martedì 5 ottobre 2010

OLI 272: SOCIETA'- Dislessia: ignoranza editoriale

E’ stata da poco approvata la nuova legge sulla dislessia, che dota finalmente lo Stato di una norma all’avanguardia, con aggiornamenti per gli insegnanti, fondi per l’istruzione, definizione dei vari tipi dei Dsa (Disturbi specifici di apprendimento - discalculia, disortografia, ecc). Dopo molti anni di giacenza a livello delle commissioni parlamentari, sono stati una petizione online e un gruppo di Facebook che sono riusciti a sbloccare la situazione, grazie alla mamma di un bambino dislessico, Laura Ceccon (*), che si è fatta promotrice di una richiesta. Molti giornali si sono interessati alla cosa, anche in virtù del media inconsueto per l’Italia, appunto Facebook, usato per fare visibilità nazionale e soprattutto organicità alla richiesta, davvero forte, da parte di chi la dislessia la vive quotidianamente in casa, con i propri figli. Avvenire, il Corriere della Sera, televisioni locali, tutti hanno fatto la loro parte per spiegare di cosa si tratti, di come possa essere superata o perlomeno “arginata” la dislessia, come comportarsi per consentire a tutti di usufruire della possibilità di studiare e di darsi le migliori opportunità nella propria vita.
Fino a poco tempo fa, e ancora oggi a dire il vero, la dislessia non veniva riconosciuta dagli insegnanti, causando gravi danni psicologici ai bambini, problemi alle famiglie, ritardi nell’apprendimento. Anche quando la diagnosi finalmente metteva in luce il motivo della incapacità di alcuni bambini di uniformarsi ai metodi di apprendimento dei loro compagni, comunque era difficile trovare insegnanti in grado di gestire la situazione in modo professionale, soprattutto per la totale mancanza di formazione in materia da parte del sistema di aggiornamento scolastico. Oggi, con la nuova legge, sono state messe le basi per cercare di risolvere questa situazione davvero indegna di un paese moderno.
Mentre da tutti, genitori, specialisti, ministero, parlamento, si levano parole di approvazione, una voce fuori dal coro ci manda una stonatura che attacca a trecentosessanta gradi questo risultato, non tanto nei particolari di questo o di quel comma, ma proprio per il modo di intendere nello specifico la dislessia, e più in generale il concetto stesso di “differenza” tra le persone.
Questo falsetto fuori registro appartiene a Guido Mattioni, che prima ancora che editorialista del Il Giornale è, così lui stesso si definisce nell’articolo “Scuole come ospedali: non più somari ma malati”, un “caprone in matematica” (**).
Intristisce vedere una mente così arcaica scrivere appollaiato in un trespolo tanto alto, dalla cui elevazione con poche parole incompetenti, incapace della comprensione della bellezza della differenza del mondo, cerca di distruggere il lavoro fatto da decine di persone, esperti di apprendimento, ricerche internazionali, congressi e esperimenti. E ancora di più stupisce la mancanza di controllo della direzione del quotidiano su quanto scrivano i propri redattori, non certo censurando ma per lo meno marcando la dissociazione da un articolo che nei contenuti offende la dignità di persone che hanno difficoltà di vita non tanto per la propria condizione di inadattabilità a metodi di scrittura e di pensiero per loro inutilizzabili per natura, quanto per l’incapacità di cambiamento che la nostra società ha manifestato. Mattioni, con lo stridere dei propri concetti conservatori ottocenteschi, ne è un esempio lampante.
Conclude l’articolo con un “E’ il nuovo che avanza”, almeno questo riesce a percepirlo, anche se non ancora ad appezzarlo. Laura Ceccon, che fa parte di questo nuovo che avanza, invita sul suo gruppo ad ignorare l’articolo e ad occuparsi di cose serie.

* http://www.facebook.com/pages/Vicenza-Italy/Laura-mamma-di-un-bambino-dislessico/456803020023
** (http://www.ilgiornale.it/interni/scuole_come_ospedali_non_piu_somari_ma_malati/01-10-2010/articolo-id=477008-page=0-comments=1)

(Stefano De Pietro)

OLI 272: SOMMARIO

 

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