martedì 2 novembre 2010

OLI 276: POLITICA: Viene prima il precario o la crisi?

L'interrogativo è sempre quello, è nato prima l'uovo o la gallina, aggiungiamoci la disconnessione quotidiana tra realtà e mezzi di comunicazione, tra società e politica, tra politici di diversi schieramenti e addirittura tra quelli dello stesso. Più che disorientato, un essere pensante in Italia è sconcertato. Non si tratta di un'intima scissione, di un caso di schizofrenia individuale, ma di un episodio diffuso a livello di "polis".
Basta una giornata, il 14 ottobre 2010, per comprenderlo. Due episodi diversi, ma con protagonisti che parlano la stessa lingua. Roma, Sala Stampa Estera 18.30, presentazione del libro La sfida. Oltre il PD per tornare a vincere. Anche al Nord di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, con la partecipazione di Walter Veltroni e l'amichevole inaspettata presenza di Marco Follini, invitato a sedersi al tavolo dei relatori, fiammeggiante di flash quanto i fuochi di San Giovanni. L'apprezzabile e curioso beau geste a seguito del forfait del curatore del libro.
Chiamparino è di poche parole, semplici, parte dall'ultima sconfitta del proprio partito, quella delle regionali piemontesi, e pone l'interrogativo se il PD sia ancora in grado di comunicare con la gente, quale la sua capillarità sul territorio e nei luoghi dove dovrebbe farsi politica. Il titolo del libro, forse un auspicio, richiama la sua ultima campagna elettorale, segnata dallo slogan “Torino con la FIAT, oltre la FIAT”, ci sia augura non sulla linea delle recenti esternazioni di Marchionne a “ Che tempo che fa?”, ma fondandosi su due elementi basilari, eguaglianza ed innovazione.
È il turno di Walter Veltroni, prende la parola con la forte carica umana che lo contraddistingue da sempre, e dopo gli apprezzamenti amicali, un ricordo delle primarie che si svolsero proprio il 14 ottobre 2007 come grande gesto di democrazia partecipata, evidenzia l'ostacolo che a suo avviso il PD deve saltare a piè pari per poter essere realmente credibile: abbandonare la staticità conservativa, la difesa del presente, che non ha altro effetto che tarpar le ali alle tensioni al cambiamento. Difficile da attuare con una controparte che non assomiglia ad una destra illuminata, come quelle, sebbene col pugno duro, degli anni Ottanta dalla Thatcher a Reagan, ma che piuttosto suggestiona con paure che mantengono lo status quo, favorendo un localismo esattamente opposto alle manifestazioni di autonomia locale che la società civile è in grado di esprimere, come ha provato da dieci anni a questa parte. Ma chi altro ha tentato di ridurre nei ranghi la società civile? Per riguadagnare il terreno perso bisogna rischiare, dice Veltroni, avere il coraggio di utilizzare parole reali, riconoscere nel precario la figura centrale della nostra società, riconoscere pienamente l'immigrato come cittadino. A sentire queste due affermazioni si ha come un capogiro. Da quanto tempo ormai l'immigrato dovrebbe essere considerato un cittadino? Chi ha dato il via a forme contrattuali che hanno favorito il precariato e l'esternalizzazione? Difficile che questi fenomeni si siano autogenerati o siano frutto unicamente di una destra individualista e localistica, la spalla qualcuno gliel'ha ceduta.
La stessa sera ad Annozero Pier Luigi Bersani, davanti ad un palcoscenico di donne dello stabilimento OMSA, fortunatamente diverse dalle “donne che si arrendono” della canzone di un vecchio spot aziendale, rivendica il primato sulla parola crisi, che il PD non ha mai negato e ribadito da almeno due anni a questa parte. Questo basta a risolvere il problema di quelle donne e di tanti altri lavoratori?
Precariato chiama crisi, crisi chiama precariato, chi è nato prima? Ha senso rivendicare il primato di una parola quando per tanti anni altre sono state taciute o addirittura allevate da leggi sostenute o non realizzate anche dalla sinistra. Riprendiamoci sì le parole, chiare e forti, ma accanto a loro diamo vita ad una progettualità diversa, fatta veramente di chi opera nella società affiancato da chi può organizzare una rinascita a partire dalla condivisione e non da chi ha le mani nel barattolo della marmellata.
(Maria Alisia Poggio)

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