembre 2011

OLI 319: LETTERE - Shock economy e privatizzazione

Terremoto dell’Aquila, aprile 2009 - Gli imprenditori embedded nell’economia dei disastri si preparano a raccogliere il bottino:
- GAGLIARDI:..oh ma alla Ferratella occupati di 'sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... Non è che c'è un terremoto al giorno
- PISCICELLI:... no...lo so (ride)- GAGLIARDI:... così per dire per carità.. poveracci
- PISCICELLI:.. eh certo ... Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto
- GAGLIARDI:... io pure... va buo'... Ciao.

Alluvione Spezia e Massa, ottobre 2011 - Comunicato della Protezione Civile - 31/10/2011: "La Prefettura della Spezia rivolge nuovamente un invito a non recarsi presso i Comuni interessati dagli eventi alluvionali in quanto la presenza di volontari singoli non organizzati sta creando intralcio alle operazioni di soccorso e sgombero delle strade".

Shock Economy – L’ascesa del capitalismo dei disastri – Naomi Klein –RCS, 2007:
“Date le temperature bollenti, sia climatiche sia politiche, i futuri disastri non avranno bisogno di cospirazioni segrete. Tutto lascia pensare che, se le cose restano come sono ora, i disastri continueranno a presentarsi con intensità sempre più feroce. La generazione dei disastri, dunque, può essere lasciata alla mano invisibile del mercato. Questa è un’area in cui il mercato funziona davvero.”
La Klein, a proposito dell’uragano Katrina che nel 2005 ha spazzato New Orleans, ha ipotizzato che le autorità abbiano deliberatamente assecondato la furia della natura che, radendo al suolo l’intera area, avrebbe facilitato la delocalizzazione delle popolazioni (povere) residenti e un’imponente opera di riurbanizzazione.
In questa alluvione ligure ho sperimentato, in una giornata trascorsa a Brugnato, (che è diverso dal generico sapere, leggere, vedere in TV) l’ovvio:
  1. massiccia presenza di imprese riconducibili ai settori della movimentazione di terra e dell’edilizia;
  2. massiccia presenza di volontariato organizzato e istituzionalizzato, che opera in coordinamento con la protezione civile;
  3. tentativo, da parte delle istituzioni, di tenere fuori i volontari-volontari;
  4. quantità smisurata di iniziative di raccolta fondi.
Mentre si spala si argomenta, si dibatte, si delibera e uno degli esiti di tale deliberazione è stato il seguente:
“In un’Italia di disoccupati, di occupabili, di disastri, non avrebbe maggior senso destinare alla cura del territorio lo stesso denaro che inevitabilmente viene investito “nell’emergenza”? Non di più o di meno, ma lo stesso denaro; garantendo occupazione e stabilità economica a un maggiore numero di persone?” Banale? Mica tanto.
Se si ragiona in termini di economia dei disastri, allora il quadro diventa molto chiaro: si preferisce investire nell’emergenza perché le medesime risorse sono ridistribuite in una ristretta cerchia di soggetti, spesso ben selezionati. Socializzazione dei costi, privatizzazione dei profitti.
“Come il prigioniero terrorizzato che rivela i nomi dei compagni e abiura la sua fede, capita che le società sotto shock si rassegnino a perdere cose che altrimenti avrebbero protetto con le unghie e con i denti”.
Se si ragiona in termini di "shock economy", si può ben capire il senso della proposta del senatore Grillo: l'attivazione dei privati, attraverso il project financing, per la ricostruzione delle zone alluvionate nello spezzino, in cambio dell’acquisizione di una struttura dismessa da una forza armata o di una concessione che ne preveda l’uso protratto nel tempo.
Il senatore Grillo, naturalmente, ha già coinvolto gli americani: Milton Friedman docet.
(Daniela Patrucco)

Nessun commento:

Posta un commento