martedì 9 novembre 2010

OLI 277: AMBIENTE - L'Arpal e il carbone alla rinfusa

2003 - Terminal rinfuse - Foto Ivo Ruello
Festival della scienza. Alle 20.30 di sera l’ultimo gruppetto di una ventina di persone aspetta il suo turno per la visita della centrale Enel. Prima un video storico, poi con in testa il simbolico elmetto si va in giro per gli immensi spazi della centrale con la gentile guida dei tecnici.
Infine si sale in alto, sul terrazzo in cima al palazzo, da cui si domina tutta l’area intorno, dalla lanterna al terminal rinfuse.
Il tecnico indica i vari elementi del paesaggio circostante, spiega il processo produttivo, gli impianti. Arrivano, naturalmente, le domande sul rischio di inquinamento: in città le discussioni e le polemiche sui danni alla salute e all’ambiente procurati dalla centrale (stoccaggio all’aperto e dalla combustione del carbone) ci accompagnano da molti anni. Il tecnico dà le sue spiegazioni: il carbone utilizzato viene dalla Thailandia e contiene bassissime percentuali di zolfo, per cui non è necessaria la de-solforazione. Spiega i sistemi abbattimento dei fumi e degli altri inquinanti.
Tranquillizza infine sul rischio di inquinamento che può derivare, specie nelle giornate di vento, dalla polvere del carbone stoccato all’aperto: indica, dall’alto, l’area Enel riservata a contenere le scorte. Spiega che il livello del carbone viene tenuto molto basso, ben al di sotto del muro di contenimento, e che il materiale viene bagnato tre volte al giorno con un sistema automatico di irroratori.
Sulla faccenda dei residui di zolfo e di azoto nel processo di combustione gli ospiti possono solo fidarsi (o diffidare), ma per quanto riguarda le scorte di materiale possono constatare che quello che ha detto il tecnico è vero: sotto alla torre c’è un’area dove il carbone ha un’altezza uniforme, inferiore a quella del muro, su cui si distinguono gli irroratori. E tutti, arrivando, avevano dovuto prestare grande attenzione per non slittare sul terreno bagnato.
Però dietro alla piatta ed umida distesa del carbone destinato alla centrale svettano, nere contro il nero della notte, delle verie e proprie colline. Sarebbe bello fotografarle, ma è davvero troppo buio.
2003 -Terminal rinfuse - Foto Ivo Ruello
“E quelle?” La domanda sale da diverse voci.
“E’ sempre carbone”
“E di chi è?”
“Del Terminal Rinfuse (*)”
“Ma sono delle montagne!”
“Eh si … “
“Ma le bagnano?”
“Dicono di sì, ma così in alto gli irrogatori non ci possono arrivare. E comunque servirebbe a poco”
“E nessuno dice niente?”
“La competenza è dell’Arpal … Lo sanno benissimo“
Anni fa, nel febbraio del 2003, giorno di vento, mi era capitato di fare un giro al terminal rinfuse. Il paesaggio era – diciamo così – suggestivo, quasi come un viaggio in Islanda. C’erano anche degli interessanti fenomeni di auto-combustione, altro che carbone bagnato.
Da allora nulla, a quanto pare, è cambiato. Domanda: ma perché l’Arpal non interviene?
(*) http://www.porto.genova.it/porto/terminal/terminal_rinfuse_ge.asp
(Paola Pierantoni)

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